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MephistNecromancer

Episodi visti: 26/26 --- Voto 8,5
Il trend molto positivo di "Monogatari" continua con questa seconda serie, che io ho visto dopo "Kizumonogatari". Si ritorna ai fasti della prima serie, e la cosa non può che farmi piacere.

"Monogatari Second Season" è la trasposizione di ben cinque light novel dell'omonima serie, che segue le vicende di Araragi e di tutti i personaggi che ruotano intorno a lui, con particolare enfasi su Senjogahara, Hanekawa, Shinobu, Hachikuji, Kaiki e soprattutto Nadeko, senza dubbio il personaggio meglio scritto fino ad adesso.
La struttura della serie e l'inconfondibile e unico stile di "Monogatari" torna preponderante anche qui: opera incentrata soprattutto sui dialoghi, che indaga sulla psicologia dei personaggi e sui loro problemi psicologici che li portano a scontrarsi con la società, con gli altri ma soprattutto con loro stessi, il tutto racchiuso da un'atmosfera estremamente surreale, onirica e confusionaria.
I cinque archi narrativi della storia ci offrono buonissime conclusioni all'indagine psicologica di personaggi come Hanekawa e un ottimo snodo di altri come per esempio di Nadeko, la quale viene costruita lungo l'intera serie. Sono riusciti addirittura a farmi piacere Kaiki, personaggio che in "Nisemonogatari" mi aveva macinato i testicoli, riuscendo a contestualizzarlo e a renderlo molto interessante, accattivante e intrattenente. Altro plauso va a Gaen, new entry della serie che "sa sempre tutto", e al ritorno di Ononoki, che stavolta è molto più memorabile.
Se proprio devo trovare dei difetti, questi risiedono soprattutto nell'eccessivo riciclo del personaggio di Hachikuji, che secondo me non aveva più nulla da dire già da dopo "Bakemonogatari", dalla pesantezza generale della serie che, per quanto interessante, è comunque difficile da seguire a tratti, soprattutto per colpa delle slide che vanno più veloci della luce, e infine dall'inutilissima presenza di tre puntate di recap, cosa che mi fa abbassare il voto. Da citare anche il fatto che mi sono reso conto che alcuni dettagli di background, come la storia di Shinobu, saranno 'retconnati' in "Kizumonogatari", per qualche motivo sconosciuto.

Lato tecnico è un passo avanti rispetto a "Bakemonogatari" secondo me, complice anche il nuovo look di personaggi come Hanekawa e Senjogahara, che ho preferito rispetto alla serie precedente. Le musiche sono misteriose e accattivanti; gli sfondi sono ottimi, soprattutto quelli dell'ultimo arco narrativo; le opening sono sì carine, ma niente di che, mentre le ending invece mi sono piaciute, soprattutto per il tratto del loro disegno, molto minimalistico ma anche molto affascinante.

Un'altra ottima opera, che mi fa pensare che probabilmente "Nisemonogatari" è effettivamente la grossa pecora nera dell'insieme.
Non la consiglio a tutti, perché è comunque pesante da seguire e a tratti lenta come uno zombie senza gambe, ma, se si vuole un'opera psicologicamente introspettiva sui personaggi fatta bene, questa è senza dubbio qualcosa da non perdere.


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menelito

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Questa è una stagione di cambiamenti.

