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8.0/10
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Anni '80. Il Giappone si è ormai lasciato alle spalle gli anni bui del dopoguerra: il benessere economico si è diffuso a macchia d'olio, i figli dei baby boomer sono lontani dai "figli della sconfitta" e il peso della disfatta mondiale è diventato ormai estremamente labile. Il sentimento d'impotenza e inferiorità rispetto agli occidentali s'è acquietato, il desiderio di rivalsa internazionale ha trovato appagamento nell'esplosione economica che ha portato il Giappone ai vertici finanziari del mondo intero; anche l'insoddisfazione sociale e il desiderio di cambiare il mondo dei baby-boomer si sono spenti nel fallimento delle rivolte universitarie del '68.

Anche il manga, da sempre specchio ideale dell'evoluzione sociale e culturale della nazione, si è adattato, e così il genere sportivo.
Si dica addio al Jō Yabuki che bruciava come una fiamma fino a lasciar solo cenere bianchissima, ai wrestler mascherati che mettevano in gioco la vita sul ring, agli orfani novelli pugili in cerca di riscatto per la morte del padre; questo è il decennio delle commedie sentimentali, di Mitsuru Adachi e del suo Touch (mostro da 100 milioni di copie vendute - il manga - e 30% di share - la serie televisiva), in cui il sogno dell'amata è più importante della vittoria di uno "stupido" torneo sportivo.
Per le ragazze vale lo stesso. Non c'è più spazio per gli emuli di Masae Kasai, che rinunciava all'amore e alla famiglia per inseguire il sogno di gloria del suo allenatore Daimatsu e del Giappone tutto; non è più il tempo delle lacrime di Hiromi Oka, del sacrificio dell'amore per il compagno di club Todo, dell'annientamento individuale in cerca della gloria internazionale, degli interrogativi su come sarebbe una vita normale, come quella di tutte le sue coetanee. Le cose sono più semplici, ora: Mila può amare il suo Shiro mentre percorre la sua strada sportiva, ad Hikari è persino concesso uccidere il sogno olimpico in nome di amicizia e amore, mentre i triangoli, i quadrati, gli esagoni, i tetraedri sentimentali hanno la stessa dignità dell'agonismo sportivo.

È l'epoca di Yawara!, il seinen che ha portato alla fama l'allora sconosciuto Naoki Urasawa e che incarna pienamente questo cambiamento nel modo di intendere il manga sportivo.
Protagonista del manga è la studentessa liceale Yawara Inokuma, una ragazza apparentemente come tante, gentile e posata, che tuttavia nasconde a tutti un'incredibile abilità nel judo. Cresciuta insieme al nonno Jigoro, ex-campione mondiale e atleta di fama mondiale, Yawara è stata introdotta al judo dalla più tenera età e possiede ora un'abilità non inferiore a quella delle più grandi combattenti professioniste del mondo. Il sogno di Jigoro è quello di farla uscire allo scoperto quando il judo sarà diventato disciplina olimpica e farle conquistare la medaglia d'oro olimpica e l'ordine al merito del governo giapponese. Ma Yawara non è d'accordo... a lei infatti lo sport e la gloria olimpica non interessano minimamente, ma vuole uscire con le amiche, sognare l'idol del momento, divertirsi, innamorarsi e non passare ore e ore in una palestra puzzolente di sudore insieme a omaccioni brutti e violenti.

Yawara rappresenta il sogno di qualsiasi atleta, un corpo perfettamente temprato per il judo, un talento innato e una tecnica sopraffina sapientemente levigata fin dalla più tenera età, eppure non ci sta a seguire il percorso che suo nonno ha già attentamente pianificato in ogni mossa per lei. Uno dei fulcri della storia è infatti la continua lotta tra Yawara e Jigoro per affermare la propria visione di cosa la vita della ragazza dovrebbe essere, quali amicizie frequentare e a quale scuola iscriversi. Un tira e molla ripetuto spesso foriero di gag comiche riuscitissime e divertenti e che vede Yawara spesso piegarsi controvoglia a partecipare a gare di judo, principalmente per aiutare amici in difficoltà oppure perchè ingannata da qualche astuto tranello di Jigoro.
Nonostante le rimostranze di Yawara, il judo è il fondamento stesso della sua esistenza, nonché la base su cui dipanare l'intero tessuto narrativo del manga. È il judo che ha causato l'atipica situazione familiare di Yawara, cresciuta dal nonno pur non essendo orfana di nessuno dei genitori (che compariranno solo più avanti nella storia), è il judo che permette la nascita di tutte le più importanti amicizie della ragazza, ed è sempre il judo che, soprattutto, da origine al quadrato sentimentale su cui viene costruita tutta la parte sentimentale dell'opera. Trattasi infatti di una commedia sentimentale che segue tutti gli stilemi classici del genere e dell'epoca, e in cui i quattro vertici del poligono sentimentale diventano alcuni dei personaggi più importanti della narrazione.

