Tales of Taipei
"Tales of Taipei" è un ottimo film collettivo a episodi, molto diversi tra loro ma legati dalla tematica di fondo dell'amore e dei legami, e dall'ambientazione nella città di Taipei.
Episodi tutti belli, ognuno a modo suo, ma quelli che più ho apprezzato sono 4. In ordine sparso "Midsummer Serpent", che si è distinto per la sua trama fantasy suggestiva e un po' spiazzante; "Let me be your baby" che descrive l'incontro nel cuore della notte tra due musicisti costretti dalla pandemia a reinventarsi; "Hold my beer", l'unico episodio che gioca sulla commedia e sull'equivoco, e lo fa in modo credibile e spassoso per tutta la sua durata.
Molto bello è stato anche "Good luck to you" nella sua rappresentazione essenziale e toccante dei legami familiari e dei ricordi. Ma ho apprezzato molto anche gli altri, come "The good fortune" che parla di due uomini soli che si incontrano per caso, condividendo del tempo e creando un flebile legame. Mentre "The imaginary child", è stato invece toccante e coraggioso e ha saputo affrontare un tema difficile e complesso, da un punto di vista inusuale. Coraggioso è stato anche l'approccio registico in "Breeder", al limite dello sperimentale, ma godibile.
Forse l'episodio che ho trovato meno forte dal punto di vista emozionale, ma altrettanto interessante, è stato "Papa in law", nel quale una ragazza accompagna il suocero a vaccinarsi e poi si confida con lui. Poetici il primo: "Farewell, my Tamsui", su una vedova expat, e l'ultimo, "Paper round" che vede un palazzo in demolizione ingegnarsi per "salutare" Taipei con l'aiuto del fattorino che ci ha accompagnato in giro per la città.
Nel complesso quindi "Tales of Taipei" mi ha convinto come film collettivo. E' riuscito ad essere, oltre che una somma, anche un insieme di registi e di registri differenti e ha saputo restituire una moltitudine di colori e di emozioni a tratti anche spiazzanti. Bello perché sa essere sia cerebrale che spontaneo e a tratti intimista e toccante. Consigliato.
Episodi tutti belli, ognuno a modo suo, ma quelli che più ho apprezzato sono 4. In ordine sparso "Midsummer Serpent", che si è distinto per la sua trama fantasy suggestiva e un po' spiazzante; "Let me be your baby" che descrive l'incontro nel cuore della notte tra due musicisti costretti dalla pandemia a reinventarsi; "Hold my beer", l'unico episodio che gioca sulla commedia e sull'equivoco, e lo fa in modo credibile e spassoso per tutta la sua durata.
Molto bello è stato anche "Good luck to you" nella sua rappresentazione essenziale e toccante dei legami familiari e dei ricordi. Ma ho apprezzato molto anche gli altri, come "The good fortune" che parla di due uomini soli che si incontrano per caso, condividendo del tempo e creando un flebile legame. Mentre "The imaginary child", è stato invece toccante e coraggioso e ha saputo affrontare un tema difficile e complesso, da un punto di vista inusuale. Coraggioso è stato anche l'approccio registico in "Breeder", al limite dello sperimentale, ma godibile.
Forse l'episodio che ho trovato meno forte dal punto di vista emozionale, ma altrettanto interessante, è stato "Papa in law", nel quale una ragazza accompagna il suocero a vaccinarsi e poi si confida con lui. Poetici il primo: "Farewell, my Tamsui", su una vedova expat, e l'ultimo, "Paper round" che vede un palazzo in demolizione ingegnarsi per "salutare" Taipei con l'aiuto del fattorino che ci ha accompagnato in giro per la città.
Nel complesso quindi "Tales of Taipei" mi ha convinto come film collettivo. E' riuscito ad essere, oltre che una somma, anche un insieme di registi e di registri differenti e ha saputo restituire una moltitudine di colori e di emozioni a tratti anche spiazzanti. Bello perché sa essere sia cerebrale che spontaneo e a tratti intimista e toccante. Consigliato.
Sin dal titolo "Tales of Taipei" si propone di raccontare una città dalle mille culture e dalle mille sfumature dei sentimenti. Questo film antologico, tessuto con cura, offre nove episodi diretti da giovani registi, ciascuno con la propria visione unica dell'amore nella metropoli asiatica. Il film si apre con il personaggio del fattorino, interpretato dalla rockstar Wu Bai, che guida attraverso le strade frenetiche di Taipei, introducendoci al cuore pulsante della città. Da qui, ci immergiamo in un mosaico di storie che riflettono l'amore in tutte le sue forme e sfaccettature. Nonostante la varietà degli episodi e la diversità degli stili registici, l'incastro degli episodi si rivela fluido, con un primo trittico che spazia dall'addio struggente di una vedova all'incontro leggero tra nuora e suocero, fino alla svolta surreale di una separazione amorosa in "Midsummer Serpent". Le atmosfere sono ricche di contrasti, dalle penombre degli interni ai neon invadenti delle strade, catturando l'essenza multiforme della metropoli. Le storie si sviluppano in diverse direzioni, dall'amore familiare alla passione improvvisa, dalle relazioni in crisi fino alla perdita della persona amata. Attraverso questi racconti, il film esplora le molteplici facce dell'amore, offrendo spunti di riflessione sulla natura umana e sulle dinamiche relazionali.
La regia attenta e le interpretazioni convincenti guidano lo spettatore in un viaggio emozionante, mentre la colonna sonora accattivante accompagna con vivacità le vicende dei protagonisti. Il fil rouge dell'amore si rivela costante, legando insieme le diverse storie in un unico affascinante intreccio. Tuttavia la bellezza delle singole storie, emerge un lieve senso di artificiosità nell'insieme, come se l'essenza autentica di Taipei fosse un po' offuscata dall'operazione di produzione del film. Ad ogni modo, questo non compromette la fruibilità del film, che rimane coinvolgente e appassionante fino alla fine. Il punto culminante arriva con "The Good Fortune", uno degli episodi più riusciti, dove un incontro ambiguo tra due uomini porta alla luce la magia e il mistero degli incontri casuali. Qui, la città stessa sembra trasformarsi in un microcosmo accogliente per gli amanti e i viandanti. "Tales of Taipei" si rivela non solo un film sull'amore, ma anche un ritratto affascinante di una città che accoglie e abbraccia le storie di coloro che la abitano.
La regia attenta e le interpretazioni convincenti guidano lo spettatore in un viaggio emozionante, mentre la colonna sonora accattivante accompagna con vivacità le vicende dei protagonisti. Il fil rouge dell'amore si rivela costante, legando insieme le diverse storie in un unico affascinante intreccio. Tuttavia la bellezza delle singole storie, emerge un lieve senso di artificiosità nell'insieme, come se l'essenza autentica di Taipei fosse un po' offuscata dall'operazione di produzione del film. Ad ogni modo, questo non compromette la fruibilità del film, che rimane coinvolgente e appassionante fino alla fine. Il punto culminante arriva con "The Good Fortune", uno degli episodi più riusciti, dove un incontro ambiguo tra due uomini porta alla luce la magia e il mistero degli incontri casuali. Qui, la città stessa sembra trasformarsi in un microcosmo accogliente per gli amanti e i viandanti. "Tales of Taipei" si rivela non solo un film sull'amore, ma anche un ritratto affascinante di una città che accoglie e abbraccia le storie di coloro che la abitano.