Tratto da un manga di Taizan5 pubblicato su Shōnen Jump+ (ed edito in Italia da Star Comics), Takopi's Original Sin presenta una premessa apparentemente fiabesca che ben presto svela risvolti drammatici e maturi. Il "Takopi" del titolo è un piccolo alieno rosa proveniente dal Pianeta della Felicità, giunto sulla Terra con la missione ingenua di "diffondere felicità" grazie a una serie di gadget tecnologici miracolosi.
La prima terrestre che incontra e con cui fa amicizia è Shizuka, una bambina di 9 anni dall'aria malinconica che non sorride mai. Takopi, con il suo aspetto tenero e buffo, ricorda volutamente i classici aiutanti dei manga per bambini, ma il contesto è del tutto diverso. Shizuka è vittima di bullismo spietato a scuola e cresce in una famiglia disfunzionale, con la madre assente e il padre che l'ha abbandonata.
La serie non edulcora affatto questi temi delicati e anzi avvisa già dall'inizio del primo episodio su come i contenuti possano urtare la sensibilità dello spettatore. L'anime si rivela infatti una storia di fantascienza cupa e commovente che esplora il dolore infantile, il suicidio giovanile e le responsabilità mancate degli adulti, tematiche purtroppo attuali in Giappone dove il tasso di bullismo scolastico è molto alto e i suicidi tra minori sono in aumento.
Al di là dei toni crudi e delle scene scioccanti, Takopi è anche una storia di comprensione reciproca e redenzione in cui il legame improbabile tra un alieno ingenuo e una bambina traumatizzata diventa il catalizzatore per affrontare il dolore e cercare una via d'uscita dal buio.

Il debito concettuale con Doraemon
Che l'idea base di Takopi ricalchi quella di Doraemon non è una suggestione, ma è stata confermata dall'autore originale Taizan5. Lo stesso nome della protagonista Shizuka è stato scelto in omaggio alla migliore amica di Nobita.
In Doraemon un gatto-robot venuto dal futuro aiuta il giovane Nobita con gadget fantascientifici, mentre qui abbiamo un alieno-polpo che arriva dallo spazio per rendere felice Shizuka, usando i suoi strumenti Happy magici. Ma se nel manga di Fujiko F. Fujio i problemi di Nobita (comprese le prepotenze dei bulli Gian e Suneo), sono trattati con leggerezza e umorismo, nel mondo di Takopi le stesse dinamiche vengono immerse in un contesto realistico.
Qui il bullismo di Marina e compagni contro Shizuka è feroce e con conseguenze permanenti, e la situazione non si risolve con buona volontà e gadget miracolosi. Questo contrasto cattura l'attenzione del pubblico, attirato dall'archetipo rassicurante di un personaggio stile Doraemon e poi scioccato da scene tragiche e crude.
Il risultato finale non vuole essere né una parodia, né una critica al Doraemon originale, che diventa invece uno strumento per mettere sotto accusa il mondo degli adulti colpevolmente assenti di fronte alla sofferenza dei bambini.


Analisi approfondita della trama e del finale (spoiler)
Man mano che la vicenda procede, Takopi's Original Sin assume i contorni di un thriller psicologico a tinte fantascientifiche. Takopi, nel suo candore innocente, tenta più volte di alleviare le sofferenze di Shizuka con i suoi strumenti extraterrestri o viaggiando nel tempo, ma con ogni intervento ottiene solo di aggravare la situazione, innescando una catena di eventi sempre più tragici ad ogni loop temporale.
In questo quadro si inserisce forse una delle scene più scioccanti dell'intero anime: Takopi scopre il cadavere di Shizuka oscillante dopo aver scelto di impiccarsi proprio con uno dei gadget avuto dal polpo-alieno.
La catena di loop temporali si interrompe quando Takopi, nel tentativo di difendere Shizuka da un ennesimo atto violento da parte di Marina, finisce con l'uccidere quest'ultima colpendola con la "Happy Camera", proprio il dispositivo che gli permetteva di riavvolgere il tempo. Da questo evento irreversibile, che potrebbe sembrare il culmine della storia, inizia invece una vera escalation a tinte ancora più macabre.
Aiutata dal suo compagno Azuma, Shizuka decide di nascondere il cadavere di Marina e far prendere il suo posto all'ingenuo polpo Takopi, dando vita a un'insostenibile farsa grottesca.
È in questa fase della storia che emergono i vari flashback che spiegano i retroscena della vita dei protagonisti. Azuma vive nell'ombra di un fratello maggiore perfetto, schiacciato dalle aspettative insostenibili dei genitori. Marina subisce quotidianamente abusi dalla madre, impazzita dopo aver scoperto che il padre ha una relazione clandestina proprio con la madre di Shizuka - da qui l'odio di Marina per la protagonista.
Qui arriva il colpo di scena che ribalta la storia e che dà senso al titolo "original sin". Il primo episodio si intitola "Alla te stessa del 2016" e pone un riferimento temporale preciso ma insolito per una storia scritta nel 2021. Takopi, riacquistando la memoria che aveva perduto, ricorda come fosse arrivato sulla Terra non nel 2016, ma nel 2021, e come la prima persona che aveva conosciuto e con cui aveva fatto amicizia fosse invece proprio la "cattiva" della situazione: l'adolescente Marina.
Anche in quell'occasione Takopi aveva dovuto assistere a una storia di abusi familiari terminata tragicamente in una scena finale in cui Marina, nel tentativo di difendersi dall'ennesima violenza domestica, uccide la madre per poi togliersi la vita. Convinto dai racconti di Marina che proprio Shizuka fosse stata la causa dei problemi, Takopi decide di tornare indietro nel tempo per uccidere la bambina, ma essendo inesperto finisce col perdere la memoria diventando proprio amico della sua vittima designata.
