Clevatess
Prima opera dello studio Lay-duce che vedo; riconosco la maestria del modo in cui è stata animata, dovuto ciò anche al fatto che la qualità delle animazioni media ogni anno in Giappone migliora.
La cosa che più mi ha colpito è la bellezza della Ending (Destiny) della cantante inglese Ellie Goulding: è raro vedere serie di successo con sigle non in giapponese… secondo me questa si sentirà ancora per molto tempo.
L’opera originale è invece di Yuji Iwahara, artista di cui non ho letto niente, ma che conosco come autore del manga originale di King of Thorn, di cui mi sembra aver fato la recensione del film animato.
La storia di Clevatess è la storia di un re delle bestie demoniache in un mondo in cui esistono quattro di essi. Sfidato dagli esseri umani, da tredici campioni dotati di regalie, ovvero armi magiche, decide che è arrivata l’ora di farla finita con essi.
Ma anche la storia di Alicia, la campionessa diventata un cadavere ambulante e schiava del Re bestia. Ma è anche la storia di Luna, cucciolo d’uomo di cui Clevatess decide di prendersi cura…
La parte più interessante sono gli scontri, la parte meno interessante i brevi (a volte troppo poco brevi) intermezzi in cui Klen/Clevatess riflette sugli uomini. Per fortuna sono pochi, ma rovinano la parte finale facendomi dare ad una storia su cui il mio giudizio andava dal nove al dieci a un otto e mezzo.
La storia è bella, la saga si conclude con lo scontro con il cattivo risolto non vi dirò in che modo e promettendo un proseguo in cui ci sarà lo scontro con un altro re delle belve e con il campione, l’eroe delle profezie che dovrebbe uccidere i quattro Re e che è aspettato dagli umanoidi da oltre mille anni.
La seconda serie è già in lavorazione e arriverà probabilmente il prossimo anno: e noi siamo qui ad aspettarla!
La cosa che più mi ha colpito è la bellezza della Ending (Destiny) della cantante inglese Ellie Goulding: è raro vedere serie di successo con sigle non in giapponese… secondo me questa si sentirà ancora per molto tempo.
L’opera originale è invece di Yuji Iwahara, artista di cui non ho letto niente, ma che conosco come autore del manga originale di King of Thorn, di cui mi sembra aver fato la recensione del film animato.
La storia di Clevatess è la storia di un re delle bestie demoniache in un mondo in cui esistono quattro di essi. Sfidato dagli esseri umani, da tredici campioni dotati di regalie, ovvero armi magiche, decide che è arrivata l’ora di farla finita con essi.
Ma anche la storia di Alicia, la campionessa diventata un cadavere ambulante e schiava del Re bestia. Ma è anche la storia di Luna, cucciolo d’uomo di cui Clevatess decide di prendersi cura…
La parte più interessante sono gli scontri, la parte meno interessante i brevi (a volte troppo poco brevi) intermezzi in cui Klen/Clevatess riflette sugli uomini. Per fortuna sono pochi, ma rovinano la parte finale facendomi dare ad una storia su cui il mio giudizio andava dal nove al dieci a un otto e mezzo.
La storia è bella, la saga si conclude con lo scontro con il cattivo risolto non vi dirò in che modo e promettendo un proseguo in cui ci sarà lo scontro con un altro re delle belve e con il campione, l’eroe delle profezie che dovrebbe uccidere i quattro Re e che è aspettato dagli umanoidi da oltre mille anni.
La seconda serie è già in lavorazione e arriverà probabilmente il prossimo anno: e noi siamo qui ad aspettarla!
"Il bene ha in sè ogni potenzialità del male che non è sempre ciò che appare".
E chi avrebbe mai immaginato che una serie anime fantasy/dark, con ampie venature horror/splatter, potesse suggerire considerazioni e riflessioni non banali sull'umanità e sulla eterna diatriba sul significato del bene e del male?
"Clevatess", tratto dal manga di Yuji Iwahara (stesso autore di "King of Thorn") serializzato dal 2020, riesce a narrare attraverso una sorta di percorso logico "a contrario" una storia che sembra avere come scopo quello di evidenziare la complessità e l'interdipendenza tra il bene e il male, confutando i principi di base di molte culture per affermare una sorta di relativismo in cui le differenze sono molto meno nette di quanto l'uomo sembra voler far credere o convincersi attraverso i soliti principi morali apodittici e poco razionali.
