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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[LIVE] 13 assassini (Scadenza: 18/3/2015)

[MANGA] Valzer delle magnolie (Scadenza: 22/3/2015)

[ANIME] Lo scoiattolo Banner (Scadenza: 25/3/2015)

[MANGA] Rozen Maiden II (Scadenza: 29/3/2015)

[ANIME] Digital Devil (Scadenza: 1/4/2015)

Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con gli anime Katte ni Kaizou, Kino no Tabi e Paulette no Isu.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


10.0/10
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Qualcuno di voi si ricorda di un certo Kōji Kumeta? Sì, quel tale che concepì quell'inno allo humour nero chiamato "Sayonara Zetsubō Sensei" che tanto successo ha riscosso per via del suo umorismo irriverente e per la presenza di una sfilza di personaggi atipici, dall'antieroe perenne aspirante suicida Nozomu Hitoshiki fino alla masnada di spasimanti fuori di testa che erano le studentesse della sua classe. Ebbene, esiste un'opera antecedente a tutto questo ad opera dello stesso autore, il cui nome è "Katte ni Kaizō". Un'opera straordinariamente genuina.
"Katte ni Kaizō" è un anime della stagione primaverile 2011 composto da sei OAV di durata canonica. Ciascun OAV è suddiviso in tre mini episodi; l'opera deriva dall'omonimo manga del 1998.

Trama: Kaizō Katsu è uno studente con una visione della vita tutta sua. Da piccolo era un bambino prodigio, ma la sua amica d'infanzia lo fece precipitare dalla jungle gym causandogli un trauma cranico e facendogli cambiare personalità. Da quel momento s'interessò agli UFO e ai fantasmi. All'età di diciassette anni Kaizō fu colpito alla testa da un modello anatomico. La presidentessa del club di scienze lo rianimò e da quel momento egli crede di essere un cyborg. Nessuno osa smentire tale sua convinzione, un po' per divertimento, un po' per timore delle conseguenze.

Grafica: se c'è una cosa buona che lo studio Shaft ha fatto nella sua discutibile carriera è l'aver trasposto in animazione "Sayonara Zetsubō Sensei", riuscendo a valorizzare e ad esaltare l'intera opera. Le ambientazioni non sono eccessivamente variegate, eppure risultano straordinariamente piacevoli, vivaci e ben realizzate (pur rispettando lo stile dell'autore). Le animazioni sono assurde, fluide, frenetiche. Il character design è in perfetto stile Kumeta (le sue espressioni facciali sono un marchio di fabbrica).

Sonoro: un signor sonoro per una serie clamorosamente divertente. L'opening è dissacrante, parodistica. L'ending è di un sarcasmo estremo, una splendida presa in giro del fanservice. OST fantastiche, lo stesso vale per gli effetti sonori. Doppiaggio splendido.

Personaggi: aver a che fare con dei personaggi così folli e nel contempo così elaborati non è cosa facile, e si nota la maestria dell'autore in una caratterizzazione ottima, che riesce a far divertire lo spettatore anche con le elucubrazioni mentali più assurde e strampalate. Notevole il fattore psicologico, sebbene tutto sia contorto e dedito all'effetto comico. Forse è arduo parlare di evoluzione, sicuramente si può parlare di mutazione dei personaggi, i quali paiono camaleontici. L'interazione è semplicemente esplosiva.

Sceneggiatura: la struttura a tre mini episodi privilegia una certa leggerezza complessiva e nel contempo "soddisfa lo spettatore", il quale ha visto molto. La gestione temporale è ben strutturata, senza fastidiosi salti temporali; sporadica è la presenza di flashback. Il ritmo spesso è assurdamente frenetico, poiché cospicua è la mole di avvenimenti che si susseguono in circa otto minuti di episodio. Le scene d'azione sono ben presenti, con tutto ciò che ne può conseguire. È presente un discreto quantitativo di fanservice, praticamente sempre utilizzato per fini umoristici. I dialoghi sono una perla.

