Recensione
I Am Married...but!
7.5/10
“Il matrimonio è quell’istituzione che permette a due persone di affrontare insieme difficoltà che non avrebbero mai avuto se non si fossero sposate.” (Anonimo)
Per recensire la serie taiwanese "I am married... but" credo che l'approccio più adeguato sia quello dell'ironia perché quest'opera in certi frangenti è davvero esilarante nel suo dissacrante e grottesco realismo... e lo posso scrivere con "cognizione di causa" essendo sposato da due decenni con prole.
Di battute, aforismi e freddure sul leit motiv della serie se ne potrebbero scrivere a bizzeffe: il matrimonio è da sempre croce e delizia delle coppie e "I am married... but" regala allo spettatore una panoramica abbastanza completa in chiave anche umoristica dei cliché sulla relazione tra due individui che scelgono di vivere assieme per affrontare la loro vita.
Un primo aspetto che è balzato alla mia attenzione è quello che, pur essendo ambientata a Taiwan, ho potuto constatare quanto sia mai vero il detto "tutto il mondo è paese". Alludo alle dinamiche tipiche per cui, al di là del momento estatico iniziale dell'innamoramento, sopraggiungono nel tempo le classiche difficoltà endogene ed esogene tipiche di qualsiasi famiglia di giovani che affrontano sia la quotidianità fatta di routine (anche noiosa) sia il futuro cercando di dare una progettualità alla coppia che passa attraverso il miglioramento della propria condizione di autonomia dalle rispettive famiglie, la procreazione e, soprattutto, il percorso di crescita interiore necessario per poter accettare il partner così com'è senza volerlo cambiare forzatamente secondo le proprie idee e convinzioni.
"I am married... but" descrive la vita di una coppia giovane in modo arguto e intelligente, calcando la mano in modo grottesco quando necessario per strappare più di un sorriso anche su aspetti o temi della vita matrimoniale che di umoristico avrebbero poco o nulla e che consentono allo spettatore anche di meditare su quanto vede.
La carrellata delle solite idiozie che i partner commettono durante la vita di coppia sono sempre le stesse: non riuscire a tagliare il cordone ombelicale dalle rispettive famiglie, consentendo a queste ultime di invadere nel senso letterale i loro spazi imponendo usi, abitudini costumi, idee e visioni della famiglia che il partner non appartenente alla famiglia non approva nè tollera; non cambiare o cercare di adeguarsi alle esigenze e alle aspirazioni del partner; non crescere, non maturare e non evolversi verso una maggiore maturità ed autonomia; chiudersi nell'incapacità di comunicare e di ascoltare il partner, rifugiandosi nei propri "spazi" non condivisi col partner (hobby, interessi, lavoro, ma anche social media, ecc.) in una sorta di valvola di sfogo dalle frustrazioni della vita di coppia fino alla maturazione della convinzione che è forse meglio chiudere la relazione trovando partner alternativi a quello della coppia.
La parabola di 12 episodi della serie in cui i protagonisti ILing e XueYou è paradigmatica in merito alla "carrellata delle idiozie" di cui accennavo sopra. Come oramai mi è parso di constatare in molte opere orientali il tutto viene sempre raccontato con una comicità e ingenuità di fondo che mi lasciano sempre un po' perplesso: la immaturità anche molto ingenua e dolce di lui è sempre contrapposta al maggiore senso di responsabilità e di autonomia di lei che alla fine fa assomigliare la vita di coppia più ad una relazione tra ragazzini o peggio bambini piuttosto che tra due giovani adulti.
Tuttavia la serie riesce bene a rendere al meglio, alternando momenti demenziali ad altri piuttosto seri e drammatici, il dramma dell'incapacità dei due partner di uscire dal proprio guscio di egoismo ed egocentrismo tipico di coloro che hanno vissuto fino a quel momento "da soli" senza dover rendere conto a chichessia delle proprie azioni e idee, eccezion fatta per i familiari più stretti che generalmente sono disposti a tollerare e perdonare tutto.
Alice Ko e Jasper Liu, sono riusciti a rendere al meglio i pregi e i difetti dei due protagonisti che hanno impersonato. La loro recitazione sempre un po' sopra le righe e accentuata dalla regia che tende ad evidenziare e valorizzare i momenti più significativi anche attraverso la manifestazione allo spettatore dei loro pensieri e sogni in certe situazioni (alludo, ad esempio, alle espressioni e ai trip mentali di ILing di fronte al farmacista o alle angherie della suocera), rende "I am married.. but" una serie molto godibile, divertente ed equilibrata tra un realismo disincantato e un desiderio di romanticismo che qualsiasi coppia dovrebbe applicare nella propria quotidianità.
E forse è proprio questo il messaggio che il finale della serie sembra voler pervenire: non c'è una regola assoluta per far funzionare l'alchimia di una coppia se non quella di continuare ad ascoltarsi e a comunicare ciò che si prova e pensa realmente, senza eccedere nelle concessioni reciproche.
