Uno dei massimi rappresentanti del periodo delle sale giochi è stato senza ombra di dubbio Puzzle Bobble. Il precursore dei moderni match-3 edito da Taito, che vedeva protagonisti due adorabili draghetti verdi e blu, ha accompagnato tantissime generazioni di videogiocatori (e prosciugato svariate lire).
Come accade però con questi franchise, si fa fatica a farli sopravvivere allo scorrere del tempo, rendendo difficile proporli a un pubblico moderno. Per qualche ragione, i piani alti della compagnia hanno pensato che la chiave di volta fosse stravolgere completamente le carte in tavola e trasformare il tutto in un platform roguelike.
Noi ci abbiamo giocato per diverse ore e oggi siamo pronti a raccontarvi in questa recensione la nostra esperienza (anche se forse sarebbe meglio dire "la nostra sofferenza").
Come accade però con questi franchise, si fa fatica a farli sopravvivere allo scorrere del tempo, rendendo difficile proporli a un pubblico moderno. Per qualche ragione, i piani alti della compagnia hanno pensato che la chiave di volta fosse stravolgere completamente le carte in tavola e trasformare il tutto in un platform roguelike.
Noi ci abbiamo giocato per diverse ore e oggi siamo pronti a raccontarvi in questa recensione la nostra esperienza (anche se forse sarebbe meglio dire "la nostra sofferenza").

La trama del titolo è abbastanza trascurabile, e vede l'adorabile draghetto verde Bub (il blu Bob non è pervenuto) ritrovarsi intrappolato nella fortezza di Don Dolcem, un discutibile individuo (dall'aspetto estremamente invitante) che affida al drago e al suo fido robot Ammie l'ingrato compito di ripulire i vari piani del suo castello, collezionando al contempo più frutti e dolciumi possibili, una prospettiva a cui il nostro eroe non rinuncia e nel quale si getta subito a capofitto.

Dal punto di vista del gameplay, come detto in apertura, il gioco è passato dall'essere un classico match-3 al diventare un platform roguelike, nel quale dovremo completare i piani randomizzati nel minor tempo possibile, cercando al contempo di eliminare più nemici e raccogliere più forzieri possibile, per arrivare dall'inevitabile boss di fine stage. Messa in questo modo non sarebbe neanche male, un'esperienza semplice ma godibile, purtroppo però ci sono davvero tantissime criticità che la vanno a minare e la rendono invece frustrante.
Il punto critico massimo è senz'altro quello legato alla progressione: nella maggior parte dei titoli di questo genere, anche fallendo, si riesce comunque a proseguire e potenziarsi un po' alla volta. In Sugar Dungeons, invece, la progressione è completamente preda della casualità. Sia i potenziamenti che le missioni da completare richiedono infatti specifici frutti, tuttavia la tipologia di frutti ottenuti è direttamente legata al tipo di forziere, dunque finché non si trova quello specifico forziere nella quantità richiesta sarà necessario giocare lo stesso stage ancora e ancora, senza possibilità di poter fare progressi, rendendo dunque il tempo di gioco fine a sé stesso (che non sarebbe un problema, se il resto dell'esperienza fosse divertente). Per darvi un contesto vi basti pensare che solo per completare la terza missione (la prima che chiede di avventurarsi nel dungeon) ci abbiamo messo oltre quattro ore, proprio a causa di questa struttura.
Il resto del gameplay purtroppo non è che brilli, in quanto è piagato da delle hitbox davvero discutibili, che richiedono di colpire i nemici con il centro perfetto della bolla del nostro drago e unicamente nel momento in cui la spariamo, superato il quale diventerà un semplice trampolino (anche se gli avversari ci entreranno in contatto), cosa che causerà diversi momenti frustranti. Non aiuta particolarmente il sistema di oggetti acquistabili, ad uso singolo e che non svoltano decisamente la partita.

Dal punto di vista tecnico il titolo risulta piacevole: la versione Playstation 5 da noi testata si è sempre comportata bene, mantenendo i 60fps e proponendo deliziosi scenari fatti di dolciumi, che sicuramente addolciscono un po' l'amaro in bocca causato dal resto della produzione. Abbiamo anche trovato diversi difetti nei Quality of Life, ad esempio il gioco ci dirà chiaramente che dal menù dei potenziamenti potremo vedere quali frutti ci servono per attivarli, peccato che in realtà i frutti necessari potremo vederli unicamente quando già saranno in nostro possesso, rendendo la possibilità di tenerli da parte per un potenziamento specifico praticamente nulla, una feature fatta a metà e sostanzialmente inutile.
Non indoreremo la pillola: Bubble Bobble Sugar Dungeons è un disastro da qualsiasi lato lo si guardi. Al fronte di un'estetica piacevole e un gameplay semplice, il gioco è piagato da delle hitbox terribili e un sistema di progressione totalmente in preda alla casualità, che nullifica la natura stessa del genere e lo trasforma in un festival del grind tedioso e poco interessante. Forse la cosa migliore del gioco è che nel pacchetto di acquisto è incluso anche Bubble Symphony, che nonostante sia uscito nel 1994 risulta un gioco migliore di questo. Ed è tutto dire
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Pro
- L'iterazione più moderna che ci sia della serie...
- Estetica piacevole
- Bubble Symphony incluso nel pacchetto
Contro
- ...e forse sarebbe stato meglio fosse rimasta confinata nel suo tempo
- Progressione in preda alla totale casualità
- Hitbox discutibili
- Mancanza di Quality of Life
- I boss non sono altro che mob con più punti vita









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