Durante la scorsa edizione autunnale del Romics, si è tenuto un panel di presentazione del terzo numero di Manga Isshorivista di manga che unisce le forze creative di quattro importanti editori europei: Planeta (Spagna), Altraverse (Germania), Kana (Francia/Belgio) e Star Comics (Italia).

Il nostro direttore editoriale Alessandro Falciatore ha moderato l'evento, al quale hanno partecipato Cristian Posocco, publishing manager di Star Comics, e cinque autori italiani presenti sulla rivista: Federica di Meo, Federico Freschi, Ivana Murianni, Marco Albiero e Marisa "Kuya" Salatino.
 
Manga Issho


Progetto dinamico fondato da Joachim Kaps, figura di riferimento per il fumetto giapponese in Germania, Manga Issho nasce da un confronto alla Fiera del Libro di Francoforte, il più importante evento internazionale per la compravendita dei diritti editoriali, insieme a editori spagnoli e francesi. La produzione global manga locale si era già decisamente sviluppata da molto tempo, con titoli come Radiant in Francia che hanno ricevuto un adattamento animato e riviste come la Planeta Manga spagnola nata nel 2019.

L'obiettivo del progetto è ampliare ulteriormente la visione del manga contemporaneo accettando, interpretando e abbracciando lo spirito della globalizzazione del fumetto. Un lavoro complesso, tra call online, portfolio review e incontri tra editori alle principali fiere europee, con l'intento di riprendere la tradizione delle antologie settimanali giapponesi e fonderla con l'ntusiasmo di giovani artisti desiderosi di condividere la loro visione del mondo attraverso la grammatica dei manga.

Ma che cosa si intende esattamente con grammatica dei manga? Per spiegare questo concetto, Federica di Meo, veterana italiana del settore, ha voluto raccontare la sua esperienza da autrice e lettrice dal 2013 con la presentazione del suo primo manga al Romics, fino al suo attuale ruolo di editor e art director della rivista insieme a Davide Morando (Arancia Studio) e Cristian Posocco"All'epoca tutti noi ci siamo trovati di fronte a un muro: molte opere europee uscite in precedenza si limitavano a riprendere l’estetica del manga senza comprenderne la grammatica, unendo la narrazione italiana ai classici 'occhioni' giapponesi​​​​​​​. Io stessa, come autrice e lettrice, inizialmente non volevo leggere opere europee, ma dopo aver scoperto i lavori della fumettista tedesca Judith Park ho capito che anche noi potevamo seguirne le regole".
 

Manga Issho - Oneira


Entra qui in gioco la "grammatica": l'equilibrio tra emozioni, ritmo narrativo (pacing) e struttura. I manga, infatti, hanno una narrazione divisa in quattro atti, la cosiddetta trama kishōtenketsu, che si contrappone alla struttura in tre atti (introduzione, svolgimento e conclusione, con un conflitto da risolvere all'interno della storia) tipica del teatro greco e della letteratura occidentale. La narrazione in quattro atti introduce la svolta: le scene di vita quotidiana degli slice of life si caricano di interesse, e il capovolgimento degli eventi riesce spesso a strappare un "Aaah!" al lettore. Anche le tecniche di paneling, ovvero la disposizione e l'organizzazione delle vignette, non vanno sottovalutate: sono fondamentali per cogliere l'emotività dei personaggi e favorire di conseguenza l’immedesimazione del lettore.

La sceneggiatrice Ivana Murianni ha spiegato: "Non pensate che il manga sia solo occhioni. Rosso Malpelo, la novella verista che stiamo adattando per la rivista, è un racconto di cronaca e non ha niente di emotivo e di introspettivo. Ho cercato di guardare dentro i personaggi, capire quello cosa provassero in quell'esatto momento e utilizzare le tecniche manga per restituire a chi legge quella sensazione".

