Animeclick.it è lieta di presentarvi una nuova collaborazione che unisce cibo e anime/manga!
Da oggi infatti la food blogger Laura ci parlerà di alcuni aspetti della cultura giapponese strettamente legati alla cucina e di come riproporre sulla nostra tavola piatti visti in anime e manga!
 
Laura nasce nel 1984, cresce con Occhi di Gatto, Prendi il mondo e vai, Hilary, È quasi magia Johnny e Il Mistero della Pietra Azzurra. Poi si innamora di Sailor Moon e a 11 anni acquista il suo primo manga. Nel 2016 visita il Giappone dove torna anche nel 2017 e nel 2019; rimane così impressionata dai loro cafè da desiderare che esistessero anche in Italia.
Da questa idea nasce il suo sito Dolce Salato in Forno che unisce le sue due passioni, i manga e la cucina, con l’obiettivo di portare l’atmosfera dei cafè giapponesi a casa propria. Potete seguirla su Facebook, Instagram, YouTube e TikTok sempre come dolcesalatoinforno e sul suo sito: DolceSalatoInForno.



I kissaten: l’importanza del caffè in Giappone

Cos’è un kissaten? Nonostante sia strettamente legato al caffè, il termine kissaten (喫茶店) significa “casa del tè”. Questo nome deriva da un decreto che stabiliva che in questo tipo di attività si dovesse servire almeno questa bevanda, all’epoca la più bevuta in tutto il paese, oltre dolci e stuzzichini.
Oggi, con questo termine, ci si riferisce a piccoli locali arredati ispirandosi ai cafè europei, specialmente quelli parigini, dove sorseggiare caffè di qualità e gustare piatti veloci in un ambiente intimo, con luci soffuse e fumoso (ebbene sì, in questi posti si può ancora fumare!), magari ascoltando della musica jazz.
Ma come sono nate queste caffetterie di stampo occidentale in Giappone? Per capirlo, dobbiamo fare un passo indietro e scoprire come il caffè è giunto nel paese!
 

È cosa nota che il Giappone sia una delle patrie del tè, ma non tutti sanno che anche il caffè ricopre una certa importanza in questo paese, tanto da farlo entrare nelle prime posizioni della classifica dei maggiori importatori del mondo.
I chicchi di caffè sbarcarono a Nagasaki nel 1700 per scopi medicinali grazie a commercianti olandesi e portoghesi. Successivamente, giunse alle campagne alla fine del 1860 sotto forma di palline zuccherate che venivano poi disciolte in acqua e gustate (una sorta di antenato del nostro caffè istantaneo!).
 

Nel 1888, a Tokyo nel quartiere di Ueno, aprì il primo negozio di caffè, quello che possiamo considerare il genitore del kissaten. Il proprietario, Tei Eikei, si innamorò di questa bevanda e del concetto della caffetteria occidentale, una sorta di salotto dove leggere e socializzare gustando del buon caffè, viaggiando in Europa.
Seguendo questa visione, Eikei aprì il “Kahiichakan” arredandolo all’occidentale e fornendo giornali e tabacco. Purtroppo i tempi erano ancora prematuri e la maggior parte delle persone considerava ancora il caffè amaro e privo della raffinatezza del té, così il “Kahiichakan” chiuse in soli cinque anni.
 

All’inizio del XX° secolo, a causa della pressione demografica e crisi economica causata dalla guerra contro la Cina, molti giapponesi emigrarono in Brasile per lavorare nelle piantagioni di caffè. In quel periodo, in Brasile, la schiavitù era appena stata abolita e il paese necessitava di manodopera.
Nel 1908 Ryo Mizuno, a bordo della Kasato Maru, portò 781 giapponesi in Brasile e qualche anno dopo, nel 1911 a Tokyo, nel quartiere di Ginza, aprì il “Café Paulista”, tuttora esistente, dove si poteva gustare il caffè prodotto dagli immigrati. Questa volta il café ebbe successo, e in poco tempo Mizuno aprì altri 22 negozi in tutto il Giappone, diventando effettivamente una delle prime catene giapponesi di caffè.
Grazie a Mizuno, un anno dopo, nell’era Taisho, nacquero i primi kissaten che iniziarono a servire, oltre al tè, anche caffè, dolci e piatti leggeri, riscuotendo successo in tutta la nazione. Al loro apice arrivarono a servire il 90% del caffè importato, quindi se si desiderava bere questa bevanda, ci si doveva recare per forza in un kissaten.
 

