logo AnimeClick.it

-

"Neither fish nor flesh"

Era da un po' che non vedevo una serie o film d'animazione sci-fi, tantomeno con mecha antropomorfi. L'ultimo che mi era capitato di vedere (ma non apprezzare molto) è stato "Darling in the Franxx", e coloro che hanno avuto la fortuna di vedere la serie potrebbero intuire i motivi del mancato apprezzamento.

"Suisei no Gargantia" (in inglese "Gargantia on the Verdurous Planet") si presenta come un'opera frutto del lavoro di una squadra di livello: Studio Production I.G., Kazuya Murata alla regia ("Code Geass") e Gen Urobuchi per la sceneggiatura (pedigree di livello, e tra quelli visti "Psycho-Pass", "Puella Magi-Madoka Magika", "Bubble"). Dal punto di vista visivo e musicale, alla serie è molto difficile muovere qualche appunto, se non un certo calo negli ultimi episodi. Le scene inziali di combattimento nello spazio sono molto ben realizzate, e anche i dettagliati fondali e worldbuilding.

L'ambientazione sulla Terra completamente coperta d'acqua in una sorta di remake di "Waterworld" di Kevin Costner, con i superstiti umani che vivono su navi arrugginite, che uniscono tra loro costituendo delle comunità per condividere e barattare prodotti, cibo e manufatti in una sorta di civiltà in apparenza primitiva dotata di una tecnologia obsoleta post-apocalittica, contrasta enormemente con l'incipit della serie ambientata nello spazio con astronavi e robot antropomorfi guidati da umani impegnati in furiosi e spettacolari combattimenti contro delle specie di alieni/polipi giganti.
E tale contrasto si accentua nel momento in cui uno di questi robot dotati di IA e il pilota Ledo si ritrovano per errore del portale di trasferimento spazio-temporale "Wormhole" proprio sulla Terra, il pianeta mistico che gli umani evoluti anelano di raggiungere, e che in un certo senso vorrebbero difendere dai fantomatici alieni antagonisti.

I primi episodi della serie li ho percepiti come ben realizzati: la raccolta del robot dal mare e poi la scoperta che conteneva un essere umano uguale a quelli che abitano la Terra è piuttosto realistico, soprattutto nei diversi idiomi utilizzati e nelle difficoltà di comprensione reciproca tra una persona venuta dallo spazio, con una percezione della realtà molto "militare" e rigida, frutto di una educazione votata solo alla distruzione degli alieni e alla salvezza dell'umanità, senza nulla concedere ai sentimentalismi e alle interazioni con altri simili, se non per obbedire agli ordini, e i Terrestri, che dimostrano di aver maturato un'idea di società collettiva, tollerante e altruistica, dedita alla solidarietà e alla comprensione reciproca, in cui ciascuno ha il suo preciso ruolo e lo rispetta per il bene comune.

Le prime fasi dell'approccio tra le due visioni della realtà sono mediate dall'IA del robot antropomorfo, che riesce a decifrare il linguaggio dei Terrestri e a tradurlo per il pilota, che, man mano che riesce a comunicare con i Terrestri, entra con loro in confidenza, adattandosi alle loro consuetudini di vita quotidiana, dimostrandosi utile sia difendendoli da un attacco di sedicenti pirati capitanati da una pirata in vesti molto succinte, che non lasciano molto all'immaginazione, e dalle abitudini e comportamenti piuttosto equivoci, e poi aiutando la comunità nei lavori quotidiani. Le sequenze di difficoltà di comprensione tra le due civiltà e il clima piuttosto comico mi hanno ricordato le sequenze di "Balla coi lupi", quando K. Costner ha iniziato a cercare di interagire con gli Indiani.

La serie in questa fase diventa una sorta di slice of life divertente, e tutto sommato ingenuo e carino, con qualche eccessiva concessione al fanservice, con il classico episodio al mare in cui le ragazze protagoniste della serie danno sfoggio dei loro corpi da pin-up in costume da bagno prima, e poi in uno spettacolo di danza del ventre per dei festeggiamenti, aggiungendo un pizzico di romance per la simpatia di una delle protagoniste nei confronti del bel soldato pilota arrivato dallo spazio.

Probabilmente, Gen Urobuchi non poteva fermarsi a un banale slice of life, e così la serie, dopo un po' di episodi noiosi da chi si attendeva una serie sci-fi ambientata nello spazio con temi impegnativi e visioni ontologico-metafisiche, introduce almeno altri due deus ex-machina che fanno virare la serie su altri temi di un certo rilievo (l'origine degli "alieni" e il ruolo pericoloso delle IA), senza tuttavia approfondirli anche a causa dei pochi episodi rimasti a disposizione per un degno sviluppo delle situazioni e dei personaggi.

Il cambiamento repentino del tono da commedia a drammatico della serie, piuttosto che ravvivarla dal torpore degli episodi slice of life, la rende superficiale e piuttosto forzata. Se le interazioni tra Terrestri "primitivi" e l'astronauta super avanzato creano molti momenti divertenti e spensierati, le fasi successive sono veramente troppo velocizzate e rese male nello sviluppo maldestro e superficiale del dilemma di coscienza che Ledo si ritrova a vivere dopo aver trascorso l'intera sua esistenza a combattere gli alieni, e a rendersi conto che l'IA dei mecha che lui e il suo superiore guidano sono in realtà viscide e pericolose nel voler sopraffare gli umani e renderli schiavi (tema già in voga fin dagli anni '80).

"Suisei no Gargantia" sembra offrire allo spettatore il solito finale buonista, facile e cheap ai dilemmi morali e filosofici che la storia sembrava suggerire.
Peccato, la semplificazione e accelerata finale rende quest'opera una sorta di parodia della fantascienza. In questo senso, "Terra e..." (che in un certo senso tratta in modo diverso gli stessi temi dell'opera in recensione) mi è sembrato più armonico, equilibrato e progressivo nello sviluppo dei personaggi e della trama.
Al termine della visione di "Suisei no Gargantia" ho pensato che il miglior personaggio della serie fosse il robot-mecha di Ledo, Chamber, che riesce pure a offrire la morale fino all'estremo sacrificio, con buona pace dell'ottuso pilota illuminato dalla ragione solo nel finale e di tutti gli altri personaggi umani di contorno e poco significativi.
E così, "Suisei no Gargantia" resta un'opera senza un imprinting caratterizzante che si perde nel limbo di tante altre serie anonime.