The Shiunji Family Children
Attenzione: questa recensione contiene spoiler.
Userò violenza su me stesso e aprirò questa recensione con due affermazioni forti: Reiji Miyajima è un genio e The Shiunji Family Children una sufficienza la strappa.
Sulla prima affermazione c'è poco da giustificare, abbiate pazienza. Io sono pressoché certo che tra dieci o vent'anni ancora parleremo di Rent a Girlfriend come un capolavoro del trash. Confesso i miei peccati - forse l'ho fatto in qualche altra recensione - ho letto i primi 8/10 volumi del manga e guardato le prime due stagioni dell'anime. Poi, in tutta onestà, ho alzato bandiera bianca. Ma, dalle informazioni che inevitabilmente raccolgo bazzicando pagine e gruppi dedicati a manga e anime, la storia prosegue ormai imprigionata in una spirale discendente di totale no-sense tale che non si può non riconoscere all'autore uno stoicismo invidiabile. The Shiunji Family Children non so quanto sia da meno, non ho letto il manga, ma - vi devo dire, ti devo dire - alla fine la prima stagione se la porta a casa.
Miyajima non fa niente di trascendentale: prende le cinque gemelle e Days with my stepsister, li comprime insieme, un'energica shakerata, un pizzico di kink personali - io penso si studi la notte gli outfit alla moda delle adolescenti - e ci serve questa storia. Bisogna obbligatoriamente turarsi il naso per farsi andar giù ben due ingredienti abusati delle romcom giapponesi: l'harem e il pretesto di incesto. Sul primo purtroppo ci si può far davvero poco, gli amici nipponici come sogno bagnato numero uno (o due) hanno in maniera sin troppo evidente quello di una schiera di ragazze strepitose che da un giorno all'altro ti svengono dietro. Per quanto riguarda il secondo ci sarebbe tanto da dire, di pesantemente critico, ma non è questo lo spazio giusto. E comunque Miyajima, marpione, aggira il problema: nessun legame di sangue tra i fratelli, eccezion fatta per due, tra i quali non c'è il protagonista. Sebbene il colpo di coda dell'anime riveli un'altra verità, ma ne parliamo più avanti.
L'incipit ci getta nella mischia senza troppi preamboli, con la scoperta che Arata, il protagonista, le sue sorelle e il fratello non sono veramente... fratelli. Eccezion fatta per due di loro - Shion, l'unico altro ragazzo, e Minami - sono stati tutti adottati dallo straricco signor Shiunji e dalla defunta moglie. Il capofamiglia rivela, il giorno del 15° compleanno di Kotono, la più piccola, la verità. Cosa potrà mai succedere? Che le ragazze iniziano a vedere Arata non più come un fratello ma come un potenziale marito. Anzi, Kotono aveva addirittura anticipato i tempi, svelando i suoi sentimenti e poi ribadendoli alle sorelle senza timori. Anche qui bisogna davvero farsi andar bene il solito cliché giapponese, i discorsi sul matrimonio di ragazzini che ancora vanno al liceo. Vabbè, facciamo finta di nulla. I primi episodi ci introducono il nucleo familiare e fanno scoprire le carte, come detto, a Kotono, mentre le altre sorelle iniziano, chi più chi meno, a rendersi conto di provare qualcosa di più specifico nei confronti di Arata del precedente affetto fraterno. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma.
La fase centrale dell'anime purtroppo sprofonda nella noia più totale. Al netto delle solite scenette ambigue, la tassa da pagare per far mantenere alla storia il tono che si prefigge inizialmente, la coppia di puntate con Minami protagonista e quelle a seguire con Ouka sono un crescendo di velleitario drama senza alcun corpo. Servono solo a portare a la scena cardine di Ouka che bacia Arata, convinto che quest'ultimo stia dormendo in preda alla febbre alta, quando in realtà il ragazzo si rende conto di tutto. Il che scombussola una vacanza di famiglia in una villa di montagna che fa da cornice alla chiusura della serie. Qui non succedere niente di che, un altro preambolo che porta al confronto finale tra Kotono, Minami e Ouka, che rivelano l'una all'altra i propri sentimenti per Arata. Il quale, non sorprende per nulla, nascosto dietro un angolo ascolta tutto.
