Recensione
Komi Can't Communicate
7.5/10
Recensione di alex di gemini
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Mi sono avvicinato a “Komi Can’t Communicate” per curiosità, dato il tema trattato della difficoltà a comunicare. Ma ben presto ho cominciato a rimanerne deluso, poiché, più che un’opera psicologica, mi sono trovato davanti ad un’opera umoristica. O forse dovrei dire ad un’opera che vuole essere entrambe le cose senza esserne nessuna. O forse, anche dopo ventiquattro e più episodi, non sono ancora riuscito a capire cosa sia quest’anime.
In primis, poiché non si capisce nemmeno il numero di episodi, dato che spesso abbiamo due storie brevi in una sola puntata. Poi perché spesso sembra essere solo una raccolta di gag in cui Komi, studiando in una scuola piena di fuori di testa, finisce con il sembrare quasi normale. Tutti poi, a causa della sua grande bellezza, dei modi raffinati e della considerevole altezza, finiscono con il vederla come una dea e a venerarla, invece che bullizzarla, finendo così a renderla, in fondo, ancora più sola. Ad aumentare l’umorismo e il non senso, troviamo poi il suo ambiente famigliare, ove sua madre, che le somiglia molto, è incredibilmente estroversa, tanto da sembrare la madre della sua amica, mentre suo padre è chiuso e silenzioso come lei. Eppure, abbiamo anche delle perle di profonda psicologia, che rendono la storia non un semplice prodotto umoristico. Non posso dimenticare le tre facce di Komi, ovvero quella normale, quella da dea che strapperebbe il cuore anche al single più incallito e quella perplessa che la fa sembrare una foca.
Il modo di narrare le vicende ha un che di magistrale, a mio avviso, perché imita lo stile di Jane Austin, ovvero un romanzo in cui accade poco o nulla, ma hai una voglia incredibile di leggere la pagina successiva... dopo cinque romanzi di zia Jane ho avuto davvero modo di rivalutare questo anime.
La grafica è bella, dai colori caldi e dalla regia curatissima, le sigle buone.
In definitiva, non so che voto assegnare, dato che la valutazione della storia è molto soggettiva (vedo la faccia di Komi in formato foca che non mi capisce), ma, in fondo, mi basta pensare a Komi con la faccia da dea e una copia di “Ragione e sentimento” in mano, per assegnare un sette e mezzo.
In primis, poiché non si capisce nemmeno il numero di episodi, dato che spesso abbiamo due storie brevi in una sola puntata. Poi perché spesso sembra essere solo una raccolta di gag in cui Komi, studiando in una scuola piena di fuori di testa, finisce con il sembrare quasi normale. Tutti poi, a causa della sua grande bellezza, dei modi raffinati e della considerevole altezza, finiscono con il vederla come una dea e a venerarla, invece che bullizzarla, finendo così a renderla, in fondo, ancora più sola. Ad aumentare l’umorismo e il non senso, troviamo poi il suo ambiente famigliare, ove sua madre, che le somiglia molto, è incredibilmente estroversa, tanto da sembrare la madre della sua amica, mentre suo padre è chiuso e silenzioso come lei. Eppure, abbiamo anche delle perle di profonda psicologia, che rendono la storia non un semplice prodotto umoristico. Non posso dimenticare le tre facce di Komi, ovvero quella normale, quella da dea che strapperebbe il cuore anche al single più incallito e quella perplessa che la fa sembrare una foca.
Il modo di narrare le vicende ha un che di magistrale, a mio avviso, perché imita lo stile di Jane Austin, ovvero un romanzo in cui accade poco o nulla, ma hai una voglia incredibile di leggere la pagina successiva... dopo cinque romanzi di zia Jane ho avuto davvero modo di rivalutare questo anime.
La grafica è bella, dai colori caldi e dalla regia curatissima, le sigle buone.
In definitiva, non so che voto assegnare, dato che la valutazione della storia è molto soggettiva (vedo la faccia di Komi in formato foca che non mi capisce), ma, in fondo, mi basta pensare a Komi con la faccia da dea e una copia di “Ragione e sentimento” in mano, per assegnare un sette e mezzo.
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