Randagi
“Essere soli è diverso da sentirsi soli.”
Randagi
Questa non è una storia che cerca di sollevarti. Non promette catarsi facili, né lieto fine perfetto. È una filastrocca amara, cantata piano, tra le crepe di una vita che ha perso la luce. Ma è bellissima, in quel suo saper trovare poesia nei brandelli di dolore, nella voce tremante di chi non sa più sperare.
La trama ti avvolge lentamente, come nebbia al mattino. Yamada, un ispettore specializzato in crimini contro i minori, vive un’ombra, ha perso la figlia, e ogni giorno è una ripetizione sbiadita della colpa e del rimpianto. Poi c’è Shiori, sedicenne fuggita da una casa che non le dava amore ma violenza, costretta a usare il corpo come paravento nella bruttezza della sopravvivenza. L’incontro tra loro è casuale, duro, un blitz, un centro massaggi camuffato, un cuore che riconosce l’altro. Non la figlia scomparsa, ma qualcosa che la somiglia, e che urla silenzi ancora più grandi.
Randagi non cerca di spiegare ogni cosa. Non vuole guidarti con le luci accese. Ti lascia nelle stanze buie dell’anima umana. La violenza domestica, la prostituzione minorile, la perdita, il senso di essere invisibili. E, tuttavia, anche in questi spazi infestati dal dolore, emergono, quasi come germogli di erba tra il cemento, momenti di gentilezza, piccole scintille di empatia, tentativi di ricostruire se stessi attraverso il rapporto, anche se fragile, con l’altro.
I personaggi sono feriti, ma non spezzati. Shiori è scossa, diffidente, pronta a chiudersi, ma anche capace di sperare, o almeno di non rassegnarsi completamente. Yamada è un uomo logorato dal rimorso, incapace forse all’inizio di guardare avanti, ma che lentamente si scopre pronto a farsi carico, non per salvare, ma per accompagnare, per restare accanto anche quando le parole mancano.
Il tratto grafico è proprio come l’opera, sobrio, delicato, essenziale. Non ci sono pagine “sparkling”, effetti vistosi, splash pages sfolgoranti. Le linee sono talvolta spoglie, gli sfondi non sempre dettagliatissimi, ma tutto è al posto giusto, un’ombra qui, un silenzio là, gli sguardi, la postura. È un disegno che non urla, ma che incide. E sì, anch’io avrei voluto momenti di maggiore elaborazione visiva, tavole più complesse, che rimangano nella retina come immagini che scavano. Ma forse questa semplicità è scelta, non per limiti, ma per lasciare spazio al cuore di Shiori e Yamada, che deve farsi sentire, non sopraffatto dall’ornamento.
Il tema centrale, cosa significa essere un randagio, è interpretato su più livelli. Non solo un corpo senza casa, ma chi è privato di affetto, di sicurezza, di fiducia, chi cammina nel gelo dell’abbandono e della colpa, chi usa la fuga, anche solo mentale, come difesa. Ma “randagio” non è solo isolamento, è anche ricerca. Ricerca di accoglienza, di cura, di speranza. Ed è questa doppiezza che il manga esplora con delicatezza, senza sdolcinature, ma anche senza cinismo.
Quando finisci l’ultimo volume, non sei felice, non hai la certezza che tutto andrà bene. Però porti con te un bagaglio di emozioni. Ti resta qualcosa addosso, un nodo alla gola, un pensiero che non vuoi lasciare, una consapevolezza che forse, anche nel peggio, restare umani è già una specie di vittoria.
VOTO: 8.6
Randagi
Questa non è una storia che cerca di sollevarti. Non promette catarsi facili, né lieto fine perfetto. È una filastrocca amara, cantata piano, tra le crepe di una vita che ha perso la luce. Ma è bellissima, in quel suo saper trovare poesia nei brandelli di dolore, nella voce tremante di chi non sa più sperare.
