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Rakuro Hizutome è un giovane appassionato di giochi, in realtà quello che a lui interessa sono i giochi “brutti”, giochi pieni di bug, difficili da portare a termine e schifati dai più. Un giorno decide di provare il gioco del momento, il multiplayer più amato e seguito al mondo: si tratta di “Shangri-La Frontier”, che dà il titolo alla serie.

La serie è abbastanza interessante, e ci troviamo di fronte a un mondo con mostri, samurai robot e tanto altro, e pur essendomi divertito a vederlo, col senno del poi ammetto che non ho visto nulla di eccezionale: ho visto combattimenti molto più belli in “One Piece” o “Fairy Tail”, e inoltre ci sono momenti in cui gli sceneggiatori mettono delle pause “parlate” un po’ troppo lunghe per i miei gusti. Per rendere tutto noioso e allargare la trama, a volte i protagonisti giocano ad altri giochi, un po’ per rompere, un po’ per schiarirsi le idee. Sul finale sono aperte due saghe in contemporanea: lo scenario unico di Tarnith l’abissale e il campionato mondiale di Galaxy Heroes, entrambe saghe sufficientemente interessanti da portarmi ad iniziare la seconda serie, quando arriverà.

Le animazioni sono buone, anche se ammetto che non conoscevo la C2C, di cui in precedenza non ho visto niente; conoscevo invece lo sceneggiatore Kazuyuki Fudayasu soprattutto per il buon lavoro fatto con “Le bizzarre avventure di JoJo”, la versione anime delle serie manga di Hirohiko Araki, ma ha un curriculum pieno zeppo di sceneggiature dei più svariati generi di anime. Altro nome conosciuto è il regista Toshiyuki Koboka, il quale non avrà il curriculum dello sceneggiatore, ma si è fatto le ossa lavorando (sia pure con altri ruoli) ad opere leggendarie come i robotici “Ideon” e “Punta al Top! Gunbuster”; menziono ancora la direttrice generale delle animazioni Ayumi Kurashima, in quanto è stata character design del bellissimo “Megalo box 2: Nomad”.
Se le animazioni sono buone, anche il comparto sonoro è fatto egregiamente, e anche qui devo ammettere che non conoscevo lo studio Monaca, in attività da più di vent’anni.

Dopo un’attenta ponderazione, sono giunto alla conclusione che il voto più giusto sia 7 ½: è fatto bene, ma ha anche delle cadute in cui uno si annoia.