KPop Demon Hunters
A sentire un titolo del genere, non diresti mai che si tratti invece di una gran bella sorpresa.
Non è la prima, e non sarà l'ultima volta, nel mondo del Cinema.
Un notevole esempio di come prendere in contropiede le aspettative generali, lanciandosi a tutto ritmo contro i più micidiali demoni, sia incarnati in corpi fisici e mostruosi, che in meandri più intimi e psicologici.
La neo-regista Maggie Kang, dopo aver fatto gavetta alla DreamWorks per titoli come Kung Fu Panda 3, ma anche e soprattutto Le 5 Leggende, realizza il suo progetto personale in cui riversa le sue ascendenze coreane, unendo in modo inaspettato gli aspetti più tradizionali e moderni di quella cultura.
Un tripudio di mitologia e musica in cui risplendono tanto la luce quanto l'oscurità, il cui precario equilibrio è mantenuto dal più amato trio di K-Pop idol, che, oltre ad allietare i loro fan, li difendono anche senza tregua dalla minaccia dei demoni in qualità di Cacciatrici: loro sono Rumi, Mira e Zoey, le HUNTR/X!
Una premessa che sembra promettere, in superficie, un ridicolo spettacolo commerciale fine a sé stesso, ma che invece avvolge subito con una precisa identità che ti fa capire come dietro ci siano volti, tanto dentro che fuori lo schermo, che intendono fare sul serio.
E questo è sicuramente l'aspetto da apprezzare di più del tutto, anche più dell'elettrizzante colonna sonora: la sceneggiatura intende sfruttare tutti i lati giusti di ogni buona storia, specie animata, proponendo in modo deciso e diretto tanto gli aspetti più goliardici quanto quelli più drammatici.
Le tre Cacciatrici non sono mere figurine da esibire su un palco o da ammirare in battaglia, ma anche e soprattutto esseri umani a tutto tondo con più difetti che pregi posti in bella luce, ma riuscendo proprio per questo a risultare carismatiche e farsi amare di primo acchito.
Di fatto ci è rivelato immediatamente come la loro carriera sia perlopiù uno strumento per portare a termine la ben più importante missione di salvare il mondo, ma non per questo esse la prendono sottogamba, rivelando una sincera passione che le unisce nonostante le nette differenze d'animo, che le rendono per questo tanto classiche quanto uniche.
In particolare, Zoey è quella che meglio ho apprezzato proprio per il suo essere la più "comune" nel trio a livello di look e sentimenti, la più giovane e immatura ma comunque talentuosa, contro la freddezza mista ad empatia di Mira e la fierezza turbata di Rumi.
E a tal proposito, un personale plauso alla regista per aver tratto spunto, per le esilaranti e riuscitissime espressioni lanciate dai personaggi, da quelle nei film di Bong Joon-ho, in quanto, a detta della Kang, i comportamenti così sopra le righe degli attori in quei titoli si pongono perfettamente a metà tra natura reale e cartoonesca, e non potrei essere più d'accordo, tant'è vero che lo stesso Bong ha in programma tra i suoi prossimi lavori proprio il suo primo film animato.
Ma questa eccentricità è un tratto comune a tutta la narrativa orientale, un chiaro esempio di come diversi autori esternino le emozioni delle proprie comunità più represse dalle rispettive regole socio-culturali, qualcosa che in genere accomuniamo perlopiù alla sfera giapponese, ma che invece abbraccia appunto più territori, e del resto nella stessa narrativa sudcoreana, come i film del già citato Bong, ma anche degli illustri colleghi Park Chan-wook, Kim Ji-woon, Na Hong-jin e anche Kore'eda, quando ha diretto in Corea Broker, viene ampiamente illustrata una critica alle pressioni imposte dalla società attraverso i più disparati generi.
E lo stesso si ravvisa in questo film, attraverso le backstory di tutte e tre le HUNTR/X, ma in particolare Rumi, che è costretta a portare il peso maggiore, stravolta dal conflitto col nuovo avversario Jun, esso stesso in realtà pronto a rivelare di più di sé, e di cui ho apprezzato soprattutto il modo di concludere il suo percorso nel film.
