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Una lettura che ho iniziato quasi per capriccio, capitata tra le mie mani per caso, ma che non mi aspettavo potesse conquistarmi al punto da leggerne tutti e sette i volumi di fila. La storia è distruttiva: mi sono ritrovato spesso a ridere, forse per alleggerire la pesantezza di cui è intrisa, perché tratta argomenti molto profondi e i sentimenti dei personaggi sono davvero complessi.

Mi è piaciuta moltissimo come opera, anche se probabilmente non l’ho compresa fino in fondo come avrei dovuto. Non è esattamente il mio genere, essendo piuttosto psicologica e articolata. Lo stile di disegno, però, è davvero buono: dettagliato e capace di trasmettere con grande efficacia le sofferenze e le gioie dei personaggi attraverso le loro espressioni.

Ho apprezzato anche il finale — cosa che, sinceramente, non mi sarei aspettato. L’unico elemento che mi lascia davvero perplesso è il titolo: perché si chiama “Bentornato, Alice”? Anche l’ultimo capitolo menziona "Alice" nel titolo, ma non offre una risposta chiara, lasciandomi con questo dubbio irrisolto.