Quando tutti i nodi vengono al pettine, Takopi capisce come tutti i suoi sforzi non abbiano fatto altro che peggiorare la situazione di tutti e decide di sacrificare sé stesso per azzerare di nuovo la linea temporale, redimere il suo peccato originale e regalare un'ultima chance di felicità per i bambini coinvolti.
In qualche modo l'imprinting ingenuo e positivo lasciato dal polpo-alieno sulle due bambine funziona e finalmente avviene la riconciliazione tra Shizuka e Marina, che rimarranno amiche anche molti anni in avanti. Rispetto al manga originale, il finale si prende più libertà artistiche proprio perché il regista voleva sottolineare il messaggio positivo e di speranza della storia originale.

Voyeurismo del dolore o messaggio potente?
Come tutte le opere controverse, la linea tra la spettacolarizzazione del trauma e la forza emotiva del messaggio può essere sottile e dipendente dalla soggettività con cui ogni persona riesce ad assorbire la storia. L'impatto emotivo può essere talmente insostenibile da far risultare repulsivo anche il messaggio finale, come se l'anime punisse talmente tanto personaggi e spettatori da rendere poi impossibile offrire un adeguato riscatto o un senso compiuto a tutto quel dolore.
È vero che Takopi's Original Sin è un'escalation di crudeltà ai danni di bambini che non offre mai un momento di respiro, tuttavia proprio perché scioccante, l'opera riesce a porre in evidenza il problema costringendo il pubblico a guardare in faccia una realtà scomoda - bullismo, trascuratezza, abusi sui minori - che spesso si preferirebbe ignorare.
Il finale stesso potrebbe sembrare privo di redenzione, con una risoluzione incompleta del problema attraverso un deus ex machina alla Clannad che va a cancellare tutti gli eventi accaduti con un colpo di spugna perché troppo orribili. In realtà proprio lo strascico emotivo e una certa ambiguità rispetto alle aspettative comuni può portare facilmente a fraintenderlo.
Tante persone sono rimaste scottate con Wonder Egg Priority, un anime originale con un messaggio molto simile che presentava un aspetto carino ma violenza estrema e scioccante. In quel caso l'opera era ambiziosa, forse troppo ambiziosa e probabilmente affetta da problemi produttivi. La gestione del messaggio andò fuori controllo diventando un titolo simbolo di aspettative tradite da un finale confuso e inadeguato.
Altri anime come Madoka Magica o Made in Abyss sono invece spesso lodati dalla critica per aver saputo bilanciare bene la profondità emotiva con la durezza delle scene. Takopi parte svantaggiato rispetto a questi ultimi due titoli: Madoka Magica e Made in Abyss si ambientano in un contesto fantastico che rende le scene più brutali lontane, come se appartenenti comunque a un mondo avulso dal nostro e quindi più accettabili.
Takopi invece colpisce più sul reale - bullismo a scuola, famiglie disfunzionali - risultando più scomodo ma facendoci rendere conto di quanto sarebbe più facile girarsi dall'altra parte. Takopi's Original Sin non cade nella trappola di Wonder Egg Priority di non trovare una direzione: ce l'ha dall'inizio e sa dove vuole andare a parare.
Il manga originale è stato pubblicato su Shōnen Jump+, app online della famiglia di Jump che è un po' il mondo dove tutto è bianco o nero, dove con l'impegno e la forza dell'amicizia puoi risolvere qualunque problema. In questo modo il polpo-alieno Takopi diventa un po' l'avatar del lettore ingenuo che si approccia alla realtà e ne resta scioccato.
Lo shock diventa parte integrante del messaggio: mostrare quanto fa male l'indifferenza degli adulti, quanto devastanti possano essere le prepotenze tra bambini, è esso stesso un modo di comunicare al pubblico l'urgenza del problema. Un messaggio edulcorato non avrebbe avuto lo stesso impatto.
La sceneggiatura è calibrata proprio per far emergere l'evoluzione dello spettatore in parallelo con l'alieno: da creatura ingenua che crede di poter "aggiustare" tutto con gadget magici, allo scontro con la dura realtà che genera frustrazione e senso di impotenza, fino all'assunzione di consapevolezza che la felicità non si può imporre e che capire il dolore altrui richiede empatia reale. Proprio questo apprendimento è il fulcro del messaggio.
È il regista stesso Shin'ya Iino a ribadire questa chiave di lettura: "Questa è una storia di redenzione, non una serie di scene tragiche per intrattenimento".
Proprio dopo aver appreso questo messaggio, Takopi agisce di conseguenza compiendo un atto di altruismo estremo tutt'altro che vuoto di significato. Che il finale non sia perfettamente risolutivo non è una debolezza narrativa, ma una scelta deliberata: spezzare il ciclo di sofferenza richiede un sacrificio e un cambio di prospettiva, richiede di fare un passo nel cercare di comprendere l'altro.
Il finale dolceamaro lancia comunque un forte segnale di speranza: anche se nella realtà purtroppo spesso gli adulti tossici non cambiano, le nuove generazioni possono spezzare il ciclo, creare legami diversi e diventare adulti migliori. È comprensibile che il finale sia duro da digerire, ma questo è esattamente il messaggio che la storia vuole portare: un altro finale avrebbe reso la storia retorica fine a sé stessa.

