Recensione
Takopi's Original Sin
9.0/10
Takopi's Original Sin tratta argomenti difficili e pesanti come il bullismo, la solitudine, la depressione e gli abusi familiari visti dagli occhi di alcuni bambini delle elementari che tutte queste cose le subiscono in prima persona. I personaggi affrontano tutta una serie di circostanze che, sebbene possano sembrare assurde tanto sono crudeli, colpiscono molte persone ogni giorno, portando alle conseguenze anche più estreme senza però lasciare che la storia cada in situazioni che potrebbero sembrare forzate solo per fare leva sull’emotività del lettore. Diventa presto chiaro come anche l’azione più terribile fatta da uno di questi bambini sia una diretta conseguenza di ciò che hanno subito dai propri genitori o dalla loro completa assenza. Se fin da piccoli sono stati sottoposti quasi unicamente a soprusi e violenze è scontato che imparino solo quel modo di comunicare finendo poi con l’esprimersi a loro volta in maniera violenta nei confronti degli altri, trasformandosi da vittime a carnefici senza nemmeno rendersene conto.
Trama
La storia ruota attorno a Takopi, un piccolo alieno originario del pianeta Happi, che ha come missione portare la felicità in giro per l’universo. Appena arrivato sulla Terra entra in contatto con Shizuka, una bambina di nove anni con un’espressione sempre triste sul volto, e si pone subito l’obiettivo di farla sorridere e renderla felice. Per raggiungere questo scopo si avvale degli “Happy Gadget”: oggetti stravaganti che ricordano i ben più famosi ciusky di Doraemon e che proprio come questi ultimi finiranno spesso con l’essere inutili o addirittura con il peggiorare le cose. Nel tentativo di portare allegria nella vita della povera Shizuka, il nostro piccolo polipetto rosa, che fino a quel momento della sua vita aveva avuto a che fare esclusivamente con i sentimenti positivi, si ritroverà ad affrontare emozioni a lui completamente sconosciute come la rabbia, il disprezzo e il rancore.
Personaggi
I personaggi principali sono tutti perfettamente caratterizzati. Quelli secondari invece una volta che hanno esaurito le loro funzioni narrative vengono messi velocemente da parte. Per quanto riguarda i bambini infatti l’autore si concentra sia su quello che subiscono che su come reagiscono, mentre invece i genitori hanno come unico scopo, narrativamente parlando, quello di creare un ambiente famigliare tossico in funzione dello sviluppo psicologico dei protagonisti. Scelta più che legittima, dato che si tratta di un manga di soli 2 volumi non si poteva fare altrimenti.
Takopi, per quanto possa sembrare spesso stupido e fastidioso, è perfettamente coerente con le premesse del personaggio. Lui non ha mai avuto a che fare con situazioni terribili come quelle che si ritroverà ad affrontare qui sulla terra e ogni volta che lo vedremo in circostanze spiacevoli reagirà sempre nel modo più ingenuo possibile rendendosi il più delle volte inutile in ogni suo tentativo di risolvere un problema. Lui si contrappone perfettamente alla figura negativa e assente dei genitori dei bambini, mentre questi ultimi se ne fregano del benessere dei propri figli Takopi farà sempre tutto il possibile per poterli aiutare. Sfortunatamente non avendo né i mezzi né le conoscenze necessarie finirà spesso con il peggiorare tutto senza volerlo, dimostrando quanto purtroppo le buone intenzioni da sole non siano sempre sufficienti a cambiare la vita di una persona.
Per quanto riguarda i bambini non mi ci soffermerò perché ognuno deve scoprirli da solo affinché possa godersi appieno la storia. L’unica cosa che posso dire è che anche qui viene fatto un ottimo lavoro, man mano che si impara a conoscerli verranno meno tutte le idee che ci si è fatti su di loro al primo incontro.
L’autore nel corso dell’opera ci mostrerà la prospettiva di ognuno di loro, permettendoci di conoscere la crudele realtà che li affligge, rivelando le relazioni disfunzionali che hanno con le proprie famiglie e che li hanno portati ad essere ciò che sono oggi.
