Golden Kamui, recensione del manga di Satoru Noda

Questa è la storia di Sugimoto l’immortale

di oberon

“Non c’è cosa mandata dal cielo che non abbia un suo ruolo”.
 

Vi sono manga noti al fandom ancor prima di sbarcare sul mercato italiano, che calamitano l’attenzione perché li vedi apparire sistematicamente nelle classifiche di vendita nipponiche o perché fanno incetta di prestigiosi premi. È questo il caso di Golden Kamui, manga di Satoru Noda, ben noto da noi appassionati già da prima che J-POP Manga lo annunciasse per il mercato italiano; opera che ha vinto premi come il IX Manga Taisho o il XXII Tezuka Osamu Cultural Prize, e che non manca di apparire in cima alle classifiche di vendita ad ogni nuovo volume sfornato. Non a caso, in questa stagione anime appena conclusa, abbiamo potuto godere anche di un’ottima trasposizione animata, e una seconda stagione è già stata annunciata.
 
La storia inizia nel 1904, in epoca Meiji (1868-1912). Il protagonista è Saichi Sugimoto, un reduce della guerra russo-giapponese che si trova in Hokkaido per tentare la fortuna come cercatore d’oro. Sugimoto vanta però una peculiarità che gli ha permesso di sopravvivere al conflitto: pare sia immortale.
E proprio qui in Hokkaido, mentre cerca inutilmente il gran colpo di fortuna, viene fortuitamente a conoscenza di qualcosa che potrebbe garantirgli la svolta. Pare infatti che, anni prima, un gruppo di ainu (popolo residente nella zona più settentrionale del Giappone) abbia accumulato in segreto un gran quantitativo di oro al fine di opporsi all’oppressione giapponese attuata durante la restaurazione Meiji. Un uomo però scoprì tutto, uccise gli ainu, rubò l'oro, e fece in tempo a nascondere il tesoro prima di finire in prigione. Qui “l’uomo senza volto” (così viene chiamato nel manga) fu orribilmente seviziato dai suoi carcerieri desiderosi di scoprire l’ubicazione dell’oro, ma il segreto è rimasto tale. L’unico indizio è costituito da dei tatuaggi che lui stesso realizzò sul corpo di alcuni suoi compagni di cella condannati, ora evasi, e che messi assieme rappresenterebbero un codice tramite il quale ritrovare il tesoro.
Inizia qui per Sugimoto, e il lettore, una lunga e appassionante ricerca, piena di azione, pericoli, misteri, strani personaggi e tante sorprese.
 

Già solo come semplice fumetto d'avventura, Golden Kamui è sicuramente un’ottima lettura. Il valore aggiunto è però costituito da come alla finzione si mescoli la storia vera, da tutta una serie di info e curiosità riguardanti il contesto storico e geografico in cui si svolge e, soprattutto, l’etnia ainu.
Ben presto, infatti, al nostro protagonista si affianca la pestifera Ashirpa, ragazzina ainu che lo accompagnerà nella sua caccia al tesoro, o forse si dovrebbe dire il contrario visto che lei è in cerca di risposte che potrà ottenere solo trovando “l’uomo senza volto”.
Proprio il personaggio di Ashirpa, quindi, farà da tramite per snocciolare tante curiosità selle usanze, i costumi, le leggende, la caccia, la cucina e tutto ciò che riguarda il popolo degli ainu.
Impariamo presto, ad esempio, come gli ainu credano, rispettino e convivano con i kamui, “divinità” rappresentate da ciò che li circonda nella natura, nelle foreste, nei mari, nei cieli. Mentre l’unico “kamui” cui è davvero legato l’uomo civilizzato, è l’oro.

In Golden Kamui si respira l’atmosfera di quei romanzi di Jack London che narrano l’epopea della frontiera; quei viaggi nella natura, amica ma allo stesso tempo potenzialmente fatale. L’opera vanta poi un sacco di citazioni, esplicite o meno. Non si fatica a imbattersi in riferimenti agli spaghetti western, Psycho, Il silenzio degli innocenti e vi fa capolino addirittura il Necronomicon.
Se si vuol fare un qualche paragone con altri manga, si potrebbe citare forse L’Immortale di Hiroaki Samura; questo però non solo per l’ovvio elemento dell’immortalità che li accomuna, ma più per il viaggio e l’obbiettivo condiviso da due protagonisti, i tanti personaggi e le loro caratterizzazioni, i capovolgimenti di fronte, il fatto che spesso non si tratteggi nettamente quali siano davvero i “cattivi”.
C’è da dire che in realtà non si punta poi molto sull’elemento sovrannaturale (?) costituito dalla presunta immortalità del protagonista. Anzi, la storia sostanzialmente funzionerebbe anche senza.
 

Stiamo parlando di un manga che affianca a passaggi assai truculenti e drammatici, altri estremamente esilaranti, e questo anche ricorrendo a un po’ di sano humor nero, che però probabilmente non risulterà gradito a tutti.
Fondamentale è il disegno di Satoru Noda: ammetto che all’inizio nutrivo qualche riserva sul chara design un po’ “pupazzoso”; ma esso risulta al contempo capace di molta espressività: assurde e spassosissime alcune espressioni di Ashirpa, per non parlare del personaggio Shiraishi, la macchietta comica della compagnia cui il lettore si affezionerà presto (questo davvero inevitabile dopo averlo visto gioire sotto la pioggia, nudo e ricoperto di merda, per essere riuscito ad evadere di prigione, per l'ennesima volta, sgusciando attraverso la latrina).

La regia poi è davvero avvincente e piena di colpi di scena che spiazzano il lettore voltando pagina, espediente questo semplice ma davvero ben utilizzato nel manga.
Se devo trovare un difetto in Golden Kamui, questo è per me costituito dalle digressioni culinarie: assai frequenti e dettagliate, risultano sicuramente interessanti, ma spezzano troppo spesso il ritmo e distraggono dalla trama e le vicende narrate in quel momento. A volte più che la caccia all’oro, l’obbiettivo sembra essere la cacciagione, visto che i protagonisti si mostrano più interessati a cibarsi di tutta la fauna dell’Hokkaido!

Venendo all’edizione italiana di J-POP Manga, l’adattamento è pieno di note esplicative (a volte però difficoltose da leggere perché si perdono nella rilegatura), le onomatopee presentano discrete traduzioni in piccolo in prossimità, l’edizione è solida, i volumi hanno una bella sovraccoperta e quasi sempre la classica pagina a colori iniziale.
 
In conclusione, Golden Kamui penso si possa sicuramente annoverare tra i migliori fumetti d’avventura degli ultimi anni. È un titolo molto solido che ha tanto da dire. Appassionante e al contempo estremamente interessante anche per le nozioni che dispensa, spinge il lettore a nutrire quella sana “fame” che porta a chiedersi col procedere della storia chi sia il “senza volto” e cosa nasconda, quali vicende si celino dietro il furto dell’oro, cosa alberghi davvero nel cuore di Sugimoto, in cosa consista la sua la sua immortalità e tanto altro...
Insomma, se vi sentire orfani di belle storie avventurose, truculente, misteriose e piene di personaggi spassosi e carismatici, Golden Kamui è una lettura assolutamente consigliata.

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