La trama ti avvolge lentamente, come nebbia al mattino. Yamada, un ispettore specializzato in crimini contro i minori, vive un’ombra, ha perso la figlia, e ogni giorno è una ripetizione sbiadita della colpa e del rimpianto. Poi c’è Shiori, sedicenne fuggita da una casa che non le dava amore ma violenza, costretta a usare il corpo come paravento nella bruttezza della sopravvivenza. L’incontro tra loro è casuale, duro, un blitz, un centro massaggi camuffato, un cuore che riconosce l’altro. Non la figlia scomparsa, ma qualcosa che la somiglia, e che urla silenzi ancora più grandi.
Randagi non cerca di spiegare ogni cosa. Non vuole guidarti con le luci accese. Ti lascia nelle stanze buie dell’anima umana. La violenza domestica, la prostituzione minorile, la perdita, il senso di essere invisibili. E, tuttavia, anche in questi spazi infestati dal dolore, emergono, quasi come germogli di erba tra il cemento, momenti di gentilezza, piccole scintille di empatia, tentativi di ricostruire se stessi attraverso il rapporto, anche se fragile, con l’altro.
I personaggi sono feriti, ma non spezzati. Shiori è scossa, diffidente, pronta a chiudersi, ma anche capace di sperare, o almeno di non rassegnarsi completamente. Yamada è un uomo logorato dal rimorso, incapace forse all’inizio di guardare avanti, ma che lentamente si scopre pronto a farsi carico, non per salvare, ma per accompagnare, per restare accanto anche quando le parole mancano.
Il tratto grafico è proprio come l’opera, sobrio, delicato, essenziale. Non ci sono pagine “sparkling”, effetti vistosi, splash pages sfolgoranti. Le linee sono talvolta spoglie, gli sfondi non sempre dettagliatissimi, ma tutto è al posto giusto, un’ombra qui, un silenzio là, gli sguardi, la postura. È un disegno che non urla, ma che incide. E sì, anch’io avrei voluto momenti di maggiore elaborazione visiva, tavole più complesse, che rimangano nella retina come immagini che scavano. Ma forse questa semplicità è scelta, non per limiti, ma per lasciare spazio al cuore di Shiori e Yamada, che deve farsi sentire, non sopraffatto dall’ornamento.
Il tema centrale, cosa significa essere un randagio, è interpretato su più livelli. Non solo un corpo senza casa, ma chi è privato di affetto, di sicurezza, di fiducia, chi cammina nel gelo dell’abbandono e della colpa, chi usa la fuga, anche solo mentale, come difesa. Ma “randagio” non è solo isolamento, è anche ricerca. Ricerca di accoglienza, di cura, di speranza. Ed è questa doppiezza che il manga esplora con delicatezza, senza sdolcinature, ma anche senza cinismo.
Quando finisci l’ultimo volume, non sei felice, non hai la certezza che tutto andrà bene. Però porti con te un bagaglio di emozioni. Ti resta qualcosa addosso, un nodo alla gola, un pensiero che non vuoi lasciare, una consapevolezza che forse, anche nel peggio, restare umani è già una specie di vittoria.
VOTO: 8.6
Ho evitato spoiler in questa recensione perche vorrei che chinque la leggesse potesse vivere le stesse emozioni che ho vissuto io quando ho letto questa storia la prima volta.
"Randagi (Nora to Zassou)" è un manga edito da Jpop con 4 volumi e parla di un ispettore specializzato in crimini sui minori che non riesce più a trovare un senso alla sua vita dopo un grave lutto.
Va ricordato però che questa non è una storia pessimista ma non è neanche una storia leggera, l’autore tramite questa storia vuole darci speranza, la speranza che cercano i protagonisti e quella che probabilmente cerchiamo anche noi. (ripetizioni di storia e autore)
Tra le varie tematiche trattate in "Randagi" troviamo la depressione, con un confronto su come questa viene affrontata in giovane età e non, la prostituzione minorile, che purtroppo in Giappone è ancora radicata nella cultura, ma anche cose più semplici che non vediamo quasi mai nei manga come la consumazione di alcool da parte di minori.
Una delle cose che più mi ha colpito di questo racconto è proprio come vengono trattate queste dinamiche, da come vivono le persone che soffrono di questi problemi a come vivono quelle che invece ne approffittano.
Mi ha colpito il modo di vivere dei personaggi, la speranza che cercano di ottenere, come vedono le relazioni interpersonali e come gestiscono i traumi del loro passato.