"Riassumere la novella in due capitoli non è stato facile, per questo non sarà un adattamento 1:1", ha aggiunto il disegnatore Federico Freschi: "ma abbiamo scelto uno stile grafico più grezzo e sporco, coerente con l'ambientazione nelle nelle miniere, e ci siamo concentrati sulla prospettiva dei personaggi, su quello che pensano, come ragionano e come arrivano a determinate decisioni. Secondo me questo arricchisce un po' di più Malpelo rispetto alla novella classica".

La realizzazione di un adattamento manga di una novella italiana può essere associata al World Mastherpiece Theater (Sekai Meisaku Gekijou) o Meisaku, la celebre collana iniziata nel 1969 che ha dato origine al genere di anime tratti da romanzi occidentali. Dato che è ormai comune trovare elementi folklorici nei manga, perché non attingere alle leggende e alla nostra letteratura per fare lo stesso? "Credo che il nostro patrimonio culturale abbia ancora tanto per raccontare", ha infine aggiunto Ivana: "Questo progetto vuole essere un invito alle nuove generazioni a leggere, sia manga sia libri, e a riscoprire e affezionarsi alla letteratura italiana".
 

Manga Issho - Rosso Malpelo


Anche Marco Albiero, disegnatore di Lady Unicorn, ha ripercorso la propria carriera ricordando come, per anni, disegnare in stile manga in Italia fosse considerato fuori luogo: "Disegno in stile manga e anime da quando ho memoria, ma mi veniva spesso detto: 'Tu sei italiano, non puoi disegnare così. Devi fare Tex, Dylan Dog o Topolino'". Un’affermazione che, col senno di poi, ha compreso: i tempi non erano ancora maturi come oggi. Nonostante ciò, ha continuato a disegnare nello stile che più gli piaceva, collaborando con Star Comics e con altre realtà all'estero. "Quando mi hanno proposto di lavorare per Manga Issho, una rivista attiva in Italia, Francia, Spagna, Germania, insieme ad alcuni dei migliori disegnatori di ciascuna nazione, mi sono sentito come quando chiamano Capitan Tsubasa o Mila e Shiro a partecipare alle nazionali".

Ogni Paese contribuisce con la sua sensibilità, la sua impronta e la sua idea di "manga europeo", una diversità che rappresenta uno dei veri punti di forza del progetto. L'Italia, nello specifico, si è distinta per l’entusiasmo del pubblico, favorendo una rapida ristampa dei primi numeri. La produzione locale di manga è così cresciuta, offrendo spazio e visibilità agli autori desiderosi di raccontare le proprie storie senza timore di contaminazioni stilistiche.

"Le storie italiane firmate Disney nascono da una realtà americana; Tex è un personaggio che parla un linguaggio non propriamente nostro. Lo stesso Osamu Tezuka si era ispirato alla Disney. È arrivato il momento di riflettere e creare qualcosa di nuovo", ha commentato l'editor Cristian Posocco.
 

Manga Issho - Lady Unicorn

 
Come si diventa, in concreto, un mangaka? E come si può pubblicare una propria one-shot o serie autoconclusive sulla rivista? Marisa "Kuya" Salatino, giovane sceneggiatrice di Gunmohs - Steanar Tales, ha parlato di come si è avvicinata al progetto: "Quando ho visto un post sui social di Star Comics per l'apertura delle portfolio review, non mi sembrava vero. Quando ho iniziato il mio percorso nel mondo manga, era impossibile avere queste opportunità"

Secondo Marisa, la base di partenza resta lo studio, anche da autodidatta, e la conoscenza delle strutture narrative tipiche del manga, come il kishōtenketsu. È fondamentale, inoltre, leggere molto (non esclusivamente manga) e ampliare i propri riferimenti culturali, perché solo così è possibile crescere davvero come narratori.

