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"L'essenziale è spesso invisibile; è solo il cuore, e non l'occhio, a poterlo cogliere" (Isabel Allende, Ritratto in seppia, 2001)

“Kubo Won’t Let Me Be Invisible” (originale "Kubo-san wa Mob wo Yurusanai") è una serie anime di 12 episodi del 2023 tratta dall’omonimo manga di Nene Yukimori.
Nonostante sia una serie recente, l'ho persa quando è uscita e l'ho recuperata a distanza di oltre 2 anni grazie al consiglio di un amico.
Quest'opera si inserisce nel classico filone delle rom-com scolastiche con una struttura narrativa episodica (salvo poche eccezioni come l'episodio 11) che gli conferisce anche tocco "slice of life" utilizzando il solito stratagemma di inserire una premessa un po' forzata e definibile in senso lato "originale": Junta Shiraishi, il classico studente otaku e molto timido, è talmente anonimo e isolato nel suo solipsismo forzato da risultare "invisibile" a tutti ad eccezione di coloro che nutrono nei suoi confronti affetto o interesse o curiosità. E la sua fortuna sarà che nella sua classe incontrerà Nagisa Kubo, una ragazza brillante, dolce e molto affettuosa che lo noterà e si interesserà a lui, cercando di conoscerlo meglio anche provocandolo e stuzzicandolo e coinvolgendolo in una serie di circostanze e situazioni che costringeranno Junta a uscire suo malgrado dalla confort zone (recte: isolamento) che si è creato nel tempo per non avere interazioni con gli altri, vivendo ai margini della percezione degli altri.

La dinamica che nasce tra i due ragazzi è un lento crescendo di complicità in cui Nagisa rappresenta il vero fattore trainante che inesorabilmente costringe Junta ad abbassare la sua difesa e timidezza, che risultano talvolta tanto esasperanti da portare lo spettatore a pensare che sia al limite della stupidità, e a consentire a Nagisa di entrare nel suo mondo che poi non è così diverso da quello di tutti gli altri ragazzi con dialoghi leggeri, ingenui e molto dolci, ben lontani dalle innumerevoli situazioni distorte, surreali ed esagerate che propongono la maggioranza delle rom-com scolastiche.

In questo senso "Kubo Won’t Let Me Be Invisible" si inserisce in quel genere di opere come la recente "The fragrant flower blooms with dignity" o "The dangers in my heart" o "Komi can't communicate" ma in senso lato anche "Don't toy with me, Miss Nagatoro" in cui una/o dei protagonisti (persone con difficoltà relazionali tanto da isolarsi per il profondo senso di insicurezza e introversione) è alle prese con una/o coetanea/o (spesso anche compagno di classe) che con atteggiamenti diversi hanno la rara qualità di osservare l'altro/a per quello che realmente è riconoscendone il valore anche quando la maggior parte delle persone le ignora o le giudica in senso negativo per pregiudizio.

Quindi è facile intuire dei parallelismi tra Junta Shiraishi e Ichikawa di "The dangers in my heart" o Naoto Hachiōji di "Don't toy with me, Miss Nagatoro" e quelli tra Nagisa, Anna Yamada e in un certo senso anche Hayase Nagatoro.
In questa serie prevale la pucciosità e la dolcezza di tutti i personaggi ed in particolare dei due protagonisti che sembrano voler dimostrare con la quotidianità dei loro gesti che con l'attenzione sincera verso chi sente di troppo si è in grado di far emergere la vera identità di chi sembra ai margini, trascurato e invisibile.

"Kubo Won’t Let Me Be Invisible" non è una serie innovativa o originale rispetto al genere cui appartiene: si limita a valorizzare le cose e i sentimenti più semplici e immediati e lo fa con una certa grazia.
Come per "The fragrant flower blooms with dignity", è una serie che non esagera, non enfatizza e non si pone come premesse delle situazioni esageratamente surreali ma si limita a narrare come dai gesti più semplici sia possibile ricavare una trama comunque convincente, grazie alla sua delicatezza, alla sua ironia gentile e alla totale ingenuità e sincerità dei personaggi.
Di contro si potrebbe opinare che:
- sia fin troppo perfetta tanto che potrebbe essere tacciata di essere irrealistica ed eccessivamente infantile come se fosse ambientata più alle scuole elementari o medie che alle superiori;
- l'invisibilità come metafora della solitudine adolescenziale, della sensazione di essere trasparenti in un mondo che non considera i ragazzi più introversi sia un po' abusata fino al parossismo tanto da risultare poi noiosa e ripetitiva.

L’adattamento anime, curato dallo studio Pine Jam, è piacevole dal punto di vista tecnico con un chara design morbido, colori tenui e pastello e una cura maniacale degli sguardi e degli occhi, soprattutto quelli di Nagisa che da soli valgono più di tante parole e sorrisi e da rendere quanto mai vero il concetto che "a volte basterebbe uno sguardo attento per rendere visibile ciò che il mondo ignora".