Viviamo in un’epoca in cui, inutile negarlo, la nostalgia attanaglia la maggior parte delle persone, sotto molteplici punti di vista.
Remake, remaster, sequel, collection, cover popolano, invadono, e a volte infestano tutte le industrie dell’intrattenimento, da quella videoludica, a quella cinematografica, a quella musicale, con alterni risultati dal ritorno alla gloria al disastro totale.
La nostalgia, poi, non colpisce solo i media, ma anche la vita quotidiana: dalla pandemia in avanti molte persone sembrano assalite da un profondo desiderio di tornare indietro, a tempi considerati migliori, più pacifici, più prosperi.
Ma sarà davvero meglio così?
Dodici anni fa, Pokémon entrava, invece, nel futuro, con la sua prima coppia di videogiochi con grafica in 3D, ma lo faceva sempre con un piede nel passato, data la presenza degli starter originali Bulbasaur, Charmander, Squirtle, di Mewtwo e di parecchi altri popolarissimi Pokémon di prima generazione, quasi a voler “ricominciare da capo” tenendo bene a mente le proprie origini e senza rinunciare a un po' di sano effetto nostalgia.
E, tra le pagine dell’adattamento manga dei videogiochi in questione, editi da J-Pop Manga in tre volumi da circa 450 pagine al prezzo di 11,50 euro ciascuno (o in cofanetto, al costo dei tre volumi combinati), Pokémon X e Pokémon Y, la nostalgia si fa molto, molto pericolosa…
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In un certo senso, anche il manga procede senza dimenticare le origini culturali del franchise, perché la trama di questo adattamento di X e Y rende i protagonisti dei veri e propri Goonies, più in fuga da adulti avidi e cattivi che in viaggio per realizzare i loro sogni, ed è abbastanza noto che i primi capitoli della saga videoludica debbano molto a questo genere di cinematografia anni ‘80, compresa la popolarissima citazione a Stand by me-Ricordo di un’estate (d'altronde c'erano coinvolti membri del team che ha lavorato a Earthbound, gioco molto legato all'iconografia anni '80).
In questo adattamento manga, il disastro irrompe nelle vite di ragazzi relativamente normali, costringendoli ad imbarcarsi in un’impresa che appare disperata e in cui non ci si può fidare, apparentemente, di nessun adulto.
Tutto questo mentre i giovani protagonisti devono pensare anche ai loro problemi personali, tra screzi familiari e terrore delle aspettative altrui, sogni da realizzare e paure da superare, in una rappresentazione molto marcata sia dei protagonisti “muti” dei giochi, che dei loro amici e rivali.
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Questo tipo di varietà nelle caratterizzazioni dei protagonisti, nei loro obiettivi e nelle loro storie è sempre stata uno dei grandi pregi del manga Pokémon: La Grande Avventura, finendo per creare sempre personaggi nuovi, con personalità e storie personali differenti, in grado di incuriosire e attrarre il lettore.
In questo caso, i protagonisti sono anche molti più del solito, come saprà chi ha giocato ai capitoli per Nintendo 3DS, anche se le personalità degli “altri tre” erano già abbastanza definite dal principio e non hanno avuto bisogno di molto lavoro da parte dei mangaka.
Anche all’ampia cerchia di comprimari, tra capipalestra e i leader del Team Flare, viene dato risalto e un’accurata caratterizzazione ovunque possibile, per quanto in questi casi ci sono personaggi che già dai giochi si possono definire come “in primo piano” e altri “in secondo piano”, cosa che poi viene sostanzialmente confermata dall’uso che ne fa anche l’anime.
Così accade anche qui, tutto sommato creando una sorta di “continuità crossmediale”, ma viene anche realizzato un approfondimento maggiore su spunti che vengono solo accennati all’interno dei giochi.
