Alzi lo sguardo e punti il naso verso l'alto: tutto ciò che riesci ad ammirare è un cielo nuvoloso che minaccia pioggia. C'è chi è amante delle giornate piovose; tuttavia immaginiamo che esse rappresentino l'ogni giorno, forse a lungo andare anche al più grande appassionato di acquazzoni diverrebbe monotono quel grigiore. Anche lui inizierebbe a pensare al momento in cui il sole farà capolino nell'immenso blu... Per i fratelli Kumo, il cui cognome è scritto proprio col carattere di nube (曇), abitare sotto le nuvole è la normalità: da che hanno memoria, per Tenka, Soramaru e il piccolo Chūtarō il cielo non è mai stato sereno. A causa di un'antica maledizione piombata sul Giappone per mezzo del potente serpentone leggendario Orochi, il firmamento sul Lago Biwa è sempre annuvolato. Ma quando il sole ce l'hai dentro, anche affrontare il maltempo diventa possibile. Donten ni warau (曇天に笑う "ridere sotto le nuvole"), anime di 12 episodi prodotto dallo studio Dogakobo e basato sull'omonimo manga di Kemuri Karakara, è una fresca e semplice metafora della vita che ruota intorno all'importanza del sorridere e ridere del negativo che accade. Nella vita si possono incontrare situazioni difficili, preoccupazioni, periodi di tristezza; nuvole di ogni forma, dimensione e consistenza, nuvole che ostacolano i sogni in volo, nuvole che oscurano la luce e ti fanno cadere in un baratro oscuro, nuvole che ti divorano gli spiragli ai quali ti aggrappi per sorreggere il tuo mondo, ma con la forza che risiede nell'animo di ogni uomo si può sorriderne e andare avanti. Perché dietro le ovattate nubi c'è sempre il sole.

Protagonisti di questa storia ambientata agli inizi dell'epoca Meiji (1868-1912) sono tre fratelli orfani, che risiedono in un antico tempio appartenente alla famiglia Kumo da generazioni e che si guadagnano da vivere svolgendo il delicato lavoro di traghettatore di criminali verso la prigione al centro del lago Biwa, il Gokumonjo. La restaurazione Meiji non fu infatti salutata con benevolenza e onori da tutti i giapponesi, le frange più conservatrici del vecchio shogunato opponevano ferma resistenza e furono molti i casi di ribellione che si manifestarono all'alba del 23 ottobre del 1868. La decadenza che interessò la classe dei samurai alla fine dell'epoca Edo e che si protrasse fino alla sua definitiva abolizione in favore di un esercito nazionale in stile occidentale, comportò un aumento della criminalità e molti guerrieri, ormai privati del proprio status sociale e tagliati fuori dal nuovo ordine costituito, hanno urlato al complotto contro il governo. In questo delicato periodo storico che vide il grande passo avanti del Giappone, Donten ni Warau innesta delle antiche credenze che vedono la reincarnazione del mostruoso rettile Orochi minacciare la pace da poco instaurata, in una mescolanza oculata di histoire et fantaisie.
All'interno di questa cornice molto particolareggiata si inserisce poi la storia della famiglia Kumo, la cui semplicità fa da contrasto alla corruzione del tempo. Tenka, il maggiore dei tre, da quando i genitori sono stati assassinati brutalmente, si impegna a crescere i suoi fratelli e ad insegnar loro come si sta al mondo. Solare, eccentrico, vero modello di forza e positività, rappresenta l'incarnazione precisa del tema portante dell'anime: con il suo sorriso sempre acceso, anche in quei momenti in cui la vita lo ha messo duramente alla prova, riesce a donare il buonumore alle persone che gli sono intorno. Il suo personaggio buca letteralmente lo schermo e trascina lo spettatore in un vortice di emozioni, risate e soprattutto riflessioni. A differenza di quel baka aniki di Tenka, il secondogenito Soramaru è un tipo più serio, zelante e responsabile. Soffre di un leggero complesso di inferiorità nei confronti del fratello maggiore, ma con l'avanzare degli episodi il suo personaggio è quello che matura di più, forse anche perché vive tutta una serie di eventi che gli cambieranno per sempre il modo di rapportarsi alle persone e agli avvenimenti. Se prima era arrabbiato e teneva i pugni stretti in una posizione difensiva perenne, annaspando, verso il finale riesce a comprendere come fare per stare bene e far stare bene. Accanto a due figure così ben delineate c'è poi il ritratto dell'innocenza e dell'imperfezione, Chūtarō, il più piccolo della famiglia e il più fragile. Ancora bambino, conserva tutti i pregi e i difetti della sua età, e con la sua ingenuità sa come farsi apprezzare dallo spettatore, suscitandone l'istinto da genitore. Attorno ai tre protagonisti, inoltre, c'è una compagine di personaggi ben caratterizzati. In un intreccio di passato e presente compaiono figure animate dalla vendetta, persone possedute da un'antica passione che nel flusso del karma non si è persa, donne che si sentono fuori posto in un mondo che le percepisce incomplete, guerrieri che rincorrono un'ideale dall'infanzia e ancora convinti proseguono... Una varietà umana non indifferente, insomma!
 

Donten ni warau è un prodotto buono, riuscito sotto tutti i punti di vista. Ha un bel chara design che, seppure non rispecchia in pieno la bellezza delle illustrazioni del manga, centra ugualmente l'obiettivo. La colonna sonora richiama molto l'atmosfera del tempo e le animazioni sono abbastanza fluide e adatte ad una tipologia che punta più sulla storia che sul versante tecnico. L'unica pecca che può avere è quella di essere a tratti frettoloso, ma la sua natura di serie di 12 episodi non gli lascia altrimenti. Non avendo letto il manga, sono onesta e ammetto che non so fino a che punto è fedele col corrispettivo cartaceo; in ogni caso l'anime riesce a dare una risposta quasi a tutto in maniera piuttosto convincente e ha un senso dall'inizio alla fine. La freschezza che ha lo rende una visione veloce e intrigante e il romanticismo che si porta dietro fa appassionare fino alla conclusione, immettendo lo spettatore in un continuo ciclo di eventi che culminano in un finale dolceamaro.
 
Nonostante sia un anime valido, Donten ni warau è passato inosservato nell'esubero della stagione autunnale 2014, forse anche perché si affaccia su un campo minato con un disegno orientato ai bishōnen, precludendosi quindi una fetta di pubblico a priori. Invece è una visione che consiglio caldamente, sia per la bellezza della trama e per il giusto mix di storia e misticismo, sia per il messaggio di cui si fa portavoce. Come diceva Jim Morrison: «Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere.»