Sono passati esattamente 10 anni da quando Takashi Murakami ha fatto il suo esordio in Italia grazie a J-Pop Manga. Era infatti il novembre 2015 quando l'editore milanese pubblicava Il cane che guarda le stelle, seguito 2 anni dopo dal volume sequel Il cane che guarda le stelle - Racconti. La storia dolce e malinconica del piccolo Happy e del suo papà ha colpito il cuore dei lettori italiani, scolpendo in essi la delicata sensibilità del Sensei. Nel 2020, sempre per J-Pop Manga, arriva Kota - Il cane che vive con noi, un racconto quotidiano e spensierato sulla vita di Kota, cane della famiglia Murakami.
Una decade dopo il debutto in Italia, Takashi Murakami arriva nel nostro paese in occasione di Lucca Comics & Games 2025, incontrando i suoi lettori nelle sessioni di firmacopie e in un delizioso showcase in cui si racconta in maniera intima e amichevole. In occasione dell'evento, J-Pop Manga presenta la nuova opera, Pino, e una omnibus de Il cane che guarda le stelle, contenente i due volumi pubblicati separatamente in precedenza.
Con l'auspicio che tutti possano approcciarsi a un autore così modesto e gentile, ma al contempo capace di raccontare con forza e sensibilità l'essere umano e non solo, vi proponiamo il press cafè tenutosi con gli addetti stampa e lo showcase aperto al pubblico.
Press Cafè
Nei suoi fumetti i protagonisti sono spesso dei cani che aiutano e sostengono i loro padroni. Da dove nasce la scelta di affidare i ruoli da protagonista proprio ai cani?
Penso che sia molto bello per noi esseri umani sapere che c'è sempre qualcuno che ci aspetta. Io stesso ho avuto 3 cani, adesso ne ho 2, sono molto felice di sapere che i miei cani siano sempre lì ad aspettarmi. Loro danno felicità agli esseri umani, quindi perché non dargli il ruolo da protagonisti in un manga?
Pinocchio è una figura simbolica che attraversa le culture, un burattino che vuol essere umano: quale aspetto del personaggio l'ha più affascinata, la trasformazione, la curiosità, la solitudine?
Pinocchio è un personaggio molto amato nel mondo, anche in Giappone, è conosciuto soprattutto per il cartone Disney. Ho letto anche l'opera di Collodi: racconta la storia di un personaggio che da uno stato di povertà, ignoranza, da una vita difficile riesce a imparare tante cose, quindi tramite l'apprendimento diventa un essere umano. Anche in Pino succede la stessa cosa, seppur partendo da una posizione opposta: Pino è un'invenzione umana, un prodotto di alta qualità, di grande conoscenza. Facendo un percorso, opposto a quello di Pinocchio, anche lui riesce a diventare un essere umano.
Nei suoi racconti ci sono spesso dei personaggi che perdono tutto per poi riscoprire ciò che è essenziale. Questa caratteristica rispecchia in qualche modo la sua visione della vita?
Ho avuto un'infanzia abbastanza complicata, forse il tema della mia vita è stato proprio il contrasto tra la perdita e l'ottenimento di qualcosa. Nel mio percorso di vita, nonostante l'infanzia difficile sono maturato, ho trovato amici, mi sono sposato, ho avuto un figlio: la mia vita è passata dal nulla all'ottenere qualcosa.
Di recente ho letto una frase molto semplice ma che mi ha colpito molto: "Per noi umani i cani sono un capitolo della nostra vita, ma per loro noi siamo tutto il libro". Nel raccontare Il cane che guarda le stelle lei sembra proprio cogliere questa sproporzione di tempo e di amore a disposizione. Cosa prova nel dare voce a un essere che ama senza misura, sapendo che quell'amore è destinato inevitabilmente a durare meno del nostro?
L'amore che viene dai cani è una cosa senza limiti, come ho detto prima, i cani sono sempre lì ad aspettarci, anche nei momenti difficili della vita, sono una salvezza, ci aiutano a vivere e sopravvivere. Quella con un cane non è una semplice amicizia, è qualcosa che va oltre, lui è un salvatore.

Pino è un manga complesso che unisce le suggestioni tipiche delle fiabe a una fantascienza post-moderna cupa e impegnata. Come mai ha scelto di riprendere l'immaginario di Pinocchio collegandolo a una storia di questo tipo?
Ho preso spunto da Pinocchio, un burattino di legno, perché volevo parlare di una creazione umana che però fosse attuale, quindi mi è venuto subito in mente un robot, un androide, un burattino che noi, al giorno d'oggi, potremmo costruire. Volevo poi disegnare una storia che fosse ambientata nel futuro, di fantascienza. Il manga è cupo perché se immaginassimo il nostro futuro di esseri umani, non sarebbe qualcosa di allegro e luminoso, avrebbe sempre qualche ombra.
In Pino viene affrontato il tema dell'intelligenza artificiale e di come questa possa svolgere dei lavori. Oggi però, in ambito artistico ci sono degli aspetti controversi a riguardo. Cosa pensa dell'IA in generale, ma soprattutto nell'ambito del fumetto e del manga?