Disegni
I disegni li ho trovati stupendi. Per quanto non siano certamente dei migliori, sono comunque molto espressivi e riescono a comunicare perfettamente ogni emozione provata dai personaggi, trasmettendo al lettore tutto quel dolore e quella crudeltà al punto di fargli venire il magone. Lo stile passa da un tratto molto pulito e raffazzonato per le scene più leggere e scanzonate a uno molto più sporco e ricco di dettagli per quelle invece più cupe e strazianti. Ci sono alcune tavole davvero incredibili come la splash page verso la fine del primo capitolo.
Conclusione
Takopi's Original Sin racconta una storia meravigliosa e struggente che mi ha tenuto incollato pagina dopo pagina fino al suo finale bellissimo e straziante. Al centro di tutta l’opera c’è la mancanza e l’incapacità di comunicare con il prossimo, i genitori verso i propri figli e i bambini con gli altri bambini. Lo stesso Takopi, a causa del fatto di aver vissuto fin dalla nascita una cultura completamente diversa dalla nostra, è abituato a pensare di poter risolvere tutto con un gadget senza rendersi conto che certi problemi vanno risolti alla radice. Inizialmente viene naturale prendere le parti di Shizuka e odiare in qualche modo Marina per via dei suoi comportamenti violenti nei suoi confronti, ma poco per volta andando avanti con la storia l’autore riesce in modo ottimo a mostrarci le ragioni dietro al comportamento di Marina spingendo subito il lettore ad abbandonare una visione manichea dei personaggi. Non cerca in nessun modo di giustificarne l’atteggiamento violento ma semplicemente racconta come stanno le cose e sta poi al lettore rifletterci sopra e rendersi conto, come farà poi lo stesso Takopi, che non esistono buoni o cattivi ma solo persone e che come tutti hanno dei lati buoni e dei lati cattivi. Rileggendo il manga una volta finito ci si rende subito conto di quanto questi bambini siano tutti delle vittime e che si comportano in modo violento perché è l’unico modo che hanno imparato per sfogare le proprie frustrazioni e le proprie paure.
Il finale, per quanto affrettato sia, è secondo me una perfetta conclusione. Dopo essere stato a contatto con i bambini e aver capito quali siano i loro problemi, alla fine Takopi si rende finalmente conto di quale sia la cosa giusta da fare.
Consiglio questo manga veramente a tutti quanti e chiedo a coloro che lo hanno apprezzato di fare altrettanto. Lo scopo di questa storia è dare una lezione di vita alle persone e secondo me ci riesce appieno. Sarà una cosa scontata da dire ma se ognuno leggesse più spesso storie come queste, dandogli la giusta attenzione e capendone il messaggio, renderemmo di sicuro il mondo un posto migliore.
“È parlando che nasce la felicità-pi”
Trama
La storia ruota attorno a Takopi, un piccolo alieno originario del pianeta Happi, che ha come missione portare la felicità in giro per l’universo. Appena arrivato sulla Terra entra in contatto con Shizuka, una bambina di nove anni con un’espressione sempre triste sul volto, e si pone subito l’obiettivo di farla sorridere e renderla felice. Per raggiungere questo scopo si avvale degli “Happy Gadget”: oggetti stravaganti che ricordano i ben più famosi ciusky di Doraemon e che proprio come questi ultimi finiranno spesso con l’essere inutili o addirittura con il peggiorare le cose. Nel tentativo di portare allegria nella vita della povera Shizuka, il nostro piccolo polipetto rosa, che fino a quel momento della sua vita aveva avuto a che fare esclusivamente con i sentimenti positivi, si ritroverà ad affrontare emozioni a lui completamente sconosciute come la rabbia, il disprezzo e il rancore.
Personaggi
I personaggi principali sono tutti perfettamente caratterizzati. Quelli secondari invece una volta che hanno esaurito le loro funzioni narrative vengono messi velocemente da parte. Per quanto riguarda i bambini infatti l’autore si concentra sia su quello che subiscono che su come reagiscono, mentre invece i genitori hanno come unico scopo, narrativamente parlando, quello di creare un ambiente famigliare tossico in funzione dello sviluppo psicologico dei protagonisti. Scelta più che legittima, dato che si tratta di un manga di soli 2 volumi non si poteva fare altrimenti.