Scelte stilistiche e aspetti tecnici
Nonostante la giovane età dello studio Enishiya, tutto il comparto tecnico di questa mini-serie da 6 episodi è di prim'ordine. Il character designer Keita Nagahara ha realizzato modelli estremamente fedeli ai disegni di Taizan5, conservandone le peculiari linee sottili e le espressioni facciali delicate.
Durante le scene animate viene utilizzata una tecnica simile a quella dei manga con un alternarsi di linee inspessite e assottigliate, mentre per le scene statiche di forte impatto emotivo, utilizzando una tecnica insolita per un anime, vengono riportati i disegni di Nagahara senza essere ripuliti, per preservarne l'intensità grezza. Un esempio è il primo piano del volto di Shizuka ferita all'alba, nella puntata iniziale. Questo espediente contribuisce a comunicare visivamente la fragilità dei personaggi e amplifica la percezione del loro trauma in contrasto con l'ingenuo e innocente Takopi disegnato in modo tondeggiante e kawaii.
Grandissima cura viene riposta nello studio dei colori e degli ambienti. In un'intervista il regista Shin'ya Iino racconta come la colorazione sia stata la sfida più grande e di come l'aver chiamato in staff la giovane ma talentuosa Aoi Ōtani abbia dato una svolta a tutto il progetto. La Ōtani, animatrice in tanti progetti dall'alto valore artistico come Bocchi The Rock, Onimai, Frieren e Makeine, ha contribuito a definire l'immagine cromatica della serie.
Particolare attenzione è stata posta nel rendere la calda estate del 2016 in cui è ambientata la storia: cieli luminosi, verdi intensi degli alberi e tonalità accese che fanno da sfondo alle vicende, creando una stridente contrapposizione tra il clima estivo spensierato e il dramma interiore dei protagonisti.
Ogni ambientazione domestica dei tre bambini è stata dipinta con palette differenti per rifletterne la condizione sociale: la casa benestante di Azuma ha toni più eleganti e freddi, quella di Shizuka è volutamente spoglia e ingrigita dallo sporco, mentre l'appartamento di Marina suggerisce un'apparente normalità di classe media ma con tocchi personali come ghirlande fatte a mano e foto, a indicare una parvenza di calore familiare nonostante le tensioni.
La regia di Shin'ya Iino è sobria e misurata con un ritmo attento a bilanciare le parti più traumatiche con momenti di silenzio e introspezione. Anche i salti temporali e i flashback giovano di questa regia pulita, facendo sì che lo spettatore non resti mai confuso e abbia sempre contezza di dove ci si trovi e cosa stia accadendo.
Iino si ispira spesso al suo mentore Masayuki Kojima (regista di Made in Abyss) tanto che non esita a usare le stesse tecniche, come nella scena dell'ultimo episodio in cui Shizuka e Takopi camminano mano nella mano in un'atmosfera sospesa, realizzata con un particolare effetto di puntinismo visivo e accompagnata da una musica evocativa del compositore Yoshiaki Fujisawa.
Proprio la colonna sonora di Fujisawa accompagna con discrezione l'andamento emotivo: spazia da brani quasi eterei come la canzone nella scena finale, a temi più cupi e angoscianti durante i momenti di climax.
Anche il cast di doppiaggio è di prim'ordine: Kurumi Mamiya, doppiatrice storica di tanti animaletti e mascotte tra cui Hamtaro, presta la voce a Takopi con toni adorabili e ingenui. Reina Ueda (Kanao in Demon Slayer, Chinatsu in Blue Box) interpreta bene la fragilità di Shizuka, Konomi Kohara (Roxy Migurdia in Mushoku Tensei, Chika Fujiwara in Kaguya-sama) dà vita a una Marina tormentata, e Anna Nagase (Harley Quinn in Suicide Squad ISEKAI) interpreta Azuma. Le loro performance equilibrano bene la natura surreale di Takopi e il realismo sofferto dei bambini umani.

Conclusioni
La prima terrestre che incontra e con cui fa amicizia è Shizuka, una bambina di 9 anni dall'aria malinconica che non sorride mai. Takopi, con il suo aspetto tenero e buffo, ricorda volutamente i classici aiutanti dei manga per bambini, ma il contesto è del tutto diverso. Shizuka è vittima di bullismo spietato a scuola e cresce in una famiglia disfunzionale, con la madre assente e il padre che l'ha abbandonata.
La serie non edulcora affatto questi temi delicati e anzi avvisa già dall'inizio del primo episodio su come i contenuti possano urtare la sensibilità dello spettatore. L'anime si rivela infatti una storia di fantascienza cupa e commovente che esplora il dolore infantile, il suicidio giovanile e le responsabilità mancate degli adulti, tematiche purtroppo attuali in Giappone dove il tasso di bullismo scolastico è molto alto e i suicidi tra minori sono in aumento.
Al di là dei toni crudi e delle scene scioccanti, Takopi è anche una storia di comprensione reciproca e redenzione in cui il legame improbabile tra un alieno ingenuo e una bambina traumatizzata diventa il catalizzatore per affrontare il dolore e cercare una via d'uscita dal buio.

Il debito concettuale con Doraemon
Che l'idea base di Takopi ricalchi quella di Doraemon non è una suggestione, ma è stata confermata dall'autore originale Taizan5. Lo stesso nome della protagonista Shizuka è stato scelto in omaggio alla migliore amica di Nobita.
In Doraemon un gatto-robot venuto dal futuro aiuta il giovane Nobita con gadget fantascientifici, mentre qui abbiamo un alieno-polpo che arriva dallo spazio per rendere felice Shizuka, usando i suoi strumenti Happy magici. Ma se nel manga di Fujiko F. Fujio i problemi di Nobita (comprese le prepotenze dei bulli Gian e Suneo), sono trattati con leggerezza e umorismo, nel mondo di Takopi le stesse dinamiche vengono immerse in un contesto realistico.
