Puntuale, dopo ogni Salone del libro, arrivano i dati dell'AIE - Associazione Italiana Editori sullo stato di salute dell'editoria italiana di cui riportiamo il comunicato integrale:
Si intensifica la flessione nei primi quattro mesi del 2025 per il mercato libro. Cala del 3,6% l’editoria italiana di varia – romanzi e saggi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione – rispetto allo stesso periodo del 2024, registrando 431,3 milioni di euro di vendite a valore per una minor spesa degli italiani di 15,9 milioni di euro. Il calo a copie è stato del 3,2%: quasi un milione di copie di libri acquistati in meno (975mila) su 29,2 milioni di copie complessive.
La flessione coinvolge tutti gli editori, con gradi di intensità diversi: i grandi gruppi e gli editori con un venduto superiore a 5 milioni di euro di nell’anno precedente perdono l’1,3% a valore, gli editori medi (tra uno e cinque milioni di euro di venduto) il 13,1%, i piccoli (sotto il milione di euro di venduto) il 7,3%.
“Il mercato sconta il venir meno delle misure di sostegno, in particolare il calo degli acquisti con le Carte per i neo-diciottenni e quelli delle biblioteche, ma al netto di questo tiene in un contesto caratterizzato da tendenze di lungo periodo – ha spiegato il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Innocenzo Cipolletta –. Il calo demografico, l’impatto delle nuove tecnologie sui modi e i tempi della lettura, modalità di studio differenti che nelle università tendono a marginalizzare l’approfondimento sui libri sono fenomeni che dispiegano i loro effetti a largo raggio sull’industria editoriale e che hanno riflessi sulla vita culturale del Paese. È necessaria una riflessione e azioni collettive, degli attori pubblici e privati assieme, che rimettano il libro al centro”.

L’analisi e rielaborazione dell’ufficio studi AIE sulla base di dati NielsenIQ-GfK e altre fonti è stata presentata al Salone Internazionale del Libro di Torino nel convegno “Il mercato del libro nei primi mesi del 2025”. Con la moderazione di Sabina Minardi (L’Espresso), hanno illustrato l’andamento dei rispettivi settori i rappresentanti dei gruppi di AIE Lorenzo Armando (presidente del Gruppo Piccoli editori), Renata Gorgani (presidente del Gruppo Editoria di varia), Maurizio Messina (presidente del Gruppo Accademico Professionale) e Roberto Devalle (vicepresidente del Gruppo Educativo). A seguire l’approfondimento sulle sfide del mercato e in particolare l’andamento dei canali e dei generi con Paolo Ambrosini (Associazione Librai Italiani Confcommercio), Isabella Ferretti (66thand2nd), Andrea Giunti (Gruppo Giunti), Stefano Mauri (Gruppo editoriale Mauri Spagnol), Barbara Nardi (Gruppo Feltrinelli), Alberto Ottieri (Messaggerie), Enrico Selva Coddè (Gruppo Mondadori).
Lo stato di salute dell’intera editoria italiana. Nel 2024 l’editoria italiana di varia ha chiuso in calo dello 0,9%, con vendite complessive di 1.522 milioni di euro, 14,6 milioni in meno dell’anno precedente. L’editoria scolastica adozionale ha registrato un meno 0,5% attestandosi a 790,2 milioni di euro, 3,9 milioni in meno dell’anno precedente. L’editoria universitaria ha accusato una flessione del 15,1%: i 154,9 milioni di euro di vendite a valore sono inferiori di 27,5 milioni rispetto l’anno precedente.
Le ragioni della flessione del 2025. Rispetto all’anno precedente, il mercato di varia nel 2025 sconta soprattutto la forte diminuzione dei sostegni alla domanda: gli acquisti dei neo-diciottenni con le Carte nei primi quattro mesi del 2025 sono stati pari a 18,3 milioni di euro contro i 45,9 milioni di euro del 2024: al netto di questi acquisti, il mercato del 2025 rispetto al 2024 è in crescita del 2,9%.