Ho parlato della storia e dei personaggi, ma i disegni? I disegni sono secondo me perfetti per la storia che viene raccontata. Il miglior modo per descriverli è che sono semplici ma esaustivi. Keigo Shinzou non disegna in modo super dettagliato ma riesce a farci capire tutto quello che succede e come succede anche utilizzando poche linee.
Infine quindi vi invito fortemente a recuperare questi 4 volumi se cercate un'opera matura e profonda che faccia riflettere e con la quale possiate anche crescere.
"Randagi (Nora to Zassou)" è un manga edito da Jpop con 4 volumi e parla di un ispettore specializzato in crimini sui minori che non riesce più a trovare un senso alla sua vita dopo un grave lutto.
Va ricordato però che questa non è una storia pessimista ma non è neanche una storia leggera, l’autore tramite questa storia vuole darci speranza, la speranza che cercano i protagonisti e quella che probabilmente cerchiamo anche noi. (ripetizioni di storia e autore)
Tra le varie tematiche trattate in "Randagi" troviamo la depressione, con un confronto su come questa viene affrontata in giovane età e non, la prostituzione minorile, che purtroppo in Giappone è ancora radicata nella cultura, ma anche cose più semplici che non vediamo quasi mai nei manga come la consumazione di alcool da parte di minori.
Una delle cose che più mi ha colpito di questo racconto è proprio come vengono trattate queste dinamiche, da come vivono le persone che soffrono di questi problemi a come vivono quelle che invece ne approffittano.
Mi ha colpito il modo di vivere dei personaggi, la speranza che cercano di ottenere, come vedono le relazioni interpersonali e come gestiscono i traumi del loro passato.
Ho parlato della storia e dei personaggi, ma i disegni? I disegni sono secondo me perfetti per la storia che viene raccontata. Il miglior modo per descriverli è che sono semplici ma esaustivi. Keigo Shinzou non disegna in modo super dettagliato ma riesce a farci capire tutto quello che succede e come succede anche utilizzando poche linee.
Infine quindi vi invito fortemente a recuperare questi 4 volumi se cercate un'opera matura e profonda che faccia riflettere e con la quale possiate anche crescere.
Avevo sentito parlar bene di questo manga, era nella mia lunga lista di titoli da leggere, ma mi sono decisa soprattutto dopo l'annuncio dell'autore Keigo Shinzo ospite a Lucca comics 2023, non immaginavo di trovarmi davanti un'opera così intensa, e soprattutto veder raccontato in modo così realistico l'animo umano.
Una storia cruda ma scorrevole, magistralmente narrata in 4 volumi.
Interessante e sorprendente.
Shiori Umino è una adolescente perennemente in fuga da casa, terrorizzata da una madre tossica e violenta che non riesce ad amarla, disposta a farsi ospitare da sconosciuti, arrivando per sopravvivenza a vendere il suo corpo se necessario in cambio di vitto e alloggio; un'anima disperata, non amata e in cerca di sopravvivenza, come un gatto randagio, con uno sguardo inizialmente vigile, guardingo e diffidente che racchiude tutta la violenza subita.
Hajime Yamada, viceispettore di 45 anni, la conosce durante un blitz per fermare la prostituzione minorile in certi locali, colpito dal suo sguardo e dall'incredibile somiglianza con la figlia defunta, istintivamente si affeziona a lei e decide di toglierla dalla strada, con la speranza di salvarla.
Ma un randagio non si fida molto delle persone, le violenze subite lo portano a non credere nel reale altruismo degli altri, sono spiriti liberi, potenzialmente sempre in fuga da se stessi e dagli altri, e Umino è una adolescente che cerca un suo equilibrio, e si comporta a volte in maniera orribile verso colui che sembra trasformarsi in una figura paterna, ma l'essere umano è proprio così, con le sue contraddizioni, con i dubbi sull'essere amati e voluti, sul sentirsi perennemente diversi e incompresi, nella ricerca di trovare un proprio posto nel mondo.
E l'autore Keigo Shinzo crea in modo davvero convincente e magistrale un ritratto psicologico interiore davvero intenso e assolutamente credibile per tutti i personaggi coinvolti.
Questa trama ha pochi personaggi ma tutti ben caratterizzati, nulla è lasciato al caso.