Durante la seconda guerra mondiale, lo Stato giapponese impose il divieto riguardo l’importazione del caffè, così il business dei kissaten, legato a questa bevanda, conobbe il primo declino. Nel 1961, dopo anni di restrizioni, i giapponesi furono contenti di riabbracciare la cultura occidentale e il caffè non faceva certo eccezione, così i kissaten “rinacquero”.
Negli anni successivi, i proprietari di kissaten si concentrarono sul migliorare la tostatura dei chicchi di caffè e la preparazione di questa bevanda, in modo da aumentarne la qualità.
I kissaten raggiunsero l’apice del successo ad inizio degli anni ‘80, penetrando in ogni quartiere e diventando le attività che sono conosciute oggi.
 

All'inizio degli anni ‘90, con l’apertura di locali più moderni come il Tully’s Coffee e colossi occidentali come Starbucks, i kissaten conoscono il secondo e definitivo declino. Queste attività passarono di moda e finirono con l’essere frequentati più che altro da anziani, impiegati e affezionati.
Oggi, quei pochi kissaten che sono ancora aperti, sono luoghi nostalgici dove il tempo si è fermato proprio all’inizio degli anni ‘80. Se doveste entrare in un kissaten, vedreste ancora quei divanetti in pelle rossa e, dietro al bancone, illuminati da una luce soffusa, vecchie ceramiche e macinacaffè. Trovereste dei gestori affabili, per nulla intimoriti nello stabilire una conversazione, mentre vi preparano il caffè alla maniera giapponese, oppure potreste semplicemente rilassarvi ascoltando la musica jazz riprodotta da un vecchio grammofono.
 

Nei kissaten è fondamentale il caffè, che può essere preparato in due modi, con il metodo “drip coffee” oppure con il “pour over”. Nel metodo drip coffee i chicchi di caffè macinati vengono posti all’interno di un filtro di carta, e l’acqua bollente viene versata, goccia dopo goccia, dall’alto tramite dei soffioni. Nel pour over invece, l’acqua bollente viene versata dall’alto con una teiera.
Nei kissaten vengono serviti anche dolci come i french toast o i pancake e piatti veloci preparati sul momento, come hamburger, mix di tramezzini, spaghetti naporitan, omurice o curry giapponese.
 

Simboli di un’epoca ormai passata, ma che sopravvive ancora oggi, i kissaten sono presenti anche negli anime.
Ne possiamo vedere uno in Zero’s Tea Time, titolo uscito su da poco su Netflix, dove una delle tante identità di Rei Furuya, Tooru Amuro, si destreggia come cameriere e cuoco al Café Poirot, un piccolo kissaten sotto l'ufficio del detective Goro Mori.
Altro esempio di un kissaten in un anime è l’Anteiku di Tokyo Ghoul, un luogo intimo e familiare dove il direttore Yoshimura ha perfezionato l’arte del caffè (e protetto la sua organizzazione!).
 


Per immergerci nell’atmosfera dei kissaten, prepariamo insieme i sandwich al prosciutto del Cafè Poirot!

Ingredienti:
3 cucchiaini di burro
80 gr. di maionese
un pizzico di dashi in polvere
½ cucchiaio di aceto di riso
¼ cucchiaino di zucchero
⅓ cucchiaino di senape di Digione
6 fette di prosciutto cotto
insalata
pane da sandwich
 

In una ciotola mescolate la maionese, il dashi, l’aceto di riso, lo zucchero e la senape di Digione. Su ogni metà di fetta di pane spalmate 1 cucchiaino di burro e poi il composto di maionese.
Aggiungete sulla fetta di pane a contatto con la maionese una fetta di prosciutto, l’insalata spezzettata e poi una seconda fetta di prosciutto cotto.
Spalmate pochissima maionese sulla seconda fetta di pane e chiudete il sandwich.
Avvolgetelo ben stretto con della pellicola trasparente e mettete in frigorifero per almeno 10 minuti.
Rimuovete la pellicola trasparente e tagliate per obliquo il sandwich.
Servite. Itadakimasu!