Recensione
"L’amore esige intimità, l’amicizia rispetto" (Roberto Gervaso)
"Can a Boy-Girl Friendship Survive?" (originale "Danjo no yūjō wa seiritsu suru? (Iya, shinai!!)" - traducibile in "Un'amicizia tra ragazzo e ragazza può durare? (No, non può!!)") abbreviabile in "Danjoru", ahimè ha disatteso abbondantemente le mie aspettative che mi ostino ad avere sulle rom-com scolastiche, offrendo una storia a dir poco sconnessa e surreale che partendo dalla domanda retorica del titolo spreca 3-4 ore del tempo dello spettatore nella sua visione.
"Danjoru" infatti sviluppa, da premesse definibili alquanto di nicchia, una trama tra due ludopatici sentimentali che non vogliono ammettere che sono attratti l'una dall'altro.
L'anime si ispira alle light novel scritta dal 2021 da Nana Nanana e illustrata da Parum da cui è stato tratto anche un manga in corso dal 2022. Ovviamente non poteva mancare anche l'adattamento anime prodotto da J.C.Staff trasmesso nella primavera di quest'anno.
Il contesto è il solito al pari della caratterizzazione dei protagonisti della storia. Yu Natsume è il classico studente delle superiori, timido, impacciato e solitario con una passione molto particolare: creare monili di bigiotteria femminile con i fiori opportunamente trattati per conservarsi nel tempo senza alterazioni della loro bellezza e dei loro colori.
Himari Inuzuka è la sua compagna di classe, carina, "popolare", estroversa, imprevedibile, scherzosa e goliardica al limite del molesto.
I due si sono conosciuti alle medie quando Himari ha aiutato a vendere i monili prodotti da Yu durante il classico festival della scuola e da quel giorno Himari si è letteralmente appiccicata a Yu in ogni momento della loro esistenza diventando amici molto stretti.
E' inutile precisare che i due passano molto tempo assieme e si frequentano assiduamente, tanto da generare l'impressione in tutti quelli che li frequentano che siano una coppia a tutti gli effetti. Ma, ovviamente, si tratta di un equivoco (as usual) e loro due non si sentono una coppia sebbene molti dei loro comportamenti generano a loro stessi la confusione sui loro sentimenti.
Non vado oltre per evitare rischi di spoiler, ma tutta la trama è il frutto da un lato dei soliti cliché di genere, a partire dal terzo incomodo Enomoto Rion che è innamorata di Yu fin da quando erano piccoli, dopo essere incontrati ad un parco botanico in cui Yu le aveva spiegato il nome e il significato dei fiori ed essersi ritrovati casualmente alle superiori.
Tra l'incipit piuttosto particolare riguardo la passione di Yu e l'atteggiamento piuttosto disinvolto di Himari nei suoi confronti, la serie si perde in assurdità puerili tra sogni (il supporto di Himari a Yu per aprire un negozio di monili, se a 30 anni saranno ancora single si metteranno insieme, ???), scommesse al limite del risibile e personaggi secondari forzatissimi e tutti interessati a loro modo al loro rapporto equivoco (il fratello di Himari, la sorella maggiore di Enomoto, l'amico di Yu Shinji, tra i tanti).
Fino al terz'ultimo episodio, ero quasi portato a pensare che la serie fosse più che una rom-com scolastica una sua parodia in chiave comico-demenziale ma negli ultimi episodi la serie prende una piega sinusoidale in cui alterna momenti romance e vagamente drammatici per poi ritornare sul consueto tracciato della demenzialità imprevedibile.
Se poi ci si aggiungono inquadrature ed atteggiamenti "malandrini" (di cui è spesso vittima Enomoto e solo sporadicamente la protagonista), questa serie francamente va a finire che possa essere valutata come il solito prodotto di una certa (sotto)cultura di cui ormai anche io inizio a provare fastidio e che purtroppo permea parecchie produzioni recenti, come un possibile indizio di scarsa creatività o di mancanza di coraggio di offrire una storia che non sia costruita secondo gli standard mainstream.
Azzardo un paragone. "Danjoru" può essere visto a livello concettuale come l'esatto contrario di "Makeine". Se la prima vuole rappresentare in certi contesti la negazione della possibilità di amicizia tra una ragazza e un ragazzo, la seconda, per quello che ricordo, è una sorta di inno alla "friendzone". Entrambe le opere sono valide dal punto di vista tecnico ma di romantico o sentimentale hanno poco o nulla, mancandone gli ingredienti fondamentali della narrazione dii un vero amore o di una vera amicizia.