Inizia con "Tsubasa Tiger", portando agrodolci novità per Hanekawa; si approfondisce la sua personalità e se ne osservano sviluppi interessanti. Ma anche Senjougahara mostrerà lati inediti del suo carattere, con risultati piuttosto goffi ma a loro modo efficaci.
La storia prosegue con un viaggio inaspettato da parte di Koyomi e Shinobu, che li porterà ad affrontare nuove realtà e soggetti pericolosi. È qui che, forse per la prima volta in tutta la serie, una scena mi ha toccato tanto da farmi venire i lucciconi.
L'arco narrativo di Sengoku si apre con una canzone che distrugge "Renai Circulation", ribaltandone totalmente i toni e il significato; ho particolarmente gradito il concetto di stravolgere completamente l'idea che ci eravamo fatti del suo personaggio, a cominciare dalla canzoncina iniziale. Viene inoltre rivisitato il concetto dell'inganno visto in precedenza, il che porta a qualche colpo di scena niente male; tutto condito da un bel crescendo di follia. Intenso.
E si passa quindi ad uno dei capitoli più 'fighi' della serie, in cui viene introdotta l' "oscurità": un'entità non ben definita, la cui prima apparizione viene raccontata da Shinobu in un episodio in cui, tramite disegni che sembrano quasi opere d'arte, si tocca uno dei punti più alti nel reparto grafico della serie, per quanto mi riguarda; per la conclusione invece preparatevi alle lacrime (in senso positivo).
Infine, si ritorna al racconto di Kaiki, con tutte le implicazioni che ne conseguono, cioè confusione totale! Si viene a delineare anche qui una serie di tratti prima sconosciuti nei vari personaggi, ad esempio che pure Kaiki, nonostante sembri un becchino, a volte può essere divertente (confermandosi 'best grill' della serie! Un personaggio davvero pittoresco); credo che sia la prima volta che il mio voto parziale per i personaggi è un 10: alcuni sono controversi, ma non ce n'è uno che non mi piaccia o che non abbia una caratterizzazione intensa.

Comunque, la trama si fa piuttosto incasinata: fra macchinazioni di soggetti misteriosi, la curiosità di saperne di più cresce a dismisura col passare degli episodi; bellissima stagione. Striminzita per la parte comica ma decisamente più pregna di avvenimenti notevoli rispetto a quelle precedenti.
Inutile spendere altri elogi per il reparto tecnico; degno di nota invece il fatto che i personaggi, anche se non compaiono sullo schermo, hanno comunque quasi sempre un ruolo importante per la storia, nel momento in cui la si sta seguendo. Il fatto che i continui riferimenti a persone o avvenimenti passati facciano da collante per tutto il cast rende anche il più piccolo dettaglio un qualcosa di prezioso.

Impossibile staccare gli occhi dallo schermo.


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Zama

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Fu Einstein a dire che il genio si distingue dagli altri nella capacità di esprimere qualcosa di molto complesso, in maniera che tutti lo capiscono. Potremmo allora dire che un artista geniale crea un'opera in grado di colpire chiunque, dall'osservatore a tempo perso, fino al critico più esperto.
Se è vero, allora il team di autori che danno vita a quest'anime, dal primo versetto fino al nostro schermo, è una squadra in cui la genialità non manca.

Quando si parla della serie "Monogatari", siamo di fronte al "buon gusto": si tratta infatti di un anime alquanto lento, appartenente a un genere principalmente di nicchia, eppure questa serie non annoia, anzi ti accompagna e ti sorprende, senza mai rompere un costante senso dell'aggraziato, senza mai eccedere o concedere troppo poco.
Immagini e dialoghi si uniscono creando l'atmosfera giusta, tutto, colori, effetti speciali, tempistiche fra un frame e l'altro, piccoli particolari sono fatti con grande cura, tutto è dove deve essere, esattamente quando deve esserci, ma senza essere notato, senza distoglierti dall'insieme, risultante in episodi leggeri, immagini, scritte e suoni scomposti, che insieme formano un episodio composto, che insieme formano una storia sensata, che assieme formano questa serie fantastica, come un mosaico di Severini.

E questo arco, composto da ben ventisei episodi, è a mio avviso il migliore, con molti colpi di scena e le consuete risate, in un crescendo di avventure, che si intrecciano e culminano in un finale che ti lascia pieno di emozioni ma incapace di esprimerle.

"Monogatari Series: Second Season" mi ha convinto a regalargli il voto più alto che abbia mai dato, eppure, rimanendo un pezzo artistico di valore e, forse, l'unico anime con tecniche registiche paragonabili ai vertici della cinematografia hollywoodiana, rimarrà sempre qualcuno a cui proprio non va giù... magari per via della grande quantità di dialoghi e pensieri a volte troppo rapidi.

Provando a pensare a "Pulp fiction" di Quentin Tarantino, questo sembra, per molti aspetti, il suo equivalente nel mondo dell'animazione giapponese, da vedere assolutamente (rispettando ovviamente l'ordine giusto).


