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6.5/10
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Delusione. Questa è la prima parola che mi viene in mente pensando all’anime di “Lazarus”. Delusione per tutta una serie di motivi che poi elencherò, ma per uno in particolar modo, meritevole di essere esplicitato già in questa sede: aspettative troppo elevate. So bene a cosa state pensando: “sei uno stupido, è inutile crearsi delle aspettative ancor prima di avere a che fare con il prodotto ultimato”, e avete anche ragione ma, detto onestamente, quando ho letto che alla regia ci sarebbe stato Shin'ichirō Watanabe io mi sono esaltato come non accadeva da tempo immemore. D’altronde, Watanabe è uno dei miei registi giapponesi preferiti in assoluto, autore di quel capolavoro che è “Cowboy Bebop”, ad oggi stabilmente nella mia personalissima top tre anime. Oltre a questo, sapevo che le animazioni sarebbero state affidate al celebre Studio MAPPA, il che ha rappresentato un altro catalizzatore incredibile di hype. Insomma, questi due fattori mi hanno portato alla visione di “Lazarus” incredibilmente fiducioso ma, col passare degli episodi, la speranza ha fatto il posto alla cruda realtà: “Lazarus” non è “Cowboy Bebop” e non gli si avvicina neanche lontanamente.

Anno 2052: in tutto il mondo prevale un'era di pace e prosperità. La ragione: l'umanità è stata liberata dalle malattie e dal dolore. Il neuroscienziato vincitore del premio Nobel Dr. Skinner ha sviluppato un farmaco miracoloso senza apparenti effetti collaterali chiamato Hapna, che è diventato presto onnipresente ed essenziale nella società. Tuttavia, subito dopo l'introduzione ufficiale di Hapna, il dottor Skinner è scomparso. Tre anni dopo, mentre il mondo è andato avanti, il dottor Skinner fa nuovamente la sua comparsa, questa volta come presagio di sventura. Skinner annuncia che Hapna è un farmaco in grado di uccidere nell’arco di circa tre anni chiunque l'abbia assunto. In risposta a questa minaccia viene formata una task force speciale di cinque agenti provenienti da tutto il mondo con lo scopo di salvare l'umanità dal piano di Skinner. Questo gruppo si chiama "Lazarus".

"Chi può davvero dire che Skinner abbia torto?"

L’anime presenta, a mio avviso, due punti di forza innegabili. Il primo è l’antefatto della storia, riconoscibile nel piano ideato dal dottor Skinner per mettere in crisi il genere umano. Intorno a questo tema gravitano, sicuramente, alcuni dei discorsi più stringenti di “Lazarus”. Condannata a morte da un farmaco che l’ha alleviata dalle sue sofferenze fisiche e mentali, la popolazione mondiale dipinge il dottor Skinner come un demonio, il diavolo in persona. La domanda, però, sorge spontanea: “ma è veramente così?”. Giunti in quest’epoca, quella in cui noi attualmente viviamo, di surriscaldamento globale, estinzione di svariate specie animali e inquinamento dei mari – per citare solo alcuni dei gravi problemi che affliggono il mondo intero – possiamo affermare che la grande piaga che affligge il Pianeta Terra siamo noi, l’umanità stessa? Sarebbe, dunque, così sbagliato eliminare la razza umana per ridare la Terra a chi realmente ne detiene il “possesso”? A queste domande, ovviamente, si possono dare le risposte che si vogliono, anche e soprattutto in base al proprio modo di pensare e vedere la faccenda, ma basti ricordare che, al tempo del Covid, mentre noi ce ne stavamo chiusi in casa, la natura aveva cominciato a riprendersi i suoi, meritati spazi. Questa ed altre riflessioni della stessa risma ha suscitato in me la visione di “Lazarus” e quando un anime mi porta a pensare in maniera così intensa non è mai un male. Il secondo grande punto di forza della serie è la sua elevata qualità tecnica, data dalla combinazione gargantuesca tra la regia di Watanabe e le animazioni curate al dettaglio dello Studio MAPPA. Da questo punto di vista, sono diverse le scene d’azione che mi hanno ricordato “Cowboy Bebop”, come la fuga di prigione di Axel nel primo episodio. In generale, direi che “Lazarus” non ha mai neanche sperato di poter competere con il capolavoro di Watanabe ma, almeno sul piano meramente tecnico, gli si è avvicinato parecchio.

“A nessuno frega niente del tuo passato”

Per il resto, la serie segue la familiare impostazione ad episodi autoconclusivi, al netto ovviamente dell’obiettivo da perseguire, ben chiaro sin da subito, e delle sottotrame legate ai protagonisti, il cui passato viene lentamente a galla, puntata dopo puntata – e anche questo modo di raccontare, per lo più tramite flashback, sa di conosciuto, di noto, di amichevole. La sceneggiatura non è priva di imperfezioni, anzi, è labile in alcuni punti e porta con sé il fardello di un finale troppo veloce e arraffazzonato. In più, è come se le piste da seguire per trovare Skinner, di volta in volta, saltassero fuori dal nulla, il che porta “Lazarus” ad avere due grossi difetti: monotonia e “scarsa credibilità”. Ad un certo punto, diventa conveniente accettare ciò che accade in maniera leggermente passiva, chiudere di poco uno dei due occhi buoni, per evitarsi una delusione troppo grande. Inoltre, la serie alterna trovate a dir poco geniali, come la Torre della Verità, ad altre trite e ritrite, come l’idea della finta cura per attirare Skinner o uno dei suoi scagnozzi. Il peggio, però, è che i protagonisti non riescono a lasciare il segno nel cuore dello spettatore, perché sostanzialmente nessuno di loro ha il carisma tale da rimanere impresso nella memoria. Alla fine della fiera, l’unico personaggio realmente degno di attenzione è proprio il dottor Skinner, villain incompreso e sfuggente. Apprezzabile, invece, la scelta del cast di doppiatori, in particolar modo quella di Mamoru Miyano – voce di Rintaro Okabe e Osamu Dazai, tra gli altri – per Axel, che ha contribuito all’aria di familiarità della serie. Infine, discreto ma dimenticabile il comparto musicale, di cui ricorderò soltanto l’opening “Vortex” a cura di Kamasi Washington.

Insomma, come dicevo all’inizio: una grande delusione per un anime da cui mi sarei aspettato di gran lunga di meglio.