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Dopo i primi episodi che non erano granché, l’anime diventa interessante, e lo è per l’intreccio e per la decisione di non tirarla per le lunghe.

Una delle cose che non mi è piaciuta nel primo episodio era la lentezza nella narrazione, per fortuna ciò non succede più dal terzo appuntamento, dove la trama inizia a svilupparsi come mystery, in cui vediamo che le cose a Kowloon non sono molto chiare… scopriremo alla fine che il quartiere esiste come magia, ma da dove arriva questo prodigio? Sembrerebbe fantascienza, ma non viene data nessuna spiegazione scientifica: si parla di esperimenti, simil cloni chiamati zirconian, ma alla fine questa strada si rivela impercorribile. Ma se alla fine dobbiamo dire che Kowloon esiste per magia, dobbiamo anche ammettere che la corsa iniziata al terzo episodio arriva presto alla fine: prima con fatica, ma poi con risultati interessanti entriamo nelle vite di Hajime Kudo, Reiko Kujirai, Miyuki, Gwen, Yaomay, Xiaohei e dei personaggi che fanno da contorno. Nel giro di pochi episodi iniziamo a interessarci alle loro esistenze e alle loro azioni, tutte unite a un senso di nostalgia o meglio ancora di rimpianto: Kowloon, il quartiere dell’eterna estate e della vita sorridente, è in realtà colmo di tristezza… i generic non lo sentono, ma i personaggi entrati in esso chiamati da malinconici ricordi sanno che è così. Eppure, richiamare alla memoria non è comunque far tornare in vita un istante, o meglio degli istanti?

Lo studio che si è occupato di quest’opera è Arvo Animation, nato nel 2017 e ancora con pochi anime all’attivo, l’autrice del soggetto originale è Jun Mayuzuki, autrice già nota in Italia, la quale crea il manga nel 2019, ed esso è ancora in corso, quindi, non avendolo letto, non so se il finale del tredicesimo episodio sarà uguale a quello dell’opera cartacea. Certo che il finale dell’anime sembra essere chiuso e conclusivo, quindi non credo arriverà una seconda stagione, se non qualcosa di diversissimo; certo, non tutto è chiarissimo, ma credo che gli sceneggiatori abbiano deciso che non se ne parlerà più. Regista è Yoshiaki Iwasaki, osannato in Italia per “Ascendance of a Bookworm”, più recentemente all’opera sul dimenticabile “In Another World with My Smartphone 2”.

Voto? Otto.