Sta per arrivare nelle sale Italiane dall’11 al 13 settembre, per Anime Factory, Il Castello Invisibile, lungometraggio anime diretto da Keiichi Hara, che già si era distinto per la regia di Un'estate con Coo del 2010 e Sarusuberi: Miss Hokusai nel 2015.

Il Castello Invisibile cementa una collaborazione già iniziata nel 2019 con The Wonderland tra il regista Hara e l’illustratore e animatore russo Ilya Kuvshinov, che per quel film si occupò del character design.
Per il Castello Invisibile Ilya si è occupato del design del castello, così come della realizzazione delle visual concept art, una serie di disegni preparatori il cui ruolo è decidere un “mood” e uno stile da seguire.
 
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Facciamo quindi un salto nella carriera e nello stile di questo artista russo che, trasferitosi in Giappone nel 2015, sogna di diventare un direttore dell’animazione, regista e poter creare un film anime basato su "Il Neuromante" di William Gibson.

Ilya Kuvshinov nasce in Russia nel 1990 e frequenta il Liceo Artistico di Mosca dagli 11 anni: passa un sacco di tempo a disegnare e la sua principale attività era disegnare paesaggi, pitture e schizzi.
Quando scopre i videogame e l’animazione giapponese, principalmente grazie a Ghost in the Shell, il suo sogno diventa chiaro e vivido: vuole lavorare nel mondo degli anime. Tuttavia lo stile classico della scuola d’arte russa rigetta tutto ciò che si avvicina all'estetica orientale di manga e anime, ma da bravo caparbio Ilya cerca un modo di poter vivere di ciò che più ama fare, cioè disegnare. Si mette quindi a studiare architettura perché convinto che sia l’unico lavoro “grafico” che gli permetta di lavorare disegnando, ma si scontra presto con la mancanza di creatività del lavoro dell'architetto: si tratta solo di accontentare i clienti. Ciò lo porta a provare un sacco di tristezza e frustrazione.
 
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Ilya però non demorde e non abbandona il suo sogno, tanto da arrivare ad esercitarsi in autonomia nel disegno, soprattutto di figure umane, finché si accaparra una collaborazione con una rivista di videogiochi. Da lì iniziano ad arrivare i primi lavori artistici di responsabilità nell'ambito del videogame, soprattutto sta a lui creare i personaggi per i giochi della russa Globo Games, dove scopre che il suo background academico gli ha fornito le abilità di essere estremamente versatile sui soggetti da creare. Ma ancora non è soddisfatto della sua meta, tantomeno delle sue abilità e continua da solo a studiare anatomia e prospettiva.
Lavorando per NARR8, fa il suo primo incontro del terzo tipo con lo storyboarding, ma non come possiamo immaginare. Si tratta di storyboard e regia per i motion comics, cioè immagini statiche che si muovono leggermente. Si gira la pagina e i personaggi compaiono e compaiono i relativi baloons. Non esattamente ciò che si immaginava, ma è già qualcosa.
 
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Nel 2015 si trasferisce in Giappone: i primi tempi li passa a capire come barcamenarsi con la lingua, che studia assiduamente per due anni, e a svolgere lavori da freelancer per fumetti americani e videogames giapponesi; ma soprattutto cerca di capire come fare per entrare nell'industria degli anime.
L'editor giapponese Keiko Kinefuchi lo contatta per suggerirgli la pubblicazione di quello che diverrà "Momentary", il suo primo artbook, ed è questo che cattura l'attenzione di Keiichi Hara che lo porta a ricoprire il ruolo di character designer, mechanical designer, art designer e animatore per The Wonderland. Hara è ben consapevole della passione per il cyberpunk per Ghost in the shell di Ilya, così lo informa che sta andando in produzione Ghost in the shell: Stand Alone Complex_2045 per Netflix e gli suggerisce di mandare a Production I.G. una sua versione di Motoko. Poco dopo Ilya è a colloquio per la collaborazione alla serie, per cui ricoprirà il ruolo di character designer.
 
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Ilya lavora quindi a entrambi i progetti in contemporanea. Per lui fu complesso gestire la differente natura tecnica delle due produzioni: Ilya è più incline a riempire i personaggi di particolari per via del background di character designer 3D acquisito lavorando nell'industria del videogame. L'animazione 3D rende la mole di dettagli decisamente meno problematica. L’animazione 2D di The Wonderland, invece, mira ad una semplificazione del design per poter disegnare e animare più celermente; di conseguenza Ilya è costretto a dover limitare la sua tendenza al realismo nel mechanical design poiché l'animazione 2D è decisamente scomoda per gestire una maggiore quantità di dettagli. La mentalità che ha assunto lavorando alle due opere, quindi, è stata profondamente diversa.

