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Non nego che, alla prima visione, le ultime due puntate della serie animata di Neon Genesis Evangelion mi abbiano molto deluso: è vero che l'aspetto psicologico della storia mi aveva colpito molto positivamente, eppure mi aspettavo risposte più concrete, oltre che una vera e propria "battaglia finale". Perché la serie finiva quasi alla stregua di una pièce teatrale pirandelliana? A causa di problemi economici di Anno e della sua cricca di collaboratori? O forse, magari come altri spettatori nella mia stessa situazione, quella volta ho semplicemente tratto conclusioni errate sulle vere intenzioni degli autori? Molteplici teorie si accavallavano l'una sull'altra in decine di siti in rete: pur con l'indubbio carattere marcatamente psicologico portato avanti dalla serie, ci volle un po' di tempo affinché fosse ufficializzata la versione dei fatti inerente ai problemi di budget incontrati dalla produzione in corso d'opera. A quel punto, il passo successivo era quello di procedere con la visione dei film conclusivi: Death & Rebirth e The End of Evangelion. Il primo era un mero riassunto della serie con qualche scena in più e il tanto ambito seguito interrotto bruscamente sul più bello, mentre il secondo era finalmente la vera conclusione che tanto agognavo. Oppure no? La prima visione di End of Evangelion mi stravolse, e in senso assolutamente negativo: non era il finale che mi aspettavo né quello che volevo, probabilmente. Troppo duro e crudo, troppo apocalittico per i miei gusti di allora, tant'è che ho avuto bisogno di tempo e di altre visioni (e anche di un doppiaggio italiano decente che rimediasse agli orrori dell'adattamento a cura della Panini Video) per cominciare ad apprezzarlo come merita e, infine, adorarlo visceralmente come adesso.

Per quanto riguarda la trama è un po' difficile parlarne senza rivelare molti sviluppi rilevanti: per questa ragione mi limiterò a dire che il film conduce i personaggi, resi complessi e sfaccettati già nella serie, ai loro limiti psicologici (giusto per fare qualche esempio, trovo a dir poco magistrale la sequenza della "vendetta" di Ritsuko contro Gendo, così come il risveglio di Asuka) e porta a compimento tutte le trame principali e secondarie portate avanti dalla serie, ma, come di consueto con Anno e con Evangelion, da ogni risposta finalmente data corrisponde almeno una nuova domanda. Gli elementi introdotti nel film (il Frutto della Vita, il Frutto della Conoscenza, e via discorrendo), così come diverse scene (Fuyutsuki e Yui che parlano all'ombra di un albero, per esempio), se da un lato si collegano a quanto visto nella serie regolare, dall'altro non fanno che infittire alcuni misteri, rendendo il tutto ancora più complesso e concettualmente immenso. Il bello di Evangelion, e quindi anche dell'EoE, è la possibilità di limitarsi a ciò che si è visto traendone direttamente le proprie conclusioni oppure di fare qualche ricerca e cercare un aiuto per mettere insieme i pezzi al fine di fare nuovi collegamenti. Dopo nove anni dalla prima visione, mi capita tuttora di trascorrere ore intere a parlare della serie e del film conclusivo. È questo ciò che più amo di Evangelion: la sua estrema duttilità, la sua complessità, la sua polivalenza e la possibilità di interpretarlo e reinterpretarlo ancora.

D'altro canto, il film è ancora più violento e "controverso" della serie, rispettivamente per via dei sanguinosi massacri ai quali assistiamo (oltre alla scena gratuita in cui un'auto investe un cadavere) e per la presenza quasi costante di riferimenti sessuali (orgasmi in sottofondo in alcune scene; nell'incipit del film Shinji che pratica autoerotismo davanti ad Asuka in stato comatoso), oltre che per una curiosa ripresa in live action che potrebbe fare storcere il naso ai più (un po' anche a me, devo ammettere). Dopo tutto, però, lo spirito e l'atmosfera generale del film sono gli stessi della serie, solo un po' più "in grande": in fin dei conti, è o non è la vera conclusione apocalittica, cruda e drammatica dell'epopea ideata da Anno? A contribuire al senso di spettacolarizzazione visiva (indimenticabili le sequenze relative al Third Impact) è un comparto tecnico di prim'ordine per quegli anni: con un budget ben più alto di quanto non disponessero per la serie televisiva, Anno e la GAINAX poterono così sbizzarrirsi in termini di fluidità delle animazioni e un sonoro da urlo, inclusa la consueta ottima colonna sonora del grande Shirō Sagisu (da segnalare la presenza della celeberrima Aria dalla Terza Suite per orchestra di Johann Sebastian Bach in uno dei momenti clou del film). È il caso di notare come alcune sequenze finali (Rei e Shinji nudi immersi nell'immenso mare di LCL) siano ispirate agli ultimi splendidi minuti di Space Runaway Ideon - Be Invoked, film conclusivo di una serie animata dei primi anni Ottanta che, proprio per motivi economici, subì un'improvvisa interruzione a quattro puntate dalla fine programmata. Non vi ricorda la stessa sorte toccata a Evangelion? A me un po' sì.

Dopo gli orrori dell'adattamento italiano della Panini ai quali mi riferivo poc'anzi, nel 2009 la Dynit ha ripubblicato il film in DVD (insieme a Death & Rebirth) in una nuova edizione intitolata Evangelion - The Feature Film. Il box cartonato compatto si presenta bene e racchiude al suo interno, oltre ai due dischi dei film, un booklet che descrive le tecniche di missaggio sonoro oggi disponibili (dunque un piccolo compendio rivolto a un pubblico prettamente audiofilo) e un frammento di pellicola del film. D'altra parte, il restauro audiovisivo permette all'opera di risaltare ancora di più, complice anche il nuovo doppiaggio, il quale recupera tutti i precedenti doppiatori "andati perduti" e corregge gli strafalcioni linguistici relativi a nomi e termini tecnici della precedente versione. Sembra un po' scontato da dire, ma penso che non consiglierei a nessuno la visione di End of Evangelion, se non dopo aver guardato (e magari apprezzato) la serie animata. Come degna conclusione di una delle serie più discusse degli ultimi venti anni, questo film memorabile, nel bene o nel male, lascia qualcosa. A me ha lasciato di tutto: dal disgusto alla tristezza, dall'inquietudine all'orrore, oltre a un diffuso e singolare senso di smarrimento e onnipotenza insieme. Un'opera unica nel suo genere che merita uno dei miei rari dieci.

"It all returns to nothing, it all comes tumbling down, tumbling down, tumbling down/
It all returns to nothing, I just keep letting me down, letting me down, letting me down..."