Recensione
Il Clan dei Poe
8.5/10
Di solito non recensisco opere di cui non ho letto tutti i volumi, a meno che non siano storie ancora in corso, ma questa volta farò eccezione per l’opera più conosciuta di Moto Hagio.
Ma chi è Moto Hagio? E’ la regina del gruppo Showa 24, l’autrice di manga che ha inciso su un epoca. Di lei ho già recensito "A’A", "Marginal", "A cruel god reign" e "il cuore di Thomas" ma nessuna mi ha incalzato come "Il clan dei Poe" di cui ho letto il primo volume (di 3) pubblicato da Ronin Manga: c’è anche in commercio una versione il due volumi della Jpop.
La Hagio, ammiratrice di Edgar Allan Poe e Bram Stoker, inizia quest’opera nel 1972 ma l’idea è di alcuni anni prima dovuta all’ispirazione di un manga di Shotaro Ishinomori, il re dei manga.
L’idea di fondo è far trasparire la fragilità è la tristezza di una vita da immortali, costretti a nutrirsi del sangue degli uomini i quali si ribellano per paura di morire. Logicamente in realtà la maggior parte di loro non è destinata né a morire né a risorgere come vampiro.
La storia parte con l’arrivo di una famiglia di vampiri (appunto i Poe) in una grande città portuale dell’Inghilterra vittoriana, purtroppo questa lunga avventura finirà con la morte di quasi tutti i vampiri si salva solo Edgar, il quale, porta con se il coetaneo Allan, da lui vampirizzato.
La storia non si svolge nel giusto ordine cronologico e abbiamo così episodi che a noi sembrano casuali della storia di Edgar, di Allan e di Marybell.
Marybell è una ragazza bellissima ma dalla salute cagionevole: in condizioni normali un vampiro si può nutrire dello spirito vitale delle rose, Marybell ha bisogno per combattere la sua anemia di sangue umano.
Ma quello che i suoi (finti) genitori considerano un pericolo per loro è il giovane Edgar, troppo impetuoso per i gusti del patrigno.
In realtà nel primissimo episodio lui non si farà beccare, sarà una loro leggerezza a portarli alla morte.
La storia è molto interessante anche se episodio dopo episodio si fa sentire un po’ di stanchezza.
Il tratto della Hagio è comunque interessante si allontana poco da quello della Takemiya ma quella minima lontananza va a vantaggio della prima.
L’edizione della Ronin è buona, ho trovato poco interessanti gli articoli di corredo, avrei preferito una biografia dell’autrice o una sua intervista.
Di conseguenza assegno come voto un otto e mezzo. L’opera è bella ma poteva essere confezionata meglio.
Ma chi è Moto Hagio? E’ la regina del gruppo Showa 24, l’autrice di manga che ha inciso su un epoca. Di lei ho già recensito "A’A", "Marginal", "A cruel god reign" e "il cuore di Thomas" ma nessuna mi ha incalzato come "Il clan dei Poe" di cui ho letto il primo volume (di 3) pubblicato da Ronin Manga: c’è anche in commercio una versione il due volumi della Jpop.
La Hagio, ammiratrice di Edgar Allan Poe e Bram Stoker, inizia quest’opera nel 1972 ma l’idea è di alcuni anni prima dovuta all’ispirazione di un manga di Shotaro Ishinomori, il re dei manga.
L’idea di fondo è far trasparire la fragilità è la tristezza di una vita da immortali, costretti a nutrirsi del sangue degli uomini i quali si ribellano per paura di morire. Logicamente in realtà la maggior parte di loro non è destinata né a morire né a risorgere come vampiro.
La storia parte con l’arrivo di una famiglia di vampiri (appunto i Poe) in una grande città portuale dell’Inghilterra vittoriana, purtroppo questa lunga avventura finirà con la morte di quasi tutti i vampiri si salva solo Edgar, il quale, porta con se il coetaneo Allan, da lui vampirizzato.
La storia non si svolge nel giusto ordine cronologico e abbiamo così episodi che a noi sembrano casuali della storia di Edgar, di Allan e di Marybell.
Marybell è una ragazza bellissima ma dalla salute cagionevole: in condizioni normali un vampiro si può nutrire dello spirito vitale delle rose, Marybell ha bisogno per combattere la sua anemia di sangue umano.
Ma quello che i suoi (finti) genitori considerano un pericolo per loro è il giovane Edgar, troppo impetuoso per i gusti del patrigno.
In realtà nel primissimo episodio lui non si farà beccare, sarà una loro leggerezza a portarli alla morte.
La storia è molto interessante anche se episodio dopo episodio si fa sentire un po’ di stanchezza.
Il tratto della Hagio è comunque interessante si allontana poco da quello della Takemiya ma quella minima lontananza va a vantaggio della prima.
L’edizione della Ronin è buona, ho trovato poco interessanti gli articoli di corredo, avrei preferito una biografia dell’autrice o una sua intervista.
Di conseguenza assegno come voto un otto e mezzo. L’opera è bella ma poteva essere confezionata meglio.
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