Qui il bullismo di Marina e compagni contro Shizuka è feroce e con conseguenze permanenti, e la situazione non si risolve con buona volontà e gadget miracolosi. Questo contrasto cattura l'attenzione del pubblico, attirato dall'archetipo rassicurante di un personaggio stile Doraemon e poi scioccato da scene tragiche e crude.
Il risultato finale non vuole essere né una parodia, né una critica al Doraemon originale, che diventa invece uno strumento per mettere sotto accusa il mondo degli adulti colpevolmente assenti di fronte alla sofferenza dei bambini.

AVVISO
Takopi's Original Sin non è sicuramente il primo anime che si muove sul filo sottile tra la spettacolarizzazione del trauma con contenuti disturbanti e la necessità di veicolare un determinato messaggio narrativo. A volte queste operazioni riescono, in altri casi meno, ma certamente un giudizio non può prescindere da un'analisi più approfondita della storia e del finale, anche in confronto a titoli che presentano tematiche similari quali Clannad, Made in Abyss, Madoka Magica o Wonder Egg Priority.
Pertanto da questo momento la recensione conterrà spoiler (se volete evitarli saltate alla sezione "scelte stilistiche e aspetti tecnici").
Takopi's Original Sin non è sicuramente il primo anime che si muove sul filo sottile tra la spettacolarizzazione del trauma con contenuti disturbanti e la necessità di veicolare un determinato messaggio narrativo. A volte queste operazioni riescono, in altri casi meno, ma certamente un giudizio non può prescindere da un'analisi più approfondita della storia e del finale, anche in confronto a titoli che presentano tematiche similari quali Clannad, Made in Abyss, Madoka Magica o Wonder Egg Priority.
Pertanto da questo momento la recensione conterrà spoiler (se volete evitarli saltate alla sezione "scelte stilistiche e aspetti tecnici").

Analisi approfondita della trama e del finale (spoiler)
Man mano che la vicenda procede, Takopi's Original Sin assume i contorni di un thriller psicologico a tinte fantascientifiche. Takopi, nel suo candore innocente, tenta più volte di alleviare le sofferenze di Shizuka con i suoi strumenti extraterrestri o viaggiando nel tempo, ma con ogni intervento ottiene solo di aggravare la situazione, innescando una catena di eventi sempre più tragici ad ogni loop temporale.
In questo quadro si inserisce forse una delle scene più scioccanti dell'intero anime: Takopi scopre il cadavere di Shizuka oscillante dopo aver scelto di impiccarsi proprio con uno dei gadget avuto dal polpo-alieno.
La catena di loop temporali si interrompe quando Takopi, nel tentativo di difendere Shizuka da un ennesimo atto violento da parte di Marina, finisce con l'uccidere quest'ultima colpendola con la "Happy Camera", proprio il dispositivo che gli permetteva di riavvolgere il tempo. Da questo evento irreversibile, che potrebbe sembrare il culmine della storia, inizia invece una vera escalation a tinte ancora più macabre.
Aiutata dal suo compagno Azuma, Shizuka decide di nascondere il cadavere di Marina e far prendere il suo posto all'ingenuo polpo Takopi, dando vita a un'insostenibile farsa grottesca.
È in questa fase della storia che emergono i vari flashback che spiegano i retroscena della vita dei protagonisti. Azuma vive nell'ombra di un fratello maggiore perfetto, schiacciato dalle aspettative insostenibili dei genitori. Marina subisce quotidianamente abusi dalla madre, impazzita dopo aver scoperto che il padre ha una relazione clandestina proprio con la madre di Shizuka - da qui l'odio di Marina per la protagonista.
Qui arriva il colpo di scena che ribalta la storia e che dà senso al titolo "original sin". Il primo episodio si intitola "Alla te stessa del 2016" e pone un riferimento temporale preciso ma insolito per una storia scritta nel 2021. Takopi, riacquistando la memoria che aveva perduto, ricorda come fosse arrivato sulla Terra non nel 2016, ma nel 2021, e come la prima persona che aveva conosciuto e con cui aveva fatto amicizia fosse invece proprio la "cattiva" della situazione: l'adolescente Marina.
Anche in quell'occasione Takopi aveva dovuto assistere a una storia di abusi familiari terminata tragicamente in una scena finale in cui Marina, nel tentativo di difendersi dall'ennesima violenza domestica, uccide la madre per poi togliersi la vita. Convinto dai racconti di Marina che proprio Shizuka fosse stata la causa dei problemi, Takopi decide di tornare indietro nel tempo per uccidere la bambina, ma essendo inesperto finisce col perdere la memoria diventando proprio amico della sua vittima designata.
Quando tutti i nodi vengono al pettine, Takopi capisce come tutti i suoi sforzi non abbiano fatto altro che peggiorare la situazione di tutti e decide di sacrificare sé stesso per azzerare di nuovo la linea temporale, redimere il suo peccato originale e regalare un'ultima chance di felicità per i bambini coinvolti.
In qualche modo l'imprinting ingenuo e positivo lasciato dal polpo-alieno sulle due bambine funziona e finalmente avviene la riconciliazione tra Shizuka e Marina, che rimarranno amiche anche molti anni in avanti. Rispetto al manga originale, il finale si prende più libertà artistiche proprio perché il regista voleva sottolineare il messaggio positivo e di speranza della storia originale.

Voyeurismo del dolore o messaggio potente?
