"Non esiste eroe senza amore nel cuore"
Era il 1983 quando Akira Kushida cantava così nella sigla di Kinnikuman, ideale padre di tutti gli shounen d'azione di Shueisha, che si sarebbero poi nel corso degli anni rifatti ai suoi personaggi e/o alla sua struttura, facendo tesoro dello slogan "Amicizia, impegno, vittoria" che caratterizzava le opere presenti su Shounen Jump.
Parole che sono arrivate sino a noi, trenta, quarant'anni dopo, in opere più recenti come My hero academia di Kohei Horikoshi, che su eroi che non sono tali se non hanno amore nel cuore ha fondato tutta la sua struttura.
La pubblicazione italiana è iniziata nel 2016 per mano di Star Comics.

Iniziato sulle pagine della rivista Shueisha nel 2014, è una convergenza particolare di fattori a dar vita a My hero academia. Era da poco finito Naruto di Masashi Kishimoto, uno dei poli della rivista, dopo una serializzazione durata quindici anni, e serviva dunque un successore che ne ereditasse la popolarità. Allo stesso tempo, in occidente, in quel periodo, il grande pubblico cominciava a riscoprire i fumetti, i videogiochi, le serie tv e tutta una serie di prodotti d'intrattenimento sino a quel momento osteggiati e derisi, che invece cominciavano a diventare "di tendenza", fra fiere del fumetto, cosplay, prodotti chiacchieratissimi anche da chi non si era mai avvicinato a cose simili prima di allora e una rivalutazione della figura del "nerd", sino a quel momento deriso e umiliato, che invece adesso diventava "figo", "di moda".
Fra serie tv popolari come Il trono di spade e Breaking Bad, film Disney da record come Frozen, il ritorno in pompa magna di Star Wars, gli anni 2010 dell'intrattenimento verranno ricordati innanzitutto per il boom dei film di supereroi, in primis il Marvel Cinematic Universe di Marvel/Disney che ha riportato sul grande schermo eroi già noti e ha trasformato in nuove icone personaggi di secondo piano, facendo appassionare ai supereroi non solo i "nerd" adulti che da decenni leggevano i fumetti ma anche i giovani, le ragazze, che un fumetto non l'avevano mai preso in mano ma si sono appassionati ai film, innamorati degli attori, ne hanno comprato a frotte i gadget. In tutto questo, c'erano in realtà ben pochi prodotti di tendenza provenienti dal Giappone, all'epoca (il boom di Giappone, anime e manga sarebbe arrivato qualche anno dopo, con la pandemia, e proprio My hero academia ne avrebbe beneficiato), tanto che il Giappone stesso si era fatto contagiare da Frozen e dalla sua "Let it go" trasmessa dalle radio giapponesi anche due volte, in due lingue diverse, nell'arco di un'ora a più un anno dall'uscita del film, e dai supereroi Marvel, di cui escono un'infinità di gadgets kawaii realizzati apposta per il Giappone.
E' in questo contesto che nasce My hero academia, che è come Naruto (il protagonista entra a far parte di una scuola che lo aiuterà a realizzare il suo sogno, incontrerà un sacco di compagni e maestri carismatici, parte svantaggiato rispetto ai suoi compagni ma ha un grande cuore e farà un grande percorso di crescita), solo che il protagonista, Izuku Midoriya, non si iscrive più a una scuola per diventare ninja, ormai passati di moda, ma per diventare un supereroe.
Il risultato è un manga che ha tutti i connotati dello shounen d'azione di Shueisha, con una trama di base neanche troppo originale. Già in tempi non sospetti, nel 2005, Disney aveva prodotto il film Sky High - Scuola di superpoteri, le cui somiglianze con My hero academia sono tante (la scuola di supereroi, il protagonista senza poteri, il padre/Kurt Russell supermuscoloso e dal costume praticamente identico a quello di All Might), troppe per non pensare che Horikoshi non vi si sia ispirato. Il suo classicissimo shounen manga d'azione alla Jump viene dunque contaminato con quelle che sono le cose di tendenza del periodo e di cui l'autore, palesemente, è appassionato: i supereroi, con infinite citazioni ai fumetti anche nello stile grafico di determinate illustrazioni che ricordano o citano esplicitamente copertine di albi americani, e Star Wars, da cui l'autore riprende nomi di luoghi che poi affibbia, riscrivendoli in ateji, a scuole, quartieri e città.