Una storia cruda e realistica quindi, che pone i riflettori su minori violati e che quando provano a chiedere aiuto, non riescono a fare affidamento sui servizi sociali, oberati di lavoro e non essendo in grado di aiutare tutti nel modo giusto.
Il tratto è semplice e delicato.
La J-Pop ne ha fatto un'ottima edizione.
Letto gratuitamente grazie alle biblioteche, approfitto per consigliare a tutti di chiedere titoli manga disponibili nella propria biblioteca comunale e a livello provinciale; essendo libri in prestito si risparmiano molti soldi e spazio in casa.
Consigliato a chiunque cerca una lettura intensa e cruda sugli abusi minorili ma anche colma di gran voglia di riscatto, e di una incredibile dolcezza.
Una storia cruda ma scorrevole, magistralmente narrata in 4 volumi.
Interessante e sorprendente.
Shiori Umino è una adolescente perennemente in fuga da casa, terrorizzata da una madre tossica e violenta che non riesce ad amarla, disposta a farsi ospitare da sconosciuti, arrivando per sopravvivenza a vendere il suo corpo se necessario in cambio di vitto e alloggio; un'anima disperata, non amata e in cerca di sopravvivenza, come un gatto randagio, con uno sguardo inizialmente vigile, guardingo e diffidente che racchiude tutta la violenza subita.
Hajime Yamada, viceispettore di 45 anni, la conosce durante un blitz per fermare la prostituzione minorile in certi locali, colpito dal suo sguardo e dall'incredibile somiglianza con la figlia defunta, istintivamente si affeziona a lei e decide di toglierla dalla strada, con la speranza di salvarla.
Ma un randagio non si fida molto delle persone, le violenze subite lo portano a non credere nel reale altruismo degli altri, sono spiriti liberi, potenzialmente sempre in fuga da se stessi e dagli altri, e Umino è una adolescente che cerca un suo equilibrio, e si comporta a volte in maniera orribile verso colui che sembra trasformarsi in una figura paterna, ma l'essere umano è proprio così, con le sue contraddizioni, con i dubbi sull'essere amati e voluti, sul sentirsi perennemente diversi e incompresi, nella ricerca di trovare un proprio posto nel mondo.
E l'autore Keigo Shinzo crea in modo davvero convincente e magistrale un ritratto psicologico interiore davvero intenso e assolutamente credibile per tutti i personaggi coinvolti.
Questa trama ha pochi personaggi ma tutti ben caratterizzati, nulla è lasciato al caso.
Una storia cruda e realistica quindi, che pone i riflettori su minori violati e che quando provano a chiedere aiuto, non riescono a fare affidamento sui servizi sociali, oberati di lavoro e non essendo in grado di aiutare tutti nel modo giusto.
Il tratto è semplice e delicato.
La J-Pop ne ha fatto un'ottima edizione.
Letto gratuitamente grazie alle biblioteche, approfitto per consigliare a tutti di chiedere titoli manga disponibili nella propria biblioteca comunale e a livello provinciale; essendo libri in prestito si risparmiano molti soldi e spazio in casa.
Consigliato a chiunque cerca una lettura intensa e cruda sugli abusi minorili ma anche colma di gran voglia di riscatto, e di una incredibile dolcezza.
Letto in spiaggia credendo fosse una lettura leggera, scopro in realtà un'opera psicologicamente cruda e realistica.
Keigo Shinzo confeziona una narrazione veloce ma ricca di dettagli e sfumature, impreziosita da una chiarezza di concetti sorprendente.
Una storia di disagi familiari e sfruttamento minorile, di sogni infranti ed errori irreparabili, di gioventù bruciata e condannata senza pietà da una società maligna che marchia a fuoco e ghettizza.
Ma è anche una storia di dolcezza e speranza, di affetto e tenerezza, di gesti semplici ma significativi.
Pro:
- narrazione equilibrata, ogni elemento al posto giusto;
- disegno delicato e coerente;
- personaggi vivi e delineati con cura;
- gestione delle emozioni eccellente, niente sensazionalismi;
- concetti semplici e chiari.
Contro:
- nel realismo generale, un paio di espedienti narrativi potrebbero risultare sempliciotti.