Come tutte le opere controverse, la linea tra la spettacolarizzazione del trauma e la forza emotiva del messaggio può essere sottile e dipendente dalla soggettività con cui ogni persona riesce ad assorbire la storia. L'impatto emotivo può essere talmente insostenibile da far risultare repulsivo anche il messaggio finale, come se l'anime punisse talmente tanto personaggi e spettatori da rendere poi impossibile offrire un adeguato riscatto o un senso compiuto a tutto quel dolore.
È vero che Takopi's Original Sin è un'escalation di crudeltà ai danni di bambini che non offre mai un momento di respiro, tuttavia proprio perché scioccante, l'opera riesce a porre in evidenza il problema costringendo il pubblico a guardare in faccia una realtà scomoda - bullismo, trascuratezza, abusi sui minori - che spesso si preferirebbe ignorare.
Il finale stesso potrebbe sembrare privo di redenzione, con una risoluzione incompleta del problema attraverso un deus ex machina alla Clannad che va a cancellare tutti gli eventi accaduti con un colpo di spugna perché troppo orribili. In realtà proprio lo strascico emotivo e una certa ambiguità rispetto alle aspettative comuni può portare facilmente a fraintenderlo.
Tante persone sono rimaste scottate con Wonder Egg Priority, un anime originale con un messaggio molto simile che presentava un aspetto carino ma violenza estrema e scioccante. In quel caso l'opera era ambiziosa, forse troppo ambiziosa e probabilmente affetta da problemi produttivi. La gestione del messaggio andò fuori controllo diventando un titolo simbolo di aspettative tradite da un finale confuso e inadeguato.
Altri anime come Madoka Magica o Made in Abyss sono invece spesso lodati dalla critica per aver saputo bilanciare bene la profondità emotiva con la durezza delle scene. Takopi parte svantaggiato rispetto a questi ultimi due titoli: Madoka Magica e Made in Abyss si ambientano in un contesto fantastico che rende le scene più brutali lontane, come se appartenenti comunque a un mondo avulso dal nostro e quindi più accettabili.
Takopi invece colpisce più sul reale - bullismo a scuola, famiglie disfunzionali - risultando più scomodo ma facendoci rendere conto di quanto sarebbe più facile girarsi dall'altra parte. Takopi's Original Sin non cade nella trappola di Wonder Egg Priority di non trovare una direzione: ce l'ha dall'inizio e sa dove vuole andare a parare.
Il manga originale è stato pubblicato su Shōnen Jump+, app online della famiglia di Jump che è un po' il mondo dove tutto è bianco o nero, dove con l'impegno e la forza dell'amicizia puoi risolvere qualunque problema. In questo modo il polpo-alieno Takopi diventa un po' l'avatar del lettore ingenuo che si approccia alla realtà e ne resta scioccato.
Lo shock diventa parte integrante del messaggio: mostrare quanto fa male l'indifferenza degli adulti, quanto devastanti possano essere le prepotenze tra bambini, è esso stesso un modo di comunicare al pubblico l'urgenza del problema. Un messaggio edulcorato non avrebbe avuto lo stesso impatto.
La sceneggiatura è calibrata proprio per far emergere l'evoluzione dello spettatore in parallelo con l'alieno: da creatura ingenua che crede di poter "aggiustare" tutto con gadget magici, allo scontro con la dura realtà che genera frustrazione e senso di impotenza, fino all'assunzione di consapevolezza che la felicità non si può imporre e che capire il dolore altrui richiede empatia reale. Proprio questo apprendimento è il fulcro del messaggio.
È il regista stesso Shin'ya Iino a ribadire questa chiave di lettura: "Questa è una storia di redenzione, non una serie di scene tragiche per intrattenimento".
Proprio dopo aver appreso questo messaggio, Takopi agisce di conseguenza compiendo un atto di altruismo estremo tutt'altro che vuoto di significato. Che il finale non sia perfettamente risolutivo non è una debolezza narrativa, ma una scelta deliberata: spezzare il ciclo di sofferenza richiede un sacrificio e un cambio di prospettiva, richiede di fare un passo nel cercare di comprendere l'altro.
Il finale dolceamaro lancia comunque un forte segnale di speranza: anche se nella realtà purtroppo spesso gli adulti tossici non cambiano, le nuove generazioni possono spezzare il ciclo, creare legami diversi e diventare adulti migliori. È comprensibile che il finale sia duro da digerire, ma questo è esattamente il messaggio che la storia vuole portare: un altro finale avrebbe reso la storia retorica fine a sé stessa.

Scelte stilistiche e aspetti tecnici
Nonostante la giovane età dello studio Enishiya, tutto il comparto tecnico di questa mini-serie da 6 episodi è di prim'ordine. Il character designer Keita Nagahara ha realizzato modelli estremamente fedeli ai disegni di Taizan5, conservandone le peculiari linee sottili e le espressioni facciali delicate.
Durante le scene animate viene utilizzata una tecnica simile a quella dei manga con un alternarsi di linee inspessite e assottigliate, mentre per le scene statiche di forte impatto emotivo, utilizzando una tecnica insolita per un anime, vengono riportati i disegni di Nagahara senza essere ripuliti, per preservarne l'intensità grezza. Un esempio è il primo piano del volto di Shizuka ferita all'alba, nella puntata iniziale. Questo espediente contribuisce a comunicare visivamente la fragilità dei personaggi e amplifica la percezione del loro trauma in contrasto con l'ingenuo e innocente Takopi disegnato in modo tondeggiante e kawaii.