Anche le altre due sorelle, purtroppo, seppur non palesemente, entreranno nella mischia. Seiha sembra la più razionale, ma sottilmente stuzzica Arata. Banri, la più grande, lo fa palesemente e sembra sia sono un gioco, finché anche lei non si lascia scappare una mezza dichiarazione sotto una cascata, convinta di non essere sentita, quando ecco lì pronta Kotono che sembra essere uno spettro sempre presente, in un modo o nell'altro, quando le altre condividono un momento privato con il fratello.
Il macroscopico difetto di Shiunji Family è proprio la struttura narrativa di base. Bisogna davvero spegnere il cervello per farsi andar bene quel che viene messo in scena. Parliamoci chiaro: cinque sorelle che, con coscienza o no, dopo 15 anni di convivenza da un giorno all'altro sono lì per lì per saltare addosso al fratello. Serve una lobotomia per starci dentro a una storia del genere. Il solo Arata sembra avere la testa sulle spalle, sebbene qui e lì venga messo seriamente alla prova. Capisco che sia un genere, questo delle romcom "eccessive", che difficilmente passerà di moda.
Incredibilmente SFC contiene alcuni strati narrativi che ne impreziosiscono (!) la visione. L'autoironia innanzitutto: diversi personaggi, in particolare i due fratelli maschi ma non solo loro, fanno dei paralleli tra la situazione che stanno vivendo e le più classiche light novel, manga o anime che trattano l'argomento. La storia, sulla cui qualità si è già detto, è stata scritta con estrema coscienza dall'autore, che sa benissimo quello che sta facendo e ci ride sopra. Purtroppo sono solo sprazzi e concentrati nei primi episodi e, in un unico momento, verso il finale. Un altro aspetto che, volendo, si può inserire nella colonna dei pro, è il già citato atteggiamento di Arata, ben lungi dall'essere un approfittatore o da farsi sfiorare da pensieri oltre il lecito. È integro e sembra fino alla fine non cedere alla tentazione. Non so chiaramente se nel manga poi le cose evolvano in maniera diversa. Altro pro la realizzazione tecnica, non da strapparsi i capelli ma comunque sopra la media.
Che dire, The Shiunji Family Children si porta sulle spalle una grande zavorra che al contempo è anche la sua ragion d'essere e che risponde al nome del genio Reiji Miyajima. È infatti altresì chiaro che questo autore sa benissimo cosa vuole il pubblico e realizza un trash che va oltre l'immonda idiozia delle "Cento ragazze..." o l'insulso e pretestuoso scenario di "More than a married couple". Quello di Miyajima è un trash, oserei dire, di qualità: pettinato, patinato, ben vestito come ama fare con le "sue" ragazze. Resta comunque del trash. La storia di Shiunji Family davvero non dice nulla di particolare, non si discosta dai canoni, i protagonisti non hanno nulla di più o di diverso da mille altri personaggi degli anime e dei manga già visti. È un anime dimenticabile dall'oggi al domani senza timori? Sì. Intrattiene? Devo essere onesto: sì. Nel senso che arrivi alla fine dei 12 episodi senza tanti colpi di tosse, eccezion fatta per un paio di puntate dove comunque il problema non è l'imbarazzo, ma la noia, quindi peccato veniale. Mi aspettavo anche più fan service, sono onesto. A volte è eccessivo, ma si supera.
The Shiunji Family Children non è una serie intelligente, non lascia di fatto nulla allo spettatore. Ma non voglio mentire a me stesso, ho visto decisamente di peggio. È un ottimo titolo da pausa pranzo o da altri momenti di pausa catartica dove non serve impegnare troppo il cervello, se siete di quei fruitori di anime che non riescono a sopportare il fondo del barile ma hanno necessità di mantenere il naso un pelo sopra la superficie. Via, mi sento buono e gli regalo un mezzo punto in più.
Ah, già, il colpo di coda. Scopriamo che in realtà, contrariamente a quanto detto dal padre, tra due dei sette fratelli e sorelle, c'è un altra coppia di consanguinei. Chi sarà? Un buon pretesto per agganciare lo spettatore e convincerlo - io non so se sarò tra questi, vedremo - a dare un'occhiata a un'eventuale seconda stagione.