Una volta ho provato a usare Chat gpt per inventare una storia, gli ho dato le parole chiave in modo che mi proponesse qualcosa. La sua storia era molto interessante, mi ha emozionato, però non era una storia che avrei scritto io. Chat gpt può essere utile per alcune persone, ma per me non è una cosa necessaria. Se un giorno potessi programmare Chat gpt con il mio modo di pensare, sicuramente finiremmo per litigare. (ride)
Ho letto Il cane che guarda le stelle due volte: la prima volta quando è uscito, la seconda volta quando è morto il mio cane. Cercavo una risposta, ho trovato un conforto, un doloroso conforto, per un animale che è entrato silenziosamente in casa e silenziosamente è andato via. Quanto c'è di personale in quella storia e quanto invece è mera osservazione del mondo?
Ho preso spunto sia dalle mie esperienze personali che dall'immaginazione, dal modo di vedere del mondo. Se dovessi quantificare le due cose sarebbe difficile, è sempre un mix tra esperienza reale e osservazione, sono un tutt'uno.
In Pino mi ha colpito molto la scelta di dare una madre a questo personaggio, una donna adulta, realizzata, single, che ci racconta quindi una maternità alternativa o comunque diversa. Ci sa dire qualcosa di più su questa scelta?
Mi sono reso conto di questa caratteristica grazie alle tante domande che sto ricevendo da quando sono qui in questi giorni. Forse io stesso ho desiderato una figura di questo genere.
Da persona con un cane, posso dire che probabilmente chi ha, o ha avuto un cane, si è rivisto in tutto quello che ha raccontato in Kota - Il cane che vive con noi. Da una parte all'altra del mondo cambiano le culture, le persone, i modi di vivere: è possibile invece che i cani siano uguali in ogni parte del mondo?
Ho letto che l'evoluzione umana sia stata fortemente influenzata dal cane, che è stato un compagno dell'uomo fin dall'antichità. E' una teoria a cui voglio credere. Il cane è qualcosa di speciale ed essenziale per l'uomo, secondo me è una cosa che accomuna tutto il mondo a prescindere dalle differenze culturali. Ho un cane anche io ma non credo di aver avuto particolari miglioramenti (ride).
Nei suoi manga il disegno è essenziale ma pesato con cura. Come trova l'equilibrio tra la semplicità grafica e l'intensità emotiva?
Ti ringrazio per l'osservazione, io non ho studiato arte né ho lavorato come assistente per altri mangaka professionisti, ho imparato da autodidatta. Non ho un metodo particolare, seguo sempre il mio cuore, la mia sensibilità e il mio senso artistico. Mi fermo sempre a riflettere se quel disegno vada bene per rappresentare quel tipo di pensiero che voglio trasmettere.

Showcase
Lo showcase è stato condotto dal musicista, dj e conduttore radiofonico Andrea Rock, affiancato da Alucyel di J-Pop Manga. Il Sensei ha risposto alle domande dei moderatori e del pubblico mentre realizzava un delizioso disegno de Il cane che guarda le stelle.
Il panel è iniziato con un saluto in italiano del Maestro Murakami, che ha così voluto ringraziare il pubblico di Lucca Comics & Games:
"A fine agosto ho ricevuto l'invito a partecipare a Lucca Comics and Games. Ne sono stato davvero felice e in questi due mesi mi sono impegnato per studiare l'italiano. Diciamo però che forse riesco a parlare come un bambino di due mesi!"
Le sue sono storie che ci toccano e ci hanno toccato personalmente molto da vicino, quindi vorrei chiederle che cosa significano e che cosa hanno significato nella sua crescita personale i manga, e quanto sono stati un valido sostegno nei momenti di difficoltà?
Diciamo che i manga sono fatti per far divertire il lettore, sono molto comprensibili a un vasto pubblico, quindi sono stati d'aiuto anche per il mio percorso di studi. Ad esempio, attraverso i fumetti ho scoperto molte parole nuove. I manga sono sia insegnante che amico.
Un autore scrive e disegna quando viene colpito da quella che è la classica "urgenza creativa", quindi il bisogno di comunicare. Per lei il primo impulso si trasforma in scrittura o in disegno?
Traggo ispirazione da qualsiasi cosa, una notizia del telegiornale, ma anche da una schiena, ad esempio guardando di schiena mio fratello è capitato che mi venisse in mente una bellissima storia. Poi queste immagini mi rimangono impresse in testa, inizio a elaborarle e a sviluppare le storie. Parto quindi dai testi e poi passo ai disegni.
Quando abbiamo saputo in redazione che il Sensei Murakami aveva accettato l'invito di venire con noi a Lucca Comics, ovviamente abbiamo pianto di gioia. Le sue storie ci hanno fatto piangere, ci hanno fatto anche tanto riflettere, ci hanno fatto ridere e soprattutto, ci hanno distrutto emotivamente. Ma sono proprio quelle lacrime, quei sorrisi che il Sensei ci ha regalato che ci ricordano cosa significhi avere un cuore, quanto sia importante amare gli animali, le persone, la vita stessa. E io volevo chiedere al Sensei, quando lavora a un'opera nuova inizia dalla storia oppure dalle immagini? Da qualcosa magari già visto che l'ha ispirata?
Parto sempre dalla creazione della storia e una volta definita inizio a elaborare i personaggi e a pensare ai loro dettagli, quindi scrivo testi per definire quali sono i vestiti, le caratteristiche, oppure cosa gli piace, cosa fanno nel tempo libero ecc. Definendo questi dettagli riesco a dare loro dei movimenti precisi, so come farli recitare.