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Nagisa98

Episodi visti: 23/26 --- Voto 8,5
“Nekomonogatari (shiro)”, “Kabukimonogatari”, “Otorimonogatari”, “Onimonogatari” e “Koimonogatari”: questi gli archi che compongono la “Second Season” di ventitré episodi (ventisei se aggiungiamo anche i riassuntivi), tratta dai volumi 7, 8, 10, 11 e 12 della light novel scritta da Nisio Isin e illustrata da Vofan. L’anime, trasmesso nel 2013, è come sempre realizzato dallo studio Shaft e diretto da Akiyuki Shinbou.

Sulla scia della prima e della terza serie, questa quarta trasposizione animata riesce ancora una volta a configurarsi come un prodotto di successo, massimizzando i consueti pregi, riducendo i difetti e aggiungendo elementi del tutto nuovi.
All’ordine del giorno sono le Anomalie (spiriti o divinità) che costituiscono uno degli aspetti portanti del brand: sfruttando sottili simbologie, esse non mancheranno di sviscerare e approfondire lati completamente sconosciuti del carattere dei nostri personaggi. Ma il marchio di fabbrica di “Monogatari” rimangono i lunghi e complessi dialoghi: grazie a un’ottima narrazione e alla regia sperimentale, la grande quantità di parole proferite non andrà a intaccare minimamente il grado di interesse dello spettatore, mantenendolo, al contrario, sempre su alti livelli. Gli occasionali discorsi nonsense presenti nella prima stagione e assenti già nella mini-serie dedicata a Tsubasa, lasciano qui il posto ad altri apparentemente privi di logica, ma che utilizzano impensabili analogie per riuscire nell’intento sopraccitato.
Le scene di fanservice ecchi, grande pecca degli archi di Karen e Tsukihi, sono pressoché assenti, mentre le disturbanti manie da lolicon di Koyomi faranno capolino in due episodi al massimo. La costante mancanza del nostro protagonista costituisce, tra l’altro, uno degli elementi innovativi della stagione: gran parte degli archi sarà infatti narrata dalla sua protagonista o chi di competenza. Un punto di ulteriore interesse risiede nella disposizione tutt’altro che cronologica degli eventi: mettere al loro posto le varie “storie” non risulterà per niente seccante, soprattutto se si cercano determinati schemi che rendano l’operazione meno cervellotica.

Passiamo ai personaggi. Come accennato in precedenza, il lavoro di introspezione psicologica è stato consuetamente svolto in maniera ottimale. Anche se si tratta di comprimari a noi già ben noti, a questa “Second Season” va il merito di averne messo in luce aspetti sempre nuovi. Un esempio è rappresentato da Tsubasa, a cui erano già stati dedicati due archi: il terzo qui trattato non è assolutamente superfluo, poiché scava ulteriormente nella sua personalità e la conduce verso un profondo cambiamento. Altro personaggio a cui è stato dato particolare risalto è Nadeko: se la sua storia si poteva considerare la meno riuscita di “Bakemonogatari”, quella raccontata in questa occasione è forse una delle migliori della stagione. Il carattere della ragazza, in precedenza analizzato in maniera piuttosto blanda, subisce infatti una brusca virata e viene osservato da più punti di vista. Altro fiore all’occhiello è la ricomparsa di Kaiki Deshuu, uno dei pochi pregi del dimenticabile “Nisemonogatari”: la storia in cui egli agirà, ovvero l’ultima, occupa il primo posto della classifica grazie alla sua presenza.

Per quanto riguarda il lato tecnico, bisogna dire che ho notato alcuni cali in character design e animazioni in certi frangenti. Per il resto, colori brillanti, sfondi e OST singolari non mancheranno di arricchire neanche questa serie. Orecchiabili le diverse sigle: tra di esse ho apprezzato, in particolare, l’ultima opening, dalla vena lievemente comica per il sapiente mix di musica e immagini. Ottima la regia, la quale torna alla ribalta con le sue repentine schermate testuali.

In conclusione, trovo che “Monogatari Series: Second Season” abbia dato qualcosa in più rispetto alle stagioni precedenti. Fanservice quasi assente, dialoghi sempre interessanti, colpi di scena sorprendenti e analisi psicologiche di tutto rispetto sono i tanti pregi a cui si sommano i difetti presenti in quantità esigue. Mezzo voto in più: 8,5.