E ormai non è nemmeno più necessario andare in Giappone per studiare: anche in Italia esistono scuole specializzate, come la Lucca Manga School, oltre a workshop e insegnanti validi, tra cui Federica di Meo. "Personalmente", ha commentato Ivana, "ho avuto la fortuna di farmi seguire da Midori YamaneShunsuke Tanaka, due editor di Kodansha. Quei dieci minuti di confronto sono stati una delle lezioni più incredibili del mio percorso da autrice". L'importante è avere fame di conoscenza e approfondire attraverso i manuali di tecnica manga di autori come Akira Toriyama, Hirohiko Araki, Yu Watase e Yūsuke Murata. E soprattutto, osservare: la sensibilità personale consente di guardare con passione e curiosità, assimilando in modo naturale come si costruisce un manga. 

Non sono poi mancati gli incoraggiamenti da parte degli autori per i presenti aspiranti mangaka e sceneggiatori. "Può darsi che abbiate una storia in mente e la proponiate, e magari in quella forma non funziona... ma gli editor vi aiuteranno a farla funzionare", ha affermato Marisa. "Riceverete tante porte in faccia", ha aggiunto Marco, "ma, come insegnano i migliori manga, è importante rialzarsi, rimboccarsi le maniche, accettare le critiche costruttive e incassare quelle negative… tutto per diventare più forti e arrivare dove desiderate"
 

Manga Issho - Gunmhos
 
 

Abbiamo successivamente avuto la possibilità di approfondire l'incontro con una intervista esclusiva a tutti gli ospiti.
 
Manga Issho - Intervista


La tua carriera da mangaka è iniziata quando avevi solo sedici anni, e da allora non hai mai smesso di disegnare. Quali sono state le opere e gli autori che ti hanno influenzato e spinto a voler diventare un artista?

Marco Albiero: Da piccolo guardavo gli anime in televisione e leggevo i primi manga nel Corriere dei Piccoli; a differenza di altre storie come La Pimpa o Mafalda, avevano uno stile di disegno e di narrazione differente che mi ha colpito a tal punto da spingermi a replicarli senza sapere che fossero realizzati in Giappone. Quando ho iniziato la mia carriera lavorativa, mi dicevano: "Tu sei italiano, devi disegnare cose italiane, come quelle di Bonelli e Topolino", ma non erano il mio genere e, testardo come sono, ho continuato a seguire la mia passione: quello che prima consideravo un mio punto debole è diventato il mio cavallo di battaglia. Ho potuto riprodurre vari stili di disegno per i licenziatari dei brand, come un attore che può interpretare ruoli diversi, tenendo conto che per lavorare con i brand giapponesi devi avere la loro approvazione. A volte si pensa solamente allo stile, dimenticando tutto ciò che c’è dietro.

Ai molti sei ormai conosciuto come "il disegnatore ufficiale di Sailor Moon, Tokyo Mew MewSaint SeiyaMermaid Melody" e molte altre serie. Ma come si diventa, all’effettivo, un disegnatore ufficiale di un prodotto animato?

Marco Albiero: Specifico innanzitutto che sono il disegnatore del merchandising di Sailor Moon: i gadget distribuiti da Toei dal 2011 riportano le mie illustrazioni, sebbene abbiano giustamente il copyright di Toei Animation e di Naoko Takeuchi. Forse Tokyo Mew Mew è stata la primissima serie su cui ho lavorato per loro, e ai tempi mi hanno chiesto: "Puoi darci anche delle illustrazioni di Sailor Moon?". Non avevo ben chiaro in cosa consistesse il lavoro, né ero a conoscenza del merchandising e delle guide illustrate, ma essendo comunque un grande fan di Sailor Moon ho realizzato a dicembre di quell'anno una serie di illustrazioni in diversi stili. Dopo un classico "ti faremo sapere" e mesi di attesa, ho scoperto di essere in competizione con dei giapponesi. Solo a giugno mi hanno telefonato per dirmi che la stessa autrice Naoko Takeuchi aveva scelto le mie illustrazioni. Sono svenuto dalla sedia. È un lavoro bellissimo ma allo stesso tempo impegnativo, perché un conto è disegnare per i fatti propri, un conto è rappresentare un brand.
 