La gestione del tempo all'interno di una giornata è una cosa molto difficile, soprattutto quando si è molto produttivi. Il Sensei è un artista terribilmente produttivo, quindi volevo sapere come riesce a bilanciare la sua dedizione al lavoro con quelle che poi sono le esigenze personali della vita di tutti i giorni.
Innanzitutto dovete sapere che ho un bellissimo cane di razza Shiba e diciamo che gli orari della mia giornata vengono proprio definiti dalle tre passeggiate del cagnolone. Gli Shiba, per natura, non fanno la pipì in casa, la trattengono fin quando non escono, quindi bisogna per forza portarli fuori tre volte al giorno; in base a queste passeggiate riesco anche a organizzare il mio lavoro.
Quasi tutti facciamo così.
Diciamo che a casa mia il padrone è il cane, non sono io a decidere ma il mio cane! (ride)
Rimanendo in tema: il cane è una figura centrale, quali sono i primi pensieri che le vengono in mente quando gli si chiede di di parlare di questa meravigliosa creatura?
Per il nostro amico cane noi umani siamo qualcosa di essenziale, il cane è qualcuno che ci aspetta sempre, che ha bisogno di noi. Mi vengono in mente le parole di Madre Teresa di Calcutta: "la vera sfortuna non è la sofferenza o la fame, ma non avere nessuno che ci ama". Per me il cane è un quell'essere che ci ama e ci dona felicità.
Il mio approccio alla vita è cambiato tantissimo quando alla tenera età di 39 anni ho avuto il mio primo cane; volevo sapere quando è successo al Sensei e come è cambiata la sua vita nel momento in cui è entrato in contatto con la realtà a quattro zampe.
Il primo cane l'ho avuto quando avevo 17 anni, ero uno studente delle superiori. Era un momento molto difficile e lui mi ha salvato psicologicamente, mi è stato proprio di supporto. Mentre il secondo cane è stato Kota e l'ho avuto quando avevo 43 anni. Andando avanti con gli anni iniziamo ad avere delle lacune, iniziamo a essere un po' più deboli meno forti fisicamente; Kota ha ha fatto in modo che andassi a spasso almeno una volta al giorno e questo ha contribuito a rafforzarmi fisicamente.
Torniamo al 2008, quando in Giappone è iniziato Il cane che guarda le stelle, titolo che è stato un successo pazzesco per J-Pop Manga. Si sarebbe mai immaginato un successo di questo tipo, editorialmente parlando?
Non me lo aspettavo proprio! Ho iniziato a pubblicare l'opera su una rivista per un pubblico più maturo, non molto giovane. Quindi pensavo di aver scritto un una storia dal contesto amaro, e invece adesso ritrovo lettori di ogni età, quindi si tratta di un successo che davvero non mi sarei mai immaginato prima.
È il momento più difficile di questa intervista: i fan che hanno letto quest'opera ovviamente ne sono stati profondamente toccati, io in primis che nel 2023, quando ero qua a Lucca Comics, ho perso il mio cane, e rileggere quell'opera è stato molto significativo. Mi ha aiutato tantissimo. In tal senso, le è mai capitato di avere uno scambio di storie intime con i suoi lettori?
Non mi era mai capitato di scambiare storie e ricordi con i lettori. Però ieri, grazie a J-Pop, ha avuto l'occasione di incontrare da vicino i lettori ed è stato un momento intimo e molto, molto divertente.
Tra le sue opere ce n'è qualcuna alla quale magari vorrebbe rimettere mano, creare un finale alternativo, dare una seconda lettura?
Quando lavoro a un manga tutto inizia con tanti scambi di messaggi con l'editor. Lavoriamo su dei concetti, si tratta di una fitta collaborazione e do sempre il massimo in ogni momento. Quindi finora non è ancora capitato di voler cambiare il finale di un'opera, perché c'è già stato un grande impegno fin dall'inizio.
A proposito di opere pubblicate in Italia, J-Pop fa sì che arrivasse a Lucca Comics quest'anno quest'opera bellissima che è Pino, una storia molto tenera che si inserisce perfettamente nella scrittura e nel mondo di Murakami. Cosa significa quest'opera e come appunto riesce a contestualizzarla in tutto quello che ho fatto fino adesso?
Pino è stato una una sfida perché il genere cambia completamente da quello delle mie opere precedenti, è una storia di fantascienza, quindi è stata una vera e propria challenge. Però, il risultato finale è qualcosa che deriva dai miei lavori precedenti. Quando a Charlie Chaplin hanno chiesto quale fosse la sua opera migliore lui ha risposto "The Next One". Anche per me la mia opera migliore sarà sempre quella che verrà dopo.
Il mio prossimo manga sarà una storia d'amore. Non ho mai scritto nulla del genere fino ad ora, quindi anche questa sarà una bella sfida.

Nei suoi manga ci sono dei temi ricorrenti, quindi, anche se in Pino cambia il contesto, ci sono dei temi e uno storytelling che si ritrovano. Quali di questi temi sono rintracciabili in Pino?
Ho preso spunto dall'amatissima storia di Pinocchio: Pinocchio è una creazione umana, è stato inventato da Geppetto, è un burattino che vuole avere un'anima umana. Anche in Pino si parla di una creazione umana che poi vuole avere anche qualcosa di umano. Ho preso ispirazione anche da film come Blade Runner.
Parliamo di disegno. In questo caso, ovviamente, ammiriamo quello che sta facendo in questo momento, è bellissimo con tutti quei girasoli. Volevo chiedere al Sensei se può raccontarci com'è composto il suo setup di lavoro e se disegna ancora su carta oppure lavora sul digitale.
