Quello dei roguelike è senza dubbio uno dei generi più in voga del momento nel panorama indipendente. Forti di un sistema ben bilanciato, i giocatori vengono portati in un loop di esperienze semi-casuali in cui si trovano a improvvisare con quello che capita per superare situazioni più o meno complicate. In un certo senso i roguelike sono una reincarnazione delle esperienze arcade, le quali puntavano molto più sulla sfida rispetto che alla narrazione, un ritorno inconscio a quei 15 minuti di gloria alle macchinette in spiaggia tra un gelato, due livelli di Metal Slug e il mare. Gli ultimi anni hanno portato nelle librerie digitali dei giocatori un quantitativo enorme di titoli che contengono elementi roguelike per un'esperienza di gioco "sempre nuova" inserita all'interno di un contesto più o meno conosciuto.

Deathless: The Hero Quest è sostanzialmente questo. Nel bene e nel male, il titolo di 1C Game Studios riprende la ben collaudata formula dei roguelike con le carte, calandosi in un contesto high fantasy noiosamente classico sia per tematiche che per design il cui unico punto di interesse risiede nel basarsi più sul folklore russo rispetto al classico inglese. Niente cavaliere nero o zucche assassine quindi, ma neanche lontanamente paragonabili alle evocative atmosfere di Black Book. Detto questo, alla fine orchi, gnomi, mostrilli vari, streghe e stregoni riempiranno comunque la parte destra dello schermo in qualità di pupazzoni da abbattere al solo scopo di offrire al giocatore un susseguirsi di strategiche battaglie a turni, intervallate dalle immancabili boss battle, fino ad arrivare alla fine del percorso contro il super boss, il famigerato Koschey the Deathless che da in parte il nome al titolo ed è un personaggio noto del folklore russo.
Il percorso, come da manuale, vede il giocatore scegliere di volta in volta una tra le tre tappe disponibili componendo così la propria avventura e, cosa più importante, il proprio mazzo di carte. Le carte rappresentano le abilità del protagonista, ovvero le mosse che questi potrà utilizzare durante gli scontri pagando il relativo costo di mana. I quattro protagonisti hanno dei mazzi completamente diversi gli uni dagli altri, caratterizzati da effetti e tempistiche che definiscono lo stile dei vari eroi per un gameplay sensibilmente diverso per ognuno di essi.

Il guerriero Alyosha è estremamente offensivo, combatte usando spada e pistola e le sua abilità tendono a premiare le sequenze di attacchi; la maga Vasilisa scende in campo con un peculiare sistema di fate che offrono un supporto passivo durante lo scontro, invitando il giocatore a potenziarle piuttosto che colpire direttamente i nemici. La cacciatrice di tesori Varvara ha uno stile dinamico che getta scompiglio tra le fila nemiche, spostando gli avversari di posizione e colpendo a sorpresa anche le retrovie. Per concludere il cavaliere Dobrynya – che cavaliere non è, lui è un bogatyr, valoroso ed eroico guerriero dal folklore slavo – ha uno stile squisitamente difensivo che punta ad aumentare la difesa per poi colpire con mirate e poderose scariche di colpi.
Indipendentemente dall'eroe scelto, i quali specifichiamo non sono originali bensì ripresi da fiabe o da racconti noti dell'epica russa, ognuno di loro inizierà un viaggio (da ripetere tre volte) che con qualche rapido scambio di battute li condurrà verso l'origine dei mali: Koschei The Deathless. Come già anticipato, il viaggio è composto da una sequenza di battaglie che il giocatore sceglie di volta in volta tra una rosa di tre opzioni, le cui differenze sostanzialmente includono i nemici da affrontare, la difficoltà dello scontro e le ricompense ottenute in caso di vittoria. Dopo un certo numero di tappe sarà possibile affrontare un mid-boss e dopo averli sconfitti tutti si arriverà a fine percorso, pronti per il viaggio successivo... o per la ripetizione dello stesso, magari con dei modificatori di difficoltà, così da aumentare le opzioni sbloccabili durante l'avventura e rendere il protagonista sempre più potente, unico modo per superare i percorsi successivi che, giustamente, si fanno sempre più impegnativi.