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Parlando di protagonisti, è decisamente il caso di aprire una parentesi sul protagonista maschile, X: se, come già citato, gli autori si sono sempre impegnati a creare eroi con caratterizzazioni differenti, in questo caso vanno oltre, facendo del protagonista, in un certo senso, l’antitesi del personaggio principale di Pokémon stereotipato.
A causa delle eccessive pressioni ricevute in tenera età, X si è chiuso in camera e in sé stesso, allontanandosi anche dai suoi Pokémon, e questa è una scelta affascinante, perché se da un lato può creare qualche problema in un’opera che vede come spina dorsale sempre il viaggio, dall’altro permette di toccare, con le dovute attenzioni, il tema dei “bambini prodigio” e delle eccessive pressioni che il mondo degli adulti può esercitare su di loro, ma anche il tema degli hikikomori e di chi, in generale, anziché partire per l’avventura della vita viene spinto a chiudersi a riccio.
Di contro, la protagonista femminile, Yvonne detta Y, è molto più “tradizionale”, ma questo perché è fondamentale che faccia da contraltare alla particolarità di X.
Gli amici/rivali dei protagonisti sono molto vicini alle loro controparti digitali, cosa che permette, comunque, di creare una certa varietà di situazioni e interazioni nel corso delle vicende, dando anche a loro obiettivi da raggiungere e problemi da risolvere.
Tra la loro presenza e la natura più schiva del protagonista maschile, la storia finisce per essere molto più corale del solito, cosa che aiuta ancora di più a variare rispetto alle serie precedenti.
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Quello che stupisce di più, però, di Pokémon: La Grande Avventura - X e Y è forse il tempismo involontario, per quel che riguarda le tematiche affrontate: un gruppo di ragazzi si trova infatti a combattere contro un’organizzazione criminale guidata da un uomo estremamente facoltoso che vuole riportare la sua patria a dei presunti “antichi fasti”, portando con sé solo chi è meritevole, ma, gira e rigira, alla fine chi è “meritevole” è semplicemente chi è ricco abbastanza da permettersi di entrare nel Team Flare.
Tutto questo “rendere di nuovo bellissima Kalos” all’insegna dell’ipocrisia e del classismo è, purtroppo, qualcosa che ci risulta sin troppo familiare al giorno d’oggi, per quanto il manga sia già di diversi anni fa, ma GameFreak prima e i mangaka poi avranno voluto sicuramente approfittare del fatto che la regione di Kalos sia ispirata alla Francia per implementare concetti legati indissolubilmente ai contrasti sociali che portarono alla rivoluzione francese, più che fare chiaroveggenza in stile I Simpsons.
Viene posta spesso l’attenzione sulla povera gente di Kalos, quella che deve vivere tra mille difficoltà e limitazioni, e che deve sperare nell’aiuto di qualche ricco benefattore o che, spesso, finisce per esserne vittima o marionetta.
Di nuovo, per quanto sia un manga di alcuni anni fa, l’accuratezza sociale risulta amaramente notevole, per quanto indubbiamente involontaria, e forse, anzi, aiuta ad apprezzare di più un’opera che (in qualunque suo media, va detto) pur avendo come target principale i bambini sa comunque creare una narrativa su più piani di lettura, per affascinare e far riflettere anche gli adulti.
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In un certo senso, però, è un peccato che tutta questa azione e filosofia sacrifichino un po’ la rappresentazione di luoghi e scorci della “bellissima” Kalos, la prima regione interamente in 3D della serie e che ha sfruttato parecchio queste novità grafiche nella sua geografia e architettura (infatti presto potremo esplorarne nuovamente la città principale in Leggende Pokémon ZA).
Mentre le avventure animate di Ash, Serena, Lem e Clem sono più “stiracchiate” a causa dei tempi televisivi, e permettono una rappresentazione più approfondita della regione, gli eroi del manga sono fuggitivi, di fretta, braccati, e hanno ben poco tempo e voglia per fare i turisti, e di conseguenza la “regione” si sente poco, anche perché in mezzo c’è pure la questione delle mega-evoluzioni, tutte appartenenti a Pokémon non originari di Kalos ma che, quindi, è necessario inserire in squadra togliendo spazio a Pokémon “indigeni”.