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Kairte

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Questa quarta serie animata, adattamento dell'omonima light novel, scritta da Nisio Isin e illustrata da Vofan, è, a mio avviso, decisamente la più riuscita.

La trama si sfaccetta in cinque filoni narrativi, tutti di ottima qualità e approfonditi.
Il primo l'ho trovato emozionante, sicuramente il più malinconico, ma anche il più profondo. La protagonista di questo arco narrativo è Tsubasa Hanekawa, descritta come una ragazza pura e semplice, la cui evoluzione si può ammirare col passare delle serie, scavando sempre più in profondità nel suo animo. Il personaggio viene completamente ribaltato rispetto alla prima Hanekawa descritta nella serie "Bakemonogatari", mostrando il cambiamento delle persone e l'evoluzione in base al contesto in cui vivono e agli amici di cui sono circondate. Nascondere traumi e difficoltà non significa debellarli; anzi, questi non fanno che crescere, portando un cambiamento nell'animo umano.
Il secondo arco narrativo è incentrato sul protagonista, Koyomi Araragi, e la sua inseparabile "ombra" Shinobu Oshino, i quali viaggiano nel tempo per salvare Mayoi Hachikuji dalla sua morte di undici anni prima. Questo porterà a dei risvolti inaspettati.
Il terzo pone particolare attenzione al personaggio di Nadeko Sengoku, amica al tempo delle elementari della sorella del protagonista, nonché innamorata di Koyomi stesso. Vengono descritte in modo impeccabile le difficoltà della ragazza, vista praticamente come una sempliciotta, con l'unico pregio di essere assolutamente adorabile e carina. Questo porterà il personaggio a uno stress mentale che si rivelerà non poco problematico.
Il quarto approfondisce i personaggi di Mayoi Hachikuji, Shinobu Oshino e Koyomi Araragi, i quali sono inseguiti da un'oscurità misteriosa. Viene raccontato il passato della ragazza vampiro e di come già lei fosse a conoscenza di questa ignota entità. Questo è l'arco più "inconcludente". Ci sono infatti parti non spiegate, il finale sembra aperto e inoltre ho trovato possibili intrecci con il primo filone narrativo, senza però averne conferma. Sarà forse legato a qualche evento che verrà poi spiegato in serie future?
Ultimo arco narrativo vede invece protagonista il personaggi di Deishū Kaiki, aiutato dalla bella Hitagi Senjōgahara, alle prese con Nadeko Sengoku. Per evitare spoiler non vi dico per quale motivo, né cosa succede. Possiamo però finalmente godere del personaggio di Kaiki, enigmatico, logico e amante del denaro. Viene inoltre rivelato che nel suo cuore probabilmente c'è molto di più di quello che si vede in superficie. Questa saga, a mio avviso, è la migliore. Intrigante e interessante, con una degna e inaspettata conclusione. (Voto trama: 9)

I personaggi sono quelli già visti nelle serie passate. Sono tutti ben caratterizzati e ognuno ha qualcosa da "raccontare". La parte che maggiormente preferisco deriva dal fatto che ciascuno di loro può essere percepito in maniera differente dallo spettatore, i miglioramenti possono essere visti come peggioramenti o viceversa. Una cosa è certa: tutti sono soggetti a continuo cambiamento ed evoluzione, e nessuno viene "gettato alle ortiche", come spesso avviene in molte serie animate; insomma... pochi ma buoni. (Voto personaggi: 9)

Potrei star qua a parlare per mezz'ora del comprato grafico, che, di sicuro, salta all'occhio per originalità. A partire dall'ambientazione, dai colori, dal netto stacco tra il grigio della città e alcuni dettagli con colori sgargianti, tutto sembra voluto e non lasciato al caso. La mimica facciale è ottima, il comportamento dei personaggi durante i lunghi dialoghi sembra voluto per accentuare la personalità del personaggio stesso. Ad esempio Kaiki, mentre parla al telefono, lo vediamo sempre in pose composte e con vestiti particolari, ad evidenziare in contemporanea la sua personalità strampalata e il suo amore per il denaro. L'accompagnamento musicale è superbo e, come per le altre serie, abbiamo una opening diversa per ogni filone narrativo. (Voto audio/video: 9)

