Recensione
Il giardino delle parole
7.0/10
Recensione di Irene Tempesta
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Poco dopo essere tornati dal nostro primo (bellissimo) viaggio in Giappone, mi ricordai che, tra le tappe visitate, ci eravamo fermati anche al parco di Shinjuku Gyoen, dove appunto è ambientato il film, e abbiamo visto il famoso gazebo in legno dove i protagonisti si sono incontrati.
Quindi, spinta dalla curiosità, ho reperito e visto il film.
Il comparto grafico è meraviglioso, realistico, gli sfondi ricchi di colori creano un'atmosfera magica e malinconica. Il suono della pioggia crea un clima rilassante, riflessivo, limitando i dialoghi al minimo, rendendoli importanti.
Makoto e Yukino sono due estranei che fuggono da un mondo che li fa sentire inadeguati: in questo parco sotto la pioggia, nell'incontro casuale e nella evidente fuga comune, si crea una sorta di connessione intima, come se le loro anime parlassero all'unisono la stessa lingua, creando da subito un'intesa speciale e forte.
Tuttavia, la visione mi ha lasciato un senso di incompiuto, come se il film avesse delle buone potenzialità ma mal sfruttate, la trama mi è sembrata in alcuni punti un po' piatta; è vero che in quarantasei minuti non si potevano fare miracoli, ma secondo me si poteva aggiungere materiale, arrivando tranquillamente a due ore di film, per approfondire la caratterizzazione dei personaggi e inserire un buon sviluppo psicologico, qui carente. Inoltre, l'intesa e il sentimento crescente tra i due è dolce e palpabile, ma malamente lasciato in uno stato di stasi, come se i due non possono vivere felici assieme; non so se è stata una scelta per la loro differenza d'età e ruoli, ma crea nello spettatore un senso di delusione e di incompiutezza.
Alla fine, si può dire che è un film sufficientemente godibile, ma che consiglio di vedere senza troppe pretese.
Quindi, spinta dalla curiosità, ho reperito e visto il film.
Il comparto grafico è meraviglioso, realistico, gli sfondi ricchi di colori creano un'atmosfera magica e malinconica. Il suono della pioggia crea un clima rilassante, riflessivo, limitando i dialoghi al minimo, rendendoli importanti.
Makoto e Yukino sono due estranei che fuggono da un mondo che li fa sentire inadeguati: in questo parco sotto la pioggia, nell'incontro casuale e nella evidente fuga comune, si crea una sorta di connessione intima, come se le loro anime parlassero all'unisono la stessa lingua, creando da subito un'intesa speciale e forte.
Tuttavia, la visione mi ha lasciato un senso di incompiuto, come se il film avesse delle buone potenzialità ma mal sfruttate, la trama mi è sembrata in alcuni punti un po' piatta; è vero che in quarantasei minuti non si potevano fare miracoli, ma secondo me si poteva aggiungere materiale, arrivando tranquillamente a due ore di film, per approfondire la caratterizzazione dei personaggi e inserire un buon sviluppo psicologico, qui carente. Inoltre, l'intesa e il sentimento crescente tra i due è dolce e palpabile, ma malamente lasciato in uno stato di stasi, come se i due non possono vivere felici assieme; non so se è stata una scelta per la loro differenza d'età e ruoli, ma crea nello spettatore un senso di delusione e di incompiutezza.
Alla fine, si può dire che è un film sufficientemente godibile, ma che consiglio di vedere senza troppe pretese.
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