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Il 1979 segna l’ingresso nel mondo del cinema di mostri sacri come “Alien”, “Apocalypse Now” e il primo lungometraggio di Myazaki. “Il castello di Cagliostro”, infatti, fu la sua prima opera e, dopo il pessimo risultato del “La pietra della saggezza”, primissimo film del nostro ladro, aveva anche lo scopo di ridare linfa alle avventure di un personaggio nato da una quindicina d’anni. E di linfa ne ha data parecchia, sia al regista che all’ “attore”.

Lo scenario è indubbiamente interessante, dato che il castello ha sempre il suo fascino, unito a quello di una figura come Cagliostro. Anche l’ambientazione, quella del più piccolo stato del mondo in stile Principato di Monaco lo è. Ma un buon scenario non basta, se non lo si sa gestire, e qui la sfida viene vinta alla grande. Lupin è infatti umoristico e romantico, attento ai poveri indifesi, qui c’è la classica principessa da salvare, che poi è molto forte nell’animo. È acrobata oltre ogni legge della fisica, rischia di farsi ammazzare, affronta il più pericoloso o comunque uno dei più pericolosi avversari di tutta la sua vita complicata. Affronta sé stesso, dato che vuole ritentare il colpo fallito dieci anni prima, e fa pure lega con Zenigata. Ma anche gli altri membri della banda non sono da meno, perfetti nei loro ruoli, e Zenigata è un poliziotto di tutto rispetto. La giovane Clarisse è chiara nel nome e nell’animo, ma possiede anche un’inaspettata forza interiore che farà innamorare lo spettatore. Non dimentichiamo che è stata lei e non Lamù a inaugurare le fidanzate virtuali, o waifu, come si dice adesso. Per non parlare delle scene umoristiche, in cui, per esempio, mangia gli spaghetti con Daisuke, o la scena delle bandierine.

In una parola, abbiamo la vera nascita del Lupin della seconda stagione, interessante perché il cambio, pur non essendo completo, perché ancora qualcosa resta del primo Lupin, è comunque avvenuto.
Un film avventuroso, riflessivo e fiabesco al tempo stesso, che sarà effettivamente un po’ lento, almeno all’inizio, ma che non ha perso smalto dopo oltre quarant’anni.

La grafica sarà forse un po’ simile ad “Heidi”, la regia molto buona, le musiche a posto, per cui, considerandolo lo stato dell’arte di Lupin, un dieci mi sento proprio d’assegnarlo.