Il finale della serie è aperto, che verrà però fortunatamente continuato con la serie "Owarimonogatari", in onda da ottobre 2015. Per tutti gli amanti del genere, o degli anime in generale, questa è sicuramente una serie da non farsi sfuggire.
Voto globale dell'opera: 9


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Delandur

Episodi visti: 26/26 --- Voto 10
Ogni volta che mi approccio a recensire, o semplicemente parlare, di un titolo targato "Monogatari" mi viene difficile essere oggettivo o imparziale, perché sono totalmente preso da questa saga, in ogni suo capitolo. Va anche notato che non sono l'unico a "idolatrare" il titolo, ma anzi le posizioni su questa opera si dividono in due fazioni antitetiche, cioè, essenzialmente, chi lo odia e chi lo ama.

Parlando brevemente della trama, si può dire che questo terzo capitolo della saga si avvicini, quantomeno per struttura, al primo, cioè "Bakemonogatari". Infatti, anche in questo caso abbiamo cinque archi narrativi, incentrati su altrettante ragazze, ma con una novità narrativa sostanziale: il narratore. In "Monogatari Series: Second Season" non abbiamo un vero e proprio protagonista: certo, Araragi è l'unico personaggio che appare in tutte le saghe, ma da qui a definirlo protagonista assoluto ne passa di acqua sotto i ponti. In tre delle cinque saghe in nostro buon Koyomi apparirà solo di rado e la narrazione sarà affidata ad altri personaggi come Tsubasa, Kaiki e Sengoku. La regia è quella che da sempre accompagna questa saga: strana, inusuale, a tratti difficile da seguire e frammentaria, però, nel complesso sempre efficace e caratterizzante del titolo.

Ma cosa mi fa dare sempre (o quasi) 10 ai titoli di questa saga? I personaggi e le storie che portano con loro.
Tsubasa, Hitagi, Kaiki, Shinobu ecc., ognuno di loro ha una psicologia e una caratterizzazione perfetta secondo me. Le loro storie, il loro carattere non sono una semplice accozzaglia di semplici sentimenti. La loro personalità è il risultato di esperienze passate e presenti, pensieri e paure, dolori e amori; un perfetto connubio di quello che realmente forgia il carattere. Hanekawa, più di tutti, nel corso delle varie saghe è stata delineata in maniera magnifica: la prima saga, quella che la riguarda, è davvero l'apice di un capolavoro. Se posso dire la mia, è la cosa più bella che io abbia mai visto nelle varie opere nipponiche che ho seguito, senza esagerare.
Anche il rapporto particolare che intercorre tra Shinobu e Koyomi è bellissimo. La loro reciproca necessità per esistere, il loro appartenere l'uno all'altro, non nell'amore fisico, ma in qualcosa di diverso e di più complesso è descritto in maniera impeccabile, così come l'amore viscerale che Hitagi sente verso Araragi.

Potrei stare a parlare ore di quanto ami il titolo, per altre mille cose (come Kaiki ad esempio), ma non voglio dilungarmi troppo, né fare spoiler, quindi guardatevelo e godetevelo.


