Recensione
Paradise Kiss
8.0/10
"Avevo diciassette anni, non lo sapevo che eravamo felici." (D. Bignardi)
Non molto tempo fa avevo visto "Nana" ed ero rimasto favorevolmente impressionato dalla storia tratta dall'omonimo manga del 2005 di Ai Yazawa, ad oggi rimasto incompleto a causa di una non meglio precisata malattia che ha colpito la mangaka nel 2009 e 2010, dalla quale non sembra essersi più ripresa. Fortunatamente, "Paradise Kiss", serie di dodici episodi del 2005 tratti dall'omonimo manga del 1999 della stessa autrice, è completa, nel senso che ha un finale, un po' malinconico (per certi versi simile a quello di "Nana"), ma, come si suol dire, il "cerchio si chiude", consentendomi di apprezzare ulteriormente lo stile e le storie della Yazawa, che in quest'opera sembra aver introdotto, a livello seminale, alcuni degli stilemi tipici che poi si ritrovano perfezionati e meglio sviluppati in "Nana".
Ancora una volta si tratta di una serie sui giovani: in questo caso si tratta delle vicende di ragazzi delle scuole superiori, e non come in "Nana" di giovani adulti. Ma il confronto con le serie di simil ambientazione di questi ultimi anni è comunque "impari": "Paradise Kiss" è una serie che non si ispira ai soliti canoni stilistici shoujo in tema di storielle d'amore romantiche adolescenziali contorte fino all'inverosimile.
"Paradise Kiss" riesce a mostrare una realtà più sfaccettata e complessa dei rapporti interpersonali tra ragazzi e tra il mondo giovanile e quello adulto, riuscendo a mixare introspezione e leggerezza ingenua tipica dell'età giovanile in un modo sufficientemente equilibrato e realistico, sebbene in alcuni passaggi l'ambientazione scelta, quella molto cara a Yazawa - il mondo della moda - non si presti particolarmente a una narrazione lineare e priva di eccessi di forma e di sostanza.
Questa serie, pur nella sua brevità, riesce a integrare le vicende sentimentali con quella della crescita interiore tipica del passaggio dall'adolescenza al mondo adulto, senza che i protagonisti restino bloccati in un loop infinito di immaturità di comodo, pur conservando il positivismo verso il futuro tipico dell'età giovanile: in fondo, è solo maturando (anche attraverso la rinuncia necessaria e dolorosa ai propri sogni e amori giovanili) che si riesce a intuire il proprio percorso nella vita adulta.
Documentandomi un minimo in rete, ho scoperto che "Paradise Kiss" sia considerabile un sequel parziale (per alcuni dei personaggi) de "I Cortili del Cuore". E infatti, in uno degli episodi finali in occasione della sfilata scolastica, compare in un cameo uno dei personaggi del manga/serie precedente. Tuttavia, per comprendere "Paradise Kiss" (o "Parakiss"), non è necessario conoscere gli sviluppi della storia precedente. In secondo luogo, "Parakiss" racconta la storia di Yukari Hayasaka, una ragazza che frequenta una scuola superiore prestigiosa per compiacere la famiglia (e in particolare la severa madre), ed è innamorata di un suo compagno di classe. Una esistenza come tante, di una ragazza schiacciata dal dover sembrare quello che non è, fino a quando la sua vita viene sconvolta in maniera radicale nel momento in cui conosce un gruppo di ragazzi che frequentano un istituto superiore d'arte e le chiedono di essere la loro da modella per una sfilata scolastica.
La vita della protagonista cambia radicalmente e inizia ad andare in contrasto con le rigide visioni sul suo futuro da parte della famiglia: un percorso narrato dal punto di vista di Yukari, che in breve tempo "vive" alcune tappe significative dell'esistenza come: il primo vero amore vissuto anche a livello fisico (non solo sospiri e batticuori); abbandonare la casa e la scuola per vivere da sola la ricerca di cosa vuole essere da grande (la carriera di modella); l'amicizia, quella vera, di coloro che le stanno vicino in questo percorso di crescita, aiutandola senza chiedere in cambio nulla, se non essere sé stessa e decidere di conseguenza senza rimorsi o rimpianti.
