Dal pennino intinto nel misterioso inchiostro giallo di Gōshō Aoyama, che dal suo cilindro riesce sempre a cavar fuori avvincenti segreti da svelare, nasce la storia di un liceale appassionato di illusionismo che, sulle orme del padre, veste i panni di un ladro inafferrabile alla ricerca del gioiello più inestimabile di tutti. Zio di Detective Conan, opera maggiore di Aoyama, che è conosciuta ampiamente in Italia grazie alla trasmissione sulle reti Mediaset dell'omonima serie animata, il manga a cui si ispira Magic Kaito 1412 (まじっく快斗 1412) ha debuttato nel 1987, mantenendo una cadenza irregolare per tutto il corso della sua pubblicazione, tutt'oggi sospesa a quota quattro volumi. Tuttavia, il personaggio di Kaitō Kid non è mai stato dimenticato dall'autore, che gli ha permesso di fare da cameo in alcuni capitoli del manga di Meitantei Conan, nel quale dà filo da torcere al "Signor Sherlock Holmes dell'era Heisei" [N.B. l'era corrente in Giappone, iniziata nel 1989]. Anche l'anime mescola gli episodi narrati nel manga originale ad alcuni con sceneggiatura nuova, e alla rivisitazione di casi affrontati dal piccolo detective occhialuto, inquadrandoli stavolta dal punto di vista di Kaitō Kid. La serie consta di ventiquattro puntate, quasi tutte autoconclusive, andate in onda in due cour dall'autunno 2014 all'inverno 2015; soltanto alcuni casi hanno richiesto più di un episodio per il loro completamento. È stata trasmessa con audio originale sottotitolata dal canale satellitare Man-ga in collaborazione con Yamato Video, in un esperimento che credo sia abbastanza riuscito, data la riproposta nella stagione successiva di un altro anime che occupa il suo posto.

Kuroba Kaito è un ragazzo furbetto e dispettoso, che si diletta in giochi di prestigio davanti alla sua classe. Appassionato fin da bambino di illusionismo, seguiva il padre durante gli spettacoli di magia ai quali partecipava, cercando di apprendere i trucchi del mestiere. La vittima preferita dei suoi scherzi è la compagna di classe nonché vicina di casa, Aoko Nakamori, figlia dell'ispettore del dipartimento di Tōkyō, Ginzō Nakamori, nemico giurato di Kid. Dopo averlo sfidato più e più volte mirando alla sua cattura, l'ispettore Nakamori sembra quasi il gemello separato alla nascita di Zenigata, che, nonostante i vari sforzi per far rispettare la legge, non riesce mai a mettere in gattabuia Lupin III. Per la figlia del suo inseguitore di distintivo munito, Kaito nutre un sentimento d'amore ricambiato, che non è capace però di dichiarare. Impaurito dal cambiamento che potrebbe causare al rapporto consolidato da anni e anni di frequentazione delle rispettive case, ma anche bloccato dalla mancata rivelazione ad Aoko della sua doppia identità di ladro e liceale, Kaito mente a sé stesso e trascina avanti un'amicizia ambigua non esente da gelosie e incomprensioni. Una volta scelto di indossare i panni di ladro Kid, infatti, il giovane Kuroba intraprende una strada di solitudine e di menzogne, separando sempre di più la sua vita privata dalla vita di fuorilegge. Dopo essere venuto a conoscenza delle infauste circostanze in cui è morto suo padre, Kuroba Tōichi, assassinato da un'organizzazione criminale, Kaito decide di sbaragliare i piani dei malfattori e si mette sulle tracce del gioiello Pandora. Altrimenti conosciuta come la "pietra della vita", Pandora è una gemma che può donare l'immortalità se innalzata al passaggio vicino alla Terra della cometa Volley, che avviene ogni diecimila anni. Allora si verseranno lacrime, le quali se bevute doneranno la vita eterna. Ogni volta che ruba un gioiello, Kaito lo rivolge alla luna per analizzarne lo scintillio, poiché Pandora brilla di rosso se esposta ai raggi lunari, per restituirlo successivamente se esso non rispetta le caratteristiche richieste. La sete di giustizia lo spinge a prendere la decisione del giocarsi il tutto per tutto, di sfruttare ogni mezzo possibile pur di ottenere vendetta, perché è impensabile convivere con il rimorso di non aver fatto nulla per coloro i quali sono venuti a mancare ingiustamente. C'è da dire che trova piuttosto divertente e stimolante fare il mestiere del ladro!