Izuku "Deku" Midoriya, il personaggio principale, è particolarmente ben riuscito nel suo incarnare perfettamente gli adolescenti, gli adolescenti giapponesi e gli adolescenti degli anni 2010 (quelli in cui, abbiamo detto, la figura del "nerd" è stata rivalutata e resa popolare) nel particolare. In un mondo dove i poteri sovrannaturali dovuti a mutazioni genetiche sono all'ordine del giorno, il nostro povero protagonista è l'unico a non averli e anche quando otterrà il suo potere per procura dovrà sudare settemila camicie per riuscire a controllarlo, verrà costantemente bullizzato e sminuito per questo, ma ha un senso di giustizia e un cuore più grande di tutti gli altri ("Non esiste eroe senza amore nel cuore", no?), si impegnerà nell'allenamento diecimila volte di più dei suoi compagni già superdotati e crescerà tantissimo nel corso della storia. Deku è tutti gli adolescenti giapponesi ed è anche noi. Come gli adolescenti giapponesi e come noi, è un nerd appassionatissimo al limite del maniacale di ciò che gli piace (i supereroi, e All Might in particolare, nel suo caso) come gli adolescenti giapponesi e come noi si impegna per realizzare il suo sogno, sfidando e vincendo allenamenti, difficoltà, bulli, nemici e combattimenti.
Come Shoyo Hinata di Haikyu, parte svantaggiato rispetto ai suoi compagni ma con l'impegno e la forza di volontà riesce a ottenere enormi risultati. Come Pop di Dragon Quest - La grande avventura di Dai (che, come Deku, è caratterizzato dal colore verde) parte come uno sfigato per diventare un eroe affidabile. Come Kinnikuman, e sempre là inevitabilmente torniamo, viene visto come un buono a nulla e preso in giro, ma grazie alla sua enorme forza interiore riesce a battere i nemici e farsi amici tutti. Nel corso dei dieci anni in cui la storia si è sviluppata, abbiamo visto questo piccolo grande eroe crescere insieme a noi, ed è stato bellissimo. Con lui ci siamo emozionati, ci siamo divertiti, ci siamo commossi, siamo cresciuti e ci siamo chiesti che fine ha fatto il piccolo grande eroe sopito dentro di noi. E' un personaggio che ci è entrato nel cuore proprio per il suo essere come noi, per il suo regalarci sempre un'emozione. E se già questo accade a un lettore adulto che di shounen d'azione ne ha letti a decine, il grado di identificazione che un lettore adolescente può avere con Deku arriva anche ad essere totale, ed è sacrosanto e bellissimo che sia così.
There's no doubt
Your gift isn't futile to be
If we'll be united
We're stronger together
We always have the high hope
Not all for one but one for all
Makayla Phillips, "Might U" (2019)
Inizialmente, My hero academia è un manga estremamente semplice, che sa abbastanza di già visto, ma riesce ad acchiappare i lettori grazie a un sacco di personaggi indovinatissimi. Ti presenta un'intera classe di venti studenti, più una manciata di professori e supereroi professionisti, ognuno con un design accattivante e un potere unico, ed è davvero impossibile non riuscire a trovare almeno un personaggio in cui identificarsi, che sia fra quelli più strambi o fra quelli più cool. Per circa metà della storia, My hero academia alterna fasi scolastiche (lezioni, esami, allenamenti, festival e tirocini vari) ad altre più d'azione dove si fanno strada i molti supercattivi che fanno da contraltare ai supereroi. L'alternanza funziona: le parti scolastiche sono più rilassate, presentano i personaggi e li mostrano in contesti più tranquilli, sviluppandoli in scontri e sfide interne prive di pericoli mortali, facendogli tirare il fiato fra una battaglia e l'altra e consentendo anche al lettore di respirare e ridere un po'; le parti d'azione mandano avanti la trama principale dello scontro fra eroi e cattivi e arrivano anche a picchi emotivi non indifferenti, aiutati anche dal fatto che ai personaggi ci siamo affezionati tantissimo con le saghe scolastiche.
