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“Mushoku Tensei: Isekai Ittara Honki Dasu”: una perla rara.

L’opera mi ha conquistato sin dal primo episodio per l’originalità e la freschezza della trama. Seppur il genere “isekai” sia di solito una minestra già assaporata, la serie riesce ad appassionare con un gusto nuovo e non dandoti mai un senso di noia. Quello che più me lo fa pensare è la “crudità” di alcune scene, sia inteso in senso di violenza sia in senso sessuale. Queste clip più crude danno alla storia un che più realistico e verosimile, rendendo il tutto più scorrevole. L’ho davvero apprezzato, soprattutto perché usato in punti giusti, mai ostentato secondo me.

Parto dal worldbuilding, davvero affascinante e misterioso. Man mano che passano gli episodi, tu spettatore non puoi far altro che darti alle speculazioni e teorie per capire chi siano le divinità, come funzioni il governo delle nazioni, maledizioni e compagnia cantante.
Il character design poi ti fa innamorare dei personaggi alla loro prima apparizione. Non voglio esagerare, alcuni personaggi sono odiosi e ti sale una collera nei loro confronti incredibile, ma questo dimostra la cura nella costruzione del personaggio. Sinceramente, credo che, se un personaggio ti fa provare un grande amore o un grande odio, dico che la caratterizzazione sia riuscita nel suo intento.
A livello tecnico, la fluidità e bellezza nelle animazioni degli scontri è encomiabile. Una dinamicità incredibile, senza mai cadere in cali di grafica, almeno per quanto ricordi.
Parlando poi del protagonista, Rudeus Greyrat, credo sia il personaggio meglio caratterizzato, con i suoi pregi e i suoi difetti. La sua indole analitica e metodica, il suo egoismo apparente, la sua brama perversa, eccetera. Rudeus con le sue tante sfaccettature è un protagonista che non si fa odiare, con i suoi pro e i suoi contro.
Voglio spendere anche due parole sul comparto musicale. Le sigle di apertura e chiusura dell’episodio le ho davvero apprezzate, riescono a immergerti nel mood della serie perfettamente, e la scelta di amalgamare l’opening alle sequenze di inizio episodio è una scelta tecnica che all’inizio mi straniva, ma che alla fine ho dovuto riconoscere.
Infine, elogio anche la parte più comica della serie. Nonostante la profondità della trama, non si lasciano mai scappare l’occasione di far morire dal ridere lo spettatore con tempi comici azzeccati, anche se a volte vanno a esagerare, soprattutto quando si para su temi a sfondo sessuale.
Mantenendo quest’onda, mi ricollego a quanto dicevo prima sulla “crudità” della serie anche su argomenti di genere più spinto. Non chiamerei le scene più esplicite “fanservice”, proprio perché questo tipo di momenti sono, di solito, giustificati, e danno un che di realistico alla serie. Per esempio, a volte si allude ad atti di autoerotismo (non solo del protagonista), ma credo che renda i personaggi più verosimili.

Non vorrei sciorinare solo lodi a “Mushoku Tensei: Isekai Ittara Honki Dasu”, tuttavia mi ritrovo a non trovare difetti effettivi. Non è di certo un capolavoro, tuttavia la serie prende e ti coinvolge pienamente. Ti senti partecipe del mondo e lo vivi attraverso Rudeus, imparando da zero con lui. Gioendo quando le cose gli vanno bene e soffrendo quando gli vanno male.

In conclusione, consiglio fortemente questo gioiellino di serie a chiunque voglia ricredersi sul genere isekai. Qui non troverete i soliti cliché, ma un worldbuilding e un character design affascinanti, una trama profonda, che sa appassionare e divertire, e animazioni fantastiche!

Davvero una perla rara da non lasciarsi sfuggire. Consiglio vivamente la visione!