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eracliano

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Ricordo che quando iniziai "Bakemonogatari" per la prima volta ero un tantino scettico. Arrivato alla fine, non ero convinto al 100%. Molte cose mi erano piaciute, una parte tuttavia non mi convinceva. Il problema principale era che alla fine i vari archi erano troppo a sé stanti, troppo a "tenuta stagna". Con Nisemonogatari più o meno è avvenuto lo stesso, sebbene l'introduzione del personaggio di Kaiki e la vera entrata sul palcoscenico di Shinobu avessero notevolmente alzato il livello della storia. Ebbene, con la "Monogatari Second Season" (ma io la definirei più una "terza serie", accorpando a parte "Nisemonogatari" e il primo "Nekomonogatari") si assiste, a mio avviso, in una splendida rielaborazione delle potenzialità di cui si erano gettate le fondamenta in precedenza: consolidando il "cast" già presente, si assiste a sviluppi molto interessanti delle vicende, come per esempio la rivelazione di nuovi legami tra i personaggi e l'approfondimento di alcune vicende del passato.
Credo quindi che il principale merito di questa stagione sia quello di aver fornito ad una storia che già di suo aveva tutte le potenzialità per raggiungere un livello ottimo proprio ciò di cui si sentiva il bisogno, e cioè di coesione tra gli archi narrativi e le relative trame. E in questo caso è quello che avviene.
Mi è piaciuta anche l'evoluzione specifica di alcuni personaggi, anche se forse sarebbe più corretto dire approfondimento e avvicinamento alla verità dietro azioni e comportamenti che si supponeva avessero connotazioni e motivazioni più "deboli" di quelle che poi si rivelano attraverso questi episodi. In particolare, alcuni personaggi come Kaiki assumeranno ruoli assolutamente imprevedibili (il che comporterà nello spettatore anche un certo divertimento; io, almeno, me la sono spassata un sacco!).
Non entro nello specifico del finale o delle pieghe che prende la trama; sia sufficiente in questa sede che io ne sono rimasto di volta in volta sorpreso e colpito. In generale, più che soddisfatto.
Siccome le critiche principali che vengono fatte dai detrattori di questa serie (eccessivo spazio dedicato ai dialoghi, lo stile della regia sperimentalista) alla fine fanno riferimento a elementi che sono una costante dell'intera serie (che io stesso ho considerato e ho fatto pesare al momento di recensire "Bakemonogatari"), in questa sede li ignorerò, poiché credo che chi sia ormai giunto fin qui li abbia apprezzati o quantomeno ci sia passato sopra fino ad adesso, e non avrebbe senso interrompere la visione per quelli.
Per cui aspettatevi i classici cartelli che appaiono e scompaiono, lunghi lunghissimi dialoghi e così via.
Una menzione d'onore per il comparto sonoro. Un paio delle sigle di questa stagione sono entrate ufficialmente tra le mie preferite in assoluto, avendole trovate davvero molto belle, mi riferisco a quella dedicata ad Hanekawa e quella a Senjougahara. Sono certo che dopo la visione si concorderà con me.

Diamo i numeri:
Trama: 9
Personaggi: 10
Finale: 9
Grafica: 8
Sonoro: 9

E dunque un 9. Premio il miglioramento della serie. Buona visione!


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npepataecozz

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Dopo la cocente delusione provata dopo la visione di Nisemonogatari, ho cominciato la seconda stagione di Monogatari (la prima era composta da Bakemonogatari, da Nekomonogatari e, appunto, Nisemonogatari) con una certa perplessità in quanto non sapevo se dovevo aspettarmi un titolo di valore assoluto o un altro mezzo fiasco. Fortunatamente la realtà ha superato le mie più rosee aspettative in quanto questa nuova edizione delle storie di Araragi & Company propone ventitrè episodi (gli altri tre sono riassunti di non so cosa ma evidentemente talmente inutili che non sono stati nemmeno fansubbati) di livello altissimo.
Per chi non conoscesse la trama Araragi è un mezzo vampiro, ossia un ragazzo che, grazie all'aiuto del misterioso Oshino, è riuscito a salvarsi da quella condizione senza però perdere tutti i suoi poteri. Grazie alla sua particolarità questi verrà automaticamente attratto dalle anomalie che popolano il nostro mondo e che condizionano la vita di determinate persone. In genere queste anomalie assumeranno la forma di un animale: un granchio, una mucca, un serpente eccetera eccetera. dotato dell'animo dell'eroe e grazie alla collaborazione della sua ragazza, dei suoi amici e di altre entità non proprio definite egli si prodigherà a risolvere i problemi generati, di volta in volta, da queste anomalie.
Come tradizione Monogatari ripropone quel taglio grafico fatto di continue interruzioni, in cui la scena viene interrotta di volta in volta da una serie di parole e pensieri che appaiono e scompaiono così velocemente da rendere arduo seguirle senza interrompere continuamente la visione dell'episodio di turno. Questa scelta, però, non ne rende frustrante la visione ma solo molto particolare; non è necessario cercare di criptare parola per parola ciò che viene mostrato in tutta fretta in quanto dopo averlo fatto uno due volte ci si rende conto che è perfettamente inutile al fine della comprensione della storia. Chi ha visto la prima stagione di questo titolo, però, queste cose già le sa. Quanto al perché si sia scelto di fare una cosa del genere si può andare solo per ipotesi: a me piace immaginare che in questo modo si sia voluto esprimere la velocità del pensiero umano.
Da sempre la parte più importante di questo titolo sono i dialoghi, caratterizzati per una lunghezza che in un anime di altro tipo sarebbe considerata eccessiva, e per la loro complessità oggettiva. Il piacere nel seguire questi estenuanti dialoghi in genere funge da discriminante nel giudizio di chi guarda: chi li ama, come me, adorerà questa serie; chi non li sopporta parlerà di anime troppo logorroico per i suoi gusti. In questa seconda serie la complessità di questi anime viene ancor più sviluppata e, grazie anche a personaggi caratterizzati benissimo, hanno un fascino ancora maggiore.
L'anime è diviso in cinque archi narrativi collegati fra loro, tutti molto belli da seguire; alcuni di essi, poi, lasciano lo spettatore letteralmente a bocca aperta episodio dopo episodio con risvolti spesso drammatici che intrigano e a volte commuovono.
L'unica pecca che muovo a questa seconda stagione è l'assenza di qualsiasi interazione diretta tra Araragi e Senjougahara, i cui scontri verbali, invece, erano alla base del successo di Bakemonogatari. Si tratta, con tutta evidenza, di una scelta voluta e per certi versi inspiegabile. Ma è l'unica piccolissima pecca per un anime davvero bellissimo che col suo strampalato modo di condurre la narrazione e con una trama assolutamente coinvolgente mi ha letteralmente tenuto incollato al monitor tanto da farmi divorare in pochi giorni una serie non proprio brevissima.
Insomma anime promosso a pieni voti: non vedo l'ora, anzi, di poter assistere ad una eventuale terza stagione.