La trama di questa prima serie (visto che ne è stata annunciata una seconda) è piuttosto semplice. In un fantomatico continente denominato Edthea, gli umanoidi vivono sotto il controllo di quattro Re delle Belve Demoniache. Tra questi, il protagonista che dà il nome alla serie, Clevatess, è il più temuto e il più forte: un'entità dal potere illimitato che massacra senza pietà chiunque osi sfidarlo. Gli umanoidi organizzano una spedizione di un manipolo di eroi selezionati dagli umanoidi tra i migliori combattenti e dotati di "regalie" ossia armi dotate di speciali poteri capaci di sconfiggere i demoni e le creature affini secondo una leggenda ma la loro missione si rivela niente meno che un massacro una volta raggiunto Clevatess nel suo mondo desolato lontano dalle terre degli umanoidi. Quest'ultimo, infastidito dall'atteggiamento prometeico degli umanoidi decide di muoversi personalmente nel mondo umano e distrugge tutto. Tuttavia qualcosa cambia in lui quando, nel mezzo della devastazione, trova un neonato umano (Luna) e decide di prenderlo con sé per la mera curiosità di comprendere meglio la natura degli umanoidi. Resosi conto che per l'età del piccolo non può manifestarsi nelle sue reali sembianze, Clevatess diventa umano (diventando Klen) e resuscita Alicia, uno dei guerrieri morti nel combattimento, per fare da servitrice e madre putativa del piccolo umano.
Alicia e la sua natura umana demonizzata vs. Clevatess e l'essere divinità demoniaca che cerca di comprendere l'umanità abbracciandone le fattezze e alcuni dei suoi limiti.
Lungi da me fare alcun paragone blasfemo con il cardine della religione cristiano cattolica, ma vedere una sorta di dio che diventa uomo e concede ad una umana la natura di demone e quindi il dono della sostanziale immortalità resuscitandola dopo averla uccisa, rende la storia piuttosto intrigante nel suo percorso di evoluzione dei due protagonisti.
Non sfuggirà allo spettatore attento che, con il passare degli episodi la forte polarizzazione bene (umanoidi) - male (demoni) sfuma progressivamente fino anche quasi ad invertirsi grazie alla curiosità del demone che, lungi dall'essere omnisciente e divino assoluto, cerca di avvicinarsi al mondo umano immergendosi nella loro realtà per comprendere la loro essenza e anche le motivazioni di una contrapposizione che probabilmente nemmeno lui comprende.
Il percorso che intraprende non è ispirato alla infinità pietà e compassione per gli essere inferiori: è piuttosto assimilabile ad un'indagine speculativa che inizia dalla originaria e feroce contrapposizione tra i loro mondi e viene condotta da Clevatess in modo molto asettico e oggettivo in un'ottica iniziale di convenienza o meno di intraprendere certe azioni secondo la sua visione priva di sentimenti ed emozioni.
Tuttavia con il trascorrere degli episodi l'atteggiamento di Clevatess evolve: da spettatore senza aspettative particolari e studioso quasi scientifico muta progressivamente in empatia verso quel mondo che non comprendeva e che gli sembrava così inferiore e barbaro (nelle sue manifestazioni di illogicità, creduloneria ed estrema cattiveria anche tra simili), tanto che nel finale ne vuole diventare parte come precettore del piccolo Luna.
Si potrebbe sostenere che sia diventato "buono" nel senso classico del termine? Probabilmente da quello che emerge da questa prima serie no. Gli accadimenti, le relazioni con gli umanoidi, le esperienze e l'introspezione lo hanno cambiato in un sorta di trait d'union tra i due mondi facendogli comprendere che tutto il male che esiste non può essere cancellato ma rielaborato anche per superarlo. Un demone che pur essendo oppressore diventa una sorta di garante dell'equilibrio tra i mondi per impedire agli umanoidi che spinti da stupide profezie e ambizioni dettate dall'ignoranza e dalla mancanza di comprensione della realtà, alimentano solo odio scatenando inutili guerre e contrapposizioni.
E in questo percorso di cambiamento e avvicinamento il ruolo principale lo riveste Alicia che a sua volta cambia una volta che diventando un demone strumento (schiava è solo all'inizio) di Clevatess ha l'opportunità di osservare il c.d. "dark side of the moon" scoprendo a sua volta le contraddizioni del mondo umanoide osservandole e valutandole con "occhi nuovi", sebbene non transiga mai ai suoi ideali incrollabili con cui è cresciuta e in cui crede, tanto da influenzare la weltanschauung di Clevatess.