Le prime dieci novità nel 2025 hanno venduto quasi un quarto di copie in meno (-23,9%) rispetto al 2024.
Infine, se nella top 10 dei primi quattro mesi del 2024 figuravano sei romanzi italiani, tra cui il primo in classifica, nel 2025 (in allegato) sono solo due, in ottavo e decimo posto.
Prezzi in diminuzione. Il prezzo medio del venduto, pari a 14,76 euro, è in flessione dello 0,3% rispetto all’anno precedente, contro un’inflazione generale del 2%.
La flessione riguarda tutti i canali, ma cresce la quota delle librerie. Nei primi quattro mesi del 2025 segnano una flessione degli acquisti tutti i canali di vendita. La grande distribuzione perde il 6,6% delle vendite a valore, gli store online il 5,2%, le librerie di catena e indipendenti il 2,1%. Ma all’interno di questo ultimo gruppo, le librerie indipendenti perdono 322mila copie comprate, il 7,5%.
Per effetto dei diversi andamenti, la quota delle librerie fisiche cresce ancora e raggiunge il 55,6%, l’online si riduce al 40% e la grande distribuzione si attesta a un residuale 4,5%.
Calo generalizzato dei generi, con l’esclusione di bambini e ragazzi. Il calo delle vendite attraversa tutti i generi con l’esclusione di bambini e ragazzi, le cui vendite crescono a valore del 5,4%. La saggistica specialistica è calata del 12,4%, la manualistica del 7,7%, la saggistica generale del 2,7%, la narrativa straniera del 2%, la narrativa italiana dell’1,5%, i fumetti dell’1,4%. Male le formule promozionali dell’1+1: calo del 15,7%.
All’interno della narrativa italiana, cala dell’11,2% quella letteraria e cresce dell’8,9% quella di genere. Il romance, in flessione dell’1,8%, vede però una crescita delle vendite di autrici italiane (più 16,7%) e un calo di quelle straniere (meno 22,1%), confermando un trend già in corso l’anno precedente. Nei libri per bambini e ragazzi traina la fascia 0-5 anni (più 13,5%) e calano tutte le altre, mentre nei fumetti prosegue la discesa dei manga che perdono il 5,8% mentre, in controtendenza, i fumetti per bambini e ragazzi crescono del 14,5%.
Fonte: aie.it
è un cane che si morde la coda, se il mercato non cresce gli editori sono incentivati ad aumentare i prezzi per non avere i bilanci che crescono.
Gli appena maggiorenni fino al 2023 avevano 18app (utilizzabile fino al 30 aprile 2024), i bonus attuali hanno un valore decisamente minore, quindi quella fascia d'età semplicemente spende meno.
A occhio buona parte del calo dei manga degli ultimi anni dovrebbe essere dato dal fatto che l'eliminazione del bonus colpisce forse la fascia più disposta a comprarli.
(il paragone sui primi 4 mesi mi sembra molto improprio, chi aveva ancora soldi residui su 18app li ha spesi proprio nei primi 4 mesi del 2024, come al solito basta torturare i dati abbastanza a lungo per far confessare loro qualsiasi cosa)
Quindi la fascia giovane preferisce i fumetti europei e americani rispetto ai manga?
Vero che per gli editori nostrani i manga kodomo non esistono ma tra novità e ristampe di vecchi classici nella vasta fascia ragazzi ci sono tantissimi titoli importanti molti anche con anime sulle piattaforme streaming ufficiali.
Non te lo dicono così in faccia ma lì ci deve leggere Pera Toons.
I genitori comprano molti fumetti della Pera Toons, se guardi le classifiche di vendita (non complete, ma comunque danno sempre una idea) alla prima posizione trovi sempre loro. Non è una novità. Non è una questione di fumetti europei vs Manga, è proprio una categoria a parte.
Da una casa editrice di cui leggo vari libri, faccio un solo acquisto annuale a novembre quando ci sono gli sconti del 20% sperando ti trovare disponibili i libri in quel periodo.