Pian piano, l'universo narrativo si amplia a dismisura, presentando alunni e professori di altre classi, di altre scuole, supereroi professionisti giapponesi e non e moltissimi supercriminali.

E' qui che My hero academia risulta molto meno scontato di quanto non appariva inizialmente, ed è qui che bisogna fare un enorme applauso all'autore per essere riuscito a evitare tutti i cliché più molesti degli shounen d'azione.
Ti introduce sin da subito un rivale molesto e rosicone che maltratta il protagonista, e che a un certo punto verrà anche rapito dai cattivi? No, non diventerà un Sasuke Uchiha che tradirà il gruppo degli eroi dando vita ad altri scontri perditempo di cui non avevamo bisogno. Anzi, avrà modo pian piano di redimersi, di capire che lui e il protagonista in realtà vogliono la stessa cosa e possono collaborare per riuscire a ottenerla e si scuserà più volte, in tante scene bellissime, col protagonista per averlo maltrattato all'inizio. E ancora, il suddetto rivale non verrà mai messo su un piedistallo e glorificato da lettori (che pure ci hanno provato) e personaggi, anzi tutti i personaggi con cui avrà a che fare (quelli minori in testa) lo prenderanno costantemente in giro per essere un cafone che tratta e risponde male a tutti, rendendolo protagonista di continue gag che lo mettono alla berlina facendolo apparire più ridicolo che figo.
Ti introduce sin da subito un secondo rivale super edgy con un palo infilato in un certo punto del corpo? No, non diventerà un Sasuke Uchiha che tradirà il gruppo degli eroi, anzi diventerà subito un valido alleato, ben integrato nel gruppo classe, collaborativo, desideroso di fare amicizie e la sottotrama del suo passato tragico e della sua disastrata situazione familiare sarà tra le parti più belle ed emozionanti del manga, proprio grazie all'affezione che il lettore ha sviluppato nei suoi confronti.
Le classifiche di popolarità dei lettori stanno premiando determinati personaggi, che quindi dovrebbero essere trattati maggiormente? Bene, facciamoli bocciare agli esami, restare indietro al resto della classe e diamo screentime ad altri personaggi meno amati nel frattempo.
Le classifiche di popolarità dei lettori hanno delineato quali sono i personaggi più amati e c'è un punto in cui bisogna parlare di quelli, abbandonando tutti gli altri che ai lettori non piacciono? No, i nostri personaggi fanno parte di una classe, vivono insieme, studiano insieme e combattono insieme, perciò ci sarà comunque uno spazio piccolo o grande per ognuno di loro, e ci sarà sempre un punto in cui quel personaggio su cui non puntavi nemmeno un centesimo farà qualcosa che ti sorprenderà. Su quest'ultimo punto, in realtà, ogni tanto si sente che certi personaggi minori sono un po' sacrificati, perché l'universo narrativo ne è talmente pieno che non sempre c'è spazio per tutti, ma pian piano, coi suoi tempi, l'autore sposta sempre sotto i riflettori il personaggio che non ti aspetti, dando un ruolo a tutti, e per chi vuole di più ci sono episodi filler dell'anime, OAV, film, novel e manga spin off a soddisfare le sue esigenze.
Una delle cose più belle di My hero academia è che è anche una storia piena di riflessioni tutt'altro che scontate. La società di supereroi e supercattivi che ti viene mostrata all'inizio attraverso gli occhi sognanti di Deku viene poi pian piano svelata anche nei suoi aspetti più ombrosi, dove certi eroi diventano più dei VIP interessati a scalare le classifiche di gradimento che a salvare la gente, dove la gente dà talmente tanto per scontata la presenza degli eroi da rivoltarglisi contro al minimo sgarro, dove i cattivi sono diventati tali per via di un sogno infranto, perché i loro poteri venivano ritenuti pericolosi o mostruosi e quindi non venivano accettati dalle loro famiglie, avevano difficoltà a trovare degli amici, venivano ostracizzati o ignorati da quegli eroi che avrebbero dovuto proteggerli e perciò hanno deciso di vendicarsi. I cattivi di My hero academia non sono, generalmente, il massimo della simpatia, anzi è facilissimo odiarli, dato che sono spesso eccessivamente lagnosi, sfigati, tristi o malati.