Ma devo anche dire che, pur essendo un aspetto molto apprezzabile, non riesce a risultare del tutto completo: parte di una questione che ho ravvisato negli ultimi cinque anni o forse più, è evidente come il pubblico si sia adeguato a ritmi nettamente più rapidi rispetto a quelli del passato, o abbia spinto le produzioni a farlo; ragion per cui ho spesso l'impressione che i momenti cardine, o quantomeno quelli più significativi a livello di profondità emotiva, pur essendo mostrati chiaramente, non risultino abbastanza scavati a fondo per risaltare come potrebbero/dovrebbero.
Rischierei di andare troppo nello spoiler, ma questo è evidente soprattutto in un preciso momento verso il finale, in cui Rumi pronuncia una determinata frase rivolta a un determinato personaggio, lasciando trasparire una svolta "scioccante", per poi però fare esattamente l'opposto nell'apparizione immediatamente successiva, risolvendo dunque una buona percentuale del suo conflitto interiore senza il giusto pathos, almeno a mio dire.
Lo stesso poi l'ho notato anche nel prologo stesso, quando ci viene riassunto il ruolo delle Cacciatrici nei secoli (altra ripresa da figure realmente esistenti nella cultura coreana), e presentando tramite il concerto le tre protagoniste; non lamento il mostrarcele già lanciate e affiatate, vista anche la perfetta alchimia che le lega, ma al tempo stesso ho avuto per tutto il tempo la percezione che mancasse una base più solida da cui tutto ciò è partito e su cui tutto si regge.
Nulla da aggiungere sul comparto tecnico, semplicemente variopinto, e che risulta parte integrante, aiutando a plasmare la storia in modo genuino, anche se forse si prende più spazio del dovuto in quei punti di cui ho parlato prima, così come le divertentissime sequenze comiche, aiutate dall'azzeccato doppiaggio originale che vede anche star come Ken Jeong nel ruolo del simpaticissimo Bobby, e perfino il mitico Lee Byung-Hun come villain principale.
Quindi, una gradevolissima sorpresa che avrebbe forse potuto gestire un po' meglio il ritmo narrativo, per quanto riguarda alcuni momenti abbastanza cruciali, ma da cui traspare comunque il giusto senso che riesce a intrattenere e coinvolgere anche i più restii o alienati dal K-Pop e dalla cultura coreana in generale, a dimostrazione delle infinite possibilità dell'animazione con ogni soggetto.
Non è la prima, e non sarà l'ultima volta, nel mondo del Cinema.
Un notevole esempio di come prendere in contropiede le aspettative generali, lanciandosi a tutto ritmo contro i più micidiali demoni, sia incarnati in corpi fisici e mostruosi, che in meandri più intimi e psicologici.
La neo-regista Maggie Kang, dopo aver fatto gavetta alla DreamWorks per titoli come Kung Fu Panda 3, ma anche e soprattutto Le 5 Leggende, realizza il suo progetto personale in cui riversa le sue ascendenze coreane, unendo in modo inaspettato gli aspetti più tradizionali e moderni di quella cultura.
Un tripudio di mitologia e musica in cui risplendono tanto la luce quanto l'oscurità, il cui precario equilibrio è mantenuto dal più amato trio di K-Pop idol, che, oltre ad allietare i loro fan, li difendono anche senza tregua dalla minaccia dei demoni in qualità di Cacciatrici: loro sono Rumi, Mira e Zoey, le HUNTR/X!
Una premessa che sembra promettere, in superficie, un ridicolo spettacolo commerciale fine a sé stesso, ma che invece avvolge subito con una precisa identità che ti fa capire come dietro ci siano volti, tanto dentro che fuori lo schermo, che intendono fare sul serio.
E questo è sicuramente l'aspetto da apprezzare di più del tutto, anche più dell'elettrizzante colonna sonora: la sceneggiatura intende sfruttare tutti i lati giusti di ogni buona storia, specie animata, proponendo in modo deciso e diretto tanto gli aspetti più goliardici quanto quelli più drammatici.