I primi tratti in nero li disegno su un foglio, i disegni veri e propri li faccio in digitale, così come la colorazione. Però adesso sto usando il pennello, quindi sono un po' emozionato e agitato perché non lo faccio da tanto.
Ho paura di perdere i dati, quindi con il digitale, anche se succedesse qualcosa, sarebbe al sicuro.
Ci sono degli strumenti specifici che usa? Magari qualcosa a cui è affezionato?
Il Sensei mostra il pennino che sta usando in quel momento.
C'è qualcosa che ama particolarmente disegnare, a parte i cani?
Penso di essere molto bravo nel disegnare gli anziani e i bambini, invece faccio fatica a disegnare personaggi giovani, quelli belli, le "gnocche" diciamo (ride). Forse è per questo che le vendite non aumentano (ride).
Pensate ai manga che hanno successo per adesso: non hanno come protagonisti gli anziani, no?
La maggior parte degli artisti musicali che mi capita di incontrare un po' faticano a riascoltare i dischi dopo averli pubblicati. A lei capita di rileggere le sue opere?
Non ripudio le mie vecchie opere, per esempio quando sto sviluppando una serie lunga mi capita di andare a riprendere dei vecchi volumi per magari ricordarmi il vestito di un personaggio, o il colore dell'abito. Invece, per quanto riguarda le opere compiute, può capitarmi di prendere un volume vecchio e di rileggerlo e dire "ah però come sono stato bravo!".
Guardando al futuro, allora avremo una storia d'amore. Ci crediamo?
Ora sto lavorando su una serie, appena finito inizierò a scrivere una storia d'amore, ma non ho tante esperienze nel campo quindi non so se potrà avere successo. (ride)
Nei minuti rimanenti, mentre il Sensei completa il disegno, si passa alle domande del pubblico.
Ci sono diverse teorie riguardo l'anima e la spiritualità dei cani, ad esempio cani che si reincarnano poi in cani successivi per continuare a proteggere il padrone. Ha delle idee a riguardo?
Per quanto riguarda la spiritualità del cane non ho particolari teorie.
Mi è piaciuto molto ne Il cane che guarda le stelle il fatto di dare voce ai pensieri del cane. Perché di solito leggiamo quelli degli umani e nella vita reale non sentiamo la voce dei cani. Quindi mi chiedo se ha avuto un modo particolare per pensare a cosa far dire al cane, se magari ha pensato "Chissà cosa penserà il mio cane". Ha un modo particolare di comunicare con il suo cane?
Non so precisamente se la traduzione nelle altre lingue renda allo stesso modo, comunque in giapponese il cane parla in maniera formale, dà del lei al padrone per dimostrare rispetto.
Per quanto riguarda il mio cane, sicuramente non mi dà del lei, anzi, credo che si senta superiore a me. E poi quando è arrabbiato mi morde! (ride)
Vorrei sapere qual è la sua opinione, dato il suo amore per i cani, su argomenti come l'antispecismo, il veganesimo e così via.
Apprezzo le teorie che sostengono che è un reato togliere la vita ad altri esseri viventi, è bello dare importanza anche alla differenza tra tutti, al sesso o anche alla all'età. Rispettare le vite altrui è veramente una cosa importante, ma dobbiamo anche tenere presente che i nostri corpi non sono fatti per poter sostenere tutte queste teorie. Penso sia importante avvicinarci piano piano a queste ideologie.
So che ha iniziato a fare manga senza aver frequentato l'istituto d'arte, quindi vorrei chiedere com' è stato approcciarsi a questo lavoro non avendo esperienza, se non come autodidatta. Inoltre, in che direzione va il mondo del fumetto secondo lei?
Disegnare significa riuscire anche a distinguere il giusto e lo sbagliato, per questo ho esercitato molto l'occhio, perché potesse capire come disegnare una certa cosa, o per sapere se un disegno vada bene o meno. Dipende tutto dall'occhio, dall'esperienza. Mi sono esercitato a osservare le cose attentamente; ad esempio, anche quando stavo in coda davanti al ristorante di ramen, non rimanevo semplicemente in attesa, mi mettevo a osservare anche le capigliature o le forme delle teste delle persone in coda. Ritengo molto importante saper individuare la forma corretta e non.
Adesso sono un po' in ansia, non so se riesco a concludere in tempo il disegno.
Sicuramente l'intelligenza artificiale avrà una una certa importanza nella produzione dei manga futuri, ne nasceranno alcuni che diventeranno molto popolari, molto facili da leggere. Però, dall'altra parte sopravvivranno anche quei manga di nicchia, che raccontano il lato più personale di un autore.
Ci saranno manga più commerciali e quelli molto più profondi, destinati solo a un certo tipo di lettori.
Volevo sapere se ha mai avuto un gatto.
Mia figlia ha un gatto! Sì, amo i gatti, ma purtroppo sono allergico.
Quindi quando mi avvicino a un gatto mi riempio di puntini e non posso farci niente. Però adoro i gatti.
Può raccontarci perché ha iniziato a disegnare manga?
Forse la risposta sarà un po' inaspettata, ma ho iniziato a disegnare manga per guadagnare dei soldi per poter pagare le tasse universitarie. Era un lavoretto adatto da fare nelle ore buca.