L'autore, però, ci tiene a farti capire che, eccezion fatta per All for one che è l'incarnazione del male puro, ognuno di essi non è nato cattivo, lo è diventato in seguito a sfortunate circostanze, dando anche ampio spazio alle loro storie passate personali in alcune parti della storia tanto noiose e ammorbanti quanto purtroppo necessarie a fare da contraltare all'idealismo positivo di Deku e compagni. Gli scontri tra buoni e cattivi non sempre finiscono bene, non sempre sono come il lettore vorrebbe, ma ti danno sempre qualche buono spunto di riflessione. La figura del supereroe viene scandagliata nei suoi più svariati aspetti, in quanto ogni personaggio la incarna in maniera differente. Ognuno degli studenti dello Yuuei avrà un suo personale percorso e anche fra gli adulti vi sono diversi personaggi interessanti, primo fra tutti ovviamente All Might che parte come un macchiettistico Heihachi Edajima e, pur continuando in parte ad esserlo, ottiene via via sempre maggior profondità. Impossibile non amarlo, lo si amava all'inizio quando era l'invincibile eroe dai muscoli d'acciaio che salvava tutti col sorriso e lo si continua ad amare lungo tutta la storia, quando ne scopriamo le debolezze e allo stesso tempo l'incredibile forza interiore che i suoi avversari non hanno mai capito. Perché siamo sempre lì, "non esiste amore senza amore nel cuore", e di rimando, se invece ce l'hai, puoi anche non avere superpoteri, fisici da Mr. Olympia, armature alla Iron Man, ma puoi ancora salvare qualcuno, e di conseguenza salvare te stesso. My hero academia questo te lo fa capire in tutte le salse, fra personaggi che si gettano in aiuto di persone rapite dai mostri anche se non hanno i poteri per affrontarli, altri che sacrificano i loro stessi poteri per salvare persone in difficoltà, altri a cui basta organizzare un concerto per far sorridere una bambina triste, altri che cercano in tutti i modi di trovare quel poco di buono che c'è nel cattivo che hanno davanti.
E' così che deve essere uno shounen manga e, fortunatamente, è così che My hero academia è. Una storia che non sarà perfetta in tutti i suoi aspetti, ma dalle sue pagine è palpabilissimo il battito del cuore dei suoi personaggi, mentre si impegnano a diventare eroi e a mostrare ai lettori come anch'essi possono diventarlo.
Lo stile di disegno di Kohei Horikoshi è molto tipicamente "manga", pieno di occhioni che esprimono al 100% le emozioni dei personaggi e capelli di ogni forma e colore possibile. E' molto vario nella caratterizzazione dei personaggi, in quanto il mondo di My hero academia presenta anche vari mostri, mutanti, robot, animali antropomorfi o creature strane oltre che umani di ogni tipo e con i più svariati costumi da supereroe. Evolve molto col passare dei volumi, diventando più particolareggiato e regalandoci tavole molto belle, ma anche purtroppo molto cariche e un po' confuse nelle scene di battaglia, che rendono meglio in animazione, specie nelle parti finali con il lunghissimo scontro decisivo.