"Can a Boy-Girl Friendship Survive?" (originale "Danjo no yūjō wa seiritsu suru? (Iya, shinai!!)" - traducibile in "Un'amicizia tra ragazzo e ragazza può durare? (No, non può!!)") abbreviabile in "Danjoru", ahimè ha disatteso abbondantemente le mie aspettative che mi ostino ad avere sulle rom-com scolastiche, offrendo una storia a dir poco sconnessa e surreale che partendo dalla domanda retorica del titolo spreca 3-4 ore del tempo dello spettatore nella sua visione.
"Danjoru" infatti sviluppa, da premesse definibili alquanto di nicchia, una trama tra due ludopatici sentimentali che non vogliono ammettere che sono attratti l'una dall'altro.
L'anime si ispira alle light novel scritta dal 2021 da Nana Nanana e illustrata da Parum da cui è stato tratto anche un manga in corso dal 2022. Ovviamente non poteva mancare anche l'adattamento anime prodotto da J.C.Staff trasmesso nella primavera di quest'anno.
Il contesto è il solito al pari della caratterizzazione dei protagonisti della storia. Yu Natsume è il classico studente delle superiori, timido, impacciato e solitario con una passione molto particolare: creare monili di bigiotteria femminile con i fiori opportunamente trattati per conservarsi nel tempo senza alterazioni della loro bellezza e dei loro colori.
Himari Inuzuka è la sua compagna di classe, carina, "popolare", estroversa, imprevedibile, scherzosa e goliardica al limite del molesto.
I due si sono conosciuti alle medie quando Himari ha aiutato a vendere i monili prodotti da Yu durante il classico festival della scuola e da quel giorno Himari si è letteralmente appiccicata a Yu in ogni momento della loro esistenza diventando amici molto stretti.
E' inutile precisare che i due passano molto tempo assieme e si frequentano assiduamente, tanto da generare l'impressione in tutti quelli che li frequentano che siano una coppia a tutti gli effetti. Ma, ovviamente, si tratta di un equivoco (as usual) e loro due non si sentono una coppia sebbene molti dei loro comportamenti generano a loro stessi la confusione sui loro sentimenti.
Non vado oltre per evitare rischi di spoiler, ma tutta la trama è il frutto da un lato dei soliti cliché di genere, a partire dal terzo incomodo Enomoto Rion che è innamorata di Yu fin da quando erano piccoli, dopo essere incontrati ad un parco botanico in cui Yu le aveva spiegato il nome e il significato dei fiori ed essersi ritrovati casualmente alle superiori.
Tra l'incipit piuttosto particolare riguardo la passione di Yu e l'atteggiamento piuttosto disinvolto di Himari nei suoi confronti, la serie si perde in assurdità puerili tra sogni (il supporto di Himari a Yu per aprire un negozio di monili, se a 30 anni saranno ancora single si metteranno insieme, ???), scommesse al limite del risibile e personaggi secondari forzatissimi e tutti interessati a loro modo al loro rapporto equivoco (il fratello di Himari, la sorella maggiore di Enomoto, l'amico di Yu Shinji, tra i tanti).
Fino al terz'ultimo episodio, ero quasi portato a pensare che la serie fosse più che una rom-com scolastica una sua parodia in chiave comico-demenziale ma negli ultimi episodi la serie prende una piega sinusoidale in cui alterna momenti romance e vagamente drammatici per poi ritornare sul consueto tracciato della demenzialità imprevedibile.
Se poi ci si aggiungono inquadrature ed atteggiamenti "malandrini" (di cui è spesso vittima Enomoto e solo sporadicamente la protagonista), questa serie francamente va a finire che possa essere valutata come il solito prodotto di una certa (sotto)cultura di cui ormai anche io inizio a provare fastidio e che purtroppo permea parecchie produzioni recenti, come un possibile indizio di scarsa creatività o di mancanza di coraggio di offrire una storia che non sia costruita secondo gli standard mainstream.
Azzardo un paragone. "Danjoru" può essere visto a livello concettuale come l'esatto contrario di "Makeine". Se la prima vuole rappresentare in certi contesti la negazione della possibilità di amicizia tra una ragazza e un ragazzo, la seconda, per quello che ricordo, è una sorta di inno alla "friendzone". Entrambe le opere sono valide dal punto di vista tecnico ma di romantico o sentimentale hanno poco o nulla, mancandone gli ingredienti fondamentali della narrazione dii un vero amore o di una vera amicizia.
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