Quando ho debuttato come mangaka ho iniziato davvero a capire la profondità del manga e il divertimento nel creare delle storie. Anche il ricevere dei feedback positivi dei lettori è stato uno stimolo per continuare. E poi sono passati 40 anni.

L'incontro si chiude con un grande applauso al Sensei Murakami che mostra il bellissimo disegno di Happy circondato dai girasoli.
Una decade dopo il debutto in Italia, Takashi Murakami arriva nel nostro paese in occasione di Lucca Comics & Games 2025, incontrando i suoi lettori nelle sessioni di firmacopie e in un delizioso showcase in cui si racconta in maniera intima e amichevole. In occasione dell'evento, J-Pop Manga presenta la nuova opera, Pino, e una omnibus de Il cane che guarda le stelle, contenente i due volumi pubblicati separatamente in precedenza.
Con l'auspicio che tutti possano approcciarsi a un autore così modesto e gentile, ma al contempo capace di raccontare con forza e sensibilità l'essere umano e non solo, vi proponiamo il press cafè tenutosi con gli addetti stampa e lo showcase aperto al pubblico.
Press Cafè
Nei suoi fumetti i protagonisti sono spesso dei cani che aiutano e sostengono i loro padroni. Da dove nasce la scelta di affidare i ruoli da protagonista proprio ai cani?
Penso che sia molto bello per noi esseri umani sapere che c'è sempre qualcuno che ci aspetta. Io stesso ho avuto 3 cani, adesso ne ho 2, sono molto felice di sapere che i miei cani siano sempre lì ad aspettarmi. Loro danno felicità agli esseri umani, quindi perché non dargli il ruolo da protagonisti in un manga?
Pinocchio è una figura simbolica che attraversa le culture, un burattino che vuol essere umano: quale aspetto del personaggio l'ha più affascinata, la trasformazione, la curiosità, la solitudine?
Pinocchio è un personaggio molto amato nel mondo, anche in Giappone, è conosciuto soprattutto per il cartone Disney. Ho letto anche l'opera di Collodi: racconta la storia di un personaggio che da uno stato di povertà, ignoranza, da una vita difficile riesce a imparare tante cose, quindi tramite l'apprendimento diventa un essere umano. Anche in Pino succede la stessa cosa, seppur partendo da una posizione opposta: Pino è un'invenzione umana, un prodotto di alta qualità, di grande conoscenza. Facendo un percorso, opposto a quello di Pinocchio, anche lui riesce a diventare un essere umano.
Nei suoi racconti ci sono spesso dei personaggi che perdono tutto per poi riscoprire ciò che è essenziale. Questa caratteristica rispecchia in qualche modo la sua visione della vita?
Ho avuto un'infanzia abbastanza complicata, forse il tema della mia vita è stato proprio il contrasto tra la perdita e l'ottenimento di qualcosa. Nel mio percorso di vita, nonostante l'infanzia difficile sono maturato, ho trovato amici, mi sono sposato, ho avuto un figlio: la mia vita è passata dal nulla all'ottenere qualcosa.
Di recente ho letto una frase molto semplice ma che mi ha colpito molto: "Per noi umani i cani sono un capitolo della nostra vita, ma per loro noi siamo tutto il libro". Nel raccontare Il cane che guarda le stelle lei sembra proprio cogliere questa sproporzione di tempo e di amore a disposizione. Cosa prova nel dare voce a un essere che ama senza misura, sapendo che quell'amore è destinato inevitabilmente a durare meno del nostro?
L'amore che viene dai cani è una cosa senza limiti, come ho detto prima, i cani sono sempre lì ad aspettarci, anche nei momenti difficili della vita, sono una salvezza, ci aiutano a vivere e sopravvivere. Quella con un cane non è una semplice amicizia, è qualcosa che va oltre, lui è un salvatore.
Pino è un manga complesso che unisce le suggestioni tipiche delle fiabe a una fantascienza post-moderna cupa e impegnata. Come mai ha scelto di riprendere l'immaginario di Pinocchio collegandolo a una storia di questo tipo?
Ho preso spunto da Pinocchio, un burattino di legno, perché volevo parlare di una creazione umana che però fosse attuale, quindi mi è venuto subito in mente un robot, un androide, un burattino che noi, al giorno d'oggi, potremmo costruire. Volevo poi disegnare una storia che fosse ambientata nel futuro, di fantascienza. Il manga è cupo perché se immaginassimo il nostro futuro di esseri umani, non sarebbe qualcosa di allegro e luminoso, avrebbe sempre qualche ombra.
In Pino viene affrontato il tema dell'intelligenza artificiale e di come questa possa svolgere dei lavori. Oggi però, in ambito artistico ci sono degli aspetti controversi a riguardo. Cosa pensa dell'IA in generale, ma soprattutto nell'ambito del fumetto e del manga?
Una volta ho provato a usare Chat gpt per inventare una storia, gli ho dato le parole chiave in modo che mi proponesse qualcosa. La sua storia era molto interessante, mi ha emozionato, però non era una storia che avrei scritto io. Chat gpt può essere utile per alcune persone, ma per me non è una cosa necessaria. Se un giorno potessi programmare Chat gpt con il mio modo di pensare, sicuramente finiremmo per litigare. (ride)
Ho letto Il cane che guarda le stelle due volte: la prima volta quando è uscito, la seconda volta quando è morto il mio cane. Cercavo una risposta, ho trovato un conforto, un doloroso conforto, per un animale che è entrato silenziosamente in casa e silenziosamente è andato via. Quanto c'è di personale in quella storia e quanto invece è mera osservazione del mondo?