Le tre Cacciatrici non sono mere figurine da esibire su un palco o da ammirare in battaglia, ma anche e soprattutto esseri umani a tutto tondo con più difetti che pregi posti in bella luce, ma riuscendo proprio per questo a risultare carismatiche e farsi amare di primo acchito.
Di fatto ci è rivelato immediatamente come la loro carriera sia perlopiù uno strumento per portare a termine la ben più importante missione di salvare il mondo, ma non per questo esse la prendono sottogamba, rivelando una sincera passione che le unisce nonostante le nette differenze d'animo, che le rendono per questo tanto classiche quanto uniche.
In particolare, Zoey è quella che meglio ho apprezzato proprio per il suo essere la più "comune" nel trio a livello di look e sentimenti, la più giovane e immatura ma comunque talentuosa, contro la freddezza mista ad empatia di Mira e la fierezza turbata di Rumi.
E a tal proposito, un personale plauso alla regista per aver tratto spunto, per le esilaranti e riuscitissime espressioni lanciate dai personaggi, da quelle nei film di Bong Joon-ho, in quanto, a detta della Kang, i comportamenti così sopra le righe degli attori in quei titoli si pongono perfettamente a metà tra natura reale e cartoonesca, e non potrei essere più d'accordo, tant'è vero che lo stesso Bong ha in programma tra i suoi prossimi lavori proprio il suo primo film animato.
Ma questa eccentricità è un tratto comune a tutta la narrativa orientale, un chiaro esempio di come diversi autori esternino le emozioni delle proprie comunità più represse dalle rispettive regole socio-culturali, qualcosa che in genere accomuniamo perlopiù alla sfera giapponese, ma che invece abbraccia appunto più territori, e del resto nella stessa narrativa sudcoreana, come i film del già citato Bong, ma anche degli illustri colleghi Park Chan-wook, Kim Ji-woon, Na Hong-jin e anche Kore'eda, quando ha diretto in Corea Broker, viene ampiamente illustrata una critica alle pressioni imposte dalla società attraverso i più disparati generi.
E lo stesso si ravvisa in questo film, attraverso le backstory di tutte e tre le HUNTR/X, ma in particolare Rumi, che è costretta a portare il peso maggiore, stravolta dal conflitto col nuovo avversario Jun, esso stesso in realtà pronto a rivelare di più di sé, e di cui ho apprezzato soprattutto il modo di concludere il suo percorso nel film.
Ma devo anche dire che, pur essendo un aspetto molto apprezzabile, non riesce a risultare del tutto completo: parte di una questione che ho ravvisato negli ultimi cinque anni o forse più, è evidente come il pubblico si sia adeguato a ritmi nettamente più rapidi rispetto a quelli del passato, o abbia spinto le produzioni a farlo; ragion per cui ho spesso l'impressione che i momenti cardine, o quantomeno quelli più significativi a livello di profondità emotiva, pur essendo mostrati chiaramente, non risultino abbastanza scavati a fondo per risaltare come potrebbero/dovrebbero.
Rischierei di andare troppo nello spoiler, ma questo è evidente soprattutto in un preciso momento verso il finale, in cui Rumi pronuncia una determinata frase rivolta a un determinato personaggio, lasciando trasparire una svolta "scioccante", per poi però fare esattamente l'opposto nell'apparizione immediatamente successiva, risolvendo dunque una buona percentuale del suo conflitto interiore senza il giusto pathos, almeno a mio dire.
Lo stesso poi l'ho notato anche nel prologo stesso, quando ci viene riassunto il ruolo delle Cacciatrici nei secoli (altra ripresa da figure realmente esistenti nella cultura coreana), e presentando tramite il concerto le tre protagoniste; non lamento il mostrarcele già lanciate e affiatate, vista anche la perfetta alchimia che le lega, ma al tempo stesso ho avuto per tutto il tempo la percezione che mancasse una base più solida da cui tutto ciò è partito e su cui tutto si regge.