A differenza di altri rogulike, la difficoltà di Deathless: The Hero Quest è meno punitiva (almeno nei primi percorsi e a difficoltà standard) e sarà quindi possibile completare le avventure già al primo tentativo, senza bisogno di accumulare potenziamenti per gli eroi su più run 'fallite' prima della agognata vittoria. Se da un lato questo rende il gioco meno impegnativo, dall'altro lo rende anche decisamente meno frustrante di altri colleghi che, troppo impegnati nel riproporre il proprio loop, forzano il giocatore ad un numero eccessivo di tentativi prima di ricompensarlo adeguatamente con un po' di sano successo. Detto questo, lo stile grafico fin troppo anonimo non rende giustizia alle atmosfere delle fiabe russe né tanto meno ai suoi racconti epici, non aiuta nemmeno la colonna sonora che risulta totalmente scevra di pathos e personalità, finendo per rendere Deathless: The Hero Quest un titolo piatto e dimenticabile nonostante un gameplay solido, bilanciato e funzionale, capace sì di catturare il giocatore per tutta la run, ma che senza il supporto di atmosfera invoglia poco a calarsi nel loop infinito che questo genere di giochi normlamente genera nei giocatori.
Gioco testato su PlayStation 5.

Deathless: The Hero Quest è sostanzialmente questo. Nel bene e nel male, il titolo di 1C Game Studios riprende la ben collaudata formula dei roguelike con le carte, calandosi in un contesto high fantasy noiosamente classico sia per tematiche che per design il cui unico punto di interesse risiede nel basarsi più sul folklore russo rispetto al classico inglese. Niente cavaliere nero o zucche assassine quindi, ma neanche lontanamente paragonabili alle evocative atmosfere di Black Book. Detto questo, alla fine orchi, gnomi, mostrilli vari, streghe e stregoni riempiranno comunque la parte destra dello schermo in qualità di pupazzoni da abbattere al solo scopo di offrire al giocatore un susseguirsi di strategiche battaglie a turni, intervallate dalle immancabili boss battle, fino ad arrivare alla fine del percorso contro il super boss, il famigerato Koschey the Deathless che da in parte il nome al titolo ed è un personaggio noto del folklore russo.
Il percorso, come da manuale, vede il giocatore scegliere di volta in volta una tra le tre tappe disponibili componendo così la propria avventura e, cosa più importante, il proprio mazzo di carte. Le carte rappresentano le abilità del protagonista, ovvero le mosse che questi potrà utilizzare durante gli scontri pagando il relativo costo di mana. I quattro protagonisti hanno dei mazzi completamente diversi gli uni dagli altri, caratterizzati da effetti e tempistiche che definiscono lo stile dei vari eroi per un gameplay sensibilmente diverso per ognuno di essi.

Il guerriero Alyosha è estremamente offensivo, combatte usando spada e pistola e le sua abilità tendono a premiare le sequenze di attacchi; la maga Vasilisa scende in campo con un peculiare sistema di fate che offrono un supporto passivo durante lo scontro, invitando il giocatore a potenziarle piuttosto che colpire direttamente i nemici. La cacciatrice di tesori Varvara ha uno stile dinamico che getta scompiglio tra le fila nemiche, spostando gli avversari di posizione e colpendo a sorpresa anche le retrovie. Per concludere il cavaliere Dobrynya – che cavaliere non è, lui è un bogatyr, valoroso ed eroico guerriero dal folklore slavo – ha uno stile squisitamente difensivo che punta ad aumentare la difesa per poi colpire con mirate e poderose scariche di colpi.
Indipendentemente dall'eroe scelto, i quali specifichiamo non sono originali bensì ripresi da fiabe o da racconti noti dell'epica russa, ognuno di loro inizierà un viaggio (da ripetere tre volte) che con qualche rapido scambio di battute li condurrà verso l'origine dei mali: Koschei The Deathless. Come già anticipato, il viaggio è composto da una sequenza di battaglie che il giocatore sceglie di volta in volta tra una rosa di tre opzioni, le cui differenze sostanzialmente includono i nemici da affrontare, la difficoltà dello scontro e le ricompense ottenute in caso di vittoria. Dopo un certo numero di tappe sarà possibile affrontare un mid-boss e dopo averli sconfitti tutti si arriverà a fine percorso, pronti per il viaggio successivo... o per la ripetizione dello stesso, magari con dei modificatori di difficoltà, così da aumentare le opzioni sbloccabili durante l'avventura e rendere il protagonista sempre più potente, unico modo per superare i percorsi successivi che, giustamente, si fanno sempre più impegnativi.

