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Non sono una fan accanita di "Saint Seiya" né tantomeno storica. Ho visto la serie per bene, in giapponese finché sono durati i sottotitoli decenti, appena due anni fa. Questo vuol dire che ricordo bene la trama fino ai dodici templi, purtroppo, trama a cui indubbiamente questa versione "bignami" e "Disney" si rifà. Con tutte le semplificazioni e le modifiche per "aggiornare" l'ambientazione del caso, pur tagliando archi filler come Docrates e stringendo gli scontri, sei episodi sono troppo pochi per arrivare a Misty. Questo vuol dire che le caratterizzazioni e le iterazioni tra i protagonisti sono tagliate con l'accetta, e non bastano due flashback e gli attacchi pescati pari pari dalla serie storica per renderli interessanti. I saints sconfiggono il cattivone Nero (Nero, e non Ikki, si deve capire che è cattivo già dal nome) con "il potere dell'amicizia", quando si saranno rivolti tra loro dieci battute. Non c'è tempo per processare informazioni, legami, eventi drammatici, ed è il problema maggiore di una serie che vuole strizzare un occhio ai nostalgici e puntare l'altro alle nuove generazioni, finendo per diventare cieca (di ambizioni, di scopo).

Altro grosso problema è l'epurazione di qualsiasi forma di violenza grafica o psicologica. "Saint Seiya" è un prodotto degli anni ottanta, e senza il sangue a litri e lo spirito di sacrificio è semplicemente un'altra cosa. E questa insistenza a risparmiare le "cose brutte" alle nuove generazioni finirà per crescerli più viziati e impreparati alla vita vera di quanto già non siano.
Dulcis in fundo, la questione del cambio di sesso di Shun. Al di là del fastidio personale, perché Shun era il mio preferito e l'unico di cui mi sarei potuta innamorare alla sua età, mettergli le tette, mantenendo intatto il carattere, è profondamente sbagliato. Volete dirmi che non può esistere un personaggio maschile sensibile e altruista, vestito di rosa, che all'esigenza sa usare le catene? Vorreste far intendere che una bambina non guarderebbe una serie dove mancano femmine tra i protagonisti, come all'epoca i maschi non guardavano "Sailor Moon"? Da qualsiasi parte la si guardi, è un'operazione inutile e sessista.

Si può ben capire, a questo punto, che altri cambi di design o la computer grafica appena sufficiente siano i problemi minori di un progetto che sarebbe potuto essere un remake sensato della vecchia serie o una storia per un pubblico infantile, con altri personaggi, e invece è una via di mezzo strana, senza arte né parte, che verrà ricordata solo per momenti trash come Seiya con il sombrero o Seiya contro il tombino. Peccato.