Non solo Devilman

Se c'è una parola che mi viene in mente parlando di Devilman - La saga demoniaca di Jacopo Mistè è "completezza".

Il libro va molto al di là di quanto ci si potrebbe aspettare dal titolo e si può considerare una buona introduzione a tutto il lavoro di Go Nagai. Lavoro che è enorme e non tutto pubblicato al di fuori del Giappone; tuttavia, quello che conta e anche molte opere poco note sono citate dal buon Mistè, di cui non si può dire che non sia scrupoloso nello sforzo di completezza.

Vedremo discusse in dettaglio tutte la opere legate a Devilman - sia manga che anime - e accennate decine di altre opere nagaiane, anche non direttamente legate a Devilman. Ciò è un bene, perché Go Nagai è un autore della vecchia scuola, uno che non lavora a compartimenti stagni, ma ha un proprio universo in cui personaggi e situazioni di opere diverse tendono a mescolarsi, a riapparire, a interagire a distanza di decenni. E tutto ciò in maniera spesso inconsistente e piena di incongruenze, come lo stesso Mistè riconosce, nonostante faccia un grosso sforzo per cercare di dare un quadro logico dentro il quale collocare Devilman e le altre opere collegate.

Quali sono le opere in questione? Sono facili da individuare perché Mistè dedica un capitolo intero ad ognuna e vale la pena elencarle qui: Mao Dante, Violence Jack, The Bird, La Divina Commedia, Devilman Lady, Demon Knight, Devilman Saga. Tutte queste vanno moltiplicate, perché una stessa opera può avere un manga originale, un manga remake realizzato trent'anni dopo, una serie animata, degli OAV, eccetera. Esemplare è la trattazione di Mao Dante, di cui si approfondiscono tutte le declinazioni.

Tra le opere non direttamente legate a Devilman, che però sono comunque rilevanti perché confluiscono in Violence Jack o in Devilman Lady, oppure perché opere classiche e meritevoli di lettura da parte dei nagaiani convinti vedremo citate Scuola senza pudore, Guerrilla High, Cutie Honey, Omorai kun, La famiglia Abashiri, Kekko Kamen, Mazinger Z, eccetera. Una strana omissione è quella di Dororon Enma-kun, che so essere ben conosciuto dal Mistè, che lo ha letto in tutte le sue incarnazioni, quindi non me la spiego. Un'altra omissione è quella sul Grande Mazinga, i cui mostri meccanici sono una filiazione diretta di Devilman (ricordo in particolare Psycobear nell'episodio 6, chiaramente ispirato a Psycogenie) ma quella me la spiego perché credo che il Mistè non l'abbia mai visto per intero. Comunque per lo meno si parla di Jun Hono nel libro, grazie alla sua apparizione in Violence Jack, sia nel manga che in uno degli OAV.

Tra l'altro raccomando il libro perché contiene delle ottime analisi dei tre OAV di Violence Jack, molto condivisibili. Si parla naturalmente anche dei due OAV di Devilman (usciti nel 1987 e 1990 rispettivamente) di cui Mistè tesse grandi lodi; chi scrive invece non li apprezza particolamente, al di là del lato grafico, forse perché sono un tentativo rimasto monco di trasporre tutto il manga, quindi ti stuzzicano con l'aperitivo ma senza darti il pasto.

 


Devilman

Dopo aver parlato con dovizia di particolari di Mao Dante e di Devilman manga, il libro parte con una bella analisi dell'anime di Devilman del 1972, che viene giustamente lodato per tante caratteristiche, quali il connubio tra comicità e truculenza, la verve, il chara design del grande Kazuo Komatsubara e in generale la qualità realizzativa. Viene anche spiegato il motivo per cui la serie venne troncata anticipatamente al al trentanovesimo episodio invece che dei canonici 52: non si trattò di problemi di ascolto - la serie fu un successo che spianò la strada alla realizzazione di Mazinger Z - ma di riorganizzazione del palinsesto televisivo. Questo ci ha privati del finale previsto, che prevedeva la morte di Devilman. Cosa incredibile ai giorni nostri, ma possibilissima all'epoca (indovinate come finisce Astroganga dello stesso anno?). Del resto anche Mazinga Z nell'intenzione degli autori doveva terminare con la morte di Koji Kabuto.

Il Mistè non trascura neppure il film Mazinga Z contro Devilman, uscito anche in Italia nel 1979, famoso per essere la prima apparizione del Jet Scrandler, né il manga divertissment del 2010 Devilman contro Getter Robot, come pure altre opere (se siete curiosi leggetevi il saggio).