Keigo Shinzo confeziona una narrazione veloce ma ricca di dettagli e sfumature, impreziosita da una chiarezza di concetti sorprendente.
Una storia di disagi familiari e sfruttamento minorile, di sogni infranti ed errori irreparabili, di gioventù bruciata e condannata senza pietà da una società maligna che marchia a fuoco e ghettizza.
Ma è anche una storia di dolcezza e speranza, di affetto e tenerezza, di gesti semplici ma significativi.
Pro:
- narrazione equilibrata, ogni elemento al posto giusto;
- disegno delicato e coerente;
- personaggi vivi e delineati con cura;
- gestione delle emozioni eccellente, niente sensazionalismi;
- concetti semplici e chiari.
Contro:
- nel realismo generale, un paio di espedienti narrativi potrebbero risultare sempliciotti.
«Randagi» (originalmente “Nora to Zassou”) è un manga, scritto e disegnato da Keigo Shinzo, profondo amaro e coinvolgente.
Hajime Yamada e' un investigatore che indaga continuamente su casi di prostituzione minorile, in lui vive un ricordo da cui non è riuscito più a sfuggire, la morte della propria figlia. Durante una delle tante indagini dell'ispettore, una delle ragazze, Shiori Umino, sembra proprio ricordarle sua figlia. La giovane vive da sola con sua madre, dalla quale per via di un rapporto difficile e conflittuale cerca sempre di fuggire, non trovando mai un riparo che duri a lungo. Un incontro che potrebbe cambiare la vita di entrambi, nel bene o nel male.
Questa società crea dei randagi che non hanno un luogo dove vivere anche se vorrebbero solo vivere. Nessuno li aiuta, nessuno sembra poterli aiutare, tutti intrappolati in burocratiche pratiche lunghe e amare che non tengono conto che si parla di esseri umani, di poveri ragazzi che stanno soffrendo.
Puoi salvare solo una persona nella tua vita, perché se decidi di salvarla non la puoi più abbandonare. Il prendersi cura dei randagi, come si legge in uno dei volumi, deve essere per sempre. Spesso ci viene da aiutare le persone che vediamo in difficoltà, ma a volte quelle persone hanno bisogno di un qualcosa chiamato “affetto”, amore, un qualcosa che nel momento che dai non puoi riprendere. Le scelte hanno delle conseguenze, e a volte ci troviamo di fronte a scelte difficili.. Quale scelta avrebbe fatto il lettore al posto di uno dei protagonisti? Sembra chiedersi nel finale.
Il dolore più grande comprende quello più piccolo, ma quello più piccolo non comprende quello più piccolo.
Di fronte ad una sofferenza continua che ti porta a convincerti di non essere voluto, di essere lontano dagli altri, incompreso e incomprensibile puoi aggrapparti alla vita, sopravvivendo a qualunque costo facendoti del male, soprattutto sessualmente o cercare la morte. Abbandonarsi o lottare, tutto nasce dal pensiero di voler vincere considerando la morte una sconfitta mentre la vittoria è ottenere quella normalità (una propria famiglia felice) che sembra impossibile a chi ha sofferto in quel modo. In questa opera vedremo diversi personaggi che portano dentro una diversa sofferenza, una diversa scala di sofferenza, ma non è mai una gara.
Un randagio non si fida, fatica ad aprirsi agli altri, preferisce nascondere, mentire con le parole ma rimanendo sincero con i gesti. Ho qualcosa che non va, non te lo dico, ma lo si nota e notalo perché è importante, se non lo noti significa che non ci tieni a me. Tutto nasce da questo pensiero, quel dolore che non va via che non si riesce a raccontare a parenti e amici, ci convinciamo che a nessuno importi di noi e allora perché raccontarci? Non si tratta neanche di un maledetto malinteso, ma al contrario, una maledetta verità che alcune persone portano dentro. Chi vive con un genitore che ci “ama” in modo distorto, malato ma ripete di volerci bene fa quanto più male si possa immaginare, convincendoci che quello sia l’affetto degli altri. Del resto se quello è l’affetto di un genitore, quale potrà mai essere l’affetto di uno sconosciuto?