Manga Issho - Firmacopie


Insieme state lavorando all’adattamento manga di Rosso Malpelo, celebre novella di Verga nel 1878. Una grande responsabilità storica e culturale, sia per quanto riguarda il character design che la resa delle inflessioni dialettali in diverse lingue (francese, spagnolo, tedesco…). Qual è stato il punto di contatto che vi ha fatto decidere di realizzare comunque questo primo capitolo di una serie che auspichiamo duri il più possibile? 

Federico Freschi: L'idea è nata dal mio amore per Verga, la letteratura di quegli anni, la vita dei campi. Crescendo, ho iniziato a sentire l'esigenza di raccontare qualcosa che rappresentasse noi italiani: come fanno i giapponesi, che riescono a trasformare ogni aspetto della loro cultura in un linguaggio perfettamente adattato allo stile manga e capace di affascinare il resto del mondo, ho sempre pensato che, con tutto il patrimonio storico e letterario, anche noi possiamo riuscire a fare lo stesso. Una decina di anni fa ho quindi iniziato a realizzare alcuni schizzi di Malpelo, da cui sono poi nate delle tavole e illustrazioni di prova. Questo finché l'anno scorso, durante il colloquio con Arancia Studio, non è scoccata la scintilla.

Ivana Murianni: Una di quelle vignette di prova è finita anche sul mio feed dei social. Io e lui eravamo già amici, e da lì è nata la voglia di collaborare a questo progetto. Io e Federico siamo accomunati da una grande voglia di raccontare storie di rivalsa, storie di persone che dal basso, con tenacia, anche sbattendoci la testa, riescono nel loro progetto di vita. Per noi Rosso Malpelo è la sublimazione di questo concetto, per quanto il finale sia tragico. È senza dubbio una grande responsabilità, ma la voglia di raccontare questa storia ha superato la paura e il peso che comporta. Per quanto riguarda il character design e la storia, questo è chiaramente un piccolo della potenzialità di un adattamento manga di Malpelo. La novella originale conta circa sedici pagine, se ricordo bene, ed ogni rigo racchiude una scena. Se dovessimo adattare tutto frame per frame, come se fosse un film, verrebbe fuori una serie molto lunga: quindi ci siamo lasciati guidare e affascinare dalla novella originale, selezionando i personaggi e i momenti emotivi che più ci interessava raccontare. 

La tua opera più famosa è senza dubbio To Live Or Not, manga comico ambientato a Livorno. Hai mai pensato che questa tua serie possa essere una "guida turistica" per i lettori italiani e stranieri? Un po' come quando leggiamo dei manga ambientati a Tokyo e subito vogliamo segnarci le location precise per poterle un giorno visitare di persona.

Federico Freschi: Livorno è una città molto di nicchia, per cui mi è difficile immaginare che qualcuno possa venire dall’estero proprio per il mio manga. È invece accaduto con molti lettori italiani, che l’hanno apprezzato al punto da visitare i luoghi del manga e taggarmi con entusiasmo su Instagram. Era ciò che desideravo: raccontare Livorno in tutte le sue sfaccettature con la tecnica del manga shonen, il mio target di riferimento, e vedere questo riscontro, vedere la nascita di questa "Livorno on Tour", è stato bellissimo. Un paio di anni fa ho anche accompagnato una scolaresca di Pisa, la cui insegnante è mia amica e ha fatto leggere il mio manga ai ragazzi. Quindi sì, alla fine è servito anche come guida turistica.

Insieme a Denise "Zanuse" Coraggioso hai lavorato alla storia in due capitoli de La Sposa Sirena, adattamento della leggenda tarantina di Schiuma. Per la prima volta Taranto è l’ambientazione di un manga e viene così mostrata negli altri paesi europei. Ma Taranto è ricca di miti: perché avete scelto Schiuma e non leggende come quella dell'eroe greco Falanto, considerato il fondatore effettivo dell'antica colonia greca?