Grandissima cura viene riposta nello studio dei colori e degli ambienti. In un'intervista il regista Shin'ya Iino racconta come la colorazione sia stata la sfida più grande e di come l'aver chiamato in staff la giovane ma talentuosa Aoi Ōtani abbia dato una svolta a tutto il progetto. La Ōtani, animatrice in tanti progetti dall'alto valore artistico come Bocchi The Rock, Onimai, Frieren e Makeine, ha contribuito a definire l'immagine cromatica della serie.
Particolare attenzione è stata posta nel rendere la calda estate del 2016 in cui è ambientata la storia: cieli luminosi, verdi intensi degli alberi e tonalità accese che fanno da sfondo alle vicende, creando una stridente contrapposizione tra il clima estivo spensierato e il dramma interiore dei protagonisti.
Ogni ambientazione domestica dei tre bambini è stata dipinta con palette differenti per rifletterne la condizione sociale: la casa benestante di Azuma ha toni più eleganti e freddi, quella di Shizuka è volutamente spoglia e ingrigita dallo sporco, mentre l'appartamento di Marina suggerisce un'apparente normalità di classe media ma con tocchi personali come ghirlande fatte a mano e foto, a indicare una parvenza di calore familiare nonostante le tensioni.
La regia di Shin'ya Iino è sobria e misurata con un ritmo attento a bilanciare le parti più traumatiche con momenti di silenzio e introspezione. Anche i salti temporali e i flashback giovano di questa regia pulita, facendo sì che lo spettatore non resti mai confuso e abbia sempre contezza di dove ci si trovi e cosa stia accadendo.
Iino si ispira spesso al suo mentore Masayuki Kojima (regista di Made in Abyss) tanto che non esita a usare le stesse tecniche, come nella scena dell'ultimo episodio in cui Shizuka e Takopi camminano mano nella mano in un'atmosfera sospesa, realizzata con un particolare effetto di puntinismo visivo e accompagnata da una musica evocativa del compositore Yoshiaki Fujisawa.
Proprio la colonna sonora di Fujisawa accompagna con discrezione l'andamento emotivo: spazia da brani quasi eterei come la canzone nella scena finale, a temi più cupi e angoscianti durante i momenti di climax.
Anche il cast di doppiaggio è di prim'ordine: Kurumi Mamiya, doppiatrice storica di tanti animaletti e mascotte tra cui Hamtaro, presta la voce a Takopi con toni adorabili e ingenui. Reina Ueda (Kanao in Demon Slayer, Chinatsu in Blue Box) interpreta bene la fragilità di Shizuka, Konomi Kohara (Roxy Migurdia in Mushoku Tensei, Chika Fujiwara in Kaguya-sama) dà vita a una Marina tormentata, e Anna Nagase (Harley Quinn in Suicide Squad ISEKAI) interpreta Azuma. Le loro performance equilibrano bene la natura surreale di Takopi e il realismo sofferto dei bambini umani.

Conclusioni
Takopi's Original Sin è un'opera che colpisce duro e colpisce più volte senza dare il tempo di respirare. Dietro un aspetto carino e fiabesco si cela un racconto di formazione intriso di dolore reale ma anche di umanità e desiderio di riscatto.
Guidato dalla visione appassionata di Shin'ya Iino, l'anime riesce nell'intento di trasporre fedelmente il manga di Taizan5 esaltandone al contempo i messaggi più profondi. Il riferimento iconografico a Doraemon conferisce a Takopi una dimensione quasi meta-narrativa: è come osservare un sogno d'infanzia trasformarsi in incubo, con l'obiettivo di svegliare lo spettatore e farlo interrogare su problemi veri come il bullismo, la depressione infantile e l'assenza degli adulti.
Nonostante le sequenze durissime, l'anime non si lascia andare al cinismo e nel finale lascia filtrare una luce, guadagnata a caro prezzo, che dà senso a tutto il percorso. Dal punto di vista tecnico Takopi's Original Sin raggiunge standard elevatissimi grazie all'uso sapiente di linee, colori e suoni orchestrati per servire la storia in modo coerente.
Forse per la durezza non è una di quelle serie che si presti a un rewatch a cuor leggero, ma rimane un'esperienza e una lezione che vale la pena vivere. Un anime coraggioso che non teme di mostrare il lato più oscuro dell'infanzia per far trasparire, alla fine, un raggio di speranza autentico.
Guidato dalla visione appassionata di Shin'ya Iino, l'anime riesce nell'intento di trasporre fedelmente il manga di Taizan5 esaltandone al contempo i messaggi più profondi. Il riferimento iconografico a Doraemon conferisce a Takopi una dimensione quasi meta-narrativa: è come osservare un sogno d'infanzia trasformarsi in incubo, con l'obiettivo di svegliare lo spettatore e farlo interrogare su problemi veri come il bullismo, la depressione infantile e l'assenza degli adulti.
Nonostante le sequenze durissime, l'anime non si lascia andare al cinismo e nel finale lascia filtrare una luce, guadagnata a caro prezzo, che dà senso a tutto il percorso. Dal punto di vista tecnico Takopi's Original Sin raggiunge standard elevatissimi grazie all'uso sapiente di linee, colori e suoni orchestrati per servire la storia in modo coerente.
Forse per la durezza non è una di quelle serie che si presti a un rewatch a cuor leggero, ma rimane un'esperienza e una lezione che vale la pena vivere. Un anime coraggioso che non teme di mostrare il lato più oscuro dell'infanzia per far trasparire, alla fine, un raggio di speranza autentico.
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Pro
- L'opera affronta temi complessi e delicati con maturità e senza edulcorazioni, riuscendo a trasmettere un messaggio potente.
- Comparto visivo di altissimo livello con una regia sobria ed efficace e una colonna sonora perfettamente calibrata.
- Conclusione eccellente che dà senso alla storia e al deus ex machina finale.