Finale: non credo di aver mai visto un finale più geniale di questo. Come si sia riusciti a inventarsi certe trovate è per me un mistero degno di "Mistero". Sta di fatto che è talmente riuscito, assurdo, demenziale, geniale, fuori di testa e perfetto da meritarsi una menzione particolare e porsi qualche interrogativo su chi sia "veramente" il Professore Disperazione di "Sayonara Zetsubō Sensei". Un "incrocio tra serie" pazzesco. Da Oscar.

In sintesi, "Katte ni Kaizō" è un'opera in cui l'estro geniale la fa da padrone. Il tipico umorismo da denuncia farlocca di Kumeta torna preponderante con un'incisività mai vista prima. Quest'opera è immancabile per ogni appassionato del Professore Disperazione (ci sono evidenti omaggi e citazioni), e per chiunque sappia apprezzare un demenziale mai così sensato.



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Se qualcuno mi chiedesse, "Perché viaggi?". Gli risponderei, "Viaggio perché sono un viaggiatore"

"Kino no Tabi - The Beautiful World" è una serie di tredici episodi diretta da Ryutaro Nakamura, nome che forse evocherà in più di qualcuno di voi il ricordo del ben noto "Serial Experiments Lain". Ebbene, così come "Lain", anche "Kino no Tabi" è una serie che mantiene una cifra prettamente intellettuale e filosofica, risolvendosi in una visione forse non altrettanto criptica ed ermetica, ma sicuramente di grande valore e interesse.

Il topos cardine attorno al quale ruota la serie è il tema del viaggio, un viaggio da non intendersi però come una sorta di "odissea": con un'Itaca a simboleggiarne il punto di arrivo e le cui tappe del percorso incarnano un progressivo avvicinarsi all'agognata meta; ma un viaggio più simile a quello dell'Ulisse dantesco, che ha "in sé" il suo stesso valore, un cammino che ha sé stesso come scopo. In altre parole Kino è una viaggiatrice, nondimeno il suo non è un viaggio fatto per "giungere", perché Kino non ha una meta, il suo è un viaggio fatto per "viaggiare". Ciò, oltretutto, si riflette anche nella struttura della serie: i luoghi che progressivamente Kino incontra in ogni episodio non l'avvicinano ad un fine (meglio, ad un "finale"), l'anime è giustamente episodico, in quanto ogni tappa fa capitolo a sé stante. L'ultimo episodio non può essere l'ultimo (in senso narrativo), poiché non vi è un vero fine a questo vagabondare, e infatti esso non consiste altro che in una nuova tappa.

Il viaggio di Kino pertanto è un viaggio senza senso, senza uno scopo, e in tal guisa esso diviene una sorta di cinica metafora della vita: un vagabondare senza meta in cerca della verità, un guardare in faccia l'indecifrabilità del destino, un naufragare in un mare sconfinato domandandosi quale sia il senso del viaggio, quando ci si accorge che ogni meta è soltanto illusione. "Kino no Tabi" è un monumento dedicato al disincanto, un tempio nel quale, con algida imperturbabilità, si sacrifica il velo che cela la realtà e che copre le nostre convinzioni, palesandone le aporie e le insensatezze. Così, ogni tappa di siffatto percorso ci conduce entro gli estremi di una qualche problematica (sia essa di natura etica, filosofica o sociale), disertando però da qualsiasi prospettiva escatologica o ideale, ma dandone invece una sagace e acuta critica.