Ivana Murianni: Io sono nata e cresciuta a Taranto e le sirene che si vedono sul lungomare della città vecchia sono state un punto di riferimento per questa storia. Purtroppo queste statue non sono valorizzate, non ci sono dei faretti che le illuminano o delle targhe che descrivono ciò che rappresentano. Il che fa strano, considerando che noi italiani andiamo a Copenaghen a porgere gli omaggi alla statua della Sirenetta di Andersen, quando anche da noi ci sono delle sirene. Io e Denise abbiamo dunque voluto omaggiare la statua originale della sirena nella splash page del secondo capitolo, presente su Manga Issho 2. Dal punto di vista poi più narrativo, entrambe avevamo il forte desiderio di raccontare una storia dark italiana: è stato poi il team di editor a cogliere questa nostra passione e a farci collaborare. Credo che la storia di Schiuma abbia ancora molto da raccontare, per diverse ragioni. Io mi sono rifatta principalmente alla versione riportata da Italo Calvino in "Fiabe italiane", pur adattandola pesantemente, specialmente nella seconda parte. La storia originale, che invito i lettori a leggere per vedere le differenze con il manga, è una storia che in ultima istanza parla di perdono, un messaggio per me anacronistico in una storia che inizia con un femminicidio: ho cercato quindi di conciliare la mia sensibilità di autrice e di persona con la storia di Schiuma. Credo che le storie popolari possano e debbano essere tramandate anche con una veste nuova, per far sì che non muoiano mai.
 

Manga Issho - Intervista 2


Sei una giovane artista inarrestabile con tutti i progetti che hai in corso. Ma partiamo dal 2023, quando hai iniziato a scrivere "Le Cronache di Florens" con i disegni Manuel Vivian. Parlacene un po': com'è nata l’idea? Quali sono state le vostre ispirazioni?

Marisa "Kuya" Salatino: Tutto è iniziato nel 2018 con una fanfiction che ho scritto spronata dai miei amici e dai familiari. Il primo volume, che adesso conta 360 pagine, ne aveva appena 40. Lentamente ho iniziato a scrivere il secondo, terzo, quarto volume... era diventato un qualcosa di così grande che ho voluto pubblicarlo. Essendo una fanfiction, però, ho dovuto cambiare i nomi dei personaggi e l'ambientazione. Successivamente, ho pensato di trasformarlo in un romanzo illustrato, ma non in un manga: quell'anno avevo iniziato la Scuola di Fumetto, quindi mi ero appena avvicinata a quello stile. Ho iniziato quindi a cercare qualcuno che si sarebbe occupato delle illustrazioni, fino a quando non ho conosciuto Manuel su un canale Discord e gli ho chiesto di partecipare a quel mini progetto che sarebbe poi diventato "Le Cronache di Florence". Lui era appena uscito dal liceo, io facevo la dog sitter per pagarlo, ma non ci siamo mai fermati e abbiamo lavorato insieme tutte le sere. E da qui è nata una bella collaborazione che continua ancora oggi, quando gli ho proposto di realizzare finalmente un manga: così abbiamo presentato GUNMOHS.

Te e Vivian siete tornati a collaborare per la realizzazione del one-shot fantasy GUNMOHS, Stenar Tales. I disegni parlano da soli, ma della sceneggiatura di un manga non si parla mai abbastanza. In un manga fantasy soprattutto c’è il rischio di appesantire l’introdurre il worldbuilding e i personaggi con lunghi monologhi, cosa che in questo one-shot non è affatto presente. Ci puoi dire il tuo segreto?