Locke Cole

Episodi visti: 26/26 --- Voto 5
Una parola risulta efficacemente calzante nel sussumere sotto di sé tutta l'abissale vuotezza della quarta trasposizione animata dei lavori letterari di Nisio Isin, e questa è "vanagloria".
Sopra alle rovine di un'animazione a tal punto dimentica della propria destinazione in seno all'arte da doversi limitare, al massimo delle proprie capacità, ad imitare (giacchè non è in grado di produrre) lo sperimentalismo in un'effimera ombra, un altro capitolo dei "Monogatari" s'incarna per celebrare ancora una volta la propria insanabile sciocchezza.
Trascorse nell'inutilità la seconda e la terza serie, l'una volta ad esplorare le morbosità della perversione e l'altra a ribadire eventi già noti, riprende il complesso dei "Monogatari" con questa "second season", la quale ha perlomeno la decenza di proseguire la vicenda dell'anormale quotidianità di Araragi Koyomi e delle innumerevoli sue spasimanti.

L'opera è divisa in cinque archi, attraversati da cronologie spezzate e nei quali, al solito, non succede poi molto.
Il primo verte sulla prosperosa e (così dicono) brillante studentessa Hanekawa e la sua perenne incapacità di stare al mondo. Seppur sia consolante che all'unico personaggio che non soffre di psicopatie nell'intera serie si conceda tanta scena, è anche vero che di un simile arco non c'era alcun bisogno, non aggiungendo sostanzialmente niente alla già ribadita vicenda della ragazza, la quale viene logorroicamente ribadita, declinata nuovamente e conclusa (sperabilmente in via definitiva).
Unica soddisfazione è l'assenza del motore erotico della situazione, il (in questo arco, formale) protagonista dei "Monogatari", l'ex-vampiro Araragi, la cui mancanza attenua la generale ninfomania delle pulzelle in scena, senza tuttavia per questo far calare l'abuso dell'improbabile e inopportuna fotografia che domina l'opera.

Il secondo arco non merita nessuna considerazione, non avendo senso né utilità alcuna. L'unica sua funzione è d'introdurre blandamente il quarto, dove le vicende di Hachikuji giungono al termine.
In quest'ultimo il ritmo fra tensioni ed excursus distensivi saranno ben dosate, per quanto l'esasperazione della scenografia nella sua vanità di pseudo-sperimentalismo rovini irrimediabilmente le atmosfere, come pure fa l'esaltazione del patetismo nei toni, il quale verrà lasciato sfogarsi sino alla stucchevolezza, certo inopportunamente stridente con quel senso di distaccata freddezza che, almeno questo, la serie riesce sempre a trasmettere.