In fondo la serie ha il suo leit motiv proprio nel confronto tra Clevatess e Alicia: sono i protagonisti che in un certo senso si contaminano a vicenda per smentire i pregiudizi non solo sull'eterna lotta tra bene e male (tipo il mostro che diventa umano e l’umana che diventa mostro) ma sul solito principio che "tutto ciò che non è comprensibile o è diverso dalla nostra esperienza va isolato, combattuto o distrutto".
Da questo punto di vista la serie sembra diventare una metafora o un inno alla tolleranza e il loro legame che si costruisce nel tempo li ridefinisce entrambi attraverso la dialettica con cui si osservano e si influenzano.
Non nascondo che "Clevatess" è una serie che mi ha sorpreso con una narrativa originale non priva di spunti di riflessione, con approfondimenti psicologici e temi tutt'altro che definibili banali. In questo senso la sceneggiatura di Keigo Koyanagi e la regia di Kiyotaka Taguchi sono riuscite a valorizzare i punti di forza dell'anime. Ma anche il design e e le animazioni dello Studio Lay-Duce valorizzano l'opera con una discreta cura delle animazioni e delle ambientazioni cupe, con un chara design curato ed espressivo sia dei momenti grotteschi, sia di quelli di tensione e di tenerezza.
Al netto di qualche passaggio forzato, una narrazione a tratti un po' ingenua e molto forte e realistica dal punto di vista visivo (potrei definirlo anche gore), "Clevatess" non è solo una storia di battaglie e duelli ben realizzati nella eterna diatriba tra il bene e il male, ma anche una metafora sulla natura umana, i suoi limiti, la sua identità, i suoi valori fondanti, inclusi l'amore, gli ideali e i compromessi attuati per esistere o semplicemente sopravvivere.
E chi avrebbe mai immaginato che una serie anime fantasy/dark, con ampie venature horror/splatter, potesse suggerire considerazioni e riflessioni non banali sull'umanità e sulla eterna diatriba sul significato del bene e del male?
"Clevatess", tratto dal manga di Yuji Iwahara (stesso autore di "King of Thorn") serializzato dal 2020, riesce a narrare attraverso una sorta di percorso logico "a contrario" una storia che sembra avere come scopo quello di evidenziare la complessità e l'interdipendenza tra il bene e il male, confutando i principi di base di molte culture per affermare una sorta di relativismo in cui le differenze sono molto meno nette di quanto l'uomo sembra voler far credere o convincersi attraverso i soliti principi morali apodittici e poco razionali.
La trama di questa prima serie (visto che ne è stata annunciata una seconda) è piuttosto semplice. In un fantomatico continente denominato Edthea, gli umanoidi vivono sotto il controllo di quattro Re delle Belve Demoniache. Tra questi, il protagonista che dà il nome alla serie, Clevatess, è il più temuto e il più forte: un'entità dal potere illimitato che massacra senza pietà chiunque osi sfidarlo. Gli umanoidi organizzano una spedizione di un manipolo di eroi selezionati dagli umanoidi tra i migliori combattenti e dotati di "regalie" ossia armi dotate di speciali poteri capaci di sconfiggere i demoni e le creature affini secondo una leggenda ma la loro missione si rivela niente meno che un massacro una volta raggiunto Clevatess nel suo mondo desolato lontano dalle terre degli umanoidi. Quest'ultimo, infastidito dall'atteggiamento prometeico degli umanoidi decide di muoversi personalmente nel mondo umano e distrugge tutto. Tuttavia qualcosa cambia in lui quando, nel mezzo della devastazione, trova un neonato umano (Luna) e decide di prenderlo con sé per la mera curiosità di comprendere meglio la natura degli umanoidi. Resosi conto che per l'età del piccolo non può manifestarsi nelle sue reali sembianze, Clevatess diventa umano (diventando Klen) e resuscita Alicia, uno dei guerrieri morti nel combattimento, per fare da servitrice e madre putativa del piccolo umano.
Alicia e la sua natura umana demonizzata vs. Clevatess e l'essere divinità demoniaca che cerca di comprendere l'umanità abbracciandone le fattezze e alcuni dei suoi limiti.
Lungi da me fare alcun paragone blasfemo con il cardine della religione cristiano cattolica, ma vedere una sorta di dio che diventa uomo e concede ad una umana la natura di demone e quindi il dono della sostanziale immortalità resuscitandola dopo averla uccisa, rende la storia piuttosto intrigante nel suo percorso di evoluzione dei due protagonisti.