A questo punto mi fermo, per non eccedere nello spoiler della trama. Si riconosce bene la passione della Yazawa per il mondo della moda (che sarà poi ripreso anche in "Nana" coi riferimenti allo stile "punk" di Nana Osaki e a V. Westwood) attraverso la cura con cui racconta e illustra la creazione dei vestiti da parte del gruppo dei ragazzi e il mondo dei set fotografici di moda, senza comunque far passare in secondo piano le storie dei protagonisti, che tra alti e bassi affrontano non solo (e non tanto) la sfida della sfilata, ma quella del delicato passaggio dalla adolescenza alla soglia della vita adulta.
"La vita porta lacrime, sorrisi e ricordi. Le lacrime si asciugano, i sorrisi svaniscono, ma i ricordi durano per sempre." (M. Faisal)
"Parakiss" dimostra di saper narrare con realismo e positivismo l’amore, l’amicizia e il mondo dei giovani in gran parte delle loro sfaccettature, senza le pesanti e talvolta odiose sovrastrutture moralistiche del formale e ipocrita mondo adulto giapponese (ma non solo...).
Questa serie, supportata da una regia molto frizzante e originale (immagini reali trasposte in anime - vedi ad es. l'auto del protagonista) e da un comparto musicale di tutto rispetto sia nella opening, "Lonely in Gorgeous" di Tommy February, sia soprattutto nella ending, "Do You Want To" tratta dall’album "You Could Have It So Much Better" dei Franz Ferdinand, riesce a narrare momenti commoventi, romantici, drammatici e umoristici senza eccedere e senza ricorrere a stereotipi o conclusioni moralistiche di comodo.
I suoi personaggi, pur in alcune esagerazioni naif, restano empatici, semplici, credibili, forse riassumibili in una sola parola: "umani".
Pur essendo un anime per tutti, i personaggi sono resi in tutti gli aspetti al meglio delle loro potenzialità, inclusi anche quegli aspetti più adulti come la sessualità, che viene ormai sistematicamente censurata nelle produzioni successive o più recenti. Personaggi che sono determinati a perseguire un sogno da realizzare e altri che non hanno un obbiettivo chiaro e incontrovertibile, e procedono per tentativi per trovare la loro strada, e che nella loro frequentazione reciproca trovano un modo per "crescere", anche nella separazione e nell'allontanamento (con un finale di serie che reputo malinconico e sublime), consapevoli che "Some people come into our lives/and leave footprints on our hearts/and we are never ever the same" ("Some people" - Flavia Weedn).
Non molto tempo fa avevo visto "Nana" ed ero rimasto favorevolmente impressionato dalla storia tratta dall'omonimo manga del 2005 di Ai Yazawa, ad oggi rimasto incompleto a causa di una non meglio precisata malattia che ha colpito la mangaka nel 2009 e 2010, dalla quale non sembra essersi più ripresa. Fortunatamente, "Paradise Kiss", serie di dodici episodi del 2005 tratti dall'omonimo manga del 1999 della stessa autrice, è completa, nel senso che ha un finale, un po' malinconico (per certi versi simile a quello di "Nana"), ma, come si suol dire, il "cerchio si chiude", consentendomi di apprezzare ulteriormente lo stile e le storie della Yazawa, che in quest'opera sembra aver introdotto, a livello seminale, alcuni degli stilemi tipici che poi si ritrovano perfezionati e meglio sviluppati in "Nana".
Ancora una volta si tratta di una serie sui giovani: in questo caso si tratta delle vicende di ragazzi delle scuole superiori, e non come in "Nana" di giovani adulti. Ma il confronto con le serie di simil ambientazione di questi ultimi anni è comunque "impari": "Paradise Kiss" è una serie che non si ispira ai soliti canoni stilistici shoujo in tema di storielle d'amore romantiche adolescenziali contorte fino all'inverosimile.
"Paradise Kiss" riesce a mostrare una realtà più sfaccettata e complessa dei rapporti interpersonali tra ragazzi e tra il mondo giovanile e quello adulto, riuscendo a mixare introspezione e leggerezza ingenua tipica dell'età giovanile in un modo sufficientemente equilibrato e realistico, sebbene in alcuni passaggi l'ambientazione scelta, quella molto cara a Yazawa - il mondo della moda - non si presti particolarmente a una narrazione lineare e priva di eccessi di forma e di sostanza.
Questa serie, pur nella sua brevità, riesce a integrare le vicende sentimentali con quella della crescita interiore tipica del passaggio dall'adolescenza al mondo adulto, senza che i protagonisti restino bloccati in un loop infinito di immaturità di comodo, pur conservando il positivismo verso il futuro tipico dell'età giovanile: in fondo, è solo maturando (anche attraverso la rinuncia necessaria e dolorosa ai propri sogni e amori giovanili) che si riesce a intuire il proprio percorso nella vita adulta.