O iniziano ad adeguare gli stipendi al resto d'Europa o la lettura diventerà un hobby per benestanti. La situazione manga poi per me è diventata insostenibile e infatti ad eccezione delle serie in corso che sto concludendo, ho smesso di comprare nuove serie dal 2022 (il conto corrente ne ha giovato parecchio).
I mercati sono tutti basati sulla fiducia dei consumatori, se questa non c'è il mercato fallisce...
Sono escluse le fumetterie, compresi tutti i loro store online, gli store diretti degli editori, e gli acquisti in digitale, che se probabilmente meno che in altri paesi come il Giappone stanno crescendo sempre più anche da noi.
Sugli aumenti dei prezzi non riguarda certo solo i manga, per restare alle forme di intrattenimento sono aumentati i sevizi di streaming, i videogames, gli spettacoli dal vivo (sport, concerti, teatro), i viaggi, ecc... senza contare gli ancora più problematici aumenti delle spese necessarie per vivere, purtroppo è un problema generalizzato, causato dal fatto che in generale non c'è un pari aumento degli stipendi.
Questa è una cosa che ultimamente mi capita di leggere spesso da vari utenti... facciamo che sono d'accordo, ma chi decide quali sono le serie che meritano?
Perchè ogni volta sento generi, autori, e serie diverse...
Ma in primis chi decide che meritano o no?
Detto questo, come hanno spiegato più su..questi sono i dati degli store editoriali fisici. Mancano fumetterie e on line quindi è un giudizio piuttosto parziale
TI QUOTO IN TUTTO ! ! ! ! !
Per capire davvero come sta andando il mercato dei manga da noi bisognerebbe tener conto delle fumetterie e dei siti online (Amazon e simili) dove secondo me il 90% dei manga vengono venduti.
La strada degli aumenti porterà ha una flessione abbastanza negativa nel commercio dei manga in Italia.
Se il mercato ha bisogno dello Stato per andare avanti, abbiamo un problema. Non è impresa, è assistenzialismo.
E questo conta più di qualsiasi altro discorso al riguardo.
Va bene quindi Pera Toons sposta gli equilibri.
Ti dico qualche tempo fa in un Conad Superstar ho sbagliato un volume a caso... Sono rimasto abbastanza perplesso 😬.
Anche se conosco i giovani solo tramite i mezzi di comunicazione credo che il mondo manga nel mondo del fumetto rimanga ampiamente il più seguito... Credo che sia così ormai da oltre trent'anni visto che già ai miei tempi i manga erano letti molto di più dei comics americani.
Quindi sono abbastanza tranquillo.
Concordo anche perché la 18app è stata introdotta solo dal 2016.
Gli editori manga italiani non potevano considerarla una garanzia.
Secondo me non andrebbe più considerata una variabile.
L’avevo scritto sopra, comunque per essere precisi, dal loro sito.
Sono comprese le vendite di:
- librerie, tipo Mondadori e Feltrinelli ma anche quelle scolastiche, compresi i loro store online
- le librerie interne ai supermercati della grande distribuzione, tipo Ipercoop
Sono escluse:
- le librerie di piccole dimensioni, meno di 1000 volumi venduti
- le fumetterie, comprese quelle che vendono online direttamente o tramite siti terzi tipo ebay
- i distributori che hanno anche store digitali di vendita diretta, tipo starshop
- i siti di vendita diretta degli editori, tipo panini
- le edicole e cartolerie
- le vendite durante eventi e fiere
- le librerie interne a supermercati di piccole dimensioni, meno di 800 mq
- stazioni di servizio e duty free
- tutte le vendite in formato digitale da qualunque canale di acquisto
C’è il dubbio delle copie fisiche vendute su Amazon, pensavo di sì ma pare invece non sia contato… è l’unico che non viene specificato chiaramente sul loro sito
Vabbè allora il dato è falsato, e non da un idea generale. (Per quanto la crisi di vendite evedentemente c'è!)
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