Raccomando la divertente recensione del film live action di Devilman, di cui Mistè (ma direi non solo lui, tutta Internet) dice peste e corna. Non manca una descrizione del recente Devilman Cry Baby di Yuasa, che al momento è l'unica traspozione animata completa del manga. Mistè ne parla bene, non a tutti è piaciuto, ma i gusti sono gusti e non staremo a sindacare. Protesto invece sul trattamento che Mistè dedica all'anime di Devilman Lady, per me riuscitissimo anche se molto lontano dalle atmosfere nagaiane. Guardandolo si capisce benissimo che c'è poco Nagai e tanto Chiaki Konaka, specie nel mood lento e riflessivo, ciò non toglie che sia eccellente. Non fatevi quindi fuorviare dai gusti del Mistè!

Completezza dicevo: l'ampiezza di citazioni del libro è tale che anche i nagaiani convinti potranno trovare qualcosa che non conoscono e quindi ampliare le loro conoscenze. In particolare non avevo mai letto The Bird che ho provveduto ad ordinare mentre stavo leggendo il saggio. Ho opportunamente evitato di leggere il capitolo corrispondente, perché tutto il libro è ricchissimo di spoilers. Questo però non è difetto, anzi è un'ottima cosa per un'opera che si risolge a chi conosce l'opera di Go Nagai. Le trame dettagliate, incluse le spiegazioni dei finali sono benvenute, per almeno due motivi. Il primo è che a volte alcuni finali sono un po' criptici e defficili da capire, il secondo è che a volte sono inconsistenti e dopo parecchi anni dalla lettura o visione un rinfresco delle trame è utile.

Vale la pena leggere il saggio del Mistè anche per chi non è un grande esperto di Go Nagai? Assolutamente sì! È un'opera che può aprirvi un mondo, una guida nell'intrico delle pubblicazioni. Per esempio vi può consigliare quale tra le varie edizioni italiane di Devilman è meglio acquistare (spoiler: ci sono pro e contro, alcune hanno una traduzione migliore, altre una stampa migliore, leggete il saggio per sapere quale fa per vuoi). Vi può anche segnalare quale opere animata è meglio guardare e quali sono evitabili, vi illumina sulle influenze tra manga e anime e viceversa, per esempio quando spiega come il manga Shin Mao Dante sia stato influenzato dalla serie anime del 2002, su ammissione dello stesso Go Nagai.

Una miniera di informazioni, insomma, utile sia ai neofiti che agli esperti. Ai neofiti che non vogliono spoiler però consiglio molta attenzione e di saltare le parti in cui si descrivono le trame. Forse sarebbe stato opportuno usare delle convenzioni tipografiche diverse per le trame, tipo metterle in dei riquadri o usare dei font diversi. Al momento i riquadri sono usati per indicare delle chicche, delle curiosità, come per esempio quella su Dragon Quest, il cui autore, Yuji Hori, presentatosi alla Dynamic Pro (nel 1972, l'anno di Devilman) con la speranza di diventare un assistente di Go Nagai, venne tristemente rifiutato. Fortuna che non si è scoraggiato!

Il volume si chiude con un nutrito corredo di note e con le schede tecniche degli anime citati, con date, studi di animazione e staff coinvolto, il tutto ancora una volta all'insegna della completezza. Voglio però citare una carenza, la mancanza di un indice analitico o almeno di un indice dei personaggi, cosa che in un'opera enciclopedica come questa sarebbe proprio utile. In compenso, abbiamo nel finale una serie di sei tavole a tutta pagina, pregevoli illustrazioni di disegnatori italiani a tema Devilman: sono degli omaggi sentiti e di ottima qualità, stampati in un evocativo bianco e nero. Il libro ha una buona qualità grafica con una copertina plastificata flessibile che fa quasi rivista, anche se poi all'interno la carta non è patinata. Da notare che in tutto il volume non ho trovato un solo errore tipografico, cosa notevole.

Il taglio dell'opera

Devilman - La saga demoniaca si presta bene ad essere letta in ordine sparso, eventualmente anche saltando capitoli nel caso in cui un'opera non interessi oppure non si vogliano avere spoiler. Funziona bene come opera di consultazione, ma volendo si può benissimo leggere dall'inizio alla fine, visto che viene seguito grossomodo un ordine cronologico di pubblicazione delle varie opere. Dico "grossomodo", perché per esempio nel capitolo di Mao Dante, che è l'opera più vecchia, si citano anche le sue versioni più recenti, di oltre trent'anni successive. Ma penso che questa sia stata una scelta corretta, chi legge il capitolo su Mao Dante probabilmente è interessato a conoscere tutte le sue versioni, indipendentemente dall'anno di uscita.