Nulla da aggiungere sul comparto tecnico, semplicemente variopinto, e che risulta parte integrante, aiutando a plasmare la storia in modo genuino, anche se forse si prende più spazio del dovuto in quei punti di cui ho parlato prima, così come le divertentissime sequenze comiche, aiutate dall'azzeccato doppiaggio originale che vede anche star come Ken Jeong nel ruolo del simpaticissimo Bobby, e perfino il mitico Lee Byung-Hun come villain principale.
Quindi, una gradevolissima sorpresa che avrebbe forse potuto gestire un po' meglio il ritmo narrativo, per quanto riguarda alcuni momenti abbastanza cruciali, ma da cui traspare comunque il giusto senso che riesce a intrattenere e coinvolgere anche i più restii o alienati dal K-Pop e dalla cultura coreana in generale, a dimostrazione delle infinite possibilità dell'animazione con ogni soggetto.
Il film è stato una bella sorpresa, una visione piacevole e coinvolgente. La trama, pur muovendosi tra alcuni cliché, riesce comunque a distinguersi per originalità e offre anche diversi momenti comici ben riusciti. I personaggi sono ben costruiti e il finale, a dispetto delle premesse, non è affatto scontato.
Dal punto di vista visivo, inizialmente ero un po’ scettico: se da un lato la CGI è davvero ben fatta, le animazioni mi erano sembrate un po’ legnose. Fortunatamente questo aspetto migliora col tempo e non compromette l’esperienza generale.
Ottima la colonna sonora: tutte le canzoni sono ben realizzate e variegate tra loro. L’unico vero difetto, forse, è la quantità di brani presenti: per chi non ama particolarmente i musical, potrebbe risultare un po’ eccessiva. Il doppiaggio italiano è ben curato, anche se è un peccato che le canzoni non siano state tradotte: avrebbero aumentato l’immersione, ma quelle originali restano comunque eccellenti.
Dal punto di vista visivo, inizialmente ero un po’ scettico: se da un lato la CGI è davvero ben fatta, le animazioni mi erano sembrate un po’ legnose. Fortunatamente questo aspetto migliora col tempo e non compromette l’esperienza generale.
Ottima la colonna sonora: tutte le canzoni sono ben realizzate e variegate tra loro. L’unico vero difetto, forse, è la quantità di brani presenti: per chi non ama particolarmente i musical, potrebbe risultare un po’ eccessiva. Il doppiaggio italiano è ben curato, anche se è un peccato che le canzoni non siano state tradotte: avrebbero aumentato l’immersione, ma quelle originali restano comunque eccellenti.
KPop Demon Hunters domina le classifiche di Netflix e le sue canzoni quelle di Spotify. Eppure la sua trama, ad una prima occhiata, non sembra particolarmente originale: tre ragazze che usano la magia per combattere i demoni.
E allora perché sta facendo impazzire i social media? Qual è il suo segreto?
Probabilmente è la sua radicata connessione con la Corea del Sud. Il film, infatti, riesce a fondere k-pop e elementi culturali coreani.
Le nostre protagoniste Rumi, Zoey e Mira non sono semplice maghette, bensì le Huntrix, una delle più famose girl band k-pop in vetta a ogni classifica musicale. Acclamate idol che devono affrontare concerti sold-out e pazzesche coreografie, sono anche guerriere che combattono contro i demoni che minacciano l’umanità. E proprio dal popolo dei demoni arriveranno i loro principali nemici, sia sopra che sotto il palcoscenico, che complicheranno il lavoro di idol e cacciatrici: i Saja Boys, un gruppo k-pop formato da cinque bellissimi, muscolosissimi e talentuosissimi ragazzi, Jinu, Abby, Romance, Mystery e Baby Saja, che in realtà sono demoni che si nutrono delle anime dei fan.
Le eroine presentate sono molto distanti dall’essere perfette: Mira è definita come la “pecora nera” dalla sua famiglia; Zoey è sempre stata divisa tra due mondi, la Corea dove è nata e la California dove è cresciuta, non trovando il suo posto; Rumi nasconde (anche alle sue compagne) un grande segreto, ovvero che suo padre era un demone.
Jinu, d’altronde, non è il classico cattivo: è un demone, eppure è gentile con Rumi e con gli altri membri del suo gruppo; è un personaggio che si porta dentro una grande vergogna e per questo collabora con il re dei demoni.