La magia di un illusionista che fa sparire le carte e le fa ricomparire nel taschino dell'ospite. La magia di una strega che mescola nel suo pentolone ribollente ingredienti di incantesimi antichi. La magia del genio di un giovane ragazzo che riesce a cogliere i minimi dettagli per la risoluzione di un caso. La magia dei sentimenti, nati nell'infanzia e cresciuti assieme al tempo, che sbocciano nell'imbarazzo di dirsi «ti amo». La magia di un estro creativo come quello di Gōshō Aoyama, che non smette mai di sorprendere, e che anzi riesce di volta in volta a superarsi e a regalare emozioni diverse. La magia, in ogni sua forma e manifestazione, è il perno della storia di Magic Kaito 1412. E ad essa si riferiscono molte delle perle di saggezza che il padre di Kaito gli ha lasciate incise su dischi di vinile, che al ritmo della musica da camera suggeriscono al figlio come procedere nelle sue avventure da ladro. In effetti, a differenza dell'ambientazione asettica di Detective Conan, disegnata cercando di mantenere quanto più è possibile un certo realismo, affinché esso garantisca al lettore la verosimiglianza degli eventi narrati con la realtà, in Magic Kaito 1412 alla realtà apparente viene affiancata una realtà magica, che fornisce alla serie un tocco di surrealismo, che non ritroviamo nel manga del piccolo investigatore con gli occhiali - a meno che non si vogliano considerare surreali gli espedienti utilizzati dagli assassini per ammazzare le loro vittime! Ricordiamo, per esempio, il personaggio di Akako Koizumi, una strega a tutti gli effetti, che si serve di archetipi magici con la massima naturalezza, la cui presenza è accettata dal protagonista come fosse roba di tutti i giorni. Perciò, se con Conan ci affacciamo sulla scena del crimine provando a raccogliere ogni indizio che ci permetta di ricostruire l'omicidio, con la consapevolezza che tutto è lì davanti ai nostri occhi, con Kaitō Kid c'è sempre un qualche elemento che sfugge e che resta inspiegabile, un qualcosa di sovrannaturale che trascende la quotidianità e trova un senso solo nella fantasia.
 

Il chara design rispecchia bene il disegno di Aoyama. Bisogna però evidenziare l'esagerata enfasi posta sui nasi, che in alcuni episodi, soprattutto quelli iniziali, hanno raggiunto una lunghezza non indifferente, assomigliando a triangoli rettangoli ribaltati sull'ipotenusa! In sostanza, per tutto il corso della serie le animazioni restano di buona qualità. Il doppiaggio è ottimo. In particolare è da segnalare la prova di Kappei Yamaguchi, il quale presta la voce al protagonista e che riesce a rendere perfettamente la risatina sarcastica e il tono spiritoso che caratterizzano Kaito. La stessa cura la ritroviamo nella colonna sonora, evocativa tanto quanto quella di Detective Conan. Le opening e le ending sono canzoni di tutto rispetto, che annoverano fra gli artisti all'opera nomi del calibro dei Galileo Galilei, già autori delle sigle di AnoHana. I testi giocano spesso sul tema della verità nascosta. D'altronde l'intera serie porta avanti la convinzione che nell'universo non esiste una ed una sola realtà, ma ce ne sono tante quante ne immaginiamo. Ciò rende il messaggio di Magic Kaito 1412 più forte, perché in un mondo nel quale i rapinatori sono trattati come mascalzoni meritevoli solo della galera, il ladro fantasma capovolge questo dato di fatto e si mostra alla gente come una star che apre il suo mantello a mo' di sipario sul fantastico regno dell'incomprensibile. Ladro gentiluomo, che