Per recensire la serie taiwanese "I am married... but" credo che l'approccio più adeguato sia quello dell'ironia perché quest'opera in certi frangenti è davvero esilarante nel suo dissacrante e grottesco realismo... e lo posso scrivere con "cognizione di causa" essendo sposato da due decenni con prole.
Di battute, aforismi e freddure sul leit motiv della serie se ne potrebbero scrivere a bizzeffe: il matrimonio è da sempre croce e delizia delle coppie e "I am married... but" regala allo spettatore una panoramica abbastanza completa in chiave anche umoristica dei cliché sulla relazione tra due individui che scelgono di vivere assieme per affrontare la loro vita.
Un primo aspetto che è balzato alla mia attenzione è quello che, pur essendo ambientata a Taiwan, ho potuto constatare quanto sia mai vero il detto "tutto il mondo è paese". Alludo alle dinamiche tipiche per cui, al di là del momento estatico iniziale dell'innamoramento, sopraggiungono nel tempo le classiche difficoltà endogene ed esogene tipiche di qualsiasi famiglia di giovani che affrontano sia la quotidianità fatta di routine (anche noiosa) sia il futuro cercando di dare una progettualità alla coppia che passa attraverso il miglioramento della propria condizione di autonomia dalle rispettive famiglie, la procreazione e, soprattutto, il percorso di crescita interiore necessario per poter accettare il partner così com'è senza volerlo cambiare forzatamente secondo le proprie idee e convinzioni.
"I am married... but" descrive la vita di una coppia giovane in modo arguto e intelligente, calcando la mano in modo grottesco quando necessario per strappare più di un sorriso anche su aspetti o temi della vita matrimoniale che di umoristico avrebbero poco o nulla e che consentono allo spettatore anche di meditare su quanto vede.
La carrellata delle solite idiozie che i partner commettono durante la vita di coppia sono sempre le stesse: non riuscire a tagliare il cordone ombelicale dalle rispettive famiglie, consentendo a queste ultime di invadere nel senso letterale i loro spazi imponendo usi, abitudini costumi, idee e visioni della famiglia che il partner non appartenente alla famiglia non approva nè tollera; non cambiare o cercare di adeguarsi alle esigenze e alle aspirazioni del partner; non crescere, non maturare e non evolversi verso una maggiore maturità ed autonomia; chiudersi nell'incapacità di comunicare e di ascoltare il partner, rifugiandosi nei propri "spazi" non condivisi col partner (hobby, interessi, lavoro, ma anche social media, ecc.) in una sorta di valvola di sfogo dalle frustrazioni della vita di coppia fino alla maturazione della convinzione che è forse meglio chiudere la relazione trovando partner alternativi a quello della coppia.
La parabola di 12 episodi della serie in cui i protagonisti ILing e XueYou è paradigmatica in merito alla "carrellata delle idiozie" di cui accennavo sopra. Come oramai mi è parso di constatare in molte opere orientali il tutto viene sempre raccontato con una comicità e ingenuità di fondo che mi lasciano sempre un po' perplesso: la immaturità anche molto ingenua e dolce di lui è sempre contrapposta al maggiore senso di responsabilità e di autonomia di lei che alla fine fa assomigliare la vita di coppia più ad una relazione tra ragazzini o peggio bambini piuttosto che tra due giovani adulti.
Tuttavia la serie riesce bene a rendere al meglio, alternando momenti demenziali ad altri piuttosto seri e drammatici, il dramma dell'incapacità dei due partner di uscire dal proprio guscio di egoismo ed egocentrismo tipico di coloro che hanno vissuto fino a quel momento "da soli" senza dover rendere conto a chichessia delle proprie azioni e idee, eccezion fatta per i familiari più stretti che generalmente sono disposti a tollerare e perdonare tutto.
Alice Ko e Jasper Liu, sono riusciti a rendere al meglio i pregi e i difetti dei due protagonisti che hanno impersonato. La loro recitazione sempre un po' sopra le righe e accentuata dalla regia che tende ad evidenziare e valorizzare i momenti più significativi anche attraverso la manifestazione allo spettatore dei loro pensieri e sogni in certe situazioni (alludo, ad esempio, alle espressioni e ai trip mentali di ILing di fronte al farmacista o alle angherie della suocera), rende "I am married.. but" una serie molto godibile, divertente ed equilibrata tra un realismo disincantato e un desiderio di romanticismo che qualsiasi coppia dovrebbe applicare nella propria quotidianità.
E forse è proprio questo il messaggio che il finale della serie sembra voler pervenire: non c'è una regola assoluta per far funzionare l'alchimia di una coppia se non quella di continuare ad ascoltarsi e a comunicare ciò che si prova e pensa realmente, senza eccedere nelle concessioni reciproche.