Gli altri membri dei Saja Boys, invece, non sono altro che lo stereotipo della formazione dei gruppi k-pop: di solito è presente il membro muscoloso (Abby), uno più sentimentale (Romance), un altro più misterioso a cui non piace molto parlare (Mistery) e il più piccolo del gruppo, il makne, che spesso è dolce e carino, ma alcune volte si rivela essere quello con la voce più bassa (Baby Saja).
All'interno della storia si ironizza più volte sul mondo del k-pop, non solo attraverso questi personaggi, creando una critica molto velata e divertente al tempo stesso.
Già questo basterebbe per spiegare il successo virale che ha avuto questo film: le fan del k-pop (e non solo) stanno facendo a gara per scovare tutte le somiglianze tra i protagonisti e i loro beniamini.
In realtà, la regista Maggie Kang ha già dichiarato da quali stelle del k-pop ha preso ispirazione per i suoi personaggi: le Huntrix richiamano i gruppi femminili di maggior successo come ITZY, BLACKPINK e TWICE; i Saja Boys i gruppi maschili come i BTS, Stray Kids, ATEEZ, BIGBANG, TXT e Monsta X.
L’unico personaggio di cui Maggie Kang ha parlato con maggior chiarezza riguardo ai suoi modelli di riferimento è Jinu: dovendo dare l’impressione del tipico e bellissimo ragazzo coreano dai capelli neri, per lui sono stati presi come spunto il cantante e attore Cha Eun-woo (degli ASTRO) e l’attore Nam Joo-hyuk.
Per gli altri membri dei Saja Boys non ci sono riferimenti precisi, ma su Internet continuano a girare video e foto cercando somiglianze, moda a cui non riesco nemmeno io a sottrarmi: per me, potete dire quello che volete, ma Baby Saja, il rapper dalla voce bassa e dall’aria da cucciolo, è la fusione di Suga e Jimin dei BTS.
Tanti sono gli omaggi al k-pop: le TWICE (che cantano l’ultima canzone Takedown) sono presenti nella classifica anche di questo universo, e vediamo perfino un loro poster appeso.
Nella clinica del dottore, invece, è presente una fotografia che indubbiamente ritrae Lee Know, Felix e Hyunbin degli Stray Kids con l’outfit dell’MV di Thunderous.
Perfino l’entrata in scena stessa di uno dei membri dei Saja Boys, Abby, quando grazie ai suoi muscoli fa volare i bottoni della sua camicia, sembra un chiaro rimando a una scena avvenuta davvero: durante il terzo giorno di concerto Permission to Dance On Stage dei BTS è capitata una cosa simile al muscolo Jungkook, lasciando i suoi pettorali in bella vista; è stato l’unico momento in cui si sono sentite le voci degli Army - causa pandemia non era permesso urlare e applaudire -, reagendo proprio come hanno reagito le nostre protagoniste.
Le colonne sonore sono uno dei punti di forza di KPop Demon Hunters: non accompagnano solamente la storia, ma fanno parte della trama stessa (quindi, suggerisco di attivare i sottotitoli in italiano). Oltre alla già citata canzone finale interpretata dalle TWICE, o meglio da tre di loro, Jeongyeon, Jihyo e Chaeyoung, sono presenti numerosi altri brani realizzati ad hoc per il film, con tanto di coreografie complete, ormai diventate virali su TikTok. Golden delle Huntrex e Soda Pop dei Saja Boys sono probabilmente già entrate nella playlist di molti.
Tutto questo anche grazie all’impeccabile lavoro che hanno fatto i doppiatori, sia nelle parti parlate che in quelle cantate.
Una piccola curiosità sulle voci riguarda proprio l’antagonista del film, Gwi-ma, che è doppiato da Lee Byung-hun, attore che interpreta un altro famoso rivale, ovvero il Frontman di Squid Game: sicuramente i cattivi gli riescono egregiamente!