Takopi, per quanto possa sembrare spesso stupido e fastidioso, è perfettamente coerente con le premesse del personaggio. Lui non ha mai avuto a che fare con situazioni terribili come quelle che si ritroverà ad affrontare qui sulla terra e ogni volta che lo vedremo in circostanze spiacevoli reagirà sempre nel modo più ingenuo possibile rendendosi il più delle volte inutile in ogni suo tentativo di risolvere un problema. Lui si contrappone perfettamente alla figura negativa e assente dei genitori dei bambini, mentre questi ultimi se ne fregano del benessere dei propri figli Takopi farà sempre tutto il possibile per poterli aiutare. Sfortunatamente non avendo né i mezzi né le conoscenze necessarie finirà spesso con il peggiorare tutto senza volerlo, dimostrando quanto purtroppo le buone intenzioni da sole non siano sempre sufficienti a cambiare la vita di una persona.
Per quanto riguarda i bambini non mi ci soffermerò perché ognuno deve scoprirli da solo affinché possa godersi appieno la storia. L’unica cosa che posso dire è che anche qui viene fatto un ottimo lavoro, man mano che si impara a conoscerli verranno meno tutte le idee che ci si è fatti su di loro al primo incontro.
L’autore nel corso dell’opera ci mostrerà la prospettiva di ognuno di loro, permettendoci di conoscere la crudele realtà che li affligge, rivelando le relazioni disfunzionali che hanno con le proprie famiglie e che li hanno portati ad essere ciò che sono oggi.
Disegni
I disegni li ho trovati stupendi. Per quanto non siano certamente dei migliori, sono comunque molto espressivi e riescono a comunicare perfettamente ogni emozione provata dai personaggi, trasmettendo al lettore tutto quel dolore e quella crudeltà al punto di fargli venire il magone. Lo stile passa da un tratto molto pulito e raffazzonato per le scene più leggere e scanzonate a uno molto più sporco e ricco di dettagli per quelle invece più cupe e strazianti. Ci sono alcune tavole davvero incredibili come la splash page verso la fine del primo capitolo.
Conclusione
Takopi's Original Sin racconta una storia meravigliosa e struggente che mi ha tenuto incollato pagina dopo pagina fino al suo finale bellissimo e straziante. Al centro di tutta l’opera c’è la mancanza e l’incapacità di comunicare con il prossimo, i genitori verso i propri figli e i bambini con gli altri bambini. Lo stesso Takopi, a causa del fatto di aver vissuto fin dalla nascita una cultura completamente diversa dalla nostra, è abituato a pensare di poter risolvere tutto con un gadget senza rendersi conto che certi problemi vanno risolti alla radice. Inizialmente viene naturale prendere le parti di Shizuka e odiare in qualche modo Marina per via dei suoi comportamenti violenti nei suoi confronti, ma poco per volta andando avanti con la storia l’autore riesce in modo ottimo a mostrarci le ragioni dietro al comportamento di Marina spingendo subito il lettore ad abbandonare una visione manichea dei personaggi. Non cerca in nessun modo di giustificarne l’atteggiamento violento ma semplicemente racconta come stanno le cose e sta poi al lettore rifletterci sopra e rendersi conto, come farà poi lo stesso Takopi, che non esistono buoni o cattivi ma solo persone e che come tutti hanno dei lati buoni e dei lati cattivi. Rileggendo il manga una volta finito ci si rende subito conto di quanto questi bambini siano tutti delle vittime e che si comportano in modo violento perché è l’unico modo che hanno imparato per sfogare le proprie frustrazioni e le proprie paure.
Il finale, per quanto affrettato sia, è secondo me una perfetta conclusione. Dopo essere stato a contatto con i bambini e aver capito quali siano i loro problemi, alla fine Takopi si rende finalmente conto di quale sia la cosa giusta da fare.
Consiglio questo manga veramente a tutti quanti e chiedo a coloro che lo hanno apprezzato di fare altrettanto. Lo scopo di questa storia è dare una lezione di vita alle persone e secondo me ci riesce appieno. Sarà una cosa scontata da dire ma se ognuno leggesse più spesso storie come queste, dandogli la giusta attenzione e capendone il messaggio, renderemmo di sicuro il mondo un posto migliore.
“È parlando che nasce la felicità-pi”
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