Remake, remaster, sequel, collection, cover popolano, invadono, e a volte infestano tutte le industrie dell’intrattenimento, da quella videoludica, a quella cinematografica, a quella musicale, con alterni risultati dal ritorno alla gloria al disastro totale.
La nostalgia, poi, non colpisce solo i media, ma anche la vita quotidiana: dalla pandemia in avanti molte persone sembrano assalite da un profondo desiderio di tornare indietro, a tempi considerati migliori, più pacifici, più prosperi.
Ma sarà davvero meglio così?
Dodici anni fa, Pokémon entrava, invece, nel futuro, con la sua prima coppia di videogiochi con grafica in 3D, ma lo faceva sempre con un piede nel passato, data la presenza degli starter originali Bulbasaur, Charmander, Squirtle, di Mewtwo e di parecchi altri popolarissimi Pokémon di prima generazione, quasi a voler “ricominciare da capo” tenendo bene a mente le proprie origini e senza rinunciare a un po' di sano effetto nostalgia.
E, tra le pagine dell’adattamento manga dei videogiochi in questione, editi da J-Pop Manga in tre volumi da circa 450 pagine al prezzo di 11,50 euro ciascuno (o in cofanetto, al costo dei tre volumi combinati), Pokémon X e Pokémon Y, la nostalgia si fa molto, molto pericolosa…
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In un certo senso, anche il manga procede senza dimenticare le origini culturali del franchise, perché la trama di questo adattamento di X e Y rende i protagonisti dei veri e propri Goonies, più in fuga da adulti avidi e cattivi che in viaggio per realizzare i loro sogni, ed è abbastanza noto che i primi capitoli della saga videoludica debbano molto a questo genere di cinematografia anni ‘80, compresa la popolarissima citazione a Stand by me-Ricordo di un’estate (d'altronde c'erano coinvolti membri del team che ha lavorato a Earthbound, gioco molto legato all'iconografia anni '80).
In questo adattamento manga, il disastro irrompe nelle vite di ragazzi relativamente normali, costringendoli ad imbarcarsi in un’impresa che appare disperata e in cui non ci si può fidare, apparentemente, di nessun adulto.
Tutto questo mentre i giovani protagonisti devono pensare anche ai loro problemi personali, tra screzi familiari e terrore delle aspettative altrui, sogni da realizzare e paure da superare, in una rappresentazione molto marcata sia dei protagonisti “muti” dei giochi, che dei loro amici e rivali.
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Questo tipo di varietà nelle caratterizzazioni dei protagonisti, nei loro obiettivi e nelle loro storie è sempre stata uno dei grandi pregi del manga Pokémon: La Grande Avventura, finendo per creare sempre personaggi nuovi, con personalità e storie personali differenti, in grado di incuriosire e attrarre il lettore.
In questo caso, i protagonisti sono anche molti più del solito, come saprà chi ha giocato ai capitoli per Nintendo 3DS, anche se le personalità degli “altri tre” erano già abbastanza definite dal principio e non hanno avuto bisogno di molto lavoro da parte dei mangaka.
Anche all’ampia cerchia di comprimari, tra capipalestra e i leader del Team Flare, viene dato risalto e un’accurata caratterizzazione ovunque possibile, per quanto in questi casi ci sono personaggi che già dai giochi si possono definire come “in primo piano” e altri “in secondo piano”, cosa che poi viene sostanzialmente confermata dall’uso che ne fa anche l’anime.
Così accade anche qui, tutto sommato creando una sorta di “continuità crossmediale”, ma viene anche realizzato un approfondimento maggiore su spunti che vengono solo accennati all’interno dei giochi.
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Parlando di protagonisti, è decisamente il caso di aprire una parentesi sul protagonista maschile, X: se, come già citato, gli autori si sono sempre impegnati a creare eroi con caratterizzazioni differenti, in questo caso vanno oltre, facendo del protagonista, in un certo senso, l’antitesi del personaggio principale di Pokémon stereotipato.
