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5.0/10
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Attenzione: la recensione contiene spoiler

Una serie che sembrava voler promettere fuochi d'artificio e che ha disatteso quasi tutte le mie aspettative.

"Lazarus", la serie a firma del celeberrimo Shinichirō Watanabe e trasmessa sulla nota piattaforma streaming mondiale, rappresenta l'ennesima delusione più o meno profonda verso le produzioni recenti rese disponibili nell'ultima stagione ("Le rose di Versailles", "Devil May Cry", "Moonrise", "Terminator Zero", tra quelle che ho visto).
Anche in questo caso, l'idea di partenza è a suo modo intrigante: un thriller fantascientifico con un termine apocalittico per il genere umano e un cast di produzione di valore. Tuttavia, come mi è capitato spesso di assistere, la realizzazione della sceneggiatura e del chara development non è stata all’altezza delle ambizioni iniziali e delle attese.

In breve: in un futuro molto prossimo, l'umanità sembra aver risolto una parte dei suoi limiti legati alla sua natura, perché un genio/scienziato (tal Skinner) ha inventato la molecola di un farmaco denominato "Hapna", che elimina ogni sofferenza fisica. Di questo miracolo medico, tuttavia, non è ben chiaro lo scopo: al di là di non sentire dolore, non è chiaro se tale farmaco allunghi le prospettive di vita, eliminando le malattie. Così come rappresentata, l'Hapna sembra più assomigliare a una sorta di droga della felicità... All'improvviso, il suo creatore, molto sensibile anche ai temi deontologici (quasi una sorta di illuminato filantropo), sparisce dalla circolazione e annuncia al mondo che coloro che hanno assunto la sostanza inizieranno a morire entro trenta giorni dalla notizia.
E cosa fanno le Nazioni più importanti? Iniziano a sguinzagliare i loro migliori agenti per trovarlo e farsi spiegare l'antidoto, tra cui gli USA, che, oltre alle solite agenzie (CIA, NSA, ecc.), crea la task force "Lazarus", un gruppo di reietti a livello sociale guidati da una ex collega di Skinner.

In un certo senso, "Lazarus" mi è sembrato un mix di due opere viste e apprezzate in passato: la serie "Akudama Drive" e il film "Harmony". Ma se il primo è una metafora piuttosto feroce alla disumanizzazione dei sistemi di governo della società, con uno stile narrativo e anche visivo provocatorio e incalzante, il secondo è un film cerebrale, distopico come il primo, ma è anche un'opera d'autore sull'utopia che uccide e che obbliga lo spettatore a pensare, e non solo a restare ammaliato dall'ottimo comparto grafico.
"Lazarus", ahimè, resta un'opera molto più accessibile e mainstream che, partendo da premesse già piuttosto "arronzate", trova nello svolgimento il suo tallone d'Achille: contenuti che rendono questa serie una "americanata" senza capo né coda, superficiale e spettacolare solo per le spesso assurde scene di azione che brillano per la realizzazione tecnica ma non per la loro verosimiglianza.
Le scene acrobatiche del primo episodio con la fuga rocambolesca di Alex, uno dei protagonisti, dal carcere e il suo successivo inseguimento ad opera della neocostituita squadra Lazarus è impressionante in positivo per la qualità tecnica e di realizzazione, pur difettando di qualsiasi forma di realismo.

Nei tredici episodi la serie alterna momenti di grande tensione (come il countdown verso la morte collettiva) a episodi dispersivi e poco coesi, quasi a sé stanti, in cui si procede nella narrazione con continue forzature anche un po' ridicole, al fine di comprimere i tempi della caccia al fuggitivo. "Lazarus" non risparmia anche qualche retroscena sulle vite di alcuni dei protagonisti, e alcuni di questi sono sfruttati ad arte per accelerare le ricerche e investigazioni con continui colpi di scena.
Il finale cerca di tirare le fila di una serie di eventi un po' casuali, con l'ennesimo colpo di scena (un po' prevedibile): il famigerato scienziato si nasconde proprio sotto il naso di tutti i cacciatori, e prima di morire a causa della sua stessa "creatura" consegna la formula della cura, mentre il team Lazarus viene graziato e invitato a continuare a collaborare con i servizi segreti.

I personaggi che compongono la squadra Lazarus sembrano usciti da un generatore automatico di anime o da una AI pigra e poco ispirata, e non è difficile vedere qualche somiglianza tra Axel e Spike di "Cowboy Bebop".
Dal punto di vista tecnico, lo studio Mappa ha fatto tutto sommato bene il suo dovere, soprattutto nelle scene d’azione. In più di un episodio le animazioni brillano per fluidità e impatto visivo.
Anche la colonna sonora mi è sembrata discreta con un sound particolare (vagamente funky), con un’anima cupa al pari delle atmosfere un po' grigie del worldbuilding, che rende l’esperienza visiva fredda e asettica.

"Lazarus": quando l’unico miracolo è riuscire a ricordare il nome di un personaggio dopo i primi episodi

"Lazarus" è una serie che si ispira a opere che l'hanno preceduta con il limite di restarne offuscata: manca di mordente. Non posso sostenere che sia un disastro, ma è un’opera che avrebbe meritato più tempo e, soprattutto, più introspezione, senza limitarsi a restare una sorta di parodia delle opere che l'hanno ispirata. Tutti i temi che affronta restano sempre abbozzati e molto scontati.