Contro
- L'estrema durezza può rendere l'esperienza emotivamente insostenibile per alcuni spettatori.
- Proprio la durezza emotiva può portare a non cogliere appieno il messaggio di redenzione finale.
Sulla questione della "crudeltà", io sono solo grato che esistano opere coraggiose che affrontano questi temi senza edulcorare niente e mostrando tutti i dettagli spiacevoli. Ce ne fossero di più come questa.
La profondità della sceneggiatura e una regia sublime sono stati la giusta cornice per quest'opera d'arte.
Per me l'anime dell'anno.
La vera risoluzione della storia avviene proprio quando
Perché a me ha deluso davvero.
Il fatto che il regista (quindi anche Taizan 5?!) affermi che questa è una storia di redenzione, lo rende anche peggio. PERCHÈ NON LA MOSTRA!
Mi dispiace, ma qui il voyeurismo del dolore per me prende davvero il controllo e avrei anche accettato una forzatura nello svolgimento, se non chiudesse con questa sciatteria.
Il finale guasta l'opera.
Aggiungiamo che Shizuka si sarebbe suicidata per il bullismo di Marina a prescindere da Takopi nel 2016, invece nel 2022 riappare più viva e maliziosa che mai.
Il dialogo fra parti in conflitto non arriva così, di botto, dentro uno scontro. Serve una reazione alle ingiustizie da parte dei minori (ed è molto più istintivo di quel che si creda), serve almeno un adulto decente che sappia amare (e qui non ce n'è neanche uno), possibilmente all'inizio le istituzioni (qui assenti o assai superficiali), servono occasioni di condivisione in cui i conflitti sono sedati (qui neanche la scuola li crea). Arriva invece il retro-imprinting di buone intenzioni magico-aliene innescate da un disegnetto che appare per caso, a portare il dialogo che Takopi cerca invano in tutte le puntate? Peraltro la speranza sarebbe? Un tirare a campare sostenendosi fra vittime-carnefici senza che nessuno si penta o paghi? A parte Takopi, bambino pure lui, per tutti. Bella roba! Avrebbero rotto la catena di dolore perché diventano amiche?
Ahi, ahi, che lettura forzata!
Fa piacere vederle assieme, ma non si vede un vero pentimento dietro. Dobbiamo intuirlo? Magari anche che la fine delle due figlie dell'ex padre di Shizuka è risolta? Che vivere con la madre alcolizzata sfregiatrice non peserà più su Marina?
NO, è una serie che vuole scioccare e far riflettere ma legge la realtà solo al negativo, con cattiverie e solitudini forzate, come il finale. Un mondo a cui sopravvivere, dove non puoi contare su nessun adulto. Non è un'opera adatta ai ragazzini, quindi.
Dislclaimer: "Se vedi qualcuno in difficoltà chiama aiuto".
Anime: "Ma tanto gli adulti sono delle merde, quindi sticazzi e arrangiati".
Ribellione, empatia, istituzioni, condivisione, non c'è niente che inneschi il dialogo che serve (tranne che per Azuma), però il gadget alieno di Takopi/Doraemon sì! Apposto!
Poteva starci una storia negativista. Se non pretendeva di fare la morale.
Se la fai, falla bene.
Eh, capisco quello che vuoi dire. Il finale è funzionale alla storia e va benissimo, ma quella morale di fondo non è reale.
La psiche di un bambino... quando si arriva a essere talmente spaventati nel profondo nel non dare più importanza alla vita, alla propria e quella degli altri, qualcosa si rompe e non la recuperi qualunque cosa succeda. Il terrore penetra nell'istinto.
La storia è bellissima, il finale ci sta e va benissimo anche, ma più che pensare alla morale del finale, a quei momenti poco reali, pensiamo a quanto accaduto prima, alla tanta sofferenza, che spesso sono cose più vicine di quanto pensiamo, ecco questa "morale" è molto più spaventosamente reale.
E invece l'anime ti dice semplicemente di non voltarti dall'altra parte e aspettare che un altro, le istituzioni, la scuola faccia qualcosa. Fai tu il primo passo e prova a rompere il ciclo dell'odio. Chissà forse qualche situazione nel mondo la potremmo risolvere se ragionassimo così.
Non è il gadget che risolve (era già tornato indietro nel tempo altre mille volte), anzi è proprio il contrario, Takopi si rende conto che non può risolvere magicamente tutte le situazioni e affida il futuro alle nuove generazioni certo che sapranno trovare una modo per diventare adulti migliori. Puoi pensare che non sia realistico, ma certo è il messaggio di speranza che l'autore vuole lanciare.
È questa la promessa più importante di cui mi ero dimenticato.
Scusami mamma. Mi dispiace se alla fine non te ne ho parlato.
La Terra, il terzo pianeta del Sistema Solare.
A tutti voi del 2016.
Ci sono un sacco di cose che non ho potuto fare.
Le famiglie che si sono allontanate da voi e quelle emozioni che non torneranno più.
Le vostre mamme che non vi guardano più e i vostri papà che non sono più solo vostri.
Non posso fare niente per voi, ma sono certo che tu... tu... e tu...
non siete più soli...
e che riuscirete a diventare grandi.
A me pare più che limpido il messaggio, se non lo hai colto, senza offesa, penso che sia più un tuo problema che un problema dell'anime. E ripeto, non ho intento offensivo, semplicemente è l'autore a dire che voleva dare un certo tipo di messaggio. Tu stesso affermi che l'autore questo messaggio non te lo ha trasmesso, ma ad altri è arrivato, e questo è già di per sé un invito a riflettere. Io già nella recensione l'ho detto: l'anime è talmente duro e pesante che può rendere difficile accettare il messaggio finale di rendenzione, cionondimeno ci sta ed è sbattuto in faccia senza sottotesti o significati nascosti.