A causa delle eccessive pressioni ricevute in tenera età, X si è chiuso in camera e in sé stesso, allontanandosi anche dai suoi Pokémon, e questa è una scelta affascinante, perché se da un lato può creare qualche problema in un’opera che vede come spina dorsale sempre il viaggio, dall’altro permette di toccare, con le dovute attenzioni, il tema dei “bambini prodigio” e delle eccessive pressioni che il mondo degli adulti può esercitare su di loro, ma anche il tema degli hikikomori e di chi, in generale, anziché partire per l’avventura della vita viene spinto a chiudersi a riccio.
Di contro, la protagonista femminile, Yvonne detta Y, è molto più “tradizionale”, ma questo perché è fondamentale che faccia da contraltare alla particolarità di X.
Gli amici/rivali dei protagonisti sono molto vicini alle loro controparti digitali, cosa che permette, comunque, di creare una certa varietà di situazioni e interazioni nel corso delle vicende, dando anche a loro obiettivi da raggiungere e problemi da risolvere.
Tra la loro presenza e la natura più schiva del protagonista maschile, la storia finisce per essere molto più corale del solito, cosa che aiuta ancora di più a variare rispetto alle serie precedenti.
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Quello che stupisce di più, però, di Pokémon: La Grande Avventura - X e Y è forse il tempismo involontario, per quel che riguarda le tematiche affrontate: un gruppo di ragazzi si trova infatti a combattere contro un’organizzazione criminale guidata da un uomo estremamente facoltoso che vuole riportare la sua patria a dei presunti “antichi fasti”, portando con sé solo chi è meritevole, ma, gira e rigira, alla fine chi è “meritevole” è semplicemente chi è ricco abbastanza da permettersi di entrare nel Team Flare.
Tutto questo “rendere di nuovo bellissima Kalos” all’insegna dell’ipocrisia e del classismo è, purtroppo, qualcosa che ci risulta sin troppo familiare al giorno d’oggi, per quanto il manga sia già di diversi anni fa, ma GameFreak prima e i mangaka poi avranno voluto sicuramente approfittare del fatto che la regione di Kalos sia ispirata alla Francia per implementare concetti legati indissolubilmente ai contrasti sociali che portarono alla rivoluzione francese, più che fare chiaroveggenza in stile I Simpsons.
Viene posta spesso l’attenzione sulla povera gente di Kalos, quella che deve vivere tra mille difficoltà e limitazioni, e che deve sperare nell’aiuto di qualche ricco benefattore o che, spesso, finisce per esserne vittima o marionetta.
Di nuovo, per quanto sia un manga di alcuni anni fa, l’accuratezza sociale risulta amaramente notevole, per quanto indubbiamente involontaria, e forse, anzi, aiuta ad apprezzare di più un’opera che (in qualunque suo media, va detto) pur avendo come target principale i bambini sa comunque creare una narrativa su più piani di lettura, per affascinare e far riflettere anche gli adulti.
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In un certo senso, però, è un peccato che tutta questa azione e filosofia sacrifichino un po’ la rappresentazione di luoghi e scorci della “bellissima” Kalos, la prima regione interamente in 3D della serie e che ha sfruttato parecchio queste novità grafiche nella sua geografia e architettura (infatti presto potremo esplorarne nuovamente la città principale in Leggende Pokémon ZA).
Mentre le avventure animate di Ash, Serena, Lem e Clem sono più “stiracchiate” a causa dei tempi televisivi, e permettono una rappresentazione più approfondita della regione, gli eroi del manga sono fuggitivi, di fretta, braccati, e hanno ben poco tempo e voglia per fare i turisti, e di conseguenza la “regione” si sente poco, anche perché in mezzo c’è pure la questione delle mega-evoluzioni, tutte appartenenti a Pokémon non originari di Kalos ma che, quindi, è necessario inserire in squadra togliendo spazio a Pokémon “indigeni”.