Userò violenza su me stesso e aprirò questa recensione con due affermazioni forti: Reiji Miyajima è un genio e The Shiunji Family Children una sufficienza la strappa.
Sulla prima affermazione c'è poco da giustificare, abbiate pazienza. Io sono pressoché certo che tra dieci o vent'anni ancora parleremo di Rent a Girlfriend come un capolavoro del trash. Confesso i miei peccati - forse l'ho fatto in qualche altra recensione - ho letto i primi 8/10 volumi del manga e guardato le prime due stagioni dell'anime. Poi, in tutta onestà, ho alzato bandiera bianca. Ma, dalle informazioni che inevitabilmente raccolgo bazzicando pagine e gruppi dedicati a manga e anime, la storia prosegue ormai imprigionata in una spirale discendente di totale no-sense tale che non si può non riconoscere all'autore uno stoicismo invidiabile. The Shiunji Family Children non so quanto sia da meno, non ho letto il manga, ma - vi devo dire, ti devo dire - alla fine la prima stagione se la porta a casa.
Miyajima non fa niente di trascendentale: prende le cinque gemelle e Days with my stepsister, li comprime insieme, un'energica shakerata, un pizzico di kink personali - io penso si studi la notte gli outfit alla moda delle adolescenti - e ci serve questa storia. Bisogna obbligatoriamente turarsi il naso per farsi andar giù ben due ingredienti abusati delle romcom giapponesi: l'harem e il pretesto di incesto. Sul primo purtroppo ci si può far davvero poco, gli amici nipponici come sogno bagnato numero uno (o due) hanno in maniera sin troppo evidente quello di una schiera di ragazze strepitose che da un giorno all'altro ti svengono dietro. Per quanto riguarda il secondo ci sarebbe tanto da dire, di pesantemente critico, ma non è questo lo spazio giusto. E comunque Miyajima, marpione, aggira il problema: nessun legame di sangue tra i fratelli, eccezion fatta per due, tra i quali non c'è il protagonista. Sebbene il colpo di coda dell'anime riveli un'altra verità, ma ne parliamo più avanti.
L'incipit ci getta nella mischia senza troppi preamboli, con la scoperta che Arata, il protagonista, le sue sorelle e il fratello non sono veramente... fratelli. Eccezion fatta per due di loro - Shion, l'unico altro ragazzo, e Minami - sono stati tutti adottati dallo straricco signor Shiunji e dalla defunta moglie. Il capofamiglia rivela, il giorno del 15° compleanno di Kotono, la più piccola, la verità. Cosa potrà mai succedere? Che le ragazze iniziano a vedere Arata non più come un fratello ma come un potenziale marito. Anzi, Kotono aveva addirittura anticipato i tempi, svelando i suoi sentimenti e poi ribadendoli alle sorelle senza timori. Anche qui bisogna davvero farsi andar bene il solito cliché giapponese, i discorsi sul matrimonio di ragazzini che ancora vanno al liceo. Vabbè, facciamo finta di nulla. I primi episodi ci introducono il nucleo familiare e fanno scoprire le carte, come detto, a Kotono, mentre le altre sorelle iniziano, chi più chi meno, a rendersi conto di provare qualcosa di più specifico nei confronti di Arata del precedente affetto fraterno. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma.
La fase centrale dell'anime purtroppo sprofonda nella noia più totale. Al netto delle solite scenette ambigue, la tassa da pagare per far mantenere alla storia il tono che si prefigge inizialmente, la coppia di puntate con Minami protagonista e quelle a seguire con Ouka sono un crescendo di velleitario drama senza alcun corpo. Servono solo a portare a la scena cardine di Ouka che bacia Arata, convinto che quest'ultimo stia dormendo in preda alla febbre alta, quando in realtà il ragazzo si rende conto di tutto. Il che scombussola una vacanza di famiglia in una villa di montagna che fa da cornice alla chiusura della serie. Qui non succedere niente di che, un altro preambolo che porta al confronto finale tra Kotono, Minami e Ouka, che rivelano l'una all'altra i propri sentimenti per Arata. Il quale, non sorprende per nulla, nascosto dietro un angolo ascolta tutto.