Il taglio dell'opera è enciclopedico, focalizzato su interviste a Go Nagai e su curiosità documentate. Per esempio, una cosa interessante che ho scoperto leggendo il saggio è che l'"odio" di Go Nagai verso le religioni organizzate ha un'origine autobiografica: dopo la morte del padre, la madre di Go entrò in una setta, trascurando quindi i figli e il giovane Go. Questo spiega molte cose sulla filosofia sottostante Mao Dante e Devilman, in cui Dio è il vero malvagio, molto peggiore dei demoni che sono l'incarnazione della vita.

Stranamente non è citato il famoso episodio della "diarrea", in cui Nagai racconta come in gioventù rischiò di morire di diarrea e salvatosi in extremis decise di non iscriversi all'università e di dedicare invece la sua vita ai manga. Mi sarei aspettato di vedere quest'episodio citato nel capitolo della Divina Commedia, parlando delle abitudini alimentari di Cerbero, il cane infernale, ma tant'è.

In compenso abbiamo un'interessantissima citazione sul metodo di lavoro di Nagai, che è totalmente improvvisato, perché egli stesso non sa quello che disegnerà e come andrà avanti la storia: egli parla di "trance" creativa, in cui le scene gli appaiono in testa come in un film e lui non fa altro che registrarle su carta.

Non credo che la cosa sorprenderà i lettori. Go Nagai è uno di quegli autori intuitivi, viscerali, in un certo senso geniali senza però essere particolarmente intelligenti: sono autori più di pancia che di cervello. Così era il nostro Emilio Salgari e così era l'americano Robert E. Howard, Sono autori che meritano rispetto.

Ci vuole un grande coraggio per lavorare così. È un sistema che funziona quando si hanno pressioni nella pubblicazione, e che però fallisce miseramente quando si diventa autori affermati, perché si rimane con troppo tempo per pensare e ciò non va bene per gli autori viscerali. E così Devilman è un capolavoro perché è stato troncato anticipatamente e molte cose sono state lasciare non dette, Nagai ha dovuto concentrarsi di più sulle immagini e sulle emozioni che sul dare spiegazioni. Violence Jack invece, che pure parte benissimo, naufraga sul finale per la volontà di Nagai di volerlo collegare a Devilman senza che ce ne fosse alcun bisogno (opinione di chi scrive, che avrebbe voluto vederlo chiuso con la morte di Slum King, senza dare nessuna spiegazione sui misteri dietro la figura di Violence Jack).

Ma sto digredendo. Tornando al saggio del Mistè, è un'opera assolutamente da raccomandare a chiunque voglia saperne di più su Go Nagai e non solo su Devilman. La quantità di informazioni che contiene è impressionante, con un notevolissimo apparato di riferimenti a pubblicazioni e interviste. Il taglio non è affatto freddo e informale, anzi spesso il Mistè lascia voce alla sua passione lodando o stroncando questa o quell'opera, o esprimendo opinioni/impressioni personali. Per esempio il suo amare il tratto grafico del Nagai anni settanta e il suo odiare invece il tratto più maturo del Maestro.

Ma queste cose sono abbastanza innocue. Ci sono anche delle osservazioni opinabili e possibilmente divisive, come tipico dell'autore. Comunque io sono dell'avviso che sia meglio una scrittura pepata che una noiosa e a leggere il libro, complice anche qualche descrizione di squartamenti, stupri e sbudellamenti vari, non ci si annoia mai.

Va tenuto conto che non c'è nessun tentativo di incasellare l'autore o le sue opere in un quadro interpretativo. Sto pensando per esempio a un libro come Guida ai Super Robot di Jacopo Nacci, pubblicato da Odoya, che ha tutta una parte di analisi delle tematiche ricorrenti del genere, da me molto apprezzata. Tutto ciò è assente nel saggio del Mistè, volutamente. Questo lascia spazio ad altra saggistica, che lasci il livello delle pure informazioni (oggettive, ma a volte piuttosto terra terra) per azzardare uno sforzo interpretativo. Perché opere come Devilman assolutamente lo richiedono.