Il dibattito è sempre aperto: meglio la cucina locale o meglio le cucine di altri paesi? E se una soluzione fosse inventare nuove ricette che si ispirano a quelle di altri paesi ma le rielaborano secondo il gusto del cuoco e della clientela, diventando altro?
Se la cucina tipicamente nipponica è detta Washoku, esiste un filone detto Yôshoku presente nell'Arcipelago da circa 150 anni e che raduna un corpus di ricette familiari e popolari riconosciute e consacrate come tali ma denominate così per distinguerle da quelle tradizionali.
Si badi bene: lo yôshoku non è la "cucina occidentale". La vera cucina occidentale si è sviluppata in Giappone rispettando scrupolosamente la sua forma originale. Qui invece abbiamo dei piatti che hanno la loro origine in preparazioni in stile occidentale, ma adattati ai gusti e alle stoviglie giapponesi, al punto da diventare pietanze a tutti gli effetti tipicamente nipponiche.
 


Se la cucina occidentale è considerata di lusso, da consumare con pane, forchetta e coltello, lo yôshoku è una cucina familiare e popolare servita con le bacchette e con il riso come accompagnamento. L'ingresso di entrambe si può far risalire all'inizio dell'era Meiji nel 1868. Nello stesso periodo si diffuse l'uso dei prefissi wa e per indicare se qualcosa è "giapponese" (wa) o "occidentale" (). In parallelo fu incoraggiato il consumo di carne, in particolare quella di manzo, da sempre osteggiata prima per l'influenza del buddismo che proibiva di uccidere animali poi perché bestiame e cavalli venivano allevati per la loro forza lavoro e infine perché all'epoca dello shogunato di Edo si cercava di tenere le persone comuni lontane da cibi costosi come poteva essere appunto la carne.
 


Nei primi anni dell'era Meiji i ristoranti di cucina occidentale come Ueno Seiyôken erano appannaggio solamente delle classi sociali più abbienti. Ad Asakusa, che era all'epoca il quartiere della moda, non volevano essere da meno rispetto a questi ristoranti chic e quindi grazie anche ad una sempre maggior richiesta di novità iniziarono a fiorire uno dopo l'altro ristoranti che offrivano una cucina occidentale economica, da gustare con sake, riso e zuppa di miso. Il simbolo per eccelllenza di questa nuova cucina occidentale associata ai distretti di Asakusa e Ueno fu il tonkatsu, la celebre cotoletta di maiale fritta. I ristoranti che hanno reso famoso questo piatto esistono ancora e sono Yutaka e Isen.
 


Ma non c'è solo il tonkatsu: il riso al curry così popolare non è un piatto indiano. La sua origine risale al fatto che la marina giapponese fu creata sul modello di quella inglese, perfino nella cucina: gli inglesi infatti mangiavano spesso uno spezzatino speziato con curry ispirato alla cucina dell'India, all'epoca colonia britannica.
Ancora oggi le attuali forze di autodifesa marittima continuano a mangiare, una volta alla settimana, riso al curry allo scopo di non perdere il senso del tempo durante i lunghi soggiorni in mare.
Questo piatto diventò d'uso comune anche nelle famiglie durante l'era Shôwa (1926-1989), quando iniziò la commercializzazione del curry roux. Da allora sono state create molte ricette derivate come il curry udon e il curry pilaf.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Who’s jealous? #japanesecurryrice #curryrice #curry

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Non tutto però risale all'epoca Meiji: benché il paese fosse chiuso all'esterno qualcosa era riuscito ad intrufolarsi: nel Kyushu, a sud del paese, i portoghesi oltre a portare armi e fede cattolica, introdussero la loro cultura culinaria. Il nanbanzuke (letteralmente "piatto marinato dei barbari del sud") ne è un tipico esempio. Fondamentalmente è una fetta di pesce bianco, fritto e marinato. Condito con salsa di soia, divenne un piatto in stile giapponese.
La tempura che per molti simboleggia la cucina giapponese è in realtà di origine portoghese.
 


Ma come si è poi evoluto lo Yôshoku in tempi più moderni? Una grande influenza la ebbero gli americani, vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1946, il Giappone era così povero che trovare cibo per sfamarsi era quasi impossibile per la maggior parte della popolazione. Fu allora che nel paese arrivarono grandi aiuti proprio da parte degli americani, soprattutto da giapponesi che erano emigrati anni prima negli Stati Uniti.
Fra le derrate alimentari che furono inviate c'era latte scremato in polvere e farina di grano. Quest'ultima era usata per fare il pane per le scuole. Da qui in pochi anni si diffuse in gran misura l'abitudine di mangiare il pane assieme a tutti gli altri piatti fatti con la farina: pizza, panini con l'hamburger e spaghetti. E a proposito di spaghetti, come non citare in questo ambito i naporitan? Esempio perfetto di come un piatto possa evolvere passando da una cultura ad un'altra.
 


E questo vale anche per l'hamburger teriyaki e l'hamburger di riso, due invenzioni della catena di fast food giapponese Mos Burger, oggi popolari anche all'estero.
L'insularità e l'isolamento dal continente di un paese come il Giappone sono stati sicuramente due fattori essenziali per sviluppare questa peculiarità tutta nipponica che prevede di prendere qualcosa di originale di un altro paese e evolverlo fino a trasformarlo in qualcos'altro, fino a farlo diventare tipicamente giapponese.

Fonte consultata:
Nippon