Dispiace che l'autore abbia in un certo senso voluto "finire subito", dedicando praticamente metà manga a uno scontro finale molto lungo e un po' stiracchiato, con i due boss finali che si alternano l'un l'altro mille volte perché nessuno dei due ne vuole sapere di levarsi di torno. Si viene un po' a perdere quel bilanciamento fra momenti più leggeri e altri più d'azione/esaltanti che aveva caratterizzato così bene la prima parte, dato che la saga finale è invece tutta piuttosto cupa, e anche il percorso del protagonista risulta un po' raffazzonato. Inizialmente, infatti, l'autore si era preso i suoi tempi per caratterizzare bene la crescita di Deku, che all'inizio aveva un solo potere e pian piano lo sviluppava con allenamenti particolari o tecniche di sua invenzione, ma nella seconda metà ottiene per procura una decina di poteri tutti insieme che sì, ci è stato spiegato da dove vengono e nell'economia della storia ha senso, ma non c'è il tempo di metabolizzarli, farli crescere, spiegarli nel dettaglio, e questo un po' dispiace, visto il buon lavoro svolto sino a quel momento.
Essendo molto lunga, nel mezzo della saga finale succedono mille cose e in realtà i personaggi sono tutti caratterizzati bene e hanno tutti il loro momento, i combattimenti finali sono super esaltanti e i capitoli finali si prendono tutto il tempo necessario per mostrarti la crescita dei personaggi, dando alla storia l'unica conclusione possibile e non mancando di aggiungere qua e là dettagli per renderla più completa e soddisfacente. Da un lato, appunto, dispiace però che l'autore abbia voluto "finirlo subito", senza mostrarci gli altri anni scolastici o altri eventi legati alla scuola che senza dubbio ci avrebbero fatto piacere, ma dall'altro avrebbero anche potuto rendere il manga ripetitivo e, in ogni caso, appunto, ci sono altre produzioni collaterali che in un certo senso ci danno questo, quindi va bene così.
Impossibile non amare My hero academia, se sei nel target di Shounen Jump, e infatti il grande successo che ha riscosso in Giappone e in tutto il mondo non poteva che arrivare, essendo proprio la storia perfetta per il suo pubblico. Per i ragazzi di oggi, cresciuti fra il boom del Marvel Cinematic Universe e quello degli anime e manga post-pandemia, My hero academia è probabilmente il manga della vita, ed è giusto e bellissimo che sia così, perché la vera essenza dei fumetti giapponesi sta qui, nella loro capacità di emozionare e smuovere dentro al cuore dei propri lettori.
Consigliare My hero academia a un ragazzo è dunque scontato. Anzi no, una frase scontata come "è il non plus ultra degli shounen di Jump" non si addice a questo manga, che riesce a ribaltare anche questa frase col suo motto, "Plus Ultra", segnando uno spartiacque fra gli shounen di ieri, da cui prende tutto il meglio, quelli di oggi, che a quelli del passato aggiungono una maggiore caratterizzazione dei personaggi non divisa in "bianco" e "nero" ma con tante sfumature, e quelli di domani che inevitabilmente dovranno farci i conti. In dieci anni (per noi un po' meno ma siamo lì), questo manga ci ha fatto emozionare tantissimo, riconnettendoci col piccolo grande eroe che giace sopito nel nostro cuore, e queste emozioni ce le ricorderemo ancora a lungo, garantito.
Pro
- Un cast molto ampio e variegato
- Evita tutti i cliché più molesti degli shounen
- Protagonista adorabile in cui è facilissimo identificarsi e di cui è bellissimo osservare la crescita
- Tantissimi messaggi positivi che rimangono nel cuore dei lettori
Contro
- Stile di disegno non sempre chiarissimo nei combattimenti
- Saga finale un po' troppo rocambolesca
- Non sempre c'è spazio per tutti i personaggi allo stesso modo
È uno dei manga che ha saputo regalarmi personaggi e momenti impagabili.
Sarò sempre grata a Horikoshi per Endeavor e Toshinori e per la stupenda evoluzione di Bakugo (tutt'altro che scontata!).
Deku e Uraraka sono stati uno spettacolo nell'ultima parte.
Non vedo l'ora di vedere anche l'ultima stagione dell'anime!
Comunque Naruto era un po' diverso perché per molti ragazzi degli anni 2000 non molto fortunati è stato un simbolo di riscatto nonché anche un amico e credo proprio che sia stato con Naruto che gli shounen hanno fatto il salto di qualità... Introducendo personaggi complessi e sfaccettati come raramente in prima...