Non sfuggirà allo spettatore attento che, con il passare degli episodi la forte polarizzazione bene (umanoidi) - male (demoni) sfuma progressivamente fino anche quasi ad invertirsi grazie alla curiosità del demone che, lungi dall'essere omnisciente e divino assoluto, cerca di avvicinarsi al mondo umano immergendosi nella loro realtà per comprendere la loro essenza e anche le motivazioni di una contrapposizione che probabilmente nemmeno lui comprende.
Il percorso che intraprende non è ispirato alla infinità pietà e compassione per gli essere inferiori: è piuttosto assimilabile ad un'indagine speculativa che inizia dalla originaria e feroce contrapposizione tra i loro mondi e viene condotta da Clevatess in modo molto asettico e oggettivo in un'ottica iniziale di convenienza o meno di intraprendere certe azioni secondo la sua visione priva di sentimenti ed emozioni.
Tuttavia con il trascorrere degli episodi l'atteggiamento di Clevatess evolve: da spettatore senza aspettative particolari e studioso quasi scientifico muta progressivamente in empatia verso quel mondo che non comprendeva e che gli sembrava così inferiore e barbaro (nelle sue manifestazioni di illogicità, creduloneria ed estrema cattiveria anche tra simili), tanto che nel finale ne vuole diventare parte come precettore del piccolo Luna.
Si potrebbe sostenere che sia diventato "buono" nel senso classico del termine? Probabilmente da quello che emerge da questa prima serie no. Gli accadimenti, le relazioni con gli umanoidi, le esperienze e l'introspezione lo hanno cambiato in un sorta di trait d'union tra i due mondi facendogli comprendere che tutto il male che esiste non può essere cancellato ma rielaborato anche per superarlo. Un demone che pur essendo oppressore diventa una sorta di garante dell'equilibrio tra i mondi per impedire agli umanoidi che spinti da stupide profezie e ambizioni dettate dall'ignoranza e dalla mancanza di comprensione della realtà, alimentano solo odio scatenando inutili guerre e contrapposizioni.
E in questo percorso di cambiamento e avvicinamento il ruolo principale lo riveste Alicia che a sua volta cambia una volta che diventando un demone strumento (schiava è solo all'inizio) di Clevatess ha l'opportunità di osservare il c.d. "dark side of the moon" scoprendo a sua volta le contraddizioni del mondo umanoide osservandole e valutandole con "occhi nuovi", sebbene non transiga mai ai suoi ideali incrollabili con cui è cresciuta e in cui crede, tanto da influenzare la weltanschauung di Clevatess.
In fondo la serie ha il suo leit motiv proprio nel confronto tra Clevatess e Alicia: sono i protagonisti che in un certo senso si contaminano a vicenda per smentire i pregiudizi non solo sull'eterna lotta tra bene e male (tipo il mostro che diventa umano e l’umana che diventa mostro) ma sul solito principio che "tutto ciò che non è comprensibile o è diverso dalla nostra esperienza va isolato, combattuto o distrutto".
Da questo punto di vista la serie sembra diventare una metafora o un inno alla tolleranza e il loro legame che si costruisce nel tempo li ridefinisce entrambi attraverso la dialettica con cui si osservano e si influenzano.
Non nascondo che "Clevatess" è una serie che mi ha sorpreso con una narrativa originale non priva di spunti di riflessione, con approfondimenti psicologici e temi tutt'altro che definibili banali. In questo senso la sceneggiatura di Keigo Koyanagi e la regia di Kiyotaka Taguchi sono riuscite a valorizzare i punti di forza dell'anime. Ma anche il design e e le animazioni dello Studio Lay-Duce valorizzano l'opera con una discreta cura delle animazioni e delle ambientazioni cupe, con un chara design curato ed espressivo sia dei momenti grotteschi, sia di quelli di tensione e di tenerezza.
Al netto di qualche passaggio forzato, una narrazione a tratti un po' ingenua e molto forte e realistica dal punto di vista visivo (potrei definirlo anche gore), "Clevatess" non è solo una storia di battaglie e duelli ben realizzati nella eterna diatriba tra il bene e il male, ma anche una metafora sulla natura umana, i suoi limiti, la sua identità, i suoi valori fondanti, inclusi l'amore, gli ideali e i compromessi attuati per esistere o semplicemente sopravvivere.