Marisa "Kuya" Salatino: In realtà GUNMOHS ha alle spalle un worldbuilding solido, perché è la storia che ho presentato come opera finale del mio percorso alla Scuola di Fumetto. Ovviamente io e Manuel lo abbiamo un po' rielaborato, ma quello che abbiamo raccontato è solo una piccola parte. È una storia che parla del lavoro, argomento a cui io e Manuel teniamo molto, ma chissà, in futuro veicoleremo su altri argomenti. Alla fine dei conti dobbiamo cercare di seguire quello che piace alle persone, ma mettendoci anche del nostro. Ci tengo a dire che il world building si evolve nel tempo: potrebbe capitare che quanto hai scritto dovrà subire delle variazioni, soprattutto se ci sono degli editor che ti seguono. Lo stesso vale per i personaggi, che ogni giorno crescono e cambiano nella mia testa. Ovviamente senza avere fretta di mettere la storia su carta e dare tutto in pasto al lettore.

 
Manga Issho - Intervista 3

 
Noi italiani ti abbiamo conosciuta con Somnia, primo manga italiano realizzato in bianco e nero, e adesso continuiamo ad apprezzare il tuo tratto con Oneira e il suo spinoff Path of the Bleeding Star. Il fil rouge del dark fantasy è rimasto intatto nonostante le opere siano state pubblicate a distanza di anni. Sono curiosa di sapere il motivo, e se magari c’è stata qualche opera o autore che ti ha ispirata.


Federica di Meo: Una volta in un'intervista mi hanno detto che ho "anime diverse nelle mani". Ne abbiamo parlato anche con Federico e con Marco, e trovo che questa cosa faccia parte di noi, perché siamo cresciuti e abbiamo imparato guardando ovunque e chiunque. Chiaramente, un ritorno a casa c'è sempre: ciò che ho iniziato con Somnia lo sto continuando a livello artistico con Oneira, è la cosa che mi viene più naturale di tutte. Uno potrebbe pensare che approcciandosi a un'opera dark fantasy lo stile debba essere una copia di altri manga super dark come Blame!, anche se non è dark fantasy, o Berserk. Però la ragione per cui mi hanno scelta tra tutti gli artisti per realizzare Onera è stata il mio lato emotivo nel disegno: mi è stato esplicitamente richiesto di mantenere il più possibile la mia eleganza del tratto, che in altri casi si sarebbe rischiato di perdere. 

Collabori con aziende come Clip Studio Paint, Pentel, Wacom, Copic, che hanno permesso il passaggio dall'analogico al digitale. Come hai vissuto tu in prima persone questo passaggio? E come pensi si potrà evolvere ulteriormente il modo di fare manga in futuro?

Federica di Meo: Per me è importante che si mantenga un approccio il più possibile artigianale nel nostro lavoro. Il lavoro digitale consiste fondamentalmente solo su una superficie fatta di pixel invece che di carta, ma l'approccio è identico. Faccio un esempio, dopo aver passato quasi sette anni a lavorare a mano, anche mettendo i retini, volevo che Oneira conservasse quel calore tipico dell'analogico, quegli errori sporcati, le ombre e l'angolazione del pennino. Ho preso quindi le tavole, le ho fatte a mano, le ho scansionate e le ho modificate con i miei strumenti digitali. In futuro lo stile non sembrerà più quello dei manga degli anni '80, '90, 2000, perché non più cartaceo. Tuttavia, mantenere la nostra mano, senza ausilio di Intelligenza Artificiale, potrebbe essere già un ottimo punto di partenza. Più ci affidiamo a queste tecnologie, meno saremo in grado di trovare soluzioni con la nostra testa. Io, come insegnante, mi è capitato di avere persone che fanno l'esame di disegno portando lavori fatti con l'intelligenza artificiale... rischieranno di potersela cavare diversamente. Ho visto tanti giovani e studenti in fiera che hanno capito che appoggiarsi a quelle cose è un problema e quindi vogliono lavorare e crescere. Però meglio mettere le mani avanti ed essere chiari il più possibile. 

 

Ringraziamo Star Comics per averci concesso questa intervista e gli artisti per la loro disponibilità e cordialità.