Infine il terzo e il quinto arco chiudono, in maniera sorprendentemente piacevole, la "second season": attraverso una narrazione d'inganni si dipanano specularmente le vicende di due personaggi tratti dalle spaventose tenebre di "Nisemonogatari", Sengoku e Kaiki, che, punti d'osservazione dei rispettivi archi, offrono alla storia un'accattivante prospettiva, retta da un lato da un accorto intreccio di falsità a strutturare la vicenda e dall'altro dal grande carisma del protagonista dell'arco finale. E' questo quanto più desta rabbia dei "Monogatari", la loro reale capacità di produrre qualcosa di buono, potenzialità che viene alla prima possibilità dissipata in intenti meno meritevoli.

E' inutile spendere ulteriori parole sul perché la Shaft sia biasimevole nel suo operare e su quanto sia pernicioso il male che l'animazione da essa patisce. Se i "Monogatari" si divertono a costruire storie di menzogne e illusioni è perché essi stessi non sono che l'ombra di un'arte che l'animazione di oggi non è in grado di essere, nient'altro che l'elogio di una protervia che persiste nella sua inerzia, mutuando le stesse istanze ad nauseam, il tutto celato dalla loro leggerezza, che a stento nasconde questa povertà d'ingegno.
Nella propria radicale e genuina vuotezza, la serie dei "Monotagatari" continua ad ostentare la sua vanagloriosa arroganza, nel raffazzonato tentativo di rammendare la tela del suo caleidoscopico sembiante stesa sopra al cuore della propria nullità.

Haru glory

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Prima di recensire questa serie bisogna fare alcune osservazioni di carattere generale, l'animazione è una categoria dell'arte e come per ogni tipo di arte ci sono vari stili e metodi di interpretazione che col tempo si evolvono fino a distinguersi in uno nuovo, questo è il caso della Monogatari series animata da Shaft. In questa storia si vede tutta la creatività di Nisioisin, la sua fantasia viene perfettamente rappresentata dallo studio Shaft che da vita con ottime animazioni a una serie animata che esprime al meglio la light novel. Questi 26 episodi vanno a coprire diversi archi narrativi della novel partendo da "Nekomonogatari shiro" sino ad "Hitaghi end" saltando però alcuni capitoli presenti nei romanzi. Per quanto riguarda la trama vedremo i personaggi già conosciuti un "Bake", "Nise" e "Nekomonogatari Kuro" alle prese con nuove anomalie, divinità, viaggi nel tempo, oscurità, truffatori e immancabili problemi di cuore. Altra caratteristica importante e degna di nota della serie è la mancanza di un vero protagonista fisso in ogni arco narrativo, è vero che il protagonista principale era e rimane "Koyomi Araragi" però va anche detto che in alcuni story-arc lo si intravede appena o è addirittura assente.
Tra i pregi della serie c'è certamente il character design moderno, gradevole e d'impatto. Le colonne sonore sempre azzeccate e d'effetto.
Cosa è davvero questa opera: anime? Slideshow? Cromoterapia? Audiolibro? Raccolta di citazioni? La risposta giusta è un po' tutte, il maggior punto di forza di questo anime è infatti l'esperienza audio-visiva che regala interfacciando alla classica animazione cartelli e slide colorati per creare atmosfere introvabili se non in pochissimi altri titoli d'animazione. Di difetti veri non ne ha, però in un certo senso si può ritenere tale il fatto che molte molte battute, citazioni e giochi di parole siano incomprensibili se non per i giapponesi.
Lo consigli? Certamente. A chi lo consigli? A tutti quelli che si lamentano che tutte le produzioni animate di oggi sono identiche e non valgono la pena di essere viste.
Dovergli dare un voto è dura, vorrei darne uno molto alto perchè se è vero che c' è un anime che merita di essere visto frame per frame è questo, inoltre l'ultimo arco narrativo "Koimonogatari (storia di un amore)" meriterebbe un 10 e lode a pieno titolo (ammetto che forse la mia valutazione è leggermente influenzata dal fatto che Senjogahara e Kaiki siano tra i miei personaggi preferiti), peccato che però siano solo 6 di 26 episodi e alcuni story-arc non mi abbiano convinto a tal punto; nell'indecisione tra 8 e 9 non potendo dare mezzi voti voglio premiare le scelte stilistiche del regista e la pazzia di Nisioisin.