Non mancano neppure gli easter egg che riguardano i k-drama. Proprio nella scena già citata sopra, quando i Saja Boys compaiono per la prima volta, si può sentire in sottofondo la classica musica da rom-com, e in questo caso altri non è che la OST del famoso drama Business Proposal - in cui Ahn Hyo-seop, voce di Jinu, interpretava proprio il protagonista -, intitolata Love Maybe dei MeloMance.
I rimandi al mondo dei drama non finiscono qui, ma non volendo svelare troppo dico solo che è presente una scena che potrebbe ricordarne un’altra presente in My Demon (o anche Goblin o Cupido, Amore mio).
Il legame con la Corea è ovunque: nei costumi, nelle armi, nel cibo e persino nell’ambientazione.
I Saja Boys rimandano in tutto e per tutto, dal nome ai vestiti, ai cupi mietitori, ovvero le guide che portano i morti nell’aldilà secondo la tradizione coreana.
Saja significa leone, ma fa parte anche della parola Jeosung Saja, ovvero i tristi mietitori, e proprio come loro, i Saja Boys si vestono indossando hanbok - vestito tipico coreano - nero con il tipico cappello a tesa larga di nome gat.
Le armi che le Huntrix usano per sconfiggere i demoni non sono altro che oggetti cerimoniali usati per sconfiggere il male, ma rielaborati in chiave moderna: Rumi combatte con una spada chiamata Saingum; Zoey usa dei coltelli di nome Daesinkal; Mira utilizza il Weoldo, che somiglia molto al Guandao cinese.
Persino la città in cui è ambientato KPop Demon Hunters ha riferimenti ben precisi, sembrando in tutto e per tutto una Seoul alternativa: possiamo riconoscere la Torre di Seoul, l’Han River Park e il Villaggio Andong Hahoe.
Senza contare supermercati con distese di cup ramyeon! E non sono i soli cibi tipici coreani presenti, perché le nostre protagoniste si ingozzeranno (letteralmente!) con gimbap e seolleongtang che vi faranno venire l’acquolina in bocca.
Infine, anche la mitologia coreana entra in scena: le due mascotte e animaletti di Jinu sono una tigre e una gazzella, protagonisti di una celebre favola coreana in cui la gazzella riesce con l’astuzia a vincere sulla forza del felino; solo che qui sono rappresentati in modo più carino e tenero, e la tigre è addirittura più… imbranata!
In sostanza, KPop Demon Hunters crea un universo colorato, giocoso, simpatico e pieno di riferimenti alla cultura coreana che lo rendono irresistibile per ogni fan della Corea.
Ma c’è di più, perché riesce ad entrare nei cuori anche di chi è estraneo a questo mondo, grazie al suo messaggio chiaro e importante. Le voci con cui Gwi-ma riesce a controllare Jinu e gli altri demoni possono semplicemente essere interpretati come una metafora dei nostri pensieri negativi: sensi di colpa, sensazione di non essere all’altezza o di non essere abbastanza sono tutte preoccupazioni che ci schiacciano, ansie che possono portarci a sminuirci e, alcune volte, anche alla depressione.
L’unico modo per sconfiggere queste vocine che ci parlano e ci demoliscono mentalmente è accettare sé stessi per quello che si è e il passato che abbiamo alle spalle; grazie all’aiuto degli affetti che abbiamo scelto per accompagnarci in questo viaggio e alla musica che ci fa stare bene possiamo sconfiggere demoni ben più grandi di Gwi-ma.
E allora perché sta facendo impazzire i social media? Qual è il suo segreto?
Probabilmente è la sua radicata connessione con la Corea del Sud. Il film, infatti, riesce a fondere k-pop e elementi culturali coreani.
Le nostre protagoniste Rumi, Zoey e Mira non sono semplice maghette, bensì le Huntrix, una delle più famose girl band k-pop in vetta a ogni classifica musicale. Acclamate idol che devono affrontare concerti sold-out e pazzesche coreografie, sono anche guerriere che combattono contro i demoni che minacciano l’umanità. E proprio dal popolo dei demoni arriveranno i loro principali nemici, sia sopra che sotto il palcoscenico, che complicheranno il lavoro di idol e cacciatrici: i Saja Boys, un gruppo k-pop formato da cinque bellissimi, muscolosissimi e talentuosissimi ragazzi, Jinu, Abby, Romance, Mystery e Baby Saja, che in realtà sono demoni che si nutrono delle anime dei fan.