restituisce la refurtiva e non fa mai del male a nessuno, con la sua pistola spara carte francesi nei punti strategici, che gli permettono di svaligiare il riccone di turno: Kaitō Kid, il cui nome ricorda l'immagine di un bambino che si diverte a compiere marachelle, non fa altro che togliere il velo e scoprire la poker face dell'umanità. Ogni gemma rubata ha il suo significato, incastrato in una sorta di puzzle che porta Kaito alla scoperta di qualcosa su sé stesso, sull'umanità e sul mondo circostante. I gioielli nascondono ognuno una verità, avvalorando la tesi che al mondo esistono tante verità quante sono le persone. E Kaito è alla ricerca proprio della sua di verità. Finché veste i panni di Kid, però, sa di dover mentire ai propri cari, per proteggerli dal suo personaggio. Qui entra in scena uno dei temi più cari di Aoyama, l'amore basato sulla fiducia e sull'attesa, caratteristico di Meitantei Conan. Come per Shin'ichi e Ran, sulla fiducia si basa anche il sentimento d'amore che lega Kaito alla dolce e birichina Aoko, la quale, pur se non conosce la sua doppia identità, sa di potersi affidare a lui completamente, perché più di una volta il ragazzo si è mostrato capace di accoglierla fra le sue braccia e difenderla dai pericoli. Il peso del doppiogiochista, tuttavia, poggia sulle spalle del ladruncolo di bianco vestito, che, pur se fatto a fin di bene, sa di stare fingendo e costruendo una relazione sulle bugie. Ne consegue il dissidio interiore che logora il protagonista, facendogli domandare se è giusto ciò che sta facendo e chiedere più volte perdono alla sua amata.
 
 
Appoggiata su uno dei suoi quattro angoli, la carta francese del jolly gira e rigira, mostrando due facce dello stesso oggetto. In un gioco di ombre, cela e svela qualcosa di sé, senza mai lasciarsi cogliere nel suo assoluto. Il retro della carta e la parte davanti della stessa rappresentano la duplice essenza dell'uomo, che si nutre sia del bene sia delle tentazioni del diavolo. Gira e rigira, anche la realtà ha un doppio volto, poiché è colta nella sua relatività. Essa può divenire l'oggetto di un trucco di magia di un abile illusionista, che indossata la sua maschera, mostra la fantasia che si nasconde nel reale. Il jolly sorride con la sua poker face, inquietando chi gli sta di fronte, come un ladro che ha rubato un tesoro ineguagliabile e beffardo se la sghignazza nel suo covo. Il mago raccoglie la meraviglia degli spettatori, che in attesa del suo prossimo evento, si dilettano nell'ipotizzare quale sistema abbia usato per ottenere quell'effetto. Gira e rigira, la carta di Magic Kaito 1412 (codice numerico che sta per l'appunto ad indicare il termine Kid) affascina chi guarda con un sublime spettacolo di magia, lasciando quella sensazione di perdita che ti porta a rivedere di nuovo la stessa cosa per cercare di capirci di più. Come raccomanda sempre il padre a Kaito, non bisogna dimenticare mai di indossare una maschera quando si vuole compiere una magia, perché il più sublime dei burattinai sa sempre che nascondere la verità origina aspettative e innesca il processo creativo nella mente di quelli che osservano. Che sia raccontare una favola ai bambini, o cacciare un coniglio dal cilindro; che sia sgraffignare oggetti senza farsene accorgere, o roteare il cucchiaio come una bacchetta sul piatto vuoto per riempirlo di cibarie... Qualsiasi magia si vuole mettere in scena, perché il trucco diventi realtà: «Poker Face wasureru na!». Non dimenticatevi della vostra poker face.