Documentandomi un minimo in rete, ho scoperto che "Paradise Kiss" sia considerabile un sequel parziale (per alcuni dei personaggi) de "I Cortili del Cuore". E infatti, in uno degli episodi finali in occasione della sfilata scolastica, compare in un cameo uno dei personaggi del manga/serie precedente. Tuttavia, per comprendere "Paradise Kiss" (o "Parakiss"), non è necessario conoscere gli sviluppi della storia precedente. In secondo luogo, "Parakiss" racconta la storia di Yukari Hayasaka, una ragazza che frequenta una scuola superiore prestigiosa per compiacere la famiglia (e in particolare la severa madre), ed è innamorata di un suo compagno di classe. Una esistenza come tante, di una ragazza schiacciata dal dover sembrare quello che non è, fino a quando la sua vita viene sconvolta in maniera radicale nel momento in cui conosce un gruppo di ragazzi che frequentano un istituto superiore d'arte e le chiedono di essere la loro da modella per una sfilata scolastica.
La vita della protagonista cambia radicalmente e inizia ad andare in contrasto con le rigide visioni sul suo futuro da parte della famiglia: un percorso narrato dal punto di vista di Yukari, che in breve tempo "vive" alcune tappe significative dell'esistenza come: il primo vero amore vissuto anche a livello fisico (non solo sospiri e batticuori); abbandonare la casa e la scuola per vivere da sola la ricerca di cosa vuole essere da grande (la carriera di modella); l'amicizia, quella vera, di coloro che le stanno vicino in questo percorso di crescita, aiutandola senza chiedere in cambio nulla, se non essere sé stessa e decidere di conseguenza senza rimorsi o rimpianti.
A questo punto mi fermo, per non eccedere nello spoiler della trama. Si riconosce bene la passione della Yazawa per il mondo della moda (che sarà poi ripreso anche in "Nana" coi riferimenti allo stile "punk" di Nana Osaki e a V. Westwood) attraverso la cura con cui racconta e illustra la creazione dei vestiti da parte del gruppo dei ragazzi e il mondo dei set fotografici di moda, senza comunque far passare in secondo piano le storie dei protagonisti, che tra alti e bassi affrontano non solo (e non tanto) la sfida della sfilata, ma quella del delicato passaggio dalla adolescenza alla soglia della vita adulta.
"La vita porta lacrime, sorrisi e ricordi. Le lacrime si asciugano, i sorrisi svaniscono, ma i ricordi durano per sempre." (M. Faisal)
"Parakiss" dimostra di saper narrare con realismo e positivismo l’amore, l’amicizia e il mondo dei giovani in gran parte delle loro sfaccettature, senza le pesanti e talvolta odiose sovrastrutture moralistiche del formale e ipocrita mondo adulto giapponese (ma non solo...).
Questa serie, supportata da una regia molto frizzante e originale (immagini reali trasposte in anime - vedi ad es. l'auto del protagonista) e da un comparto musicale di tutto rispetto sia nella opening, "Lonely in Gorgeous" di Tommy February, sia soprattutto nella ending, "Do You Want To" tratta dall’album "You Could Have It So Much Better" dei Franz Ferdinand, riesce a narrare momenti commoventi, romantici, drammatici e umoristici senza eccedere e senza ricorrere a stereotipi o conclusioni moralistiche di comodo.
I suoi personaggi, pur in alcune esagerazioni naif, restano empatici, semplici, credibili, forse riassumibili in una sola parola: "umani".
Pur essendo un anime per tutti, i personaggi sono resi in tutti gli aspetti al meglio delle loro potenzialità, inclusi anche quegli aspetti più adulti come la sessualità, che viene ormai sistematicamente censurata nelle produzioni successive o più recenti. Personaggi che sono determinati a perseguire un sogno da realizzare e altri che non hanno un obbiettivo chiaro e incontrovertibile, e procedono per tentativi per trovare la loro strada, e che nella loro frequentazione reciproca trovano un modo per "crescere", anche nella separazione e nell'allontanamento (con un finale di serie che reputo malinconico e sublime), consapevoli che "Some people come into our lives/and leave footprints on our hearts/and we are never ever the same" ("Some people" - Flavia Weedn).
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