Anche le altre due sorelle, purtroppo, seppur non palesemente, entreranno nella mischia. Seiha sembra la più razionale, ma sottilmente stuzzica Arata. Banri, la più grande, lo fa palesemente e sembra sia sono un gioco, finché anche lei non si lascia scappare una mezza dichiarazione sotto una cascata, convinta di non essere sentita, quando ecco lì pronta Kotono che sembra essere uno spettro sempre presente, in un modo o nell'altro, quando le altre condividono un momento privato con il fratello.
Il macroscopico difetto di Shiunji Family è proprio la struttura narrativa di base. Bisogna davvero spegnere il cervello per farsi andar bene quel che viene messo in scena. Parliamoci chiaro: cinque sorelle che, con coscienza o no, dopo 15 anni di convivenza da un giorno all'altro sono lì per lì per saltare addosso al fratello. Serve una lobotomia per starci dentro a una storia del genere. Il solo Arata sembra avere la testa sulle spalle, sebbene qui e lì venga messo seriamente alla prova. Capisco che sia un genere, questo delle romcom "eccessive", che difficilmente passerà di moda.
Incredibilmente SFC contiene alcuni strati narrativi che ne impreziosiscono (!) la visione. L'autoironia innanzitutto: diversi personaggi, in particolare i due fratelli maschi ma non solo loro, fanno dei paralleli tra la situazione che stanno vivendo e le più classiche light novel, manga o anime che trattano l'argomento. La storia, sulla cui qualità si è già detto, è stata scritta con estrema coscienza dall'autore, che sa benissimo quello che sta facendo e ci ride sopra. Purtroppo sono solo sprazzi e concentrati nei primi episodi e, in un unico momento, verso il finale. Un altro aspetto che, volendo, si può inserire nella colonna dei pro, è il già citato atteggiamento di Arata, ben lungi dall'essere un approfittatore o da farsi sfiorare da pensieri oltre il lecito. È integro e sembra fino alla fine non cedere alla tentazione. Non so chiaramente se nel manga poi le cose evolvano in maniera diversa. Altro pro la realizzazione tecnica, non da strapparsi i capelli ma comunque sopra la media.
Che dire, The Shiunji Family Children si porta sulle spalle una grande zavorra che al contempo è anche la sua ragion d'essere e che risponde al nome del genio Reiji Miyajima. È infatti altresì chiaro che questo autore sa benissimo cosa vuole il pubblico e realizza un trash che va oltre l'immonda idiozia delle "Cento ragazze..." o l'insulso e pretestuoso scenario di "More than a married couple". Quello di Miyajima è un trash, oserei dire, di qualità: pettinato, patinato, ben vestito come ama fare con le "sue" ragazze. Resta comunque del trash. La storia di Shiunji Family davvero non dice nulla di particolare, non si discosta dai canoni, i protagonisti non hanno nulla di più o di diverso da mille altri personaggi degli anime e dei manga già visti. È un anime dimenticabile dall'oggi al domani senza timori? Sì. Intrattiene? Devo essere onesto: sì. Nel senso che arrivi alla fine dei 12 episodi senza tanti colpi di tosse, eccezion fatta per un paio di puntate dove comunque il problema non è l'imbarazzo, ma la noia, quindi peccato veniale. Mi aspettavo anche più fan service, sono onesto. A volte è eccessivo, ma si supera.
The Shiunji Family Children non è una serie intelligente, non lascia di fatto nulla allo spettatore. Ma non voglio mentire a me stesso, ho visto decisamente di peggio. È un ottimo titolo da pausa pranzo o da altri momenti di pausa catartica dove non serve impegnare troppo il cervello, se siete di quei fruitori di anime che non riescono a sopportare il fondo del barile ma hanno necessità di mantenere il naso un pelo sopra la superficie. Via, mi sento buono e gli regalo un mezzo punto in più.
Ah, già, il colpo di coda. Scopriamo che in realtà, contrariamente a quanto detto dal padre, tra due dei sette fratelli e sorelle, c'è un altra coppia di consanguinei. Chi sarà? Un buon pretesto per agganciare lo spettatore e convincerlo - io non so se sarò tra questi, vedremo - a dare un'occhiata a un'eventuale seconda stagione.