A differenza di altri rogulike, la difficoltà di Deathless: The Hero Quest è meno punitiva (almeno nei primi percorsi e a difficoltà standard) e sarà quindi possibile completare le avventure già al primo tentativo, senza bisogno di accumulare potenziamenti per gli eroi su più run 'fallite' prima della agognata vittoria. Se da un lato questo rende il gioco meno impegnativo, dall'altro lo rende anche decisamente meno frustrante di altri colleghi che, troppo impegnati nel riproporre il proprio loop, forzano il giocatore ad un numero eccessivo di tentativi prima di ricompensarlo adeguatamente con un po' di sano successo. Detto questo, lo stile grafico fin troppo anonimo non rende giustizia alle atmosfere delle fiabe russe né tanto meno ai suoi racconti epici, non aiuta nemmeno la colonna sonora che risulta totalmente scevra di pathos e personalità, finendo per rendere Deathless: The Hero Quest un titolo piatto e dimenticabile nonostante un gameplay solido, bilanciato e funzionale, capace sì di catturare il giocatore per tutta la run, ma che senza il supporto di atmosfera invoglia poco a calarsi nel loop infinito che questo genere di giochi normlamente genera nei giocatori.
GIUDIZIO FINALE
Deathless: The Hero Quest potrebbe essere un ottimo titolo per presentare il genere dei roguelike con base di deckbuilding ad una persona che non ne ha mai provato uno... il che, considerando l'offerta odierna, significherebbe probabilmente presentare il gioco ad un bambino. Se si osserva il gioco sotto questo punto di vista, il lavoro di 1C Games Studios potrebbe essere una scelta vincente perché comprende tutti i buoni motivi che rendono il genere così interessante, calato in un contesto rilassato sia a livello di design che di difficoltà (la quale cresce gradualmente) con una ottima varianza di stili tra i quattro protagonisti e una "storia" estremamente semplice da capire. I veterani dei roguelike o semplicemente giocatori più navigati, pur apprezzando l'ottimo gameplay, difficilmente riuscirebbero a farsi conquistare da Deathless: The Hero Quest perché le novità di gameplay rispetto ad altri esponenti sono pressoché nulle e la atmosfere non hanno nulla di evocativo nonostante il folklore a cui fanno riferimento.
In definitiva, l'ultimo lavoro di 1C Games Studios non offre nulla di più di un discreto passatempo, una di quelle che si possono tranquillamente perdere nel fiume di esperienze "ok" che ci si ritrova a giocare nei periodi di magra, uno di quei giochi presi insieme ad altri (innumerevoli) titoli durante un qualche periodo di saldi particolarmente generoso e di cui ci si era dimenticati l'acquisto.
In definitiva, l'ultimo lavoro di 1C Games Studios non offre nulla di più di un discreto passatempo, una di quelle che si possono tranquillamente perdere nel fiume di esperienze "ok" che ci si ritrova a giocare nei periodi di magra, uno di quei giochi presi insieme ad altri (innumerevoli) titoli durante un qualche periodo di saldi particolarmente generoso e di cui ci si era dimenticati l'acquisto.
Gioco testato su PlayStation 5.
Pro
- Gameplay solido e ben bilanciato
- Protagonisti dagli stili di gioco ben differenziati
- Il folklore slavo e russo non è così noto, ma...
Contro
- Praticamente nessuna innovazione rispetto ad altri colleghi
- Storia lineare e priva di atmosfere intriganti
- ... lo stile grafico adottato non rende giustizia alle atmosfere a cui si fa riferimento









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