Dall’altra parte abbiamo una persona adulta ma immatura per certi versi, come se per lui le cose dovrebbero svolgersi in un certo modo e basta, senza pensare che adolescenti, che sia la propria figlia o una ragazza sconosciuta potesse avere pensieri difficili da esprimere, tanto che sembra non avere neanche capito il motivo che abbia spinto sua figlia a fare certe scelte. L’adulto fa solo le cose che in apparenza sembrano corrette non cambiando il suo rapporto con gli altri. Gli errori del passato si ripeteranno sempre se non si cambia realmente.
La storia è una ricerca della pace interiore, una storia di crescita, di presa coscienza della propria vita, il suo percorso certamente non facile, ma ci si chiede quanto riuscito in quanto il problema di base non è mai stato “se stessi” ma il rapporto con gli altri. Si può riacquistare la pace che si aveva e si era perduta, ma senza cambiare come ci si perdona.. Semplice, non ci pensiamo, del resto l'essere umano tende a dimenticare per vivere, in questo egoismo non c'è una vera crescita.
I disegni sono incantevoli, le tavole ben realizzate ci trasportano in un mondo reale che sembra lontano ma è più vicino di quanto pensiamo. I volti ben esprimono quello che i personaggi provano, facilitando la comprensione e l’empatia con le situazioni. Non vi sono scene eccessive che permettono la lettura a chiunque, la storia "cercherà" di commuovervi forse riuscendo nello scopo. La psicologia dei personaggi è ben studiata, tanto da far pensare che l’opera non sia inventata, sono personaggi reali, vivi, tutti hanno le loro motivazioni, tutti agiscono secondo il loro pensiero coerentemente. Si tratta di un'opera coraggiosa e di protesta contro questo mondo malato dove come l'adulto della storia fa solo le cose che in apparenza sembrano corrette, un sistema creato da adulti per ragazzi che si sono dimenticati cosa significa essere ragazzi.
Parte del finale, quasi le ultime pagine sono un continuo nauseante di giudicare senza sapere nulla, di quello che potrebbe essere un vicino di casa, un conoscente, un amica, persino un fratello o una sorella, senza conoscere nulla si ama commentare tutto. Questa storia poteva avere diversi epiloghi, l’autore ne sceglie uno in particolare, il lettore potrà concordare o meno, trovandolo sottotono rispetto a quanto letto, potrà anche arrabbiarsi, sentendosi "abbandonato", siamo tutti un po' randagi.
Consigliato a chi cerca un’opera matura, profonda, che faccia riflettere, con cui si può persino crescere. La bellezza della realtà.
Hajime Yamada e' un investigatore che indaga continuamente su casi di prostituzione minorile, in lui vive un ricordo da cui non è riuscito più a sfuggire, la morte della propria figlia. Durante una delle tante indagini dell'ispettore, una delle ragazze, Shiori Umino, sembra proprio ricordarle sua figlia. La giovane vive da sola con sua madre, dalla quale per via di un rapporto difficile e conflittuale cerca sempre di fuggire, non trovando mai un riparo che duri a lungo. Un incontro che potrebbe cambiare la vita di entrambi, nel bene o nel male.
Questa società crea dei randagi che non hanno un luogo dove vivere anche se vorrebbero solo vivere. Nessuno li aiuta, nessuno sembra poterli aiutare, tutti intrappolati in burocratiche pratiche lunghe e amare che non tengono conto che si parla di esseri umani, di poveri ragazzi che stanno soffrendo.
Puoi salvare solo una persona nella tua vita, perché se decidi di salvarla non la puoi più abbandonare. Il prendersi cura dei randagi, come si legge in uno dei volumi, deve essere per sempre. Spesso ci viene da aiutare le persone che vediamo in difficoltà, ma a volte quelle persone hanno bisogno di un qualcosa chiamato “affetto”, amore, un qualcosa che nel momento che dai non puoi riprendere. Le scelte hanno delle conseguenze, e a volte ci troviamo di fronte a scelte difficili.. Quale scelta avrebbe fatto il lettore al posto di uno dei protagonisti? Sembra chiedersi nel finale.
Il dolore più grande comprende quello più piccolo, ma quello più piccolo non comprende quello più piccolo.