Le eroine presentate sono molto distanti dall’essere perfette: Mira è definita come la “pecora nera” dalla sua famiglia; Zoey è sempre stata divisa tra due mondi, la Corea dove è nata e la California dove è cresciuta, non trovando il suo posto; Rumi nasconde (anche alle sue compagne) un grande segreto, ovvero che suo padre era un demone.
Jinu, d’altronde, non è il classico cattivo: è un demone, eppure è gentile con Rumi e con gli altri membri del suo gruppo; è un personaggio che si porta dentro una grande vergogna e per questo collabora con il re dei demoni.
Gli altri membri dei Saja Boys, invece, non sono altro che lo stereotipo della formazione dei gruppi k-pop: di solito è presente il membro muscoloso (Abby), uno più sentimentale (Romance), un altro più misterioso a cui non piace molto parlare (Mistery) e il più piccolo del gruppo, il makne, che spesso è dolce e carino, ma alcune volte si rivela essere quello con la voce più bassa (Baby Saja).
All'interno della storia si ironizza più volte sul mondo del k-pop, non solo attraverso questi personaggi, creando una critica molto velata e divertente al tempo stesso.
Già questo basterebbe per spiegare il successo virale che ha avuto questo film: le fan del k-pop (e non solo) stanno facendo a gara per scovare tutte le somiglianze tra i protagonisti e i loro beniamini.
In realtà, la regista Maggie Kang ha già dichiarato da quali stelle del k-pop ha preso ispirazione per i suoi personaggi: le Huntrix richiamano i gruppi femminili di maggior successo come ITZY, BLACKPINK e TWICE; i Saja Boys i gruppi maschili come i BTS, Stray Kids, ATEEZ, BIGBANG, TXT e Monsta X.
L’unico personaggio di cui Maggie Kang ha parlato con maggior chiarezza riguardo ai suoi modelli di riferimento è Jinu: dovendo dare l’impressione del tipico e bellissimo ragazzo coreano dai capelli neri, per lui sono stati presi come spunto il cantante e attore Cha Eun-woo (degli ASTRO) e l’attore Nam Joo-hyuk.
Per gli altri membri dei Saja Boys non ci sono riferimenti precisi, ma su Internet continuano a girare video e foto cercando somiglianze, moda a cui non riesco nemmeno io a sottrarmi: per me, potete dire quello che volete, ma Baby Saja, il rapper dalla voce bassa e dall’aria da cucciolo, è la fusione di Suga e Jimin dei BTS.
Tanti sono gli omaggi al k-pop: le TWICE (che cantano l’ultima canzone Takedown) sono presenti nella classifica anche di questo universo, e vediamo perfino un loro poster appeso.
Nella clinica del dottore, invece, è presente una fotografia che indubbiamente ritrae Lee Know, Felix e Hyunbin degli Stray Kids con l’outfit dell’MV di Thunderous.
Perfino l’entrata in scena stessa di uno dei membri dei Saja Boys, Abby, quando grazie ai suoi muscoli fa volare i bottoni della sua camicia, sembra un chiaro rimando a una scena avvenuta davvero: durante il terzo giorno di concerto Permission to Dance On Stage dei BTS è capitata una cosa simile al muscolo Jungkook, lasciando i suoi pettorali in bella vista; è stato l’unico momento in cui si sono sentite le voci degli Army - causa pandemia non era permesso urlare e applaudire -, reagendo proprio come hanno reagito le nostre protagoniste.
Le colonne sonore sono uno dei punti di forza di KPop Demon Hunters: non accompagnano solamente la storia, ma fanno parte della trama stessa (quindi, suggerisco di attivare i sottotitoli in italiano). Oltre alla già citata canzone finale interpretata dalle TWICE, o meglio da tre di loro, Jeongyeon, Jihyo e Chaeyoung, sono presenti numerosi altri brani realizzati ad hoc per il film, con tanto di coreografie complete, ormai diventate virali su TikTok. Golden delle Huntrex e Soda Pop dei Saja Boys sono probabilmente già entrate nella playlist di molti.