Ho preso spunto sia dalle mie esperienze personali che dall'immaginazione, dal modo di vedere del mondo. Se dovessi quantificare le due cose sarebbe difficile, è sempre un mix tra esperienza reale e osservazione, sono un tutt'uno.
In Pino mi ha colpito molto la scelta di dare una madre a questo personaggio, una donna adulta, realizzata, single, che ci racconta quindi una maternità alternativa o comunque diversa. Ci sa dire qualcosa di più su questa scelta?
Mi sono reso conto di questa caratteristica grazie alle tante domande che sto ricevendo da quando sono qui in questi giorni. Forse io stesso ho desiderato una figura di questo genere.
Da persona con un cane, posso dire che probabilmente chi ha, o ha avuto un cane, si è rivisto in tutto quello che ha raccontato in Kota - Il cane che vive con noi. Da una parte all'altra del mondo cambiano le culture, le persone, i modi di vivere: è possibile invece che i cani siano uguali in ogni parte del mondo?
Ho letto che l'evoluzione umana sia stata fortemente influenzata dal cane, che è stato un compagno dell'uomo fin dall'antichità. E' una teoria a cui voglio credere. Il cane è qualcosa di speciale ed essenziale per l'uomo, secondo me è una cosa che accomuna tutto il mondo a prescindere dalle differenze culturali. Ho un cane anche io ma non credo di aver avuto particolari miglioramenti (ride).
Nei suoi manga il disegno è essenziale ma pesato con cura. Come trova l'equilibrio tra la semplicità grafica e l'intensità emotiva?
Ti ringrazio per l'osservazione, io non ho studiato arte né ho lavorato come assistente per altri mangaka professionisti, ho imparato da autodidatta. Non ho un metodo particolare, seguo sempre il mio cuore, la mia sensibilità e il mio senso artistico. Mi fermo sempre a riflettere se quel disegno vada bene per rappresentare quel tipo di pensiero che voglio trasmettere.
Showcase
Lo showcase è stato condotto dal musicista, dj e conduttore radiofonico Andrea Rock, affiancato da Alucyel di J-Pop Manga. Il Sensei ha risposto alle domande dei moderatori e del pubblico mentre realizzava un delizioso disegno de Il cane che guarda le stelle.
Il panel è iniziato con un saluto in italiano del Maestro Murakami, che ha così voluto ringraziare il pubblico di Lucca Comics & Games:
"A fine agosto ho ricevuto l'invito a partecipare a Lucca Comics and Games. Ne sono stato davvero felice e in questi due mesi mi sono impegnato per studiare l'italiano. Diciamo però che forse riesco a parlare come un bambino di due mesi!"
Le sue sono storie che ci toccano e ci hanno toccato personalmente molto da vicino, quindi vorrei chiederle che cosa significano e che cosa hanno significato nella sua crescita personale i manga, e quanto sono stati un valido sostegno nei momenti di difficoltà?
Diciamo che i manga sono fatti per far divertire il lettore, sono molto comprensibili a un vasto pubblico, quindi sono stati d'aiuto anche per il mio percorso di studi. Ad esempio, attraverso i fumetti ho scoperto molte parole nuove. I manga sono sia insegnante che amico.
Un autore scrive e disegna quando viene colpito da quella che è la classica "urgenza creativa", quindi il bisogno di comunicare. Per lei il primo impulso si trasforma in scrittura o in disegno?
Traggo ispirazione da qualsiasi cosa, una notizia del telegiornale, ma anche da una schiena, ad esempio guardando di schiena mio fratello è capitato che mi venisse in mente una bellissima storia. Poi queste immagini mi rimangono impresse in testa, inizio a elaborarle e a sviluppare le storie. Parto quindi dai testi e poi passo ai disegni.
Quando abbiamo saputo in redazione che il Sensei Murakami aveva accettato l'invito di venire con noi a Lucca Comics, ovviamente abbiamo pianto di gioia. Le sue storie ci hanno fatto piangere, ci hanno fatto anche tanto riflettere, ci hanno fatto ridere e soprattutto, ci hanno distrutto emotivamente. Ma sono proprio quelle lacrime, quei sorrisi che il Sensei ci ha regalato che ci ricordano cosa significhi avere un cuore, quanto sia importante amare gli animali, le persone, la vita stessa. E io volevo chiedere al Sensei, quando lavora a un'opera nuova inizia dalla storia oppure dalle immagini? Da qualcosa magari già visto che l'ha ispirata?
Parto sempre dalla creazione della storia e una volta definita inizio a elaborare i personaggi e a pensare ai loro dettagli, quindi scrivo testi per definire quali sono i vestiti, le caratteristiche, oppure cosa gli piace, cosa fanno nel tempo libero ecc. Definendo questi dettagli riesco a dare loro dei movimenti precisi, so come farli recitare.
La gestione del tempo all'interno di una giornata è una cosa molto difficile, soprattutto quando si è molto produttivi. Il Sensei è un artista terribilmente produttivo, quindi volevo sapere come riesce a bilanciare la sua dedizione al lavoro con quelle che poi sono le esigenze personali della vita di tutti i giorni.
