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'Saint Seiya' è la famosissima serie che ha accompagnato l'infanzia di moltissimi di noi, rivelandosi, in Italia sotto il nome di "I Cavalieri dello Zodiaco", uno degli anime pilastri dello shounen.
Esaminiamo con un po' di attenzione quello che è oggi considerabile un cult. Prima di tutto la trama, che, a essere sincera, mi lascia sempre un tantino perplessa: essa procede a blocchi più o meno ripetitivi e ripresenta spesso circostanze che ai giorni nostri possono essere considerate così già viste e banali da sconcertare, ma che, a onor del vero, negli anni Ottanta rappresentarono un'innegabile novità nel panorama degli anime dell'epoca. Molto semplicisticamente, le varie saghe che compongono l'opera possono essere così scomposte: appello di quella che scopriamo quasi subito essere Atena, i cavalieri di bronzo - ovvero i protagonisti: Seiya di Pegasus, Hyoga di Cygnus, Shun di Andromeda, Shiryu di Dragon e Ikki di Phoenix - sfidano il nemico di turno venendo clamorosamente sconfitti o comunque messi in serissima difficoltà, illogicamente Seiya risolve la situazione con metodi che fino a poco prima erano risultati del tutto inefficaci - e vorrei sottolineare "illogicamente" e "con metodi fino a poco prima inefficaci". Questo schema vale per grandissima parte degli eventi che vengono raccontati nell'anime (e nel manga) di 'Saint Seiya', con la sola differenza che, raramente ma accade, a Seiya si sostituiscono i suoi colleghi.

Ma entriamo più nello specifico e vediamo quali, di fatto, sono le vicende: in una Grecia quasi fantascientifica in cui permane il culto della dea Atena, un ragazzo di nome Seiya si allena per vincere l'armatura di bronzo di Pegaso ed entrare a far parte di quei guerrieri d'élite sacri e amati dalla dea della saggezza e della sapienza. Una volta ottenuto questo riconoscimento, Seiya diventa ufficialmente un uomo di Atena, a cui sarà sempre profondamente devoto e a cui saranno rivolti tutti i pensieri del giovane Cavaliere, sostenendone e aiutandone l'incarnazione, Saori Kido, nei numerosi attacchi, rapimenti, furti e pericoli che costellano l'orizzonte dell'anime. Al suo fianco, combattono Shun, Hyoga, Shiryu e persino Ikki della Fenice, inizialmente reticente alla collaborazione ma che poi si rivelerà un validissimo compagno. Insieme e con l'immancabile supervisione di Atena, questi cinque guerrieri affronteranno l'ambiguo Gemini nella saga del Santuario (la mia parte preferita e la più consistente quanto a numero di episodi e a tematiche), gli attentatori alla vita della dea nella saga di Asgard, blocco che nel manga non compare, e il terribile Nettuno nella terza fase.

Conosciuto da tutti per essere uno shounen di combattimento e avventura, 'Saint Seiya' sa mescolare abilmente l'ambientazione classica della Grecia antica, con le sue divinità, i suoi culti, i suoi codici morali e le sue credenze, con una realtà tecnologica e moderna, tendente quasi alla fantascienza in alcuni punti; frutto di questa unione ben riuscita è il panorama altamente suggestivo e molto solenne e sentito (a volte, forse, fin troppo) che fa da sfondo alle imprese dei Saint. E' un'opinione puramente personale, ma trovo che una tale ambientazione sia la punta di diamante dell'anime.
Per quanto riguarda i personaggi, non c'è moltissimo da dire. Incarnano tutti degli stereotipi e a parte qualche aspetto - l'amore fraterno per Ikki, l'affetto nei confronti della madre deceduta per Hyoga e via discorrendo - non si può dire che siano stati approfonditi da un punto di vista psicologico. In particolare, il protagonista sa rendersi odioso e affatto credibile in numerose situazioni. Chiaramente alcuni personaggi risultano migliori rispetto ad altri quanto a originalità, ma di base non brillano mai troppo per innovazione.

I disegni e l'animazione, considerati gli anni di produzione di questo'anime, sono di alto livello e non deludono quasi mai, risultando appropriati o comunque dignitosi. Solo, trovo fastidiose le insistenze sul momento in cui un protagonista scaglia un attacco, non ho proprio apprezzato i replay atti solo a sottolineare la 'fighezza', se mi passate il termine, di un guerriero.
La OST non mi ha mai colpita più di tanto: alcune tracce sono carine, altre ispirano pathos e/o solennità, ma non le ritengo nulla di straordinario; soprattutto non riesco a mandar giù i temi di apertura e chiusura dell'anime.
Le scene di combattimento sono, a mio parere, rese molto bene da un punto di vista meramente tecnico e grafico, nel senso che non risultano confusionarie ma sanno essere ugualmente dinamiche e spettacolari. La logica del tutto è molto meno curata, in quanto spesso le battaglie si chiudono con trovate, tecniche o colpi di scena alquanto improbabili. Calco la mano sul fatto che è ripetuto più volte e da svariati personaggi quanto una tecnica perda grande parte della sua efficacia una volta mostrata e che non si dovrebbe mai utilizzare la medesima mossa due volte contro lo stesso avversario, solo per poter poi notare che i nemici vengono quasi tutti sconfitti da Seiya con la banalissima e debolissima arma che in italiano porta il nome di 'Fulmine di Pegasus'. Sono queste incoerenze ad abbassare il livello di un anime che, altrimenti, sarebbe almeno da otto.

Infine, ci tengo moltissimo a menzionare la spropositata quantità di fanservice riscontrabile in 'Saint Seiya': confesso spudoratamente che io l'ho apprezzata oltremodo, ma capisco anche che ad alcuni tutto questo potenziale yaoi possa dare fastidio.
In sintesi ritengo che 'Saint Seiya' sia un anime cult che ha contribuito a impostare le basi del genere sounen, e che come tale sia da vedere. Certo, stando ai gusti attuali è un anime che potrebbe risultare noioso, pesante e/o eccessivamente solenne, ma è sicuramente un prodotto di alto livello che merita il plauso che ha ricevuto in questi decenni e che riceve tuttora.