Ma da lì a poco, Ilya fa un incontro che gli permette di crescere tantissimo professionalmente.
Mentre ancora lavorava a The Wonderland ha conosciuto Mitsuo Iso, uno degli animatori più amati e influenti dell'industria; ma è poi dopo che ha modo di lavorare a strettissimo contatto con lui. Fuminori Honda di Production +h gli disse che a Psycho-Pass 3 avevano enormemente bisogno di supervisori delle animazioni per il check e animatori chiave. Ilya si propose e lì ritrovò sia Iso che Kenichi Yoshida. Qui arrivò la proposta ufficiale di Mitsuo Iso per fare da designer alla sua nuova opera, The Orbital Children. Dopo aver visto i suoi design, però, Iso gli propone di passare direttamente agli storyboard, che verranno corretti più e più volte sia da Iso che da Yoshida, che gli permettono di imparare il mestiere come mai prima d'ora.
 
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Il suo debutto registico, però, arriva con il video musicale animato sulla ending di Cyberpunk Edgerunners, "Let you down". 
Ilya entra nel progetto grazie ad un'amica, Suzi Hunter, che lo mette in contatto con CD Projekt RED. Era vero che lo Studio TRIGGER volesse fare tutto in-house, ma aleggiava l'idea di creare un video musicale a partire dalla ending e non sarebbe stata una cattiva idea farlo fare proprio a Ilya. Per il videoclip Ilya si occupa praticamente di tutto, tranne che per le animazioni, commissionate allo Studio Massket, anche qui, grazie a contatti inter-lavorativi: è stato messo in contatto con Widad Nouredine, che a sua volta gli ha passato lo Studio Massket visto che al momento stava lavorando lì. E questo fu il suo debutto da regista, in questa specie di prequel di Cyberpunk Edgerunners.
 

Lavorando a The Orbital Children, Ilya ha fatto la conoscenza anche di un'altra leggenda del mondo dell’animazione: Toshiyuki Inoue, un artista la cui resa realistica è difficile che passi inosservata. E che ritroverà ne Il Castello Invisibile.
Le collaborazioni con Hara, per Ilya, sono davvero una manna per l'accoglienza che l'uomo riesce ad elargire. Hara concede a lui e a tutto lo staff molte libertà creative e di espressione. Se lui ha un’idea in testa, non la impone a tutti i partecipanti, ma accoglie le visioni di tutti e se pensa che l'opinione di qualcun altro sia più giusta, allora modifica la sua versione.
Per Il Castello Invisibile, Ilya, si è occupato del design del Castello che riveste un ruolo importantissimo nel film: l'ispirazione dell'artista russo è stata fornita da un castello che si trova a Francoforte, dove si era recato per una fiera.
 
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E Il Castello Invisibile, dunque è solo un magnifico tassello della carriera di questo grande artista, estremamente attivo sui social e su Patreon, che ad oggi ricopre praticamente la maggior parte dei suoi introiti economici.

Ricordiamo quindi che potrete vedere il lavoro di Ilya ne Il Castello Invisibile l'11, 12 e 13 settembre nelle sale che parteciperanno all'evento: a questo link potete trovare i cinema di tutta Italia che proietteranno la pellicola.
 
 
A tredici anni Kokoro trascorre le giornate nella sua stanza, affidando al brusio della televisione il compito di attutire i pensieri e i rumori della vita di fuori. Da quando le cose a scuola si sono fatte troppo difficili, è così che ha deciso di rispondere al disagio e al dolore. Scomparendo. Fino al giorno in cui una luce improvvisa dentro lo specchio la rapisce per trascinarla altrove: in un castello abitato da una strana Bambina e da sei ragazzi che come lei hanno smarrito qualcosa. L'innocenza dei sogni. Le istruzioni per vivere. Il coraggio che serve per accettare se stessi. Solo raccogliendo la sfida che la Bambina dalla faccia di lupo propone loro, Kokoro e gli altri potranno scoprire che cosa li ha portati fin lì. E ritrovare ognuno a suo modo la strada del mondo.

Fonti consultate:
Journal du Japon
Otaquest
Fullfrontal
Ruetir