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8.0/10
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Una ventina di stagioni, più di mille e cento episodi, e la voglia di non finire...
Voi direte, “Siamo a un punto di stanca”, e invece continua sempre con trovate molto ben congegnate e una trama che in molti casi si muove pochissimo da un episodio a un altro, facendo sembrare le ultime saghe lunghissime.

Ma mi piace ancora? Sì, da quando mi sono abbonato a Crunchyroll ho visto una ventina di episodi a settimana, ma per non annoiarmi tagliavo gli episodi in cui si ricapitola la storia (sempre di più, man mano si va avanti, ora su una situazione, ora su un personaggio) e i recap iniziali (in un episodio ci sono sette minuti morti fra sigla e recap... da tagliarsi le vene). Ad un certo punto, per arrivare ai ventitré minuti e trentanove secondi di episodio, piazzavano vari minuti di “approfondimento” su un personaggio, andando a recuperare le scene dagli episodi precedenti.
Normalmente, non darei una seconda possibilità a uno staff che compie tali schifezze... ma l’opera merita di essere vista, e io sono diventato abilissimo a tagliare quando capisco l’andazzo.
Comunque, se fate come me, un otto a “One Piece” lo date anche voi: ci sono storie veramente commoventi e, anche se si trovano perlopiù nelle prime saghe, in quegli episodi Oda raggiunge picchi di intensità altissimi. L’equipe ci proverà molte volte a ripetere certe storie, con risultati altalenanti: ultima la storia di Orso e sua figlia Bonney, che è carina, ma non ti riesce a far commuovere come la storia di Nami e sua madre o di Chopper e il dottore. Certo è che non si può sempre andare avanti a mazzate, anche se alla lunga sono la cosa migliore, perché tutto è funzionale poi allo scontro fra buoni e cattivi.

E tra i buoni non ci sono solo pirati (anzi), e i cattivi non sono tutti i marines.
L’universo di “One Piece” è molto vario, e ci piazza una storia dove il Governo Mondiale è retto da inetti su cui vegliano i cinque astri di saggezza, non meno corrotti dei loro protégée, vecchi dai grandissimi poteri che vegliano su un trono in teoria senza padrone, che rappresenta la libertà e l'uguaglianza fra tutte le Nazioni del mondo.
Mentre andiamo avanti, incontreremo cattivi e buoni veramente interessanti, che pagano però il fatto che vivono e sopravvivono troppo a lungo. Danno vita a bei combattimenti, ma in alcuni casi allungati fino allo sfinimento.
Il principale eroe è Monkey D. Rufy: abbiamo scoperto che quella D nel cognome di molti pirati nasconde un segreto che li mette alla berlina del Governo Mondiale. Il suo sogno è diventare il Re dei Pirati, e, radunati dei compagni dai sogni altrettanto ambiziosi (diventare il miglior spadaccino al mondo, trovare il cuore dei mari, ecc.), darà vita a un viaggio che lo dovrebbe portare alla conquista del tesoro di Gol D. Roger, il tesoro più cercato e più difficile da trovare.
Nel complesso, ci sono state pochissime morti e spesso ben gestite, ma sembra quasi che non si voglia arrivare spesso a quello che è il finale logico di scontri mortali.

Ho cercato di dare alcuni indizi su quest’opera, e dico che in Italia ha risentito a lungo della pessima edizione di Mediaset che ha (soprattutto nelle prime serie) dato una versione edulcorata del prodotto.
La serie è buona, tanto e vero che dura da più di vent’anni, ma risente della lunghezza: ogni tanto viene districato un mistero/situazione, ma si trova modo di far emergere misteri e situazioni ulteriori, per cui non si sa quando il tutto finirà.

Le animazioni sono generalmente buone, senza diventare mai eccezionali.
Insomma, una serie a cui dare otto, come preannunciavo.
(E ho evitato super-spoiler, dopo essere arrivato al 1133° episodio...)