Il primo a comparire è Matsuda, il coprotagonista maschile, giovane e squattrinato giornalista che lavora per una testata sportiva non particolarmente importante. Matsuda è la prima persona a scoprire l'incredibile talento di Yawara e farla conoscere con i suoi articoli. Se inizialmente il suo unico interesse verso la ragazza è di tipo sportivo, essendo rimasto stregato dalla sua abilità da judoka e immaginando la fama e i successi che ella potrebbe ottenere, col passare del tempo il rapporto tra Matsuda e Yawara diventa sempre più intimo trasformandosi ben presto in una bella amicizia, se non forse anche in qualcosa di più...
Suo rivale è Kazamatsuri, che sembra quasi l'opposto di Matsuda: bello, educato, affascinante, judoka abilissimo, colpisce il cuore di Yawara alla sua prima apparizione. All'ingenua e superficiale Yawara, che sogna gli idol, gli attori del cinema e le boy-band, Kazamatsuri appare come il principe delle favole, perfetto e quasi irraggiungibile per una ragazza ordinaria come lei. Per Kazamatsuri, sciupafemmine abituato a frequentare anche decine di donne contemporaneamente senza mai legarsi sentimentalmente a nessuna di esse, Yawara rappresenta inizialmente solo un'interesse sportivo, ma col tempo fa nascere in lui un sentimento mai provato prima per una ragazza.

A completare il quadrato c'è infine Sayaka, quella che ad una delle sue prime apparizione viene definita da Matsuda “la classica cattiva degli shojo manga”. Bellissima, viziata, schifosamente ricca e figlia di uno degli uomini più importanti della nazione, Sayaka è stata benedetta da un'incredibile talento negli sport. Le basta infatti dedicarsi per qualche tempo ad uno sport per raggiungerne l'eccellenza e i vertici mondiale. All'inizio del manga, per esempio, parla di come sia rimasta delusa dopo aver sconfitto la campionessa Navratilova, decidendo quindi di abbandonare il tennis. La conoscenza di Yawara spinge Sayaka a iniziare a praticare il judo, sport in cui per la prima volta troverà un'avversaria in grado di tenerle testa spingendola a impegnarsi come mai aveva fatto prima. Per migliorare nel judo, Sayaka assume come allenatore Kazamatsuri, di cui ben presto s'invaghisce decidendo di renderlo il suo futuro marito nonché erede di tutto l'impero finanziario della sua famiglia.
Con una Yawara immatura che idealizza Kazamatsuri come il principe azzurro e ancora deve realizzare cosa prova per Matsuda, un Matsuda che ancora deve comprendere i suoi veri sentimenti verso Yawara, una Sayaka che non guarda in faccia a nessuno e che non ha mai ricevuto un rifiuto in vita sua e un Kazamatsuri che è indeciso tra i soldi e la posizione sociale che otterrebbe come marito di Sayaka e l'inesplicabile e nuovo sentimento che prova per Yawara, il quadrato sentimentale su cui poggia l'intera opera viene costruito già nella primissima parte dell'opera.

Con un'atipica struttura da “anti-spokon”, personaggi simpatici e ben caratterizzati, tempi comici azzeccati e vari elementi ben calibrati presi dalla commedia sentimentale dell'epoca e non ultimo un disegno pulito e preciso, in grado di spaziare abilmente dallo slice of life a entusiasmanti sfide di judo, Yawara! inizia come uno dei più interessanti esponenti del manga anni '80, simbolo di un'epoca di cambiamenti ma anche apprezzabile per se stesso. E per vari volumi la formula funziona egregiamente, eccome se funziona!
Purtroppo, l'opera soffre l'eccessiva lunghezza (ben 29 volumi nella pubblicazione originale, per un totale di circa 6000 pagine!), incapace di rinnovarsi in modo efficace. Vengono sì introdotti nuovi personaggi (uno dei quali davvero importante e ben caratterizzato) e nuove vicende, ma la struttura base dell'opera prosegue senza innovazioni troppo a lungo da permettere all'opera di reggere per così tanto tempo. Passano i volumi e gli anni, eppure non ci sono sostanziali cambiamenti nei rapporti tra i personaggi. Se i continui battibecchi tra Yawara e Jigoro erano inizialmente stati esileranti, appassionanti e coinvolgenti, col passaggio all'università prima e al mondo del lavoro poi i vari escamotage per convincere Yawara a partecipare alle gare diventano sempre più ripetitivi e stanchi, completamente incapaci di colpire il lettore.
E infine anche la stessa struttura da anti-spokon gradualmente s'indebolisce, arrivando quasi a scomparire e lasciando spazio ad una maggiore attenzione al piano sportivo e alle sfide di judo tra Yawara e le altre campionesse introdotte nel corso dell'opera. Se da un lato questo fa perdere al manga la sua unicità, permette anche la realizzazione di scontri più lunghi, appassionanti e avvincenti, oltre che più vari e anche più equilibrati.
Lo stesso avviene sul piano sentimentale. Dopo aver definito i quattro personaggi e le varie relazioni non vi sono più cambiamenti sostanziali se non fosse per l'aggiunta di un quinto vertice al poligono sentimentale, nella forma di un personaggio mal caratterizzato e oltremodo forzato, utile solo a creare malintesi e zizzania tra la coppia protagonista. Con pochissime scene significative sparpagliate nel corso di quasi 30 volumi si assiste ad una vera e propria impasse a tratti frustrante, che rimane forzatamente immutata per anni e anni e impedisce di approfondire in modo significativo i rapporti tra questi personaggi, preferendo dedicare spazio e attenzione ad alcuni comprimari, decisamente meglio gestiti rispetto ai protagonisti.