Di fronte ad una sofferenza continua che ti porta a convincerti di non essere voluto, di essere lontano dagli altri, incompreso e incomprensibile puoi aggrapparti alla vita, sopravvivendo a qualunque costo facendoti del male, soprattutto sessualmente o cercare la morte. Abbandonarsi o lottare, tutto nasce dal pensiero di voler vincere considerando la morte una sconfitta mentre la vittoria è ottenere quella normalità (una propria famiglia felice) che sembra impossibile a chi ha sofferto in quel modo. In questa opera vedremo diversi personaggi che portano dentro una diversa sofferenza, una diversa scala di sofferenza, ma non è mai una gara.
Un randagio non si fida, fatica ad aprirsi agli altri, preferisce nascondere, mentire con le parole ma rimanendo sincero con i gesti. Ho qualcosa che non va, non te lo dico, ma lo si nota e notalo perché è importante, se non lo noti significa che non ci tieni a me. Tutto nasce da questo pensiero, quel dolore che non va via che non si riesce a raccontare a parenti e amici, ci convinciamo che a nessuno importi di noi e allora perché raccontarci? Non si tratta neanche di un maledetto malinteso, ma al contrario, una maledetta verità che alcune persone portano dentro. Chi vive con un genitore che ci “ama” in modo distorto, malato ma ripete di volerci bene fa quanto più male si possa immaginare, convincendoci che quello sia l’affetto degli altri. Del resto se quello è l’affetto di un genitore, quale potrà mai essere l’affetto di uno sconosciuto?
Dall’altra parte abbiamo una persona adulta ma immatura per certi versi, come se per lui le cose dovrebbero svolgersi in un certo modo e basta, senza pensare che adolescenti, che sia la propria figlia o una ragazza sconosciuta potesse avere pensieri difficili da esprimere, tanto che sembra non avere neanche capito il motivo che abbia spinto sua figlia a fare certe scelte. L’adulto fa solo le cose che in apparenza sembrano corrette non cambiando il suo rapporto con gli altri. Gli errori del passato si ripeteranno sempre se non si cambia realmente.
La storia è una ricerca della pace interiore, una storia di crescita, di presa coscienza della propria vita, il suo percorso certamente non facile, ma ci si chiede quanto riuscito in quanto il problema di base non è mai stato “se stessi” ma il rapporto con gli altri. Si può riacquistare la pace che si aveva e si era perduta, ma senza cambiare come ci si perdona.. Semplice, non ci pensiamo, del resto l'essere umano tende a dimenticare per vivere, in questo egoismo non c'è una vera crescita.
I disegni sono incantevoli, le tavole ben realizzate ci trasportano in un mondo reale che sembra lontano ma è più vicino di quanto pensiamo. I volti ben esprimono quello che i personaggi provano, facilitando la comprensione e l’empatia con le situazioni. Non vi sono scene eccessive che permettono la lettura a chiunque, la storia "cercherà" di commuovervi forse riuscendo nello scopo. La psicologia dei personaggi è ben studiata, tanto da far pensare che l’opera non sia inventata, sono personaggi reali, vivi, tutti hanno le loro motivazioni, tutti agiscono secondo il loro pensiero coerentemente. Si tratta di un'opera coraggiosa e di protesta contro questo mondo malato dove come l'adulto della storia fa solo le cose che in apparenza sembrano corrette, un sistema creato da adulti per ragazzi che si sono dimenticati cosa significa essere ragazzi.
Parte del finale, quasi le ultime pagine sono un continuo nauseante di giudicare senza sapere nulla, di quello che potrebbe essere un vicino di casa, un conoscente, un amica, persino un fratello o una sorella, senza conoscere nulla si ama commentare tutto. Questa storia poteva avere diversi epiloghi, l’autore ne sceglie uno in particolare, il lettore potrà concordare o meno, trovandolo sottotono rispetto a quanto letto, potrà anche arrabbiarsi, sentendosi "abbandonato", siamo tutti un po' randagi.
Consigliato a chi cerca un’opera matura, profonda, che faccia riflettere, con cui si può persino crescere. La bellezza della realtà.
Agrodolce.
