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<b>[Attenzione, possibili lievi Spoiler]</b>

Probabilmente sarò l’unica a esprimere un parere così negativo, ma questo manga non mi è proprio piaciuto: è uno dei primissimi shojo che abbia mai letto per intero, ed ha dato il suo bel contributo nel radicare la mia antipatia verso questo genere.
Devo doverosamente premettere che non ho mai apprezzato le storie sentimentali (non solo in ambito manga/anime), tuttavia avevo deciso di dare una possibilità a Ceres perché prometteva di essere diverso dalle solite menate amorose che tanto detesto; sembrava un titolo più completo, in cui, accanto alla vicenda romantica, trovavano spazio altri generi quali azione, commedia, paranormale e, addirittura, un pizzico di horror.
Invece è proprio una delle solite menate amorose che tanto detesto, anzi, ne è un esempio della peggior specie!
Le scene d’azione sono poche e mal realizzate, le gag patetiche e il genere horror/mistero/paranormale non è assolutamente nelle corde dell’autrice, ma tutto questo avrebbe anche potuto passare in secondo piano se almeno lo spunto principale (che non era malvagio) fosse stato sviluppato decentemente, ma purtroppo si è verificato l’esatto contrario: un sacco di passaggi inutili, personaggi e sottotrame messi all’improvviso da parte per dare spazio alla penosa coppia protagonista, mai un momento di tensione, mai un colpo di scena che sia tale, solo una gran noia! Dopo 5/6 volumi mi ritrovavo già a proseguire per inerzia, e sono arrivata alla fine solo per quel masochismo tipico dei lettori di fumetti che costringe a non lasciare un’opera a metà una volta che si è iniziata.

La prima parte del manga è quasi completamente costituita da minisaghe basate su uno schema parecchio ripetitivo: la protagonista Aya va a indagare in un certo luogo - di solito una scuola - pensando di trovarvi la veste di Ceres, e qui fa amicizia con una ragazza, meglio se con problemi sentimentali, che - ma guarda un po’ che caso! – si rivela pure lei una dea; immancabilmente sbuca fuori il noiosissimo Toya per dar vita a gelosie e soporiferi siparietti amorosi, si scopre dunque che i cattivoni, arrivati prima di Aya, hanno già iniziato a mettere in atto le loro losche macchinazioni, seguono scontri, trasformazioni e drammoni lacrimevoli alla fine dei quali la nuova amica, se non fa una brutta fine, entra nel gruppo dei buoni in qualità di personaggio di supporto semi-inutile (cosa che non le riserverà comunque un futuro radioso!), ma a parte questo ci ritroviamo punto e a capo, l’indagine non ha portato alcun frutto e la trama non ha fatto passi avanti significativi. A tutto ciò si inframmezzano situazioni sentimentali forzate e inverosimili, incontri/scontri coi nemici che si concludono sempre con un nulla di fatto, la telenovela di casa Aogiri, esperimenti improbabili e scene in cui Aya viene molestata o baciata contro la sua volontà.
Gran parte di queste vicende sono di un’inutilità inaudita e servono solo ad allungare il brodo, se stessimo parlando di una serie animata le avrei scambiate per filler!

Ma il peggio deve ancora venire! A un certo punto l’autrice decide di mandare in vacanza per diversi volumi anche i personaggi oltre alla trama, in modo da potersi dedicare all’unica cosa che sembra interessarle veramente, ovvero la descrizione della relazione ormai ufficiale tra Aya e Toya. E come ci racconta questo amore? Purtroppo per noi in modo stucchevole, retorico e prolisso: pagine e pagine per esprimere considerazioni che avrebbero potuto stare in due vignette, insopportabili melensaggini, riflessioni anche giuste e interessanti che si perdono in un mare di banalità… Ad aggravare il tutto c’è il fatto che i due formino una coppia davvero orrenda, verso cui è impossibile (almeno lo è stato per me!) provare anche solo un minimo di empatia. Toya in particolare è un personaggio veramente detestabile: per metà del manga è un tipico stereotipo da shojo, cioè il bel tenebroso dal passato oscuro che inscena un irritante tira e molla sentimentale con la protagonista, dopodiché si trasforma di colpo in un ancor più irrealistico compagno sensibile e premuroso, privo di qualunque difetto umano ma anche di personalità (non che prima ne avesse molta…). Ho ardentemente sperato che crepasse ogni volta che se ne presentava l’occasione, ma purtroppo se la cavava sempre - e l’imprevedibile sceneggiatura ci permette anche di intuire anzitempo il perché!

Negli ultimi 2/3 volumi l’autrice sembra finalmente rinsavire, decidendosi a raccogliere e unire i brandelli di trama che aveva seminato in giro per portare la storia alla conclusione, e devo dire che, nonostante sia le rivelazioni che le reazioni psicologiche dei personaggi siano molto prevedibili, questa parte finale non è malaccio - niente di eccezionale, ma comunque più che sufficiente - e ciò rende ancora più evidente quanto gran parte di quel che si è letto in precedenza fosse inutile e mediocre.

A questo punto vi starete chiedendo: ma in questa sbobba ammorbante c’è almeno una cosa che mi sia piaciuta senza riserve? Sì, i disegni, davvero belli, ma che non faranno alzare il voto di una virgola perché io generalmente do molta più importanza al contenuto e alle emozioni che riesce a darmi piuttosto che alla parte grafica, se mi bastasse un buon design per considerare riuscita un’opera farei prima a comprarmi una raccolta di illustrazioni, no?
Quindi, mi spiace, ma in base a quanto ha saputo trasmettermi il mio voto per questo manga è un 4.
Se siete fan dello shojo ve lo consiglio, ma se, come me, mal sopportate questo genere sappiate che qui non troverete affatto l’eccezione che conferma la regola, per cui state alla larga!