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dawnraptor

Episodi visti: 8/8 --- Voto 7
Breve commediola romantica nipponica apparentemente destinata ad un pubblico di giovanissimi, ma con qualche analisi sociale a condire una pasta altrimenti piuttosto insipida e senza sugo.

La prima considerazione da farsi è che la locandina del drama è completamente fuorviante: gli abiti e la scena rappresentata non si ritrovano in alcun momento della serie e non potrebbero essere più diversi da quelli che sono i due protagonisti.

Shikamori Umi è una giovane impiegata che lavora ad un talk show e viene sfruttata in turni di lavoro massacranti dal suo capo, al punto da non dormire per giorni di fila. La situazione cambia quando lascia il lavoro e viene assunta alla Animal Beauty, una società che si occupa di trucco e bellezza: si tratta di un ambiente molto più friendly (in modo poco plausibile), giovane, fresco, innovativo e frequentato da un sacco di bella gente. Un fotografo, il presidente della società e, per certi versi, anche il suo vicepresidente e diversi altri personaggi, paiono tutti gravitare intorno a Umi e, in un modo o nell’altro, a interessarsi a lei.

Sarebbe però sbagliato pensare a questa serie in termini di solo romanticismo. Si affronta un tema molto attuale in Giappone: quello degli eccessivi carichi lavorativi scaricati sui dipendenti, che sono spesso costretti a fare più ore dell’orologio, rinunciando alla vita familiare e sociale, al punto da arrivare ad ammalarsi e, in casi estremi, anche a morire. La nostra Umi affronta quindi un percorso di riflessione, autoanalisi e crescita, che la porta a comprendere se stessa e quello che vuole dalla vita. Nel frattempo, troverà anche l’amore.

Ora, non posso dire che questa serie mi abbia soddisfatto molto. La recitazione è spesso eccessiva, i dialoghi a volte forzati, la gestualità esagerata, e non sono rari i momenti di imbarazzo di seconda mano per quello che accade sullo schermo. Le ragazze, e specialmente la protagonista, sono descritte in modo molto infantile: Suzuki Airi viene fatta agitare e strillare come un’oca e corricchia spesso qua e là come una gallina senza testa. Altre volte, invece, la sceneggiatura la porta a correre come una pazza per mezza città per arrivare a destinazione. I taxi, questi sconosciuti…

Per quanto il lavoro al talk show sia mostrato in modo abbastanza verosimile, quando l’ambientazione si sposta alla Animal Beauty le cose diventano molto meno plausibili: più che una società sembra una gabbia di matti. Ho avuto spesso l’impressione di guardare un anime interpretato dal vero.

Per carità, il tutto è ancora abbastanza godibile, a patto di accettare le cose così come ci vengono mostrate, senza assolutamente porsi domande sulla logica di ciò che accade e sorvolando sull’estremo infantilismo delle vicende. Bisogna anche superare lo scoglio degli ultimi due episodi, terribilmente rarefatti e noiosi, almeno fino al finale che, in buona tradizione Dramaland, dipana negli ultimi minuti tutte le matasse e ci elargisce tre coppie in un botto solo, regalandoci nel contempo anche un sottilissimo profumo di BL.

Al netto delle particolarità della recitazione della protagonista Suzuki Airi, che abbiamo già detto costretta a performance da macchietta, in realtà questa ragazza, quando non le viene imposto altrimenti, è molto brava, sia nei momenti allegri che in quelli più drammatici. Anche Honda Kyoya, che interpreta il fotografo, è una spanna sopra gli altri, e Izuka Kenta, il burbero vice, se la cava benissimo ed è molto piacevole. Al contrario, il CEO Jin Shirasu è piuttosto piatto e poco coinvolgente: non pervenuto. Il cast secondario agisce come mero contorno, e fa semplicemente il suo lavoro.

Una particolarità di questo drama è che ci sono alcune situazioni pregnanti in cui cessa qualsiasi sottofondo musicale, lasciando la scena completamente muta, e la cosa è abbastanza originale da essere notata. Purtroppo, però, si nota anche una certa mancanza di affiatamento di coppia in quella principale, che dovrebbe essere uno dei punti fermi della serie, e non coinvolge affatto.

Si salva lo splendido rapporto tra Umi e la sorella minore, una ventata di freschezza in un mondo, quello dei drama, dove in famiglia le relazioni sono spessissimo di rivalità, se non di odio vero e proprio.

Un commento musicale generalmente abbastanza anonimo, costumi vari ma decisamente lontani dai nostri gusti e una cinematografia abbastanza semplice completano la disamina di questo drama, che vanta anche un minuscolo sequel, intitolato Animals: Kikoku-hen.


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Godaime Hokage

Episodi visti: 8/8 --- Voto 8
Shikamori Umi lavora come assistenze alla regia ad un programma televisivo della domenica mattina. Super oberata di lavoro, non ha tempo per nulla al di fuori di esso, al punto che arriva a passare diverse notti insonni per finire la preparazione di una puntata, finendo per addormentarsi durante la diretta mentre regge il gobbo e diventando protagonista di un video virale, che condanna l’emittente come schiavista.
Arrivata ormai all’esaurimento e non contenta di quale piega la sua vita abbia preso, finisce per licenziarsi. Non sapendo cosa fare una volta disoccupata, grazie all’aiuto di una modella conosciuta durante la preparazione della puntata incriminata, trova lavoro presso un’azienda che si occupa di vendere online cosmetici: la Animal Beauty.
Qui Umi incontra tante persone nuove, tra cui il fotografo Nagamine Kazao ed il presidente dell’azienda, Sakaki Keisuke. L’intreccio porta a sviluppare il rapporto tra Umi e Kazao, che diventano molto amici, ma c’è anche Keisuke, che sembra interessato a lei..
Mi fermo qui, perché in questo caso non voglio spoilerare nulla su come va la storia. In generale si tratta di una serie che se da un lato vuole essere leggera, raccontando una storia d’amore romantico, dall’altro però ci pone davanti al problema dell’eccessivo lavoro, per cui succede anche che in Giappone spesso si verifichino delle morti. Lavorare sino allo sfinimento, facendo straordinari su straordinari, rinunciando alla propria vita privata, è una politica adottata da un certo numero di aziende giapponesi. In questa serie viene presentata sia un’azienda che si comporta in tale modo, sia un’azienda, invece, che ha a cuore il benessere psicofisico dei lavoratori e non impone straordinari assurdi, ma anzi, arriva a frenare coloro che lavorano troppo, perché il troppo lavoro ed il mancato riposo finiscono per influenzare negativamente non solo il rendimento del lavoratore, ma anche di conseguenza l’immagine dell’azienda. Sinceramente è la prima volta che mi capita di vedere rappresentata una situazione del genere, pertanto mi sono chiesta se effettivamente questo tipo di situazione si stia verificando, o se invece è solo una utopia letteraria.
Comunque, a parte questa divagazione, ho apprezzato la storia. Non è scontata, ci sono dei personaggi gradevoli e non ci si annoia. Trattandosi di una storia romantica è ovvio che ci si aspetti un lieto fine ed il coronamento di un sogno d’amore, però nel contempo c’è spazio anche per riflessioni di altro tipo. E la cosa non guasta.
Personalmente la trama mi ha coinvolto parecchio (ho divorato la serie in due giorni) e alla fine ho passato delle ore piacevoli.
Voto 8.