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Lo ammetto, il mio rapporto con “Fushigi no Umi no Nadia” è molto “tormentato”, e non so se ciò renderà la mia recensione più precisa oppure no. Pur essendo della generazione giusta, che avrebbe potuto essere davanti al video in quel luglio 1991 in cui faceva la sua prima apparizione in Italia, non ho mai visto l’anime nel primo doppiaggio Fininvest. Ho aspettato il 2008 con il nuovo doppiaggio e solo perché, un anno prima, ero diventato un grande fan di “Neon Genesis Evangelion”. Ma anche con un doppiaggio migliore e la visione di “Neon Genesis Evangelion” non ero riuscito a farmi piacere le avventure di Nadia più di tanto. Poi, dopo la lettura di “Ventimila leghe sotto i mari”, di vari libri sugli Annunaki, sono finalmente riuscito a prendere una posizione.

Sulla storia non mi dilungo, dato che si è già detto tutto. Mi limiterò a spezzare mezza lancia sull’orribile capitolo dell’isola che ha un suo perché, dato che la storia si ispira all’opera di Verne e tale capitolo ricorda “L’isola misteriosa”. Del resto, il personaggio di Ayrton non esiste in “Ventimila leghe sotto i mari”, ma solo ne “I figli del capitano Grant” e ne “L’isola misteriosa”. Ma anche così il risultato è fallimentare, e giustamente Anno ha dichiarato che solo l’episodio 31 merita di essere salvato. Dal punto di vista delle teorie degli antichi astronauti, la storia si è rivelata ricca e interessante, e lo è anche la sua morale, ovvero che, come scopre Gargoyle in punto di morte, non è il caso di disprezzare la natura terrestre e la natura stessa per correre dietro a chissà quali tecnologie o sangue alieno. Ho apprezzato molto anche la resa della mentalità ottocentesca, con l’idea che la scienza possa portare a chissà quali risultati e conoscenze. Come mostrava il gran Ballo Excelsior, in tanti credevano che, se questo secolo è stato grande, il prossimo sarà felice. Ma il filosofo Solovev aveva capito, e con ragione, che le cose non sarebbero state così facili, e che la tecnologia avrebbe portato a terribili conseguenze. Anche i finali sono ottimi, e dico i finali, perché considero anche quello alternativo, poi scartato da Anno, in cui Nadia e Jean ormai anziani leggono su Paris Match la notizia della bomba atomica di Hiroshima, segno che tutte le speranze ottocentesche erano perdute e che Gargoyle forse aveva ragione. Anche il titolo, maturato sulla scia dell’inglese “Il segreto dell’acqua blu”, mi sembra davvero azzeccato, comunque migliore dell’originale “Nadia nel mare delle meraviglie”.

Ma con tutti i lati positivi, non posso negare che vi siano anche tanti difetti nella caratterizzazione dei personaggi, con Ayrton che convince ma solo fino ad un certo punto, il leoncino King troppo disneyano, Marie che non si sa a cosa serva e soprattutto Nadia. La considero come la protagonista più fallimentare che abbia mai visto, con un’evoluzione pari a zero, il carattere viziato e solipsista, l’isteria sempre pronta a scoppiare. Non capirò mai come un concorso indetto da Animage subito dopo l’uscita della serie l’abbia eletta miglior personaggio femminile nella storia degli anime. L’unica cosa che salvo è che mostri come anche chi non ha avuto nulla dalla vita possa essere un viziato.

Le musiche sono buone, il chara e la regia, almeno negli episodi in cui vi è Anno al timone, vanno benissimo. E non posso negare quello che aveva scritto un fan, ovvero che “per il cuore Nadia, per il cervello Evangelion”. Non posso nemmeno non chiedermi come sarebbe andata se la serie fosse durata settantotto episodi con una lunga guerra spaziale a Gargoyle con il nuovo Nautilus. C’è chi sostiene che sarebbe dovuto andare così, ma i tagli del budget hanno ridotto la parentesi spaziale.
In conclusione, pur apprezzando le molte buone idee e le riflessioni, non riesco a considerarlo capolavoro assoluto, non posso dare più di sette.