Non mi pare quello che ha detto Legoshi però, non è che il messaggio non si veda, è che buttato lì così, senza alcuna elaborazione, con il gadgettino magico non lascia niente perché rimane un "voletevi bene, diventati aduli felici nonostante tutto e apposto così", senza alcuna vera elaborazione.
Finale che poteva anche starci, ma ci deve essere un percorso, anche e soprattutto per tutto il dolore che viene mostrato prima.
Quanto ci hanno messo Shoko e Shoya in Koe no Katachi a diventare (un po') felici? Non dico che volevo lo stesso, ma neanche 10 paginette stiracchiate (no, non ho visto l'anime, nessuno merita di essere deluso da un finale due volte).
E comunque, al netto che non mi piace usare questo tipo di metriche, i pollici rossi che ha su AC il finale di Takopi dovrebbe comunque far riflettere sul fatto che non sia stato unanimamente apprezzato, e ripeto, non è una questione di comprendere, arrivare a capire cosa l'autore voglia dire non è che sia difficile, sentirlo/esserne toccati è una questione diametralmente opposta.
Si, la vita è una mer*a, gli adulti fanno schifo, e se vuoi sopravvivere devi cavartela da solo al massimo appoggiandoti a chi è nella tua stessa situazione.
Non mi sembra ci sia molto "a posto", e poco di felice, nel finale...
Il percorso che cerchi non è il percorso di Shizuka o Marina, ma proprio il percorso di Takopi che alla fine si rende conto che non è il gadget magico che può risolvere la situazione (e tu invece dici che risolve magicamente, onestamente mi fai dubitare del tuo livello di attenzione).
Non hai visto l'anime (e già questo non ti fa onore, dato che proprio il finale è più ampliato), ma almeno la recensione hai provato a leggerla? Perché quanto meno vorrei essere criticato nello specifico.
Tu potevi pure volere una seduta psicologica o il nichilismo totale, ma l'autore non ti sta dicendo questo, ti sta dicendo "non esiste la bacchetta magica che risolve tutte le situazioni, prova intanto a fare tu un passo per spezzare il circolo dell'odio".
Poi tu puoi pure pensare che sia un messaggio di merda, irrealizzabile e senza senso. Va bene, pensiero tuo. Se vuoi andare nello specifico puoi pure pensare che spianare Gaza e farci un bel resort turistico sia la situazione facile e risolutiva di tutti i problemi, è un problema tuo quello che pensi o se un dato messaggio ti tocca o meno. Non puoi però negare il messaggio stesso, quanto meno l'autore ti sta dando la sua visione.
Vedi Zel magari fosse così facile. Nella realtà molte ragazzine muoiono prima di arrivare a diciotto anni, sono vittime della droga, sono vittime di ragazzi che se ne approfittano di loro, anche adulti, non esiste nessun "non siete più soli" nessun "riuscirete a diventare grandi" a volte non esistono parole che si possono dire a una bambina per darle speranza. La vita sa fare veramente schifo e la realtà supera ogni fantasia.
Per questo anche se comprendiamo quel messaggio possiamo anche non concordare, ritenendolo troppo semplicistico.
Che è esattamente quello che ho detto io. Puoi non concordare, è lecito.
E proprio per questo lo trovo bellissimo.
Ci prova usando i suoi gadget magici nei modi semplici che la sua visione ridicolmente semplicistica gli permette, ma ogni volta che prende l'iniziativa non fa altro che peggiorare la situazione. Nonostante questo, lentamente, i suoi tentativi e le sue esperienze prima con Marina e poi dall'altra parte con Shizuka riescono a insegnarli qualcosa e informare leggermente il suo mondo monodimensionale. Questo culmina nell'episodio finale: prima col dialogo con Azuma, in cui Takopi ammette che il bene e il male sono molto più sfumati di quanto potesse mai immaginare, e poi col confronto con Shizuka, in cui si rende conto e accetta quanto fosse sempre stato impotente e quanto i suoi tentativi fossero fuori strada.
A questo punto Takopi smette di provare a risolvere la situazione con la magia o con grandi azioni, ma capisce che l'unico vero modo che ha di aiutare Shizuka è quello di esserle un amico e un supporto. Infine, abbandona del tutto la volontà anche un po' egoista di salvare tutti e compie un atto di puro altruismo sacrificandosi per dare ai bambini un'ultima possibilità, che mostra come, sotto a tutti i suoi errori, aveva sempre coperto quel ruolo e inconsapevolmente aveva già aiutato sia Marina che Shizuka, semplicemente essendo lì per loro quando ne hanno avuto bisogno. Questi ricordi persistenti sono ciò che avvicina le due bambine, la memoria di uno stupido polpo ingenuo che nonostante tutto ha sempre voluto il bene di entrambe. Un piccolo passo apre al dialogo, e il dialogo apre a una vita migliore, ben lontana dalla felicità e con ancora quasi tutti i problemi, ma con una luce di speranza.
In poche parole, questa è la storia di Takopi, di come un alieno riesce a scalfire la superficie delle emozioni umane e, dopo un percorso pieno di sbagli e dolore, a fare del bene, piccolo ma autentico e duraturo. Per questo non è tanto rilevante che ci venga mostrato tutto ciò che succede tra Shizuka e Marina alla fine, perché il viaggio che stavamo seguendo è quello di Takopi, che ci mostra l'umanità e la sua complessità tramite un punto di vista esterno e che qui si conclude.
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