Innanzitutto dovete sapere che ho un bellissimo cane di razza Shiba e diciamo che gli orari della mia giornata vengono proprio definiti dalle tre passeggiate del cagnolone. Gli Shiba, per natura, non fanno la pipì in casa, la trattengono fin quando non escono, quindi bisogna per forza portarli fuori tre volte al giorno; in base a queste passeggiate riesco anche a organizzare il mio lavoro.
Quasi tutti facciamo così.
Diciamo che a casa mia il padrone è il cane, non sono io a decidere ma il mio cane! (ride)
Rimanendo in tema: il cane è una figura centrale, quali sono i primi pensieri che le vengono in mente quando gli si chiede di di parlare di questa meravigliosa creatura?
Per il nostro amico cane noi umani siamo qualcosa di essenziale, il cane è qualcuno che ci aspetta sempre, che ha bisogno di noi. Mi vengono in mente le parole di Madre Teresa di Calcutta: "la vera sfortuna non è la sofferenza o la fame, ma non avere nessuno che ci ama". Per me il cane è un quell'essere che ci ama e ci dona felicità.
Il mio approccio alla vita è cambiato tantissimo quando alla tenera età di 39 anni ho avuto il mio primo cane; volevo sapere quando è successo al Sensei e come è cambiata la sua vita nel momento in cui è entrato in contatto con la realtà a quattro zampe.
Il primo cane l'ho avuto quando avevo 17 anni, ero uno studente delle superiori. Era un momento molto difficile e lui mi ha salvato psicologicamente, mi è stato proprio di supporto. Mentre il secondo cane è stato Kota e l'ho avuto quando avevo 43 anni. Andando avanti con gli anni iniziamo ad avere delle lacune, iniziamo a essere un po' più deboli meno forti fisicamente; Kota ha ha fatto in modo che andassi a spasso almeno una volta al giorno e questo ha contribuito a rafforzarmi fisicamente.
Torniamo al 2008, quando in Giappone è iniziato Il cane che guarda le stelle, titolo che è stato un successo pazzesco per J-Pop Manga. Si sarebbe mai immaginato un successo di questo tipo, editorialmente parlando?
Non me lo aspettavo proprio! Ho iniziato a pubblicare l'opera su una rivista per un pubblico più maturo, non molto giovane. Quindi pensavo di aver scritto un una storia dal contesto amaro, e invece adesso ritrovo lettori di ogni età, quindi si tratta di un successo che davvero non mi sarei mai immaginato prima.
È il momento più difficile di questa intervista: i fan che hanno letto quest'opera ovviamente ne sono stati profondamente toccati, io in primis che nel 2023, quando ero qua a Lucca Comics, ho perso il mio cane, e rileggere quell'opera è stato molto significativo. Mi ha aiutato tantissimo. In tal senso, le è mai capitato di avere uno scambio di storie intime con i suoi lettori?
Non mi era mai capitato di scambiare storie e ricordi con i lettori. Però ieri, grazie a J-Pop, ha avuto l'occasione di incontrare da vicino i lettori ed è stato un momento intimo e molto, molto divertente.
Tra le sue opere ce n'è qualcuna alla quale magari vorrebbe rimettere mano, creare un finale alternativo, dare una seconda lettura?
Quando lavoro a un manga tutto inizia con tanti scambi di messaggi con l'editor. Lavoriamo su dei concetti, si tratta di una fitta collaborazione e do sempre il massimo in ogni momento. Quindi finora non è ancora capitato di voler cambiare il finale di un'opera, perché c'è già stato un grande impegno fin dall'inizio.
A proposito di opere pubblicate in Italia, J-Pop fa sì che arrivasse a Lucca Comics quest'anno quest'opera bellissima che è Pino, una storia molto tenera che si inserisce perfettamente nella scrittura e nel mondo di Murakami. Cosa significa quest'opera e come appunto riesce a contestualizzarla in tutto quello che ho fatto fino adesso?
Pino è stato una una sfida perché il genere cambia completamente da quello delle mie opere precedenti, è una storia di fantascienza, quindi è stata una vera e propria challenge. Però, il risultato finale è qualcosa che deriva dai miei lavori precedenti. Quando a Charlie Chaplin hanno chiesto quale fosse la sua opera migliore lui ha risposto "The Next One". Anche per me la mia opera migliore sarà sempre quella che verrà dopo.
Il mio prossimo manga sarà una storia d'amore. Non ho mai scritto nulla del genere fino ad ora, quindi anche questa sarà una bella sfida.

Nei suoi manga ci sono dei temi ricorrenti, quindi, anche se in Pino cambia il contesto, ci sono dei temi e uno storytelling che si ritrovano. Quali di questi temi sono rintracciabili in Pino?
Ho preso spunto dall'amatissima storia di Pinocchio: Pinocchio è una creazione umana, è stato inventato da Geppetto, è un burattino che vuole avere un'anima umana. Anche in Pino si parla di una creazione umana che poi vuole avere anche qualcosa di umano. Ho preso ispirazione anche da film come Blade Runner.
Parliamo di disegno. In questo caso, ovviamente, ammiriamo quello che sta facendo in questo momento, è bellissimo con tutti quei girasoli. Volevo chiedere al Sensei se può raccontarci com'è composto il suo setup di lavoro e se disegna ancora su carta oppure lavora sul digitale.
I primi tratti in nero li disegno su un foglio, i disegni veri e propri li faccio in digitale, così come la colorazione. Però adesso sto usando il pennello, quindi sono un po' emozionato e agitato perché non lo faccio da tanto.