Era da parecchio che non leggevo una storia capace di portarmi quasi ai lucciconi, farmi sorridere, deprimere, esaltare e chi più ne ha più ne metta. In soli 4 volumi è racchiuso un intenso racconto di rimpianti, sogni, dolore, affetto e tanta umanità. Espressa nei suoi lati migliori e in quelli peggiori.
(ORA PARTE IL DISCORSETTO -semi/pseudo-FILOSOFICO, FUGGITE SCIOCCHI!!!)
I temi forti non mancano, e vengono trattati magistralmente in relazione alla brevità di questa raccolta di volumetti; i personaggi raramente sono macchiette e hanno una storia che li fa agire come potrebbe fare un essere umano reale.
Scioccamente, a volte.
Orribilmente, altre.
Ma anche gentilmente... con una marea di contraddizioni e dubbi interiori, perché l'essere umano è fatto così. Non è un poster con sopra stampato uno slogan facilmente leggibile, è invece un tomo pieno di pagine che ne scolpiscono l'essenza e ognuna ha un significato diverso dall'altra, andando dunque a creare quel mosaico che percepiamo e definiamo come "persona".
Presenti inoltre pesanti critiche verso la 'società' e la sua tendenza a dimenticarsi degli ultimi, argomento che spesso risulta pacchiano e ricolmo di idealismo spicciolo ma che se inquadrato nel giusto contesto e se "onorato" da una storia di questa qualità, acquisisce tutto un altro peso.
Fatta questa debita premessa, voglio sottolineare come il disegno senza troppi fronzoli si addica molto bene ad una storia (perlopiù) cruda come questa, in particolare le espressioni di terrore della "randagia" protagonista credo rendano al meglio l'idea di quel che essa prova, mentre la faccia poco espressiva del detective è perfettamente intonata con quello che ha vissuto e sta vivendo il personaggio.
Non ho trovato particolari falle nella trama e tutto sembra (fin troppo) realistico quindi nulla da ridire da quel punto di vista. Finale giusto, che lascia comunque un po' col fiato sospeso...
Nulla da aggiungere. Leggetelo. E' un ordine.
Era da parecchio che non leggevo una storia capace di portarmi quasi ai lucciconi, farmi sorridere, deprimere, esaltare e chi più ne ha più ne metta. In soli 4 volumi è racchiuso un intenso racconto di rimpianti, sogni, dolore, affetto e tanta umanità. Espressa nei suoi lati migliori e in quelli peggiori.
(ORA PARTE IL DISCORSETTO -semi/pseudo-FILOSOFICO, FUGGITE SCIOCCHI!!!)
I temi forti non mancano, e vengono trattati magistralmente in relazione alla brevità di questa raccolta di volumetti; i personaggi raramente sono macchiette e hanno una storia che li fa agire come potrebbe fare un essere umano reale.
Scioccamente, a volte.
Orribilmente, altre.
Ma anche gentilmente... con una marea di contraddizioni e dubbi interiori, perché l'essere umano è fatto così. Non è un poster con sopra stampato uno slogan facilmente leggibile, è invece un tomo pieno di pagine che ne scolpiscono l'essenza e ognuna ha un significato diverso dall'altra, andando dunque a creare quel mosaico che percepiamo e definiamo come "persona".
Presenti inoltre pesanti critiche verso la 'società' e la sua tendenza a dimenticarsi degli ultimi, argomento che spesso risulta pacchiano e ricolmo di idealismo spicciolo ma che se inquadrato nel giusto contesto e se "onorato" da una storia di questa qualità, acquisisce tutto un altro peso.
Fatta questa debita premessa, voglio sottolineare come il disegno senza troppi fronzoli si addica molto bene ad una storia (perlopiù) cruda come questa, in particolare le espressioni di terrore della "randagia" protagonista credo rendano al meglio l'idea di quel che essa prova, mentre la faccia poco espressiva del detective è perfettamente intonata con quello che ha vissuto e sta vivendo il personaggio.
Non ho trovato particolari falle nella trama e tutto sembra (fin troppo) realistico quindi nulla da ridire da quel punto di vista. Finale giusto, che lascia comunque un po' col fiato sospeso...
Nulla da aggiungere. Leggetelo. E' un ordine.