Tutto questo anche grazie all’impeccabile lavoro che hanno fatto i doppiatori, sia nelle parti parlate che in quelle cantate.
Una piccola curiosità sulle voci riguarda proprio l’antagonista del film, Gwi-ma, che è doppiato da Lee Byung-hun, attore che interpreta un altro famoso rivale, ovvero il Frontman di Squid Game: sicuramente i cattivi gli riescono egregiamente!
Non mancano neppure gli easter egg che riguardano i k-drama. Proprio nella scena già citata sopra, quando i Saja Boys compaiono per la prima volta, si può sentire in sottofondo la classica musica da rom-com, e in questo caso altri non è che la OST del famoso drama Business Proposal - in cui Ahn Hyo-seop, voce di Jinu, interpretava proprio il protagonista -, intitolata Love Maybe dei MeloMance.
I rimandi al mondo dei drama non finiscono qui, ma non volendo svelare troppo dico solo che è presente una scena che potrebbe ricordarne un’altra presente in My Demon (o anche Goblin o Cupido, Amore mio).
Il legame con la Corea è ovunque: nei costumi, nelle armi, nel cibo e persino nell’ambientazione.
I Saja Boys rimandano in tutto e per tutto, dal nome ai vestiti, ai cupi mietitori, ovvero le guide che portano i morti nell’aldilà secondo la tradizione coreana.
Saja significa leone, ma fa parte anche della parola Jeosung Saja, ovvero i tristi mietitori, e proprio come loro, i Saja Boys si vestono indossando hanbok - vestito tipico coreano - nero con il tipico cappello a tesa larga di nome gat.
Le armi che le Huntrix usano per sconfiggere i demoni non sono altro che oggetti cerimoniali usati per sconfiggere il male, ma rielaborati in chiave moderna: Rumi combatte con una spada chiamata Saingum; Zoey usa dei coltelli di nome Daesinkal; Mira utilizza il Weoldo, che somiglia molto al Guandao cinese.
Persino la città in cui è ambientato KPop Demon Hunters ha riferimenti ben precisi, sembrando in tutto e per tutto una Seoul alternativa: possiamo riconoscere la Torre di Seoul, l’Han River Park e il Villaggio Andong Hahoe.
Senza contare supermercati con distese di cup ramyeon! E non sono i soli cibi tipici coreani presenti, perché le nostre protagoniste si ingozzeranno (letteralmente!) con gimbap e seolleongtang che vi faranno venire l’acquolina in bocca.
Infine, anche la mitologia coreana entra in scena: le due mascotte e animaletti di Jinu sono una tigre e una gazzella, protagonisti di una celebre favola coreana in cui la gazzella riesce con l’astuzia a vincere sulla forza del felino; solo che qui sono rappresentati in modo più carino e tenero, e la tigre è addirittura più… imbranata!
In sostanza, KPop Demon Hunters crea un universo colorato, giocoso, simpatico e pieno di riferimenti alla cultura coreana che lo rendono irresistibile per ogni fan della Corea.
Ma c’è di più, perché riesce ad entrare nei cuori anche di chi è estraneo a questo mondo, grazie al suo messaggio chiaro e importante. Le voci con cui Gwi-ma riesce a controllare Jinu e gli altri demoni possono semplicemente essere interpretati come una metafora dei nostri pensieri negativi: sensi di colpa, sensazione di non essere all’altezza o di non essere abbastanza sono tutte preoccupazioni che ci schiacciano, ansie che possono portarci a sminuirci e, alcune volte, anche alla depressione.
L’unico modo per sconfiggere queste vocine che ci parlano e ci demoliscono mentalmente è accettare sé stessi per quello che si è e il passato che abbiamo alle spalle; grazie all’aiuto degli affetti che abbiamo scelto per accompagnarci in questo viaggio e alla musica che ci fa stare bene possiamo sconfiggere demoni ben più grandi di Gwi-ma.