Kino vive in un mondo di continuo mutamento: essendo al di fuori delle istituzioni e delle comunità che incontra nel suo cammino, i suoi unici confini sono il suo "spirito" e il "cielo stellato" che la sovrasta, il suo orizzonte pertanto si allarga, annientando ogni altro punto di riferimento. La prospettiva del viaggiatore è la prospettiva della libertà del disincanto, che non riconosce alcuna gerarchia fissa nelle cose mutevoli del mondo, tra giusto e sbagliato, tra falso e vero, tra senso e non-senso. Il viaggiatore, nella sua solitudine, impara a conoscere sé stesso, e perciò ad essere cosciente della propria smarrita e accidentale posizione in un mondo che si rivela totalmente indifferente. Proprio su questa prospettiva "terza" si riflettono di rimando le varie vicende di cui Kino è (e rimane) spettatrice, facendone affiorare per contrasto le relative contraddizioni. Come accade, ad esempio, nella città della torre (ep. 0 - Tou no Kuni): qui Kino domanda ad un uomo perché mai la gente di quel posto continui a costruire un'altissima torre, che pare non avere mai fine, e a ricostruirla ad ogni suo crollo. La cruda risposta è che l'abitante non lo sa, lui svolge solo il suo compito di accatastare i mattoni. Ancora, può essere interessante citare la vicenda degli uomini che lavorano sulle rotaie, che non possono comprendere da sè l'assurdità ed inutilità della loro condizione, solo Kino che è al di fuori della loro "contingenza" può accorgersene.

Kino come lo specchio dell'irrazionalità del mondo, dunque, ma anche come ritratto della sua umanità, perché in fin dei conti il cercare di ordinarlo e razionalizzarlo, il volergli dare un senso, è "una malattia comune a tutti gli uomini", come dice anche il buon Hermes.

"Kino no Tabi" si distingue, nel suo stile, per una freddezza e compostezza notevoli: si tratta di un'opera dalla grafica del tutto minimale e dai dialoghi spesso crudi e penetranti, il regime potrebbe risultare assai "pesante" e pertanto è da sconsigliare a chi è in cerca di una serie leggera che possa fornirgli mero intrattenimento. "Kino no Tabi" è una serie da seguire con la propria anima, una serie da vivere e da godere episodio dopo episodio, ponderando sui temi che porta alla nostra attenzione di volta in volta.



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Chiunque abbia tre minuti e mezzo disponibili non può lasciarsi sfuggire la visione di "Paulette no Isu ", un anime leggerissimo e molto carino, creato dalla noitanimA per il suo decimo anniversario, con la particolarità di essere muto, visto che gli unici suoni ad accompagnarci durante la visone del video saranno musiche di sottofondo e i suoni di ciò che circonda la protagonista.

Da piccoli può capitare non integrarsi in un gruppo o di non farsi avanti perché si è troppo timidi, è normale, è successo anche a me... ma cosa succede se riceviamo una piccola spinta? La spinta in questione nell'anime è data da un piccola sedia per bambini. La sedia non parla, non esprime sentimenti, ma, nonostante ciò, diventa una cara amica della protagonista, gioca con lei e la porta con le sue piccole ma forti gambette dalle altre bambine, per "costringere" la nostra cara Paulette a intavolare una discussione e giocare.

L'anime è diviso in due parti: Paulette bambina e Paulette ragazza. Se da bambina si respira un'aria più spensierata, con Paulette che abita in campagna e non ha nessuna preoccupazione se non quella di giocare, nella parte ragazza vediamo una Paulette che sta crescendo, che abita in città, che sta affrontando i primi problemi di una ragazza. Ormai è cresciuta e non potendo più usare la piccola sedia per sedersi nella sua scrivania l'ha dimenticata. Ma sedia c'è sempre per la sua amica, e anche quando questa viene esclusa dalle altre sue compagne di classe sedia sarà sempre pronta a dare una spinta a Paulette per sistemare le cose.

Gente, devo riscriverlo: se avete tre minuti e mezzo da spendere correte a guardare questo anime. Grafica molto bella, chara design molto carino, animazioni stupende e... mamma mia le musiche! La musica sempre presente contribuirà a rendere l'anime già di per sé leggero e bello una piccola perla. La prima volta l'ho visionato tre volte per cogliere tutti i particolari e sentire al meglio tutti i suoni, e altre tre volte per questa recensione: non so se ho passato più tempo a scrivere o a guardare l'anime, ma tutto avrà un senso se qualcuno, spinto dalle mie parole, vorrà vederlo.