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Insieme al colossale Metropolis diretto da Rintarō nel 2001, uno dei miei primi contatti con i lungometraggi animati prodotti in Giappone è un'altra pellicola distribuita proprio nello stesso periodo, e cioè Cowboy Bebop - Il film, conosciuto anche con il sottotitolo internazionale Knockin' on Heaven's Door. Diretto dal poliedrico papà della serie animata originale Shinichirō Watanabe, il film regge sulle spalle la pesante eredità lasciata dai memorabili ventisei episodi dell'anime, ma tutto sommato riesce nell'intento di proporre, per il grande schermo, una nuova avventura con protagonisti i membri dell'astronave Bebop: ancora una volta, infatti, l'abile pistolero Spike, l'avvenente Faye, il pragmatico Jet e il pirata informatico Ed sono a caccia della taglia posta sulla testa del criminale di turno al fine di sbarcare il lunario e tirare avanti. Stavolta, però, la cattura del criminale in questione si rivelerà piuttosto complicata per i nostri, giacché l'oscuro e letale Vincent Volaju è un avversario ben più pericoloso del previsto...

Come si può già intuire da questo semplice abbozzo di trama, il film rappresenta di per sé una storia autoconclusiva in linea con quanto visto nella serie regolare. E allora perché "solo" un otto rispetto all'anime, che per me raggiunge senza intoppi il massimo dei voti? Il motivo è presto detto: innanzitutto per via della caratterizzazione un po' troppo sopra le righe del protagonista Spike Spiegel. Tenendo conto del periodo in cui è ambientato il film, ossia tra il ventiduesimo e il ventitreesimo episodio della serie, è pur vero che ancora devono ancora verificarsi alcuni degli eventi più drammatici della storia, però Spike che fa battute e corteggia spudoratamente una ragazza che non sia la sua Julia... insomma, ogni volta mi fa storcere non poco il naso. In più, l'attitudine malinconica di Spike, marchio di fabbrica del protagonista nella serie originale, qui è quasi completamente svanita in lui e, anzi, è presa in prestito dal carismatico antagonista Vincent, il cui background sarà svelato poco a poco lungo le due ore del film. Infine, la serie animata, pur essendo un insieme di storie autoconclusive, trasmetteva una sensazione più "organica" al tutto, personaggi inclusi. Dal canto suo, il film è un'avventura singola e, come tale, non fornisce un quadro completo sui personaggi, sui loro comportamenti e sulle loro vicissitudini: li riprende semplicemente in un determinato momento della loro vita. Non che ci sia nulla di male in questo, ma ricordo che durante le prime visioni, quando ancora non conoscevo la serie originale, il film mi aveva lasciato un po' indifferente. Era divertente e pieno d'azione, ma non riuscivo a inquadrare come si deve i personaggi, rendendo così la visione un po' insipida.

Per il resto, in termini di grafica e tecnica, c'è davvero poco o nulla da criticare: le ottime animazioni conferiscono vita e movimento rispettivamente ai nostri personaggi e ai loro mezzi di trasporto. Non mancano, inoltre, emozionanti duelli, scazzottate, inseguimenti e sparatorie: una vera festa per gli occhi degli amanti dell'action più pura. A chiudere il cerchio è la brillante colonna sonora della solita impeccabile Yoko Kanno, la quale riesce nuovamente a creare un "personaggio extra" - la musica - che avvolge a sé tutti gli altri dando origine a un'atmosfera unica nel suo genere. Cowboy Bebop - Knockin' on Heaven's Door giunge in Italia nel 2003 grazie alla Columbia Pictures, la quale, se da un lato richiama tutti i doppiatori della serie originale, dall'altro non riesce a fare lo stesso per Nino Prester, magistrale voce di Jet Black e qui sostituito dal comunque bravo Sandro Iovino. Appassionati di doppiaggio, siete avvisati: l'effetto nostalgia si farà sentire, eccome. In conclusione, consiglio questo scoppiettante lungometraggio soprattutto a chi ha amato la serie televisiva e sente la mancanza dello scatenato e squinternato equipaggio del Bebop. Accidenti, quanto mi mancano personaggi come Faye, Jet, Spike, Ed e Ein (sì, pure il cagnolino)... Per i motivi sopra elencati, penso che come voto un otto sia più che appropriato.