Pokémon: La Grande Avventura - X e Y mette in scena una storia densa e orizzontale, che tralascia un po’ il senso dell’esplorazione e le sfide ai capipalestra per concentrarsi sulla lotta con il Team malvagio di turno, creando un’avventura dai toni decisamente epici pur sacrificando un po’ del “turismo” che, nei videogiochi, rende le avventure Pokémon sempre piacevoli.
La serie manga si dimostra una volta di più un ottimo “accessorio” al media principale, a cui peraltro l’adattamento italiano di J-POP Manga si dimostra una volta di più fedelissimo, dettaglio che ritengo fondamentale per avere una certa coerenza generale per i nomi dei personaggi e dei luoghi (già ci sono centinaia, ora migliaia, di Pokémon, mosse, umani da ricordare, ci manca solo doversi ricordare più di un nome per ognuno di essi).
Ora bisogna vedere come la serie proseguirà, visto che, da questo punto in avanti, le uscite dei videogiochi si fecero molto più “fitte” e con esse, inevitabilmente, anche il ritmo di pubblicazione dei capitoli si sarà dovuto adattare.
La serie manga si dimostra una volta di più un ottimo “accessorio” al media principale, a cui peraltro l’adattamento italiano di J-POP Manga si dimostra una volta di più fedelissimo, dettaglio che ritengo fondamentale per avere una certa coerenza generale per i nomi dei personaggi e dei luoghi (già ci sono centinaia, ora migliaia, di Pokémon, mosse, umani da ricordare, ci manca solo doversi ricordare più di un nome per ognuno di essi).
Ora bisogna vedere come la serie proseguirà, visto che, da questo punto in avanti, le uscite dei videogiochi si fecero molto più “fitte” e con esse, inevitabilmente, anche il ritmo di pubblicazione dei capitoli si sarà dovuto adattare.
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Pro
- Protagonisti nuovi e interessanti
- Tematiche tanto importanti quanto attuali
- Stile di disegno sempre gradevole
Contro
- Kalos un po' "sacrificata" per dovere di trama
- Troppi Pokémon "vecchi" nelle squadre dei protagonisti
Pokemon Forever ❤️
Ha il pregio indubbio che ogni saga i protagonisti cambiano e c'è sempre la speranza che possa tornare ad essere un capolavoro.
L'arco di USUM ancora ancora qualche spunto interessante e bei momenti li ha, ma ORAS, Sword e Shield e l'attuale Scarlet e Violet sono una roba imbarazzante, qualitativamente lontanissimi dai fasti d'oro del franchise (idem per i videogiochi, d'altronde).
Ho apprezzato anche che il manga si prenda la briga di inventarsi un proprio "Pokémon Z" introducendo tutta una seconda parte con Zygarde, cosa che peraltro continua anche nella saga di SM/USUM.
Riguardo la pubblicazione, in Giappone sono due anni che il volume 65 in cui dovrebbe concludersi ORAS latita. Sembra che rispetto alla serializzazione su rivista gli autori abbiano voluto fare aggiunte molto consistenti e che esse richiedano molto tempo ed autorizzazioni dai piani alti. Quando finalmente usciranno e la saga sarà pubblicata anche in Italia, immagino sarà composta da due omnibus piuttosto striminziti perché non è lunga neanche quanto BW2.
Dici? Secondo me SM/USUM è forse la saga principale meno ispirata, in larga parte perché nei rispettivi giochi la trama è già molto approfondita ed il manga si limita a riprenderla pedissequamente. Con SwSh, come con XY, si sono dovuti almeno inventare qualcosa per sopperire alla carenza cronica di trama nei giochi, e l'attuale SV mi sta divertendo per la totale imprevedibilità e stranezza dei protagonisti.
Sì. Se hai preso il cofanetto allora tutti e tre i volumi 24-25-26 erano disponibili ad inizio aprile.
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