Al pubblico italiano quando pensa a Naoki Urasawa vengono in mente i thriller psicologici più recenti come Monster, 20th Century Boys e Pluto, essendo ritenuto uno dei maggiori esponenti di un filone seinen realistico, serio e maturo. Eppure Yawara! è quanto di più lontano possa esserci da queste opere e da questo stile narrativo: una commedia sentimentale sportiva piena di gag comiche e degli stilemi (e stereotipi) classici del genere, una narrazione leggera anche nei pochi momenti di dramma che si fa davvero fatica associare al padre di Monster o Pluto. Yawara! rappresenta quindi anche l'occasione di scoprire un lato inedito di un mangaka così apprezzato in Giappone come in Italia, un lato meno maturo e meno raffinato ma comunque degno di attenzione. Tenendo comunque sempre presente di non aver davanti una delle migliori opere di Urasawa: i suoi manga più recenti sono decisamente su un altro livello qualitativo.

A pochi anni dal sul debutto, lo stile grafico di Urasawa è già ben definitivo fin dai primi capitoli di Yawara! e presenta già tutte le caratteristiche distintive che è possibile apprezzare nelle sue opere più celebri. Pur ancora lontano dalla raffinatezza delle sue pagine più moderne, la composizione delle tavole e la gestione dei tempi comici è già degna di nota e mostra un Urasawa completamente a suo agio nel lavorare a una commedia leggera, permettendoci quindi di apprezzarne anche la notevole versatilità nel passare dalla semplicità di una scene quotidiana o di una gag comica all'estremo dinamismo delle sfide di judo, sempre avvincenti pur senza mai diventare confuse o incomprensibili.

A portare in Italia Yawara! è Planet Manga, la casa editrice che si è occupata della pubblicazione di quasi l'intera opera omnia dell'autore. Ispirata alla giapponese bunko, l'edizione scelta è abbastanza atipica e si discosta da quelle utilizzate per le altre opere di Urasawa. A partire dal formato, un minuscolo 10,5x15, il più piccolo presente sul mercato e inferiore persino al classico 11x17 delle edizioni economiche da edicola, Planet Manga opera scelte per limitare il prezzo complessivo di quella che è l'opera più lunga mai scritta da Urasawa. 19 volumi da più di 300 pagine l'uno con un'insolita carta lucida che da un lato trattiene bene l'inchiostro, permettendo neri carichi e pieni e una buona definizione delle linee anche più sottili, ma dall'altro non impedisce una certa trasparenza delle pagine, non eccessiva ma nemmeno trascurabile. Sul fronte della stampa non si può poi non segnalare una resa non ottimale dei retini, che tuttavia il piccolo formato delle tavole rende un difetto abbastanza trascurabile e in alcuni casi quasi invisibile. Se il formato scelto ha permesso di contenere il prezzo complessivo, a rimetterci è la tenuta complessiva dell'albo. Nonostante la carta presenti una buona flessibilità che permetta un'apertura dell'albo anche di 180°, più di 300 pagine su un formato così piccolo fanno dubitare della tenuta della rilegatura (una semplice brossura) e della costina sul lungo periodo, e anche già dopo una singola lettura si iniziano a notare i primi segni di affaticamento. Da segnalare, infine, l'assenza delle pagine a colori presenti su rivista, qui presenti solamente in scala di grigi. Un'edizione discreta con alti e bassi, dunque, ma che ha permesso all'opera di restare in un range di prezzi abbastanza contenuti (7 / 7,90 euro per più di 300 pagine è infatti uno dei prezzi più bassi attualmente presente sul mercato italiano).

Vincitore del premio Shogakukan come miglior manga generale e con 30 milioni di copie vendute (circa 1 milione a volume), Yawara! è uno dei più grandi successi degli anni '80, talmente noto in Giappone che la campionessa olimpica Ryoko Tamura venne soprannominata Yawara-chan per la sua somiglianza col personaggio di Naoki Urasawa. Yawara! è il simbolo di un nuovo modo di intendere il manga sportivo, non più dramma del dopoguerra ma in linea con le commedie moderne: un anti-spokon riuscitissimo nella prima parte che tuttavia s'indebolisce col passare dei volumi, diventando ripetitivo e meno efficace (seppur mai noioso o pesante). Alti a bassi si susseguono per le 6000 pagine dell'opera, donandoci un'opera degna di essere letta (ma anche riletta) e in grado di regalare diverse soddisfazioni, seppur non raggiunga il livello di altri titoli dello stesso autore (o dello stesso genere).