Paradossalmente, Bakugo come carattere ricorda molto Naruto o il classico personaggio shonen piuttosto che il rivale: è ambizioso, sicuro di se, non ha rispetto per l'autorità e punta in alto.
Izuku invece è più vicino ai comprimari per il suo carattere molto riflessivo e poco appariscente.
Non è un caso che Bakugo è il personaggio più apprezzato in patria.
Non solo in patria mi sa.
Con una differenza fondamentale... Naruto era sicuro di sé per darsi forza piuttosto che esserlo effettivamente.
Avrebbero potuto dare molto ma molto di più a livello narrativo. Ecco perché bnha per me resta un'opera riuscita a metà. Di cui ricorderò con nostalgia solo i primi archi narrativi, quelli che hanno avuto veramente audacia e innovazione.
Ma del resto si sa' che quando un'opera manga ha successo commerciale, l'autore viene sopraffatto e limitato nella sua scelta da quello che decide l'editor. Sicché le scelte artistiche vengono purtroppo sacrificate in favore del guadagno economico.
Anche se certo, Horikoshi dal canto suo essendosi gia' stufato della sua creatura non ci ha messo lui stesso molto impegno alla fine nello storytelling. Preferendo concentrarsi su un'estetica certamente spettacolare, ma a mio avviso vuota.
Un 95, a fronte di ciò, è decisamente regalato.
Il manga poi ha troppi personaggi che si rivelano inutili partendo proprio dalla classe a dalla scuola (ancora trovo poi ridicolo che tutta la vicenda si svolga in meno del primo anno scolastico)... Anche il Battle system è un po' un casino, i quirk vanno da "ho la coda, ho i capelli appiccicosi" a roba come "posso alterare la realtà o controllare la mente"... Manca una world build vera e si potrebbe continuare...
Resta un Battle gradevole, con i suoi bei picchi ma il mio voto è un 7
Purtroppo dal momento che salta fuori che è stato manipolato da AFO non poteva essere lui il Villain finale
Ormai quelli erano stati assorbito da Shigaraki e co
Poi devono seguire il diktat degli editor senza possibilità di cambiare strada... Nel senso per non equivocare il manga appartiene all'autore ma decidono gli editor cosa va bene e cosa non va bene... Se non si vuole stare alle regole delle grandi case editrici esiste l'autopubblicazione o case editrici più piccole che permettono maggiore libertà.
Per mio gusto non metterei My Hero Academia tra i migliori battle shounen di sempre dove per me ci sono capolavori eterni: Naruto, Bleach, One Piece, Ushio e Tora, FMA, Hunter x Hunter, Dragon Ball, Rurouni Kenshin, Yu Yu Hakusho.
Ma un gradino sotto sul livello di D. Gray-man.
Mentre nella sua epoca anche per me è il migliore.
Il finale personalmente l'ho trovato molto coraggioso a modo suo
Ritengo che sia il manga perfetto per i ragazzi di oggi, e quindi come tale l'ho valutato. Per me, i manga del suo genere devono essere così, devono dare determinati messaggi ai ragazzi, e My hero academia lo fa, perciò in virtù di questo, di uno stile di disegno che mi piace, di personaggi che mi sono piaciuti molto, del suo evitare molestissimi cliché e di un finale dove
E' solo uno dei personaggi più molesti dell'universo, che si permette pure di avere intere sezioni dov'è protagonista incontrastato insieme a quegli altri tre scemi che si porta dietro e di menare solo in virtù del "Piaccio ai lettori e quindi sono giustificato" i personaggi che piacciono a me
Tra l'altro, dopo averla trattata come una pezza per tutta la storia, nell'ultima vignetta fa a Sakura "Scusa, sposiamoci" e viene perdonato solo perché lei è una sua fangirl, certo
Fortunatamente Horikoshi è come me, avendo pure la mia stessa età, e quindi ci tiene a vedere le cose che voglio vedere anch'io, perciò ha costruito il suo Bakugo e la sua redenzione giusto un filino meglio.
