Recensione
Trigun
10.0/10
Recensione di paølø2Ø9ØØ
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| TRIGUN: QUANDO LA REDENZIONE SPARA PIÙ FORTE DELLE PISTOLE
“Questo mondo è fatto di amore e di pace!”
La grida a squarciagola, con un sorriso esagerato e un atteggiamento da buffone… eppure in quella frase si racchiude tutta l’anima di Trigun.
Trigun è una parabola sul valore della vita, un duello costante tra violenza e misericordia, un viaggio verso la redenzione camuffato da serie d’azione. Ambientato in un mondo arido e spietato, dove la legge del più forte sembra essere l’unica regola, l’anime ci presenta un protagonista tanto leggendario quanto paradossale: Vash the Stampede, un pistolero dal passato misterioso, inseguito da una taglia astronomica e da una reputazione temibile… ma che si rifiuta categoricamente di uccidere.
Ed è proprio in questa contraddizione che nasce la grandezza di Trigun. Laddove altri anime glorificherebbero la potenza o la vendetta, qui l’eroismo è definito dalla gentilezza. Vash non è un santo, ma un uomo segnato da colpe e traumi che sceglie, ogni giorno, di non aggiungere dolore al dolore. La sua filosofia pacifista non è ingenua: è una lotta interiore feroce. E l’anime ce la mostra con una sincerità disarmante.
La struttura narrativa alterna episodi inizialmente più leggeri, quasi da commedia, a un crescendo drammatico che esplode nella seconda metà.
È una trappola ben studiata: ti fa ridere per poi colpirti quando hai abbassato la guardia. I personaggi secondari — da Meryl e Milly alle nemesi più spietate — non sono semplici comparse, ma riflessi delle scelte morali che Vash è costretto ad affrontare. Ognuno di loro rappresenta una possibile risposta alla domanda centrale: quanto vale una vita umana?
Dal punto di vista tecnico, Trigun porta con sé il fascino inconfondibile dell’animazione anni ’90: linee marcate, colori polverosi, combattimenti dinamici e una colonna sonora memorabile, un mix di chitarre country e suggestioni elettroniche che amplifica l’atmosfera da “sci-fi spaghetti western”.
In conclusione, Trigun è un capolavoro che parla di speranza tra le rovine, di risate tra gli spari e di luce tra le ombre. È uno di quei rari anime che non ti chiede solo di guardare, ti chiede di scegliere da che parte stare.
“Nessuna vita merita di essere spezzata… nemmeno quella del tuo peggior nemico.”
“Questo mondo è fatto di amore e di pace!”
La grida a squarciagola, con un sorriso esagerato e un atteggiamento da buffone… eppure in quella frase si racchiude tutta l’anima di Trigun.
Trigun è una parabola sul valore della vita, un duello costante tra violenza e misericordia, un viaggio verso la redenzione camuffato da serie d’azione. Ambientato in un mondo arido e spietato, dove la legge del più forte sembra essere l’unica regola, l’anime ci presenta un protagonista tanto leggendario quanto paradossale: Vash the Stampede, un pistolero dal passato misterioso, inseguito da una taglia astronomica e da una reputazione temibile… ma che si rifiuta categoricamente di uccidere.
Ed è proprio in questa contraddizione che nasce la grandezza di Trigun. Laddove altri anime glorificherebbero la potenza o la vendetta, qui l’eroismo è definito dalla gentilezza. Vash non è un santo, ma un uomo segnato da colpe e traumi che sceglie, ogni giorno, di non aggiungere dolore al dolore. La sua filosofia pacifista non è ingenua: è una lotta interiore feroce. E l’anime ce la mostra con una sincerità disarmante.
La struttura narrativa alterna episodi inizialmente più leggeri, quasi da commedia, a un crescendo drammatico che esplode nella seconda metà.
È una trappola ben studiata: ti fa ridere per poi colpirti quando hai abbassato la guardia. I personaggi secondari — da Meryl e Milly alle nemesi più spietate — non sono semplici comparse, ma riflessi delle scelte morali che Vash è costretto ad affrontare. Ognuno di loro rappresenta una possibile risposta alla domanda centrale: quanto vale una vita umana?
Dal punto di vista tecnico, Trigun porta con sé il fascino inconfondibile dell’animazione anni ’90: linee marcate, colori polverosi, combattimenti dinamici e una colonna sonora memorabile, un mix di chitarre country e suggestioni elettroniche che amplifica l’atmosfera da “sci-fi spaghetti western”.
In conclusione, Trigun è un capolavoro che parla di speranza tra le rovine, di risate tra gli spari e di luce tra le ombre. È uno di quei rari anime che non ti chiede solo di guardare, ti chiede di scegliere da che parte stare.
“Nessuna vita merita di essere spezzata… nemmeno quella del tuo peggior nemico.”
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