Ho paura di perdere i dati, quindi con il digitale, anche se succedesse qualcosa, sarebbe al sicuro.
Ci sono degli strumenti specifici che usa? Magari qualcosa a cui è affezionato?
Il Sensei mostra il pennino che sta usando in quel momento.
C'è qualcosa che ama particolarmente disegnare, a parte i cani?
Penso di essere molto bravo nel disegnare gli anziani e i bambini, invece faccio fatica a disegnare personaggi giovani, quelli belli, le "gnocche" diciamo (ride). Forse è per questo che le vendite non aumentano (ride).
Pensate ai manga che hanno successo per adesso: non hanno come protagonisti gli anziani, no?
La maggior parte degli artisti musicali che mi capita di incontrare un po' faticano a riascoltare i dischi dopo averli pubblicati. A lei capita di rileggere le sue opere?
Non ripudio le mie vecchie opere, per esempio quando sto sviluppando una serie lunga mi capita di andare a riprendere dei vecchi volumi per magari ricordarmi il vestito di un personaggio, o il colore dell'abito. Invece, per quanto riguarda le opere compiute, può capitarmi di prendere un volume vecchio e di rileggerlo e dire "ah però come sono stato bravo!".
Guardando al futuro, allora avremo una storia d'amore. Ci crediamo?
Ora sto lavorando su una serie, appena finito inizierò a scrivere una storia d'amore, ma non ho tante esperienze nel campo quindi non so se potrà avere successo. (ride)
Nei minuti rimanenti, mentre il Sensei completa il disegno, si passa alle domande del pubblico.
Ci sono diverse teorie riguardo l'anima e la spiritualità dei cani, ad esempio cani che si reincarnano poi in cani successivi per continuare a proteggere il padrone. Ha delle idee a riguardo?
Per quanto riguarda la spiritualità del cane non ho particolari teorie.
Mi è piaciuto molto ne Il cane che guarda le stelle il fatto di dare voce ai pensieri del cane. Perché di solito leggiamo quelli degli umani e nella vita reale non sentiamo la voce dei cani. Quindi mi chiedo se ha avuto un modo particolare per pensare a cosa far dire al cane, se magari ha pensato "Chissà cosa penserà il mio cane". Ha un modo particolare di comunicare con il suo cane?
Non so precisamente se la traduzione nelle altre lingue renda allo stesso modo, comunque in giapponese il cane parla in maniera formale, dà del lei al padrone per dimostrare rispetto.
Per quanto riguarda il mio cane, sicuramente non mi dà del lei, anzi, credo che si senta superiore a me. E poi quando è arrabbiato mi morde! (ride)
Vorrei sapere qual è la sua opinione, dato il suo amore per i cani, su argomenti come l'antispecismo, il veganesimo e così via.
Apprezzo le teorie che sostengono che è un reato togliere la vita ad altri esseri viventi, è bello dare importanza anche alla differenza tra tutti, al sesso o anche alla all'età. Rispettare le vite altrui è veramente una cosa importante, ma dobbiamo anche tenere presente che i nostri corpi non sono fatti per poter sostenere tutte queste teorie. Penso sia importante avvicinarci piano piano a queste ideologie.
So che ha iniziato a fare manga senza aver frequentato l'istituto d'arte, quindi vorrei chiedere com' è stato approcciarsi a questo lavoro non avendo esperienza, se non come autodidatta. Inoltre, in che direzione va il mondo del fumetto secondo lei?
Disegnare significa riuscire anche a distinguere il giusto e lo sbagliato, per questo ho esercitato molto l'occhio, perché potesse capire come disegnare una certa cosa, o per sapere se un disegno vada bene o meno. Dipende tutto dall'occhio, dall'esperienza. Mi sono esercitato a osservare le cose attentamente; ad esempio, anche quando stavo in coda davanti al ristorante di ramen, non rimanevo semplicemente in attesa, mi mettevo a osservare anche le capigliature o le forme delle teste delle persone in coda. Ritengo molto importante saper individuare la forma corretta e non.
Adesso sono un po' in ansia, non so se riesco a concludere in tempo il disegno.
Sicuramente l'intelligenza artificiale avrà una una certa importanza nella produzione dei manga futuri, ne nasceranno alcuni che diventeranno molto popolari, molto facili da leggere. Però, dall'altra parte sopravvivranno anche quei manga di nicchia, che raccontano il lato più personale di un autore.
Ci saranno manga più commerciali e quelli molto più profondi, destinati solo a un certo tipo di lettori.
Volevo sapere se ha mai avuto un gatto.
Mia figlia ha un gatto! Sì, amo i gatti, ma purtroppo sono allergico.
Quindi quando mi avvicino a un gatto mi riempio di puntini e non posso farci niente. Però adoro i gatti.
Può raccontarci perché ha iniziato a disegnare manga?
Forse la risposta sarà un po' inaspettata, ma ho iniziato a disegnare manga per guadagnare dei soldi per poter pagare le tasse universitarie. Era un lavoretto adatto da fare nelle ore buca.
Quando ho debuttato come mangaka ho iniziato davvero a capire la profondità del manga e il divertimento nel creare delle storie. Anche il ricevere dei feedback positivi dei lettori è stato uno stimolo per continuare. E poi sono passati 40 anni.
L'incontro si chiude con un grande applauso al Sensei Murakami che mostra il bellissimo disegno di Happy circondato dai girasoli.
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