Mica
Io Kotaro lo segue e stimo sin dai tempi di Manga.it ma su Naruto non andremo mai d'accordo...
L'unica volta che ho trovato condivisibile un pensiero di Dario Moccia è stato in questo video: https://youtu.be/uQQOiRQVujw?si=c9RrCKPErs905HCR
Nel primo minuto e dieci secondi... Ha spiegato in maniera perfetta del perché molti ragazzi della mia generazione hanno amato così tanto il personaggio di Naruto...
Qualcuno per smontare le critiche ha paragonato questo finale a FMA. Un cosa che personalmente trovo senza capo né coda perché
Il primo perde dei poteri che ha tanto desiderato, per vivere in un mondo di supereroi. Per poi perderli completamente e appunto accontentarsi dell'armatura di Iron Man in modo sa rigudagnarsi quel posto nel mondo che cercava. Il secondo ha ottenuto dei poteri a seguito di una esperienza traumatica e nel suo profondo non li ha mai voluti. Quindi il fatto che alla fine ci rinunci volutamente per una vita umile con famiglia e amici e lontana da persone troppo ambiziose è francamente "nostalgica" ma anche più comprensibile.
Ritengo che sia il manga perfetto per i ragazzi di oggi", per cui le basi del giudizio sono queste, e del resto per quanto uno possa cercare di essere obiettivo una chiave di lettura la deve avere.
Diciamo che leggendo la recensione, che comunque ho letto volentieri ed è stata interessante, ho trovato più entusiasmo che oggettività.
Personalmente, il mio voto è 8 ed anche questo è un giudizio di pancia, proprio perché mi è piaciuto molto, ci sono affezionata e mi ha dato tante soddisfazioni. Io sono della schiera di quelli che hanno preferito i primi archi dato che
I miei personaggi preferiti sono stati Bakugo e Dabi, Deku non mi dispiace ma non lo metto nemmeno nei primi 5.
Mi è piaciuto anche leggendolo con gli occhi della persona che sono oggi, ma mi rendo conto che ha davvero tutto ciò che da adolescente avrei cercato in un manga di questo tipo. Da un lato l'aspetto più legato all'azione - fatto di poteri, combattimenti e momenti epici - è stato quasi sempre raccontato nel modo che più mi piace. Ma oltre a questo ha anche una storia e dei personaggi che affondano le loro radici in dinamiche personali e sociali estremamente reali e quotidiane, quanto basta perché una volta grattato via lo strato di fantasia e idealizzazione si intravedano al di sotto problemi e comportamenti estremamente credibili, simili a ciò che mi è capitato di vedere e vivere nella realtà che mi circonda.
Da adulto quale sono ovviamente ho patito un po' lo scarso approfondimento su questi ultimi aspetti (si capisce cosa l'autore abbia in mente, ma per quanto lo inserisca costantemente nella storia lo fa sempre in modo talmente sfuggente e sparpagliato che per i dettagli bisogna proprio unire i puntini). Ma se avessi avuto questa storia tra le mani a 15 anni l'avrei adorata, perché avrebbe parlato dei suoi temi esattamente con il linguaggio necessario per farmeli arrivare in quel punto della mia vita.
Mi mancherà, avrei voluto che durasse di più, soprattutto nei suoi momenti di storia più frettolosi. Ora posso solo sperare che, così come MHA ha preso tanti buoni aspetti degli shonen venuti prima e li ha migliorati, possa presto spuntare un suo successore capace di imparare da MHA, limarne gli aspetti meno riusciti e fare un altro passo avanti.
Probabilmente non sarà più una storia per me ma, come dice la recensione, di storie così c'è sempre bisogno.
Verissimo!
Non posso che sottoscrivere tutto!
Ho più di 50 anni e leggo manga dal '91, MHA è uno degli shonen migliori degli ultimi 10 anni, almeno per me.
Ha i suoi difetti, ma è estremamente coerente e per certi versi addirittura coraggioso nel suo finale.
Gli ho proprio voluto bene! E trovo estremamente giusto il voto di Kotaro.
(La recensione mi è piaciuta assai, non lo nego! ^-^ )
Che
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.