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HakMaxSalv92

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8,5
<Attenzione contiene spoiler>

Introduzione

Torna una serie che più inquietante, angosciante, terrificante non può essere; una carrellata di episodi unici, intensi e vibranti. Signore e signori, a grande richiesta, ecco a voi la sesta stagione di Yamishibai, ovvero Il teatro nel buio. I nuovi episodi pongono delle premesse molto interessanti ed infatti i temi sviluppati sono indovinati, soprattutto grazie ad una narrazione molto lenta, graduale, costante, ma che mantiene in sé tutta l'intensità e la potenza narrativa. Il tutto grazie a storie semplici, ma dagli sviluppi e conclusioni imprevedibili e quindi avvolte dal mistero. Queste rivelano essere delle vere e proprie bombe (in alcuni casi), ma anche piene di amarezza, tristezza e malinconia in altre ed è questo sicuramente uno dei salti di qualità che questa sesta stagione della serie presenta ed illustra; quindi, lo scopo degli autori è stato anche fornire un nuovo messaggio con i nuovi episodi, ovvero che non tutto l'orrore viene con il preciso obiettivo di fare del male, bensì nasconde anche dei propositi umani, come appunto quello di ricordarci i nostri affetti e i nostri cari e quindi insegnarci il rispetto e l'importanza della vita e della morte mettendoli nella giusta prospettiva e dimensione.

Grafica e colonna sonora

La grafica ha subito un certo restyling. Abbiamo infatti disegni caratterizzati da matita e colori a pastello, dalle tinte molto più marcate, sia per i colori più chiari che per i colori più scuri. E' rimasta invariata la tecnica delle sagome per la rappresentazione dei personaggi e la scorrevolezza molto lenta per conferire alle vicende quel giusto alone di tensione, angoscia, ansia, suspence, brivido, paura e terrore che è diventato il marchio inconfodibile della serie. La colonna sonora è caratterizzata da silenzi molto più marcati negli episodi a finale crudo, mentre è caratterizzata da sonorità malinconiche negli episodi a carattere di lutto. Questo per conferire un giusto equilibrio e la giusta alternanza tra i medesimi.

Messaggi

Come accennato sopra, gli episodi qui presenti, in una linea di continuità con le stagioni precedenti, vogliono essere dei moniti contro i comportamenti scorretti, crudeli, disumani, ma anche una sorta di conforto per quelli che devono vivere e ricordare loro che la morte è un'illusione e che siamo destinati a ricongiungerci a quelli che abbiamo amato e che abbiamo perso. Quindi in base a questi episodi, possiamo dire che questa stagione fa fare alla serie un notevole salto di qualità in termini di contenuti e di messaggi.

Giudizio finale

Una stagione che ispira cambiamento e che pone la necessità di contemplare la vita da altri punti di vista, fermandosi a riflettere sul senso, il significato, il valore, l'importanza, la connotazione e la denotazione di certi eventi, fenomeni e dei loro sviluppi.

Voto finale: 8,5


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Focasaggia

Episodi visti: 13/13 --- Voto 7,5
«Yami shibai 6» è la sesta parte dei racconti brevi, inquietanti e autoconclusivi a cura dello studio di animazione Ilca, che ha curato anche le serie precedenti.

Un tempo c'era il kamishibai, un'arte narrativa che si diffuse in Giappone nella prima metà del XX secolo; erano i tempi dei grandi cambiamenti e diverse persone si ritrovarono senza un lavoro, riuscendo a inventarselo: con l'aiuto di pochi e semplici mezzi costruiti in legno, quali un palcoscenico in miniatura e delle piccole scenografie, riuscivano a intrattenere i bambini dei villaggi che visitavano. Un'idea semplice e pacifica si è voluto trasformarla in qualcosa di oscuro, adattandola sia nello stile grafico che nella narrazione a una serie anime che racconta dell'inquietudine umana, con l'intento di spaventare lo spettatore, trasmettergli un senso di angoscia, il tutto raccontato in breve tempo, in quanto, escludendo sigla e presentazione, ogni racconto dura meno di quattro minuti.

Questa volta non ci saranno più i bambini a rispondere alla chiamata del narratore e lui stesso si ergerà a sorta di ombra che si materializza e compone per raccontare la storia, idea che da un lato marca il senso di inquietudine che si vuole trasmettere, perdendo però il contatto con l'idea di base.

Per quanto riguarda gli episodi, un notevole lavoro, rispetto alle serie precedenti, è stato fatto sulla psicologia dei personaggi, sul loro modo di agire, su determinate scelte prese o meno e su ciò che non si vede ma si comprende. Considerando questo nuovo aspetto della serie, il nono e l'undicesimo episodio sono dei piccoli capolavori, struggenti e malinconici; anche il primo ha un buon impatto sullo spettatore, giocando molto su una delle paure più comuni.

L'unica ending di questa serie è la canzone "Mayakashi Yokochou", cantata da Aiko Okumura, orecchiabile; segue in questo la precedente, distaccandosi dalle prime più disturbanti.

Consigliato a chi ama le storie horror e a coloro a cui non dispiace la particolare grafica utilizzata.