Maquia - Decoriamo la mattina dell'addio con i fiori promessi, è sicuramente una delle visioni più potenti e meritevoli degli ultimi anni. La sua storia toccante e gli stupefacenti valori di produzione fanno meritare al lungometraggio la notorietà che ha acquisito nel tempo, sebbene il significato del film vada oltre i suoi meriti artistici. Questo progetto è stato infatti un passo decisivo nei piani dello studio P.A.Works e al contempo rappresenta un’opportunità di crescita personale per tutti.
 
Maquia
 
Definire Maquia una bomba di emozioni non sarebbe del tutto corretto, non tanto perché il film di per sé non sia realmente “distruttivo” ma perché i momenti più suggestivi sono tutti preparati senza lasciare niente all’improvvisazione. Se mettiamo da parte una sequenza del film che si focalizza sulla narrazione della guerra, il film racconta principalmente un’intensa storia di amore materno che colpisce lo spettatore indipendentemente dalle esperienze del proprio vissuto personale. Questo nucleo tematico viene svolto splendidamente in ogni singola scena: dal tocco delicato di una madre alle azioni su grande scala, si rimane sorpresi dalla cura riservata al lato squisitamente realizzativo e artisticodell’opera.

Il film non è esente dai difetti, ma prevalgono gli elementi che ne hanno decretato il successo internazionale e il consenso di addetti ai lavori come il celebre Makoto Shinkai. L’encomio all’amore delle madri viene trattato con la stessa forza evocativa con cui viene rappresentato cosa significhi essere una famiglia in molteplici e differenti contesti. I personaggi vivono grazie ad alcune delle migliori animazioni degli ultimi anni, le quali riescono nella non facile impresa di mostrare con semplicità la realtà quotidiana di un mondo apparentemente complesso. I temi della famiglia e del tempo si intrecciano facilmente, proprio come il tessuto degli Hibiol lavorato dagli abitanti di Iorph.
 
Maquia

C’è un lato idilliaco ma anche inquietantemente eterno nello scenario, concettualizzato dal concept design di Tomoaki Okada e poi trasformato in bellissimi fondali dal direttore artistico Kazuki Higashiji. Ma se c’è una figura la cui presenza visiva domina l’intero film, è senza ombra di dubbio la leggenda vivente Toshiyuki Inoue. Inoue è quel tipo di artista che può fare la differenza da solo, soprattutto quando affronta un carico di lavoro enorme come quello previsto per Maquia.

I legami risalenti al periodo in cui P.A.Works lavorava in collaborazione con Production I.G lo hanno portato ad animare alcune tra le scene principali del film col ruolo di main animator. L’artista ha disegnato ben 120 cut di animazioni chiave concluse, insieme alle 180 grezze che potevano tranquillamente essere già considerate sequenze definitive; inoltre, ha preparato i layout di altri 100 cut completati da Takeshi Honda. Con circa 400 cut totali alle spalle, ormai era stato superato il numero medio previsto per un anime comune, sfiorando l’eccellenza.. L’attenzione al dettaglio, al più piccolo gesto, insieme a sequenze memorabili come l’animazione volumetrica del drago (apparentemente impossibile senza la CG) ha lasciato tutti a bocca aperta, regista compresa. Grazie a lui, dettagli come la debolezza atletica della protagonista unita alla sua determinazione, sono stati elegantemente trasmessi attraverso semplici azioni come i cicli di camminata, rivelandosi la migliore scuola per le nuove leve che hanno partecipato alla realizzazione.
 
Maquia

Non è la prima volta che uno studio decide di puntare tutto sui giovani. Spesso la ragione è meramente pragmatica: l’industria soffre una grave carenza di personale e si tende ad affidare qualsiasi tipo di mansione ai nuovi arrivati. Il problema sta nel fatto che non sempre questi ultimi si rivelano subito pronti a caricarsi un tale onere e la maggior parte degli studi non può permettersi un tutoraggio adeguato. Per questo motivo la soluzione migliore è imparare sul campo dai migliori del settore durante la lavorazione, specialmente se si ha la fortuna di vantare nello staff autentiche leggende. Questo ha permesso ai più giovani di lavorare meno stressati, dal momento che svolgevano prevalentemente lavori di pulizia di bozze praticamente perfette.

Un esempio del livello qualitativo è la scena cardine a inizio film, dove Maquia trova un neonato tenuto in braccio dalla madre morta e, diversamente da quanto suggerito dal disincantato Barrow, la giovane decide di adottarlo come suo figlio. La ragazza è meravigliata dalla forza della madre, che continua anche da morta a stringere a sé il piccolo, con tenerezza e risoluzione. La grazia dell’animazione è la chiave dell’impatto che hanno questi momenti, realizzati anche da giovani specialisti cinematografici come Ryosuke Tsuchiya (responsabile della sequenza in cui Maquia vaga per i boschi fino a quando le grida del neonato non attirano la sua attenzione), la promettente Yumi Ikeda di Khara (lei che entra nella tenda), Izumi Seguchi di Production I.G (la sequenza a seguito con l’alba) e soprattutto Takeshi Honda. Sotto la direzione di Tadashi Hiramatsu, core director del lungometraggio, il film sembra crescere gradualmente: il mondo è più vivace che mai, più popolato, vasto. Alcuni esempi sono la scena frenetica al bar dove lavora Maquia (uno dei segmenti più ricchi di animazione all’interno di registri realistici) e la guerra che fa da palcoscenico alla parte finale del film.
 
Maquia
 
In conclusione, non posso far altro che consigliare caldamente Maquia - Decoriamo la mattina dell’addio con i fiori promessi a chiunque sia alla ricerca di un film con una storia emozionante, animazioni di alta qualità e un finale struggente. La prima avventura di Mari Okada alla direzione di un film si conclude con un messaggio bellissimo: le gioie dell’amore sono infinite e gli addii sono solamente una faccia della medaglia. La natura della stirpe di Iorph costringe Maquia a vivere più volte un ciclo di gioia e dolore apparentemente senza fine, ma la sua vicenda metterà in evidenza quanto sia importante far tesoro dei momenti passati insieme ai propri cari che, quando non ci saranno più, continueranno a vivere in ricordi preziosi come la stoffa